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Prima di me
from Storie sconfinate
by sscmi
di Nicola Gandelli
Da Galvano Sordi, oriundo inglese, liberatore di Costantinopoli dall’assedio dei Saraceni nel 717, discende il protagonista di questa storia. Il serpente, simbolo e motivo raffigurato sullo scudo di Galvano, rappresenta la coesistenza di due virtù nel cavaliere: l’ingegno e la prudenza. Infatti, a Galvano va il merito di aver ideato i famosi fuochi che distrussero e affondarono l’intera flotta saracena durante l’assedio di Bisanzio.
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Già dal X secolo alcuni suoi discendenti si trasferirono da Londra nel piacentino tra Vigolzone e Travo, per l’amministrazione feudale, dando poi origine alla nobile famiglia degli Anguissola (da «anguis», serpe). È in questa zona, più precisamente in un paesino in provincia di Rivergaro, Rallio di Montechiaro, che nasce il nonno Agostino.
Il nome Nicola deriva invece dal greco Nikolaos, che significa «vincitore» (da «nike»: vittoria) nel popolo (da «laos»). «Colui che combatte valorosamente per il popolo»: è questa l’accezione che convince suo papà, inizialmente scettico, ad accettare finalmente la proposta della moglie. A Ilaria, la mamma, piaceva particolarmente questo nome, da una parte per via del greco, che aveva studiato all’università, dall’altra perché durante la gravidanza aveva letto il romanzo Guerra e Pace di Tolstoj. Nikolaj Rostov, personaggio impulsivo ma dal cuore gentile, l’aveva colpita, non solo per le azioni compiute, ma soprattutto per la sonorità del nome, evocante il gelo siberiano e il sangue russo. Sicuramente anche a causa della sua scarsa diffusione, Nicola ebbe la meglio sulle altre due proposte: Iacopo e Mattia.
Sembrava non volesse uscire da quel pancione: si dimenava e scalciava talmente tanto che si capovolse, assumendo così una posizione innaturale e potenzialmente pericolosa. Il cordone ombelicale gli si era attorcigliato al collo e, se non
© 2023, Biblioteche del Comune di Piacenza e Associazione La Matita Parlante, Storie sconfinate, Erickson, www.ericksonlive.it fosse stato per il pronto intervento dei medici, probabilmente il «Gando» — è così che è chiamato dagli amici più cari — non sarebbe qui seduto con noi quest’oggi; sarebbe piuttosto in paradiso, ammesso che esista. Un miracolo, forse. O solo un caso? Beh, per i suoi genitori più il primo, che il secondo.
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