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Pino GUIDI, Gianni SCRIGNA

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In questi ultimi tempi si parla molto di condivisione delle informazioni. A sottolineare l’importanza della diffusione delle notizie, gli ultimi due congressi nazionali di speleologia sono stati dedicati espressamente a questo tema. Mettendo, però, l’accento essenzialmente sugli strumenti tecnici che consentono questa condivisione, cioè quelli che oggi ci permettono, ad esempio, di seguire in tempo reale a Trieste le esplorazioni che un gruppo di soci sta effettuando nelle grotte di Atacama in Cile. Un enorme passo avanti, se si pensa che le notizie su una campagna speleologica in Persia nel 1978 le abbiamo portate a mano al nostro rientro, mentre un paio d’anni dopo per telefonare in Italia dall’Ungheria (ove ci si era recati per un congresso) bisognava prenotare la telefonata presso la posta centrale di Budapest. Questo passo avanti però rischia anche di ridurre le informazioni speleologiche a livello di news da telegiornale, medium che ti scodella sì le novità in tempo reale ma che poi, con la stessa rapidità, le sostituisce con altre subito dopo. Così la conoscenza speleologica subisce il destino dei fatti di cronaca, che il più delle volte non riescono a superare l’esame del tempo e diventare storia. Destino tutto sommato abbastanza scontato per le notizie tecnico-sportivo-scientifiche: gli abissi di tre-quattrocento metri che facevano notizia trent’anni fa oggi fanno ridere, e nessuno ricorda più i geniali accorgimenti per costruire scale sempre più leggere, e pochi ormai citano le varie teorie speleogenetiche in auge allora. Forse rimangono nel tempo gli scritti sulla storia della speleologia, su quella che è la nostra storia. Lungi dal voler affermare apoditticamente che la storia è una scienza esatta: gli elementi che la compongono si basano su documenti la cui interpretazione può variare a seconda dell’orientamento, della preparazione o della sensibilità dell’estensore, ma il loro contenuto rimane fermo nel tempo. La Commissione Grotte Boegan, nel corso della sua lunga vita ha avuto modo di raccogliere una grande quantità di documenti: si tratta di foto, rilievi di grotte e appunti sulle stesse, corrispondenza, verbali, articoli di giornali. È un patrimonio abbastanza cospicuo riguardante la speleologia della Venezia Giulia dall’ultimo ventennio del XIX secolo al secondo decennio del XXI. Un fondo archivistico che la Boegan ha sempre considerato patrimonio della collettività, come già pubblicamente affermato da Umberto Tognolli, allora suo presidente, nel giugno 2000, in occasione del Convegno per i cinquanta anni della SSI. Come primo passo per realizzare questo scopo, allora era stato deciso di mettere in rete tutto l’archivio fotografico. Dopo alcuni anni di riordino, catalogazione e scansionamento, furono messe in rete nel 2008 oltre settemila foto (www.boegan/archviomultimediale), che coprono un arco temporale che va dagli anni ‘80 del XIX secolo ai primi anni di questo. Da allora i 91 album dell’archivio, grazie a donazioni e lasciti di anziani speleologi (sia della Commissione che di altri Gruppi), sono diventati 155 e le foto messe in rete ora sono oltre 16.000: una buona parte della storia della speleologia giuliana a disposizione di tutti. Nel segno della condivisione. A fianco di questo archivio multimediale la Commissione da alcuni anni ha dato l’avvio a un’altra iniziativa di significato storico: la pubblicazione delle biografie di quanti hanno operato nelle grotte o avvicinato in qualche modo la speleologia di questa regione. Si tratta di un archivio (www.boegan/chi siamo/biografie di speleologi del passato) in cui sono pubblicati non solo i necrologi apparsi sulle varie riviste sociali ma anche e soprattutto biografie realizzate ad hoc, con il cenno che quelle di alcuni sono accompagnate dagli elenchi bibliografici. Nel giro di alcuni anni sono state inserite oltre 150 schede di speleologi, scienziati, artisti che hanno legato il loro nome al mondo delle grotte. Vengono così ricordati non solo studiosi di chiara fama – Anelli, Battaglia, Boegan, D’Ambrosi, Gortani, Marinelli, Marussi, Maucci, Parenzan, Polli, Timeus –, esploratori come Alberti, Benedetti, Berani, Hanke, Lindner, Mornig – e artisti quali Benque, Cozzi, Flumiani, Merlato, Wostry, ma anche decine e decine di esploratori che per un certo periodo delle loro vita hanno contribuito con la loro opera ad allargare gli orizzonti delle conoscenze sul nostro sottosuolo. La realizzazione di questo “Lexicon” è un compito molto arduo che sorpassa le forze di un singolo individuo o gruppo ma cui sono chiamati a collaborare quanti alla visione della speleologia tecnica e scientifica accompagnano o sovrappongono anche quella umanistica: chi consulterà questi archivi potrà rendersi conto come la sua edificazione sia un’opera collettiva alla quale hanno collaborato più persone. Le venti schede biografiche e le oltre 5000 foto inserite nel corso del 2015 ne sono una diretta testimonianza. Iniziative consimili nelle altre realtà regionali, magari supportate o coordinate dalla SSI, potrebbero costituire la base per un archivio storico nazionale. Pino GUIDI, Gianni SCRIGNA Commissione Grotte “E. Boegan”

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