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VOLEVO SOLO ARRAMPICARE
Jorg Verhoeven non ha mai avuto dubbi e ha dedicato la sua vita a questa disciplina. Ora vuole dare indietro il suo contributo, ispirando giovani climber e sostenendo le piccole comunità
di Sara Canali
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Arrampicata sportiva fino al 9a, boulder fino all’8c e più di 25 podi in coppa del mondo: sono alcuni dei numeri di Jorg Verhoeven, climber olandese tra i più forti della sua generazione. È lui uno dei protagonisti dell’ultimo film documentario Wide Horizons, ovvero il racconto della missione per una prima ascensione nella selvaggia e stupenda Islanda, tra i cui sponsor c’è anche Vibram. Quella dell’olandese classe 1985 è una storia di grande successo che l’ha portato a essere scelto dall’azienda di Albizzate come consulente per la creazione del suo climbing team. Lo abbiamo intervistato per conoscerlo meglio.
età. Così ho cominciato a frequentare la palestra spesso, anche tre volte alla settimana, e mi sono accorto che miglioravo sempre di più e che non potevo farne a meno. Era la cosa giusta per me.
Hai mai pensato di fare altro nella vita? Cosa sognavi da bambino? Avevo tantissimi sogni e ne ho tutt’ora. Ecco perché ho fatto l’università, ho frequentato due master in fisica e chimica e ho sempre diviso la vita in due: lo sport e l’educazione. Quando avevo circa 30 anni e dovevo davvero decidere che piega avrei dovuto dare alla mia vita, ho preferito spendere il mio tempo scalando. Oggi comunque faccio due lavori part time di cui uno ha a che fare con la Federazione di Arrampicata austriaca dove aiuto i giovani climber ad avere lo stesso spirito che ho avuto io, preparandoli nel miglior modo alle competizioni. Il secondo lavoro invece è con Vibram, dove mi occupo del climbing team Vibram.
Com’è nata la collaborazione con Vibram?
Vibram mi ha contattato come consulente per tutto ciò che riguarda il mondo dell’arrampicata. Mi hanno chiesto di creare un team che oggi conta sei atleti sponsorizzati e di dare vita a un community nel settore con la firma dell’ottagono giallo. Per loro seguo un po’ tutto quello che riguarda questo aspetto dai social media, fino alla selezione di eventi che Vibram decide di sponsorizzare. Mi piace questa gestione e il fatto che mi abbiano dato molta fiducia sul progetto. Questo mi permette di dedicarci molta energia.


Quando e perché hai cominciato ad arrampicare?
Da piccolo i miei genitori mi portavano spesso in montagna per fare hiking, soprattutto sulle Alpi. Mi ha sempre affascinato la verticalità, l’essere in alto, in cima. Volevo raggiungere le vette di tutte le montagne che vedevo intorno a me e per questo, qualche tempo dopo, mi hanno portato in una palestra di arrampicata ad Amsterdam. Avevo 11 anni e da allora non ho più smesso. Era esattamente quello che volevo fare.
Cosa ti ha affascinato di questo sport? E cosa ti affascina ancora?
Mi piace la versatilità di questo sport, il fatto che ti permetta di fare davvero tante cose, dalle gare al ghiaccio, passando per le grandi ascese alpinistiche fino al boulder. Puoi scegliere diverse direzioni in cui praticarlo. Per me passare da una disciplina all’altra è una grande motivazione, rappresenta uno stimolo continuo. Ho fatto competizioni per 15 anni ma, al contempo, ho sempre praticato anche l’arrampicata outdoor, su roccia. Ora ho smesso completamente di fare gare e ho scelto di dedicare la maggior parte del mio tempo all’arrampicata sportiva, alle grande imprese, ai tiri impegnativi, ma anche alla scoperta di luoghi che portano con sé le avventure. Arrampicare ti permette di viaggiare, scoprire e conoscere tantissime persone.
Quando hai capito che il climbing sarebbe stata la tua strada e la tua vita?

Molto velocemente, a dire la verità. Quando ho iniziato ad arrampicare, mi hanno inserito presto in un piccolo gruppo di allenamento di giovani climber, dai 10 ai 25 anni. Questa cosa mi ha motivato davvero tanto, perché vedevo ognuno di loro molto simile a me, nonostante le differenze di
Vibram è tra gli sponsor del video di cui sei protagonista in Islanda. Ci racconti qualcosa di più?
Una mia cara amica che ha origini islandesi, una volta ogni due anni torna a trovare la famiglia e mi ha sempre chiesto se avessi voglia di andare con lei. Negli ultimi 15 anni ho girato un po’ tutto il mondo con l’arrampicata visitando dei posti incredibili come la Tasmania e il Marocco, ma in Islanda ho trovato qualcosa di diverso e unico. Sono stati dei giorni pazzeschi, divertenti, che ho trascorso in compagnia di una super crew di sette climber di nazionalità diverse. Siamo rimasti tre settimane in Islanda cercando di vedere il più possibile anche se alla fine si tratta di una grande isola e le strade non sono sempre così semplici da percorrere, perché sono piccole e disperse.
Quali sono i progetti per il futuro?
Per i prossimi anni mi piacerebbe fare più viaggi di minor durata, andando in luoghi dove la scena climbing è molto giovane e ha bisogno di essere sviluppata. Una per esempio è la Tunisia dove ci potrebbe essere l’occasione di dare una spinta alla disciplina parlando con la comunità locale, ma anche il Vietnam.