L'identità di un Vuoto. Un progetto per Piazza dei Ciompi a Firenze (2018)

Corso di Laurea in

Scienze dell’Architettura

Anno accademico

2018/19

Tesi di Laurea

Sessione di Settembre

Relatore

Prof. Antonio Capestro

Laureando

Simone Natali

INDICE

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VERSO IL VUOTO

Leggere il passato per capire il presente

1.1 Introduzione alla ricerca storica................................pag.1 1.2 Inquadramento storico del quartiere........................pag.2 1.3 Risanamento del quartiere di St. Croce....................pag.7 1.4 Cenni storici: emergenze architettoniche.................pag.10 1.5 Cenni storici: immagini da un passato recente........pag.12

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DAL CONTESTO AL PROGETTO

“I sei luoghi” del distretto ed il concept

2.1 Introduzione: il metodo..............................................pag.16 2.2 Denuncia del vuoto...................................................pag.18 2.3 I sei luoghi: tessuti relazionali...................................pag.20 2.4 Concept di progetto.................................................pag.24

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R I C E R C A D I U N ’ I D E N T I TA

Il sistema piazza e la nuova loggia

3.1 La dimensione del vuoto...........................................pag.30 3.2 Il sistema piazza........................................................pag.34 3.3 La “Nuova Loggia”....................................................pag.38 3.4 Conclusioni...............................................................pag.41

4 BIBLIOGRAFIA

E L A B O R AT I F I N A L I Ta v o l e

VERSO IL VUOTO

Leggere il passato per capire il presente

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1.1 INTRODUZIONE ALLA RICERCA STORICA In questa area di intervento, che rappresenta un vero e proprio brano di città e che come la città stessa non può che essere carico di storia, andare a ricercare le cause e le ragioni dello stato attuale di Piazza dei Ciompi e del contesto in cui è inserita sembra essere un passaggio imprescindibile per la comprensione di questo microcosmo urbano.

Per ciò ho ritenuto necessario iniziare la ricerca contestualizzando l’evoluzione storica dell’isolato (e del quartiere) in relazione all’evoluzione storica della città stessa; passaggio fondamentale per comprendere il valore ed il legame di questo luogo in relazione alla bellezza della città in cui non è solo incastonato formalmente ma di cui è parte integrante nel definire un unicuum organico di spazio fisico e relazioni immateriali.

La ricerca si concentra prevalentemente sugli eventi del secolo passato, in cui la piazza, come vedremo, si è “creata”, fino agli ultimi eventi attuali, importantissimi per la connotazione.

Infine si considera fondamentale l’analisi delle preesistenze di valore storico presenti, che sono anch’essi imprescindibili nel definire il valore dell’ambiente urbano studiato.

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1.2 INQUADRAMENTO STORICO DEL QUARTIERE Le cerchie murarie

La città di Firenze nel corso della storia, ha subito numerose trasformazioni; un elemento importante per collocare cronologicamente gli ampliamenti della città è lo studio delle cinte murarie susseguitesi nei secoli a contenere e proteggere l’urbs, che crescono o si contraggono a seconda delle condizioni socio-economiche del periodo storico. Questo è vero dalla fondazione romana della città (a cui corrisponde la prima cerchia), fino all’ultima cerchia (ovvero la seconda cerchia comunale) costruita tra il 1290 (circa) e il 1333. Questa conterrà al suo interno una grande zona inedificata che sarà fondamentale per mantenere quasi intatta la conformazione urbanistica fiorentina fino al XIX secolo, con gli interventi del Piano Poggi.

I tracciati delle varie cerchie murarie, sono rintracciabili ancora oggi nella configurazione planimetrica della città.

Divisione in “quariteri”

È riconducibile a questo periodo la divisione della città in quartieri (essa era originariamente divisa in quartieri, poi in sestieri) e l’ufficializzazione, per la prima volta, del quartiere di Santa Croce (Si veda Fig.1.2); questa partizione di Firenze rimase a grandi linee immutata nei secoli successivi.

Fig. 1.1 Identificazione delle successive cerchie murarie nella planimetria di Firenze. Il quartiere di Santa Croce si colloca tra la “prima e la seconda cerchia comunale” (carta tematica tratta da Fanelli G., Le città nella storia d’Italia. Firenze, Editori Laterza, 1980)

In realtà nelle zone esterne delle mura erano sempre stati presenti centri demografici (basti pensare alla relazione tra città-contado), in particolare in corrispondenza delle strade principali di ingresso/uscita alla città (in relazione alle principali porte di città); quindi nella zona del

Fig. 1.2 Divisione in quartieri della città di Firenze (Immagine tratta da Fanelli G., Le città nella storia d’Italia. Firenze, Editori Laterza, 1980)

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quartiere di Santa Croce, erano già riscontrati degli organismi sociali. Ad esempio la prima chiesa di Santa Croce è costruita tra il 1226-28 e il 1252 a ridosso della prima cerchia comunale. Tuttavia è solo grazie al nuovo disegno dei limiti urbani trecenteschi se questo brano di territorio diventa parte integrate del centro cittadino sia dal punto di vista fisico sia dal punto di vista giuridico-amministrativo.

L’organizzazione dell’area tra la prima e la seconda cerchia comunale risulta quindi generalmente costituita dalle direttrici di appoggio dei borghi formatisi fuori dal centro cittadino medievale del duecento come “arterie principali”, a cui vanno ad “agganciarsi” i poli principali costituiti dalle chiese maggiori (come ad esempio la stessa S.Croce, S. Maria Novella, S.S. Annunzianta, ecc…) che come noto, in quel periodo avevano un forte influsso non solo nella sfera spirituale, ma in tutti gli ambiti (o quasi) della vita cittadina. Da questi centri si generano i percorsi viari di quartiere che vanno a definire le zone residenziali; esse sono di solito costituite da lotti con fronti molto ridotti (massimo cinque metri) ma sviluppati in profondità che si affacciano da un lato sulla strada e dall’altro su zone spesso destinate a giardino/ orto. Questa tipologia edilizia si contrappone alle costruzioni della zona centrale, costituita dalla presenza ancora dominate delle case-torri.

