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1945: dal Sud liberato riparte lo sport CSI

1945: dal Sud liberato riparte lo sport CSI

di Leonio Callioni

Per quanto numerosi e degni di considerazione siano gli sforzi delle istituzioni civili, educative e culturali del nostro Paese di non perdere la memoria delle condizioni di gravi sofferenze e diffuse devastazioni in cui venne ridotta l’Italia, insieme con le altre Nazioni coinvolte, dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla guerra civile che ne segnò gli anni conclusivi, è difficile farsene un’idea minimamente affidabile. Troppe informazioni storiche su quei tempi, troppe cronache di crudeltà ed eroismo, troppe analisi socio-economiche che le persone non amano ricordare. Ma è bene parlarne (e scriverne), perché, quando c’è la consapevolezza delle conseguenze di una guerra, è anche più facile concordare nella ricerca di una via alternativa per rendere possibile la convivenza civile, nel rispetto dei diritti, della libertà e dei valori di riferimento per le singole persone. L’analisi, seppure parziale e per episodi, della situazione dell’attività sportiva e delle istituzioni che la governarono tra il 1943, anno della sconfitta dell’Italia con l’armistizio dell’8 settembre, e la conclusione tra il maggio (resa della Germania) e il settembre 1945 (resa del Giappone), aiuta a prendere coscienza delle reali condizioni degli italiani in quei terribili anni. Questa premessa è indispensabile per dare un quadro di riferimento italiano, con i territori del Sud liberati già nel 1943 e quelli del Nord sottoposti alla violenta fase della Guerra di Liberazione, che vide gli italiani divisi tra partigiani e alleati in lenta ma progressiva risalita dal Sud e la Germania nazista insieme con la Repubblica Sociale Italiana. Sotto il titolo “C’era anche un’Italia che andava già in gol”, leggiamo a pagina 33 del volume secondo sui “Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano”: «I libri di storia non ci fanno caso. Eppure il riprendere, il ricominciare a vivere dell’Italia liberata dall’incubo nazifascista, passò anche dalla parola sport. Cominciò la Sicilia, proseguì la Puglia, continuarono Roma e Firenze: il 25 aprile 1945, mentre anche Milano scriveva la parola fine sulla guerra, in altri pezzi d’Italia la strada della ricostruzione aveva già incominciato con partite, gare ciclistiche, corse…»

Abbiamo visto nel numero del marzo scorso con quali difficoltà ripresero a funzionare le istituzioni sportive come il CONI e le Federazioni. Sicuramente provocherà interesse riprendere la notizia che in quegli anni, contro un disegno “nazionale” che già di per sé faticava a iniziare, il colonnello statunitense ufficiale capo degli affari civili della Sicilia aveva chiesto la costituzione della Federazione siciliana. Infatti l’11 novembre 1943 aveva invitato le Prefetture dell’isola a sciogliere «in tutta la Sicilia ogni attività del CONI» e che «venga istituita la Federazione siciliana degli sport con il compito di ricostruire i disciolti Comitati delle Federazioni». Intanto però, fortunatamente, il CSI consolidava il proprio cammino nazionale e il 2 dicembre del 1944 si svolgeva la prima riunione della Commissione Tecnica Nazionale del Centro Sportivo Italiano. Significativo e illuminante il messaggio ospitato su Stadium n. 3, del 28 maggio 1945, dal titolo: “Il messaggio di saluto del CSI in occasione del ricongiungimento con il Nord” e che inizia in modo ancora oggi commovente: «Ai fratelli del Nord. Il Centro Sportivo Italiano porge un particolare saluto augurale ai fratelli del Nord che, dopo mesi di dure lotte ed incessanti sacrifici, si sono ricongiunti a noi con la stessa nostra volontà di lavoro in mezzo alle schiere giovanili…».

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