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Non ho… parole (N. Becattini
QUI VITERBO
NON HO... PAROLE
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rmai sono 45 anni che faccio il lavoro del “Giornalaio”, e nonostante ciò continuo a meravigliarmi del poco acume (almeno secondo me) che hanno gli editori nel fare il loro mestiere. Per amor di Patria non mi addentrerò nelle proteste per il mancato rinnovo dell’accordo nazionale scaduto ormai da non so quanti anni (forse c’erano i dinosauri), e che per colpa di “qualcuno” che tutti conosciamo, non si riesce ad aprire una discussione seria. Per parlare di questo, che è tuttavia molto importante, ci vorrebbe tanto tempo e tanta pazienza. Mi riferisco all’aumento del costo dei giornali, e soprattutto all’aumento del costo dei quotidiani, ultimo in ordine di tempo il prezzo di Repubblica, con tutti gli allegati (strapieni di pubblicità) a pagamento “obbligatorio” che la gente non vuole e che è costretta a prendere o a cambiare testata. Non mi permetto certo di eccepire sulla qualità o sui contenuti, anche se qualcosa da dire a livello personale ci sarebbe, non lo farò, almeno non in questa sede, oltretutto ascoltando tutti i giorni le lamentele e le considerazioni che fanno i clienti, un’idea anche in questo senso me la sono fatta. Mi chiedo, possibile che non capiscono che così facendo allontanano il lettore dalla carta stampata? Non voglio pensare ovviamente che sia proprio questo il fine ultimo per spingerli verso il web e promuovere abbonamenti online (qui non hanno allegati), ma nel merito qualche dubbio inizio ad averlo.
OL’aumento dei periodici, anche se i clienti si arrabbiano, alla fine in qualche maniera lo accettano, ma quello dei quotidiani assolutamente no. Il cliente o non lo prende più e cambia testata, o cosa molto più frequente preferisce andarsene senza prendere nulla. Questo anche perché l’acquisto di un’altra testata comporta il cambio di una linea politico/ editoriale da quella che si è abituati a leggere, cosa questa molto comune a tutti i giornali, o il cambio di giornalisti che scrivono su una testata e ovviamente non su un’altra, e allora il cliente preferisce andarsene oppure se prima ne prendeva due o più, ne prende uno e ovviamente spesso venendo meno al suo credo, quello che costa meno. Probabilmente questo comporta un assestamento dei bilanci delle aziende editoriali, ma a lungo andare non so se queste scelte aiutino. Sarebbe importante sapere se a distanza di qualche mese, questi incrementi di prezzo hanno portato ad un aggiustamento dei bilanci o “solo” ad una perdita di lettori. Temo che questo purtroppo non lo sapremo mai. Una cosa comunque è certa, chi ci rimette più di tutti è il giornalaio vessato dai distributori locali, da quelli nazionali e dagli editori, che si alza la mattina presto, fa tanti sacrifici da tutta una vita, vede il proprio cassetto sempre più vuoto e sempre più spesso prende la drastica decisione di mandare tutti a farsi friggere e chiudere il proprio punto vendita, o se ha un negozio con anche altre tipologie di prodotto rinuncia alla vendita di giornali e riviste. Cari editori, evidentemente non lo avete capito «L’aumento dei periodici, anche se fino ad oggi e, ormai non lo capirete più, che una rete così capillare e dedicata non l’avrete più. Il tempo stringe e se non aiuterete questa cai clienti si arrabbiano, alla fine tegoria a sopravvivere, sappiate che se cede la base, il castello crolla e non so se i giornali on in qualche maniera lo accettano, ma quello dei quotidiani assolutamente no» line vi salveranno. ------ © Riproduzione riservata ------
di Nicola Becattini