Organizazzione urbana e tipologie edilizie

Il quartiere di Santa Croce occupa la parte orientale della città ed è racchiuso dal tracciato delle prime mura comunali a ovest, dalle mura comunali ad est, dalla line del decumano di origine romana (costituito da Borgo Albizi e Bor-

Il quartiere di Santa Croce: posizione e carattere

Fig. 1.3 Estrapolazione del nucleo di Santa Croce della vista generale della città di Firenze di Stefano Bonsignori, 1584. (Tratta da Fanelli G., Le città nella storia d’Italia. Firenze, Editori Laterza, 1980)

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Fig. 1.4 Dettaglio di un planimetria della città di Firenze datata 1690, con indicazione della zona dell’attuale Piazza dei Ciompi (Immagine tratta da Fanelli G., Le città nella storia d’Italia.

Firenze, Editori Laterza, 1980)

go la Croce) a nord ed a sud dall’Arno. Ogni quartiere, avendo un’autonomia abbastanza consistente in diverse sfere della vita cittadina, avrà connotazioni particolari rispetto agli altri. Il quartiere di Santa Croce, all’interno del sistema città, ospiterà in questo periodo attività principalmente legate all’industria della tintoria. Essa sarà una delle cause che conferirà alla zona un carattere prevalentemente popolare, in relazione alla presenza principale della classe operaia; questa connotazione durerà fino a tempi recentissimi.

Fig. 1.5 Analisi tipologica delle unità residenziali: sono campite in nero gli edifici residenziali seriali riconducibili alla lottizzazione medievale, con indicazione dell’area di Piazza Ciompi. In questa immagine si prende in considerazione la situazione ottocentesca. Si evince la concentrazione di tale tipologia ediliza nelle zone dell’attuale Piazza dei Ciompi (immagine tratta da Fanelli G., Le città nella storia d’Italia.

Firenze, Editori Laterza, 1980)

Santa Croce: un quartiere popolare

Questa tesi viene avvalorata dal fatto che nel ‘400, grazie all’istituzione del catasto, è possibile stabilire che il 43% dei tintori di Firenze è concentrato in Santa Croce, mentre nel ‘500 (durante il governo di Cosimo I) la percentuale sale al 67% (dati tratti da Fanelli G., Le città nella storia d’Italia. Firenze, Editori Laterza, 1980); in generale si evince che la popolazione della zona svolge tendenzialmente i lavori più umili nel susseguirsi del varie epoche.

Stabilità nel tempo

Come si può notare dalla cartografia storica presentata, nel corso dei secoli il quartiere, l’isolato di Piazza Ciompi e le zone limitrofe, non subiscono modifiche rilevanti dal punto di vista urbanistico; in tale brano rimangono per lo più immutati gli assetti morfologici planimetrici saturati da residenze per lo più destinate alla popolazione meno abbiente e caratterizzate dalla tipologia del “lotto gotico”. Se ne può ricavare conferma dalle carte tematiche in Fig.1.5 e Fig.1.6, elaborate sulla base dei rilievi catastali del 1832. Nella distinzione fatta dal Fanelli tra edifici residenziali ed edifici monumentali,

Fig. 1.6 Analisi tipologica sulla base dei rilievi catastali ottocenteschi: cono campiti in nero i complessi residenziali e gli edifici monumentali ed in grigio il tessuto edilizio. Indicazione dell’area dell’attuale P. Ciompi (immagine tratta da Fanelli G., Le città nella storia d’Italia. Firenze, Editori Laterza, 1980) 4

emerge Palazzo Gerini dalla massa edilizia occupante l’area dell’attuale piazza Ciompi.

Con la politica urbanistica ottocentesca, che con le operazioni previste dal Piano Poggi cambierà per sempre l’immagine (e non solo) di Firenze, si agì anche nell’ottica del risanamento delle aree insalubri. Esempio lampante è il progetto di sventramento della zona del Mercato Vecchio (attuale Piazza delle Repubblica) con operazioni di esproprio e demolizione, prima degli stabilimenti del mercato, e successivamente degli edifici (per lo più residenziali) che si affacciavano sul mercato. In figura (Fig.1.7) si evince la portata degli interventi. La Colonna dell’Abbondanza e la Loggia del Pesce, di cui l’ultima di probabile attribuzione Vasariana (o maestranze), vengono “smontate” per essere conservate. Questo fatto è intrinsecamente collegato alla zona di piazza Ciompi e più in generale al quartiere di Santa Croce fondamentalmente per due motivi. Il più evidente è la ricollocazione della Loggia del Pesce in Piazza Ciompi in tempi relativamente recenti (1955). Il secondo fatto è che la popolazione espropriata meno abbiente “migrò” nei quartieri di San Frediano e Santa Croce, andando ad aumentare la densità demografica della zona; le nuove “residenze”, che si inserivano in un tessuto già denso e compatto, si insinuavano spesso nelle corti, oppure davano vita a sopraelevazioni improbabili, andando ad incrementare le già dubbie condizioni igenico-sanitarie presenti nel quartiere.

Risanamento del “Vecchio Centro” e conseguenze

Fig. 1.7 Sovrapposizione della conformazione roginaria del centro storico ed indicazione delle aree di colloccamento dei nuovi isolati con linea nera spessa. Dal progetto di risanamento ottocentesco del centro storico di Firenze (Immagine tratta da rivista “Urbanistica, Maggio-Giugno 1936)

Questo fatto è importante perché lo scarso livello igenico sanitario fu l’argomento principale 5

che portò agli sventramenti del ventesimo secolo, che interessarono il quartiere di Santa Croce e che porteranno inconsapevolmente alla creacione di Piazza dei Ciompi; interventi che definiscono ,per lo più, il tessuto urbanistico odierno della zona.

Fig. 1.8 Foto della Loggia nella sua vecchia collocazione in Piazza del Vecchio Mercato (oggi Piazza della Repubblica). Immagine tratta da Archivio Alinari.

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1.3 “RISANAMENTO” DEL Q U A R T I E R E D I S A N TA C R O C E (1915-1936) Dalla fine del XIX secolo fino alla prima guerra mondiale i problemi della città di Firenze andarono sempre più ad accumularsi, senza prevedere piani particolari atti alla risoluzione degli stessi. I piani ottocenteschi di sventramento del “Vecchio Centro” avevano turbato gli equilibri di densità urbana e non solo, portando a “migrazioni” interne alla città, che furono particolarmente importanti nei quartieri di San Frediano e Santa Croce. Nello stesso periodo furono pensate anche altre operazioni di “ordinamento” della città, che però rimasero per lo più sulla carta. Il primo piano del XIX secolo fu compilato dall’Ufficio Strade del Comune nel 1915, anche se verrà attuato al 1924.

Problemi e conseguenze di alcune politiche ottocentesche

La densità media registrata nella zona di Santa Croce risulta molto più alta rispetto al resto di Firenze e due volte maggiore della densità media accettabile definita dagli standard igenico-sanitari. Inoltre il quartiere presenta un tasso elevato di mortalità, ed in particolare di mortalità legata a tubercolosi.

Densità demografica elevata

Per il riordinamento del quartiere, il primo a muoversi fu il conte Guicciardini, che chiese al professore di statistica Ugo Giusti di studiare i dati demografici dell’area, come preludio ad una seconda fase di progetto urbanistico di risanamento (basandosi ovviamente sugli elementi analizzati). I dati statistici raccolti e presentati nel 1915 confermarono le condizioni di

Dati statistici e porposta di “risanamento del quartiere”

Fig. 2.1 Esempio di ricerca statistica del 1915.

In particolare questo elaborato è una cartina demografica sanitaria in cui i dischi neri indicano le morti per tubercolosi in un quinquennio, legate all’unità edilizia (immagine tratta da Urbanistica, Maggio-Giugno 1936).

Fig. 2.2 Risanamento edilizio di Santa Croce con calssificazione degli edifici esistenti. Questo tematismo fece da guida per decidere le zona di sventramento edilizio rispetto alle zone da preservare. Studio del Fagnoni per la perizia del 1930 (immagine tratta da Urbanistica, Maggio-Giugno 1936) 7

precarietà del quartiere, rinforzando la volontà di un “risanamento”. Al 1928 la proposta del Guicciardini, avvalorata dal supporto dell’architetto Fagnoni (professore all’istituto superiore di architettura di Firenze), si basava sull’idea del diradamento edilizio: si riconosce al quartiere e alle strade un valore storico-artistico (in particolare alla tipologia della residenza tipica fiorentina ed all’antichità dei percorsi di quartiere) e per questa ragione si salvano gli edifici “degni” di pregio mentre si abbattono i quartieri più disastrati inserendo al loro posto aree di respiro (parchi e giardini) all’interno del tessuto edilizio.

Il Piano Fagnoni

Fig. 2.3 “Progetto Fagnoni”. Si prefigura la creazione della fascia verde generata dall’abbattimento dei fabbircati reputati più “malsani” (Immagine tratta da “Urbanistica, Maggio-Giugno, 1936”)

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Nel così detto Piano Fagnoni, in continuità con il piano regolatore approvato, si assiste ad una sintesi dei principi esposti precedentemente. Il piano prevede l’inserimento di un grande polmone verde all’interno del quartiere in grado di collegare i giardini retrostanti a Santa Croce con l’ottocentesca Piazza Massimo d’Azeglio.

Questo corridoio verde può essere ricavato solo grazie all’abbattimento degli isolati ritenuti più “insalubri”, compresi tra Via XVIII Ottobre, Borgo Allegri, Via Pietrapiana, Via Michelangelo Buonarroti e Via St. Cristofano. Questa striscia verde, secondo l’Arch. Fagnoni, andrebbe ad aumentare le condizioni estetiche, igieniche e funzionali dell’area, e avrebbe rispetto degli “edifici di pregio” di cui non si prevede l’abbattimento: riportando le parole dello stesso architetto l’intervento si inserisce nell’ottica di una “bonifica edilizia” (Urbanistica, Maggio-Giugno 1936). Nel piano Fagnoni appare chiara la volontà, se non addirittura la necessità, dell’architetto di immaginare per il quartiere, ed in parti-

colare per la zona della futura Piazza Ciompi, un grande vuoto urbano.

Inizio e fermo dei lavori di demolizione

Fig. 2.4 Foto Aerea di St. Croce prima dell’inizio dei lavori di demolizione con indicazione della dell’atuale piazza dei Ciompi e limitrofe.

Immagine ripresa da DIrigibile militare M. 19, datata 1921 (tratta dalla rivista Urbanistica, Maggio-Giugno 1936)

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Nel 1936 iniziano i lavori di demolizione degli isolati, anche se i lavori di ricostruzione non verranno mai completamente compiuti a causa della seconda guerra mondiale, lasciando vuoti non progettati all’interno del tessuto urbano fiorentino, che verranno in parte colmati in periodi successivi. Uno di questi vuoti è appunto Piazza Dei Ciompi.

Fig. 2.5 Foto area datata 1943, da cui è immediato estrapolare l’entità degli sventramenti (immagine tratta dal programma Google Earth Pro)

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1.4 CENNI STORICI: LE EMERGENZE ARCHITETTONICHE

Loggia del Pesce “ricostruita” in Piazza dei Ciompi nel 1955

Lo spazio di Piazza dei Ciompi è il risultato di una sottrazione ai lavori di ricostruzione dell’area che ripresero nel dopoguerra, anche se non più guidati dal clima di grandiosità che aveva permeato invece il progetto. Nel 1949 infatti viene espressa la volontà comunale di lasciare un vuoto da demolizioni, nel quale avrebbe dovuto essere collocata la Loggia del Pesce.

La Loggia del Pesce

Questo avvenne nel 1955, sotto l’amministrazione La Pira. Le opere di ricostruzione furono guidate dall’ingegnere Giulio Cesare Lenzi Orlandi Cardini. L’obiettivo dietro questo gesto dell’amministrazione comunale era quello di “risarcire” il quartiere (e gli abitanti) dalle sofferenze provocate dagli sventramenti, donando questo “gioiello” storico/architettonico.

Infatti la Loggia del Pesce è un’architettura profondamente carica di storia, che dalle sue origini, rislaenti al progetto di attribuzione vasariana del 1567 su committenza di Cosimo I, si interseca con la vita dei fiorentini. Inizialmente essa è stata costruita per accogliere i “pesciaioli”. Questa è una categoria di lavoratori che aveva la propria collocazione principale a ridosso di Ponte Vecchio, che dovettero “migrare” in Piazza del Mercato Vecchio a seguito della costruzione del Corrdioio Vasariano. In questa prima configurazione la Loggia era costituita da sette campate, le altre due laterali furono aggiunte solo nel 1699, su volere di Cosimo III. A seguito degli sventramenti del

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“Vecchio Centro”, come in parte già affrontato, la Loggia viene “smontata” ed in parte conservata in San Marco.

Questa venne accolta con grande soddisfazione dai cittadini, che ancora oggi rifiutano un suo qualsiasi utilizzo pratico (ad esempio a fini commerciali) per mantenerla integra, come un’opera d’arte da ammirare; infatti probabilmente proprio per questo suo intrinseco valore scenografico, essa è spesso fondale o palcoscenico di eventi culturali.

L’altra emergenza architettonica della piazza è Palazzo Gerini, un palazzo storico, sede del centro didattico nazionale INDIRE dal 1940. I lavori di restauro e la riorganizzione degli spazi interni portano diversi nomi fondanti dell’architettura moderna fiorentina, come Giovanni Michelucci, Leonardo Ricci e Ezio Zalaffi, capo della sopritendenza delle belle arti al momento degli sventramenti novecenteschi. In particolare è da rifarsi a quest’ultimo il rifacimento in stile rinascimentale della facciata est, che affaccia su Borgo Allegri. Insieme al restauro era prevista la costruzione di un nuovo edificio adiacente che, collegato al palazzo, che doveva essere organizzato in un nucleo centrale destinato alle riunioni, una piccola biblioteca per ogni piano e una più grande nella zona centrale.

Oltre a questo. L’idea di una grande terrazza al secondo piano, invece manifestava la volontà di una sperimentazione di sistemi di scuole all’aperto per la ricerca pedagocica. Il progetto non venne mai realizzato e la facciata “cieca” di Palazzo Gerini che da sulla piazza, resta ancora oggi un elemento di incomunicabilità fisico/relazionale del palazzo con l’ambiente circostante.

Palazzo Gerini

Facciata principale di Palazzo Gerini si Via Michelangelo Buonarroti

Facciata su Borgo Allegri

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1.5 CENNI STORICI: IMMAGINI D A U N PA S S AT O R E C E N T E Ricostruzione della Loggia del Pesce

La cinquecentesca Loggia, le cui parti principali erano custodite a San Marco, viene ricostruita al margine di Piazza dei Ciompi, come dono al quartiere “devastato” dagli sventramenti.

“Mercato del Piccolo Antiquariato”

1963 Negli stessi anni della ricostruzione della Loggia si organizzò un mercatino ortofrutticolo spontaneo nella piazza. Questo fatto è importante perché è espressione embliematica del carattere di un quartiere, che come abbiamo riscontrato nell’analisi storica, ha un carattare prevalentemente popolare. Esso fu poi sosituito nel 1963 dal Mercato del Piccolo Antiquariato, (o chiamato più comunemente “Mercatino dell Pulci”). Sempre nello stesso anno questo vuoto viene rionosciuto ufficilmente come piazza, in quando gli viene attribuito il nome di Piazza dei Ciompi. La prima organizazzione del mercatino prevedeva delle semplici coperture a teli, che vennero presto sostituite da architetture temporanee in legno e tende a causa dei danni ricorsivi del vento.

L’alluvione di Firenze

Questo assetto resistette fino all’alluvione, che con la sua devastante portata sommerse completamente la piazza con le acque dell’Arno. L’immagine della Piazza, e non solo, rimarrà per sempre un ricordo indelebile del tragico evento nella memoria della città.

L’incendio

Un altro evento catastrofico colpì presto la piazza, la quale ancora presente nella vecchia confomrazione in legno, venne colpita da

Scorcio dalla Loggia verso il Mercatino dell Pulci, scattata nel 1971 (Immagine trattta da Archivi Alinari)

Vista verso via Pietrapiana con il passaggio degli animali del circo. (Immagine trattta da Archivi Alinari)

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1955

1966

1968

un violento incendio, che distrusse completamente le strutture.

Il Mercatino delle Pulci viene, in seguito all’incendio ricostruito in stand, ma problemi di abusivismo edilizio e commerciale, nonché problematiche igenico-sanitarie relative, insinuarono nel 1981 l’idea di uno spostamento del mercatino in Largo Annigoni. Considerato ciò, il mercato diventa sempre più importante per la città e per la piazza, e si insinua nell’identità di questa, caratterizzandonla sempre di più.

Ad esempio molte delle attività poste ai margini ancora oggi, hanno una forte caratterizzzione artigianale/antiquaria. A dimostrare l’importanza del mercatino, si noti la celebrazione degli anniversari dei venti e dei venticinque anni , rispettivamente nel 1883 e nel 1888.

Volontà di uno spostamento del mercatino

Il Mercatino del Piccolo Antiquariato, nonostante le problematiche legate alla realtà amministrativa, diventa patrimonio storico riconosciuto dall’Unesco.

Il mercatino come patrimonio storico

La magistratura, a seguito di un’indagine ritenne una opportuna una tempestiva bonifica dell’area della Piazza, e quindi le ipotesi di spostamento del mercatino in Largo Annigoni del 1981 si concretizzarono.

Trasferimento in Largo Annigoni

2017-2018 La Piazza è oggi in trasformazione con il progetto approvato dall’amministrazione comunale.

Un progetto per la Piazza-giardino

1981

2009

2015

Incendio del 19168 (Immagine tratta da Archivi Lainari

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Scorio verso Via Martiri del Popolo nei giorni dell’alluvione del 1966 (Immagine tratta da Archivi Alinari)

DAL CONTESTO AL PROGETTO “I sei luoghi” ed il concept

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2.1 INTRODUZIONE: IL METODO Come si è potuto osservare, solo considerando le vicende e le nozioni storiche, emerge già la complessità dell’area di intervento: anche solo restando su un livello di inquadramento storico-geografico dell’area si capisce come essa sia una parte tutt’altro che marginale del tessuto urbano di Firenze. Questa si lega a tutta la città sotto vari punti di vista.

Piazza Salvemini

Legame con la città

Per questo, prima di pensare ad una specifica destinazione d’uso di Piazza dei Ciompi è stato fondamentale ripensare ad una strategia che coinvolgesse in generale tutto il distretto di Sant’Ambrogio. Più in particolare, all’interno di questo brano di città, abbiamo identificato sei luoghi, che per certe caratteristiche possono essere assimilabili a Piazza dei Ciompi. Questi luoghi, oltre alla piazza stessa, sono il parcheggio delle murate, l’Ex Aula Bunker, Piazza Largo Annigoni, Il mercato di Sant’Ambrogio e Piazza Salvemini.

Circuiti relazionali

Questo è stato possibile partendo dallo stato attuale e cercando di collegare le varie aree attraverso la progettazione di sistemi di tessuti relazionali (più in particolare nel paragrafo 2), con il tentativo non solo di generare un “circuito” positivo di interazione e coesistenza delle diverse attività esistenti e nuove, ma anche con lo scopo di generare una caratterizzazione e connotazione autonoma del brano di città.

Largo Annigoni

Piazza dei Ciompi emerge dal distretto e quin16

di “si genera” solo in relazione ad un tutto più ampio scandito dal tessuto astratto delle attività dei “sei luoghi”. Essa viene interessata da un approfondimento successivo che riguarda il concept di progetto, inteso come parte integrante di un metodo.

Questo non solo permette di scindere le complessità che legano il progetto all’ambiente urbano, ma permette anche di studiare ogni tema con più concentrazione e attenzione, consentendo, attraverso la ricomposizione successiva delle parti, un unicuum totale in cui riemerge la complessità (in un certo senso “risolta”) del progetto.

Il metodo: definizione del concept

Piazza dei Ciompi

Il contesto studiato non viene solo considerato nel suo assetto fisico, ma esso diventa un livello della realtà progettuale. Infatti il concept viene a delinearsi attraverso la materializzazione di tre aspetti: l’aspetto relazionare, l’aspetto fisico e l’aspetto semantico.

Attraverso l’”incrocio dei dati” si otterrà un risultato ipotetico (concept sintetico) che non sarà immutabile, ma grazie alla sua essenza astratta garantirà dei margini di adattamento al mutabilità del reale: in questo modo si ottiene la traccia per delineare il progetto architettonico.

Piazza Sant’Ambrogio

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2.2 “DENUNCIA” DEL VUOTO Piazza dei Ciompi, che ad oggi si sta trasformando grazie al progetto dell’amministrazione comunale, si presentava come un grande spazio vuoto fisicamente e non solo. Dallo spostamento dello storico mercatino delle pulci in Largo Annigoni, questo luogo risente di un forte assenza umana che era immediatamente percepibile da chi osservava questo ampia distesa vuota. Il paradosso consisteva nel fatto che la piazza è toccata da strade in cui i flussi umani, di molteplici tipologie (flusso studentesco, flusso turistico, flusso commerciale, ecc..), sono intensi durante quasi tutto l’arco della giornata.

Aula Bunker

“Asimmetria relazionale”

Questo è ancora più evidente se, inserendosi tra le arcate della loggia, si osserva il lato su via Pietrapiana e successivamente il lato su Piazza dei Ciompi; il contrasto tra la simmetria spaziale della loggia e l’asimmetria relazionale è estremamente marcato. La piazza, nonostante delle importanti preesistenze storiche (come la Loggia del Pesce, Palazzo Gerini) e delle attività importanti (Centro didattico INDIRE, numerose associazioni culturali, botteghe artigianali) non riesce a essere di per sé un polo di attrazione.

“Loggia del Pesce”

L’unico elemento che riesce ad intessere diverse interazioni relazionali è la Loggia del Pesce; grazie alla sua configurazione morfologica, alle attività artistiche spontanee a cui occasionalmente essa fa da scenario e rifugio, essa è in grado di destabilizzare il flusso continuativo di Via Pietrapiana cercando di riequilibrare il “peso umano” a favore della piazza.

Parcheggio delle murate

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Questa sensazione di “assenza” è percepibile anche nelle altre aree del distretto, anche se spesso con intensità e tempistiche differenti. Il vuoto, nella sua “fisicità”, ma anche nella sua valenza psicologico-emotiva, è stato il primo filo conduttore che ha permesso di collegare i “sei luoghi del distretto”.

Il vuoto come “fil rouge”

Il vuoto tuttavia non deve per forza avere una connotazione negativa, infatti sprigiona in sé una gamma di potenzialità elevata; saranno proprio questi grandi vuoti gli elementi centrali del masterplan elaborato successivamente di tutto il distretto di sant’Ambrogio.

Foto interna alla Loggia del Pesce

Schema relatico assimmetria realazionale che si verifica tra Piazza dei Ciompi (destra) e Via Pietrapiana (sinistra)

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2.3 I SEI LUOGHI: TESSUTI RELAZIONALI Obiettivi: potenziamento delle attività preesistenti

Il distretto si caratterizzata già nello stato di fatto per la presenza di temi forti, che già lo differenziano e lo valorizzano rispetto al resto della città. Eccetto che per le grandi aree vuote, la zona è attraversata nel suo tessuto stradale principale, da intensi flussi che conferiscono a questa porzione di città una connotazione movimentata e dinamica.

Liberazione della attività dal “contenitore”

Il principio su cui si è costruito il masterplan è stato quello della valorizzazione delle risorse già esistenti; quindi l’obiettivo è quello di potenziare i poli attrattivi principali e le realtà minori, conferendogli aree di respiro maggiori e spazi nuovi, prevalentemente aperti, in modo che le attività ospitate negli edifici possano uscire dai loro contenitori, per entrare ancora più in relazione con la città e il territorio.

Il vuoto come potenzialità: ibridazione delle attività

Per questo, le grandi aree vuote, inutilizzate e inespresse, potrebbero diventare il luogo in cui i grandi temi del distretto possano trovare una nuova vita, e magari generare anche nuove forme di espressione. Grazie alle potenzialità offerte da questi vuoti e alla liberazione delle attività dalle architettura, sarà possibile il confronto tra i temi cardini del distretto, ma non solo. Grazie all’ibridazione delle attività potranno nascere situazioni relazionali e spaziali nuove, in grado di andare a definire anche nuove caratteristiche e nuovi interessanti prospettive di sviluppo, e solo utilizzando come “macroingediente” quello già esiste nell’area di studio.

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Il primo passo è stato quello di definire un connettivo che non solo avesse la capacità di collegare tra loro le varie aree del distretto, ma fosse l’ossatura portante del masterplan in modo che le attività liberate dai vari nuclei potessero ancorarsi a questo. Per questo è sembrato idonea la scelta del sistema natura come connettivo portante, in primis perché appropriato ad accogliere le macrotematiche di caratterizzazione del quartiere, ma anche per il fatto che il centro storico di Firenze scarseggia di grandi aree verdi, e il sistema natura inserito in piazze o sottoforma di infrastruttura verde potrebbe essere un elemento di forte caratterizzazione del distretto rispetto alla città. Un’altra riflessione è quella di considerare il fiume Arno come un grande corridoio ecologico che attraversa la città; in questo modo il sistema natura progettato, andando ad originarsi proprio dal fiume (grazie al Viale che lo attraversa) potrebbe essere un canale comunicativo nuovo non solo interno al distretto ma in grado di interagire con tutta la città. Come si vede dall’immagine, si è anche cercato di collegare idealemente le principali corti chiuse verdi del distretto, in modo da creare la potenzialità di realizzare dei percorsi tematici che abbracciano tutto il quartiere.

Il connettivo: sistema natura

Nel passo successivo si sono individuati i “macrotemi” presenti nel distretto, o almeno quelli caratteristici principali capaci. Il primo tema individuato è stato quello gastronomico; infatti il distretto presenta non solo il Mercato di San’Ambrogio, che nelle sue ore di attività diventa un polo attrattore fondamentale, ma an-

I “macrotemi”: il sistema gastronomico e il sistema didattico

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che numerosissime realtà gastronomiche minori e di vari tipi. I Flussi generati da questo tema sono intensi sia nelle ore diurne che nelle ore notturne, non prescindendo anche dalla tipica movida serale. Il secondo “macrotema” è stato quello didattico; infatti anche per questo sono presenti sia grandi centri propulsori come le due sedi dell’Università di Architettura, oppure il Centro INDIRE (importantissimo organo per la formazione dei docenti) ospitato in Piazza Ciompi nell’attuale Palazzo Gerini, si realtà minori come numerosi associazioni culturali laiche e religiose. La seconda figura mostra come La parte strutturante del connettivo si leghi a questi due macrotemi.

I “microtemi”

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Infine si sono considerati i “microtemi”, ovvero attività minori che si sono realizzate sulla base delle macro-attività e che sono le declinazioni più specifiche delle ultime, tenendo in considerazione in maniere indistinta se esse appartengono al circuito gastronomico o a quello didattico. Come si osserva, la principale intensità e ibridazione di esse si ha negli spazi vuoti del tessuto di Sant’Ambrogio.

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2.4 CONCEPT DI PROGETTO Per elaborare il concept di progetto ho ritenuto necessario partire dal vuoto fisico e relazionale della piazza partendo da quello che già esiste sulla piazza; quindi cercando di interpretarne l’identità.

Concept relazionale

Concept Relazionale

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Il concept relazionale, che riguarda la dimensione sovrastrutturale del progetto, è stato il primo passo. Quello che emerge in Piazza dei Ciompi dai sopralluoghi è una realtà molto eterogenea e complessa; sul vuoto si affacciano numerose attività artigianali, (rifelesso del vecchio mercatino delle pulci traslato in Largo Annigoni), attività gastronomiche, attività di ristorazione, centri culturali, servizi pubblici ed è nache presente una importante realtà residenziale. Inoltre la presenza del Centro DIdattico Indire è in posizione fisicamente centrale, ma celato dietro il muro continuo che non dialoga con la piazza, ma nasconde l’importante centro dentro l’edificio. Con l’obiettivo, in linea con quello del masterplan, di potenziamento e dialogo dell’esistente, la volontà è stata quella di riportare all’esterno le attività in modo che dialoghino e interagiscano tra loro. Per le realtà commerciali, l’idea relazionale è quella di un tessuto continuo che circonda la piazza, interessando maggiormente i margini di questa, in modo da preservare il grande vuoto centrale. Esso è infatti è volutamente lasciato libero dalle relazione quotidiane in modo da attendere grandi eventi temporanei, che possano essere sia a servizio

della realtà locale, sia a servizio occasionale di eventi di respiro più grande, che magari interessano il dsitretto o la città intera. L’asse principale di questo sistema è Borgo Allegri, sul quale si affacciano la maggior parte delle attività. L’altro elemento importante è il Centro Indire, in cui si prevede il dialogo con Piazza dei Ciompi, ma anche con la scuola vicina, in modo da creare un legame tra le due attività così vicine ma declinate in forme differenti.

Il concept spaziale, riguarda invece la dimensione strutturale del progetto da cui si estrapola un’idea fisica della realtà studiata; in questo caso sono partito cercando di conferire alla piazza una “dimensione”. Infatti partendo dal rapporto tra vuoti (la piazza) e pieni (la Loggia e Palazzo Gerini) ho cercato di collegare fisicamente questi due elementi tra loro e raccordandoli al contempo al vuoto. Per definire la “dimensione” ho preso come modulo la campata della Loggia del Pesce, e da quello ho costruito una griglia geometrica che attraversa lo spazio della Piazza e su cui si ancorano non solo le volumetrie inserite.

Concept spaziale

Il concept semantico indaga i rapporti immateriali e materiali, in quanto “struttura dell’immagine”. In questo caso ho voluto portar fuori dal tessuto una sintesi sensoriale della mia idea di progetto; in primis è prensente una fascia che circonda la piazza, che ha un “peso maggiore” sul versante di Borgo Allegri (rappresentato da un colore più scuro) che indica una maggiore

Concept semantico Concept Spaziale

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densità fisica e ralzionale, mentre il versante su Via Minchelangelo risulata più chiaro e quidni più aperto e libero. Quessta fascia continua va ad interagire all’esterno della piazza con le principali prospettive visuali che attraversano il vuoto e da cui è possibile instaurare un legame visivo con la città. Gli assi visivi che si è scelto di sottolinare sono Via Martire del Popolo, da cui emerge la Cupola del Duomo, e le arcate della Loggia, che incanalando lo scguardo offrono prospettive interessanti. Un’ altro asse visivo importante è quello di Borgo Allegri, che offre uno scorcio sul Campanile di Santa Croce, che però resta sintetizzato nella fascia continua grigia che circonda la piazza.

Concept sintetico

Concept Spaziale

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Dalla sinstesi dei tre concept, costruita estrapolando gli elementi principali di ogni rappresentazione grafica, emerge già l’ossatura principale del progetto. Questa tipologia rappresentativa è stata fondamentale per gli approfondimenti di scala successivi, che andaranno a calare progressivamente il progetto nella materialità.

Concept Sintetico 27

R I C E R C A D I U N ’ I D E N T I TA

Il sistema piazza e la nuova loggia

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3.1 LA DIMENSIONE DEL VUOTO Già durante la fase di concezione del concept è emerso come nella piazza si senta l’assenza di un progetto che leghi le varie parti, in una ricerca di continuità tra le parti: la piazza è invece costituita da una serie di spazi frammentati, da recinti e barriere fisiche, che si trasformano in barriere relazionali. Questo fa sì che si perda inevitabilmente il senso di un’unità che secondo me è imprescindibile dal concetto di piazza.

Ricerca di una diensione

Quindi uno delgi obiettivi principali del progetto è stato quello di cercare di legare le varie parti della piazza in un tessuto compositivo continuo che al tempo stesso definisse anche il carattere identificativo di questo spazio, che risulta appunto carico di forti contrasti fisici e percettivi. I prospetti che si affacciano sulla piazza ne sono l’esempio lampante. Gli elementi della piazza, appartenenti ad epoche, stili e caratteri difformi, sè da un lato rappresentano la magmatica attività che ha interessato l’area negli ultimi anni e quindi la bellezza di un luogo carico di storia e potenzialità, dall’altro sono evidentemente l’espressione di un tessuto fisco-relazionale-percettivo da ricucire.

La loggia come elemento generatore

Ho pensato che la ricerca di una dimensione con cui scandire la piazza, potesse essere il primo passo per generare unità e al contempo definire un carattere. Sicuramente dallo spazio emerge la loggia, che oltre ad essere ormai diventata un elemento caratteristico della piazza è anche l’unico elemento che non ospitando nes-

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suna specifica attività riesce comunque a generare una deviazione dei flussi di persone da via Pietrapiana verso la piazza. Per tutti questi motivi ho pensato che la Loggia stessa potesse essere l’elemento generatore di tutto il sistema spaziale. Per questo motivo ho deciso di proiettare le campate della loggia nello spazio vuoto, e dalla dimensione della proiezione ho organizzato una griglia modulare di quadrati che mi ha permesso di scandire intanto lo spazio e definirne il confine. Dal punto di vista spaziale non è stato semplice a causa, ad esempio, dei forti disassamenti tra Palazzo Gerini e la Loggia.

Un altro elemento cardine del progetto è la preservazione del vuoto centrale della piazza, che sarà reso fruibile e libero sia per il flusso umano quotidiano sia per ospitare eventi ed esposizioni, in modo da poter essere assimibile anche ad altre piazze di Firenze. Inoltre considero importante preservare tale vuoto perché lo lo reputo come il risultato finale di un processo storico importante, inoltre tale spazio può essere inteso anche come “cicatrice” dedel tessuto sventrato nella prima metà del novecento. Il vuoto sarà quindi una potenzialità importante, che potrà dialogare anche con gli altri vuoti definiti dal masterplan delle attività.

Un vuoto da preservare

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Schizzo dello stato attuale

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3.2 IL SISTEMA PIAZZA La ricerca di un carattere identitario della piazza emerge in primo luogo dalla definizione di un margine, ovvero di un confine con cui circoscrivere il vuoto. Da motivazioni derivanti dalla fase di masterplan e dalla fase di concept, emerge la possibilità di creare questo margine attraverso l’inserimento di un sistema natura ai margini di Piazza dei Ciompi.

Il sistema natura come margine

PLANIVOLUMETRICO 34

Il tema natura è stato un punto cardine delle fasi precedenti e deve essere rappresentato nella piazza anche in relazione al carattere dominante di tutto il distretto (si veda il masterplan). Il sistema natura, oltre a fare da cornice alla piazza pavimentata ha la funzione di isolare e creare uno spazio di respiro per le due emergenze architettoniche storiche presenti, quali Palazzo Gerini e la Loggia del Pesce.

Inoltre esso inteso come un spazio completamente libero alla fruizione potrà essere sfruttato ad esempio dalle realtà commerciali minori (e non) situate nella Piazza, come ambiente di estensione delle proprie attività. Quindi esso può costituire un elemento cerniera tra la realtà esterna ed il vuoto. Le uniche emegenze del sistema natura sono costituite da alberature, che sfruttano l’asse longitudinale della piazza che da su Borgo Allegri; questo elemento suggerisce, seppur in carattere e forme diverse, un lontano legame con l’idea del Piano Fagnoni di raccordarsi ai giardini di Santa Croce attraverso l’innesto di una fascia verde nel tessuto urbano fiorentino.

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Al fine di non inficiare la permeabilità della piazza è stata inserita una pavimentazione flottante in grigliato metallico ossidato, posta sopra alla maggior parte delle aree verdi, in modo che esse siano sempre percepibili dal fruitore. Questa pavimentazione leggera potrà essere temporaneamente rimossa (in parte o in toto) sia per la manutenzione, sia per creare un effetto suggestivo durante manifestazioni o eventi in loco.

La pavimentazione

PIANTA PIANO TERRA 36

La pavimentazione della piazza si organizza intorno al sistema compositivo illustrato nei capitoli precedenti e prevede principalmente l’impiego di due materiali quali la pietra serena, materiali di antico utilizzo nella città, e l’acciaio corten, un materiale sicuramente contemporaneo, posto a contrasto con essa a costituire una bicromia di fondo, latente nello spazio. Questa fascia di mediazione in corten e pietra serena, che si raccorda attraverso il grigliato metallico al sistema natura, termina “staccando” al centro della piazza un rettangolo geometricamente puro, con l’obiettivo di attrarre la percezione verso questo grande vuoto. In questa geometria pura viene riproposta la pietra serena, assemblata in un motivo compositivo diverso dalla precedente, che si racchiude nel quadrato modulo, frutto della proiezione delle campate della loggia nel vuoto. All’interno di questi moduli sono inseriti sia degli inserti in corten centrali, riproposti in scala maggiore all’incontro del vuoto con via Martiri del Popolo, sia delle luci a pavimento per consentire una illuminazione notturna soffusa estesa a tutta la piazza. Sul retro di palazzo Gerini si è ripresa la stessa idea

compositiva, ma con la volontà di creare uno spazio ludico/relax con l’intento di compensare i due preesistenti giardini, di cui nel progetto si prevede la rimozione.

I due spazi divisi dal volume di Palazzo Gerini trovano un punto di contatto nel piano terra del Palazzo, che attraverso nuove aperture aumenta la propria permeabilità e quindi viene reso libero e fruibile da tutti; il tutto portato avanti con l’ottica di non stravolgere l’organizzazione spaziale del palazzo. Tutto ciò è potenziato dall’inserimento di un nuovo volume posto davanti Palazzo Gerini. Esso vuole diventare uno spazio che apra al dialogo tra il palazzo e la piazza; un ambiente di mediazione tra le due realtà.

Palazzo Gerini: il piano terra restituito alla Piazza

PIANTA PIANO PRIMO

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3 . 3 L A N U O VA L O G G I A

Il volume aggiunto sulla piazza, legato indissolubilmente al progetto compositivo materializzato principalmente a livello di pavimentazione, è stato concepito con l’obiettivo di porsi in dialogo con la Loggia del Pesce, reinterpretandone le caratteristiche spaziali (e non) attraverso un punto di vista diverso.

Come già analizzato la Loggia è l’unico elemento della piazza, che allo stato attuale riesce ad attirare a sé i flussi umani in favore di quest’ultima. Le caratteristiche che ho voluto estrapolare e riconfigurare nel progetto della nuova loggia sono la permeabilità, l’assetto filtrante e la quinta scenica potenziale offerta dalla posizione a margine. La permeabilità della nuova loggia si manifesta nella volontà di creare uno spazio libero alla fruizione, senza volumi chiusi fissi, o barriere fisiche incombenti.

L’altra caratteristica interessante che vorrei riproporre è l’assetto spaziale filtrante della Loggia, quindi la capacità di smaterializzare lo spazio circostante, mentre la volontà di ricreare una quinta scenica si manifesta attraverso l’avanzamento della pelle dell’edificio, e la successiva rotazione del sistema, in modo da porsi perpendicolarmente alla piazza. Questo nuovo corpo di fabbrica avrà modo di integrare a rotazione esposizioni temporanee legate sia all’attività del Centro Didattico INDIRE, sia alla realtà gastronomica/artigianale/culturale che si affaccia sulla piazza.

REINTERPRETAZIONE DEI CARATTERI DELLA LOGGIA 38

I materiali impiegati sono interamente riscontrabili nella piazza e sono il grigliato metallico ossidato a costituire i solai leggeri di collegamento al palazzo, il corten a rivestimento degli elementi strutturali, e la pietra serena utilizzata come sistema schermante.

ESPLOSO DEI COMPONENTI

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CONLUSIONI L’esperienza di prgoetto di una realtà spaziale a mio avviso complessa, inserita in un tessuto così carico di storia, è stato un percorso non facile, che però mi ha permesso di capire molto del progetto di architettura; dalla composizione, alla restituzione grafica fino ai caratteri più tecinici.

Grazie alla guida del Prof. Capestro, ho iniziato a concepire il progetto come non fine a ses tesso, ma realzionato ad una realtà urbana più ampia, da cui non può essere slegato, più che dal punto di vista spaziale, dal punto di vista relazionale. Iniziare a pensare all’architettura non solo come spazio, ma come fondamentale elemento di relazione è stato uno dei passi avanti più importanti del percorso universitario.

Affrontare il progetto di questa realtà urbana mi ha permesso di confrontarmi con problematiche nuove, legate alla realtà fisica circostante e alle connotazioni culturali intriseche del luogo.

Il sostegno e la collaborazione dei miei compagni di corso sono stati fondamentali per proseguire questo percorso di studi, per questo non li ringrazierò mai abbastanza, come ringrazio il professor Capestro per la disponibilità e la fiducia datami nelle progressive fasi del progetto di tesi.

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E L A B O R AT I F I N A L I Ta v o l e

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Un progetto per L ’ I D E N T I T À Piazza dei Ciompi D I U N a Firenze V U O T O Inquadramento storico dell’area Le cerchie murarie

Un elemento importante per collocare cronologicamente gli ampliamenti della città è lo studio delle cinte murarie susseguitesi nei secoli a contenere e proteggere l’urbs, che crescono o si contraggono a seconda delle condizioni socio-economiche del periodo storico. Questo è vero dalla fondazione romana della città (a cui corrisponde la prima cerchia), fino all’ultima cerchia (ovvero la seconda cerchia comunale) costruita tra il 1290 (circa) e il 1333. Questa conterrà al suo interno una grande zona inedificata che sarà fondamentale per mantenere quasi intatta la conformazione urbanistica fiorentina fino al XIX secolo, con gli interventi del Piano Poggi. I tracciati delle varie cerchie murarie, sono rintracciabili ancora oggi nella configurazione planimetrica della città.

Divisione in “quariteri”

È riconducibile a questo periodo la divisione della città in quartieri (essa era originariamente divisa in quartieri, poi in sestieri) e l’ufficializzazione del quartiere di Santa Croce; questa partizione di Firenze rimase a grandi linee immutata nei secoli successivi.

Il quartiere di Santa Croce: posizione e carattere

Il quartiere di Santa Croce occupa la parte orientale della città ed è racchiuso dal tracciato delle prime mura comunali a ovest, dalle mura comunali ad est, dalla line del decumano di origine romana (costituito da Borgo Albizi e Borgo la Croce) a nord ed a sud dall’Arno. Il quartiere di Santa Croce, all’interno del sistema città, ospiterà in questo periodo attività principalmente legate all’industria della tintoria. Essa sarà una delle cause che conferirà alla zona un carattere prevalentemente popolare, in relazione alla presenza principale della classe operaia; questa connotazione durerà fino a tempi recentissimi.

LEGENDA INQ UADR AME N TO

Seconda cinta muraria comunale Prima cinta muraria comunale Risanamento del Vecchio Centro “Risanamento” di Santa Croce Individuazione di Piazza dei Ciompi

1594-1624

1690

1779

1837

1921

L’organizzazione dell’area tra la prima e la seconda cerchia comunale risulta quindi generalmente costituita dalle direttrici di appoggio dei borghi formatisi fuori dal centro cittadino medievale del duecento come “arterie principali”, a cui vanno ad “agganciarsi” i poli principali costituiti dalle chiese maggiori (come S.Croce, S. Maria Novella, S.S. Annunzianta, ecc…) che come noto, in quel periodo avevano un forte influsso non solo nella sfera spirituale, ma in tutti gli ambiti (o quasi) della vita cittadina. Da questi centri si generano i percorsi viari di quartiere che vanno a definire le zone residenziali; esse sono di solito costituite da lotti con fronti molto ridotti (massimo cinque metri) ma sviluppati in profondità che si affacciano da un lato sulla strada e dall’altro su zone spesso destinate a giardino/ orto. Questa tipologia edilizia si contrappone alle costruzioni della zona centrale, costituita dalla presenza ancora dominate delle case-torri.

Organizazzione urbana e tipologie edilizie

Come si può notare dalla cartografia storica presentata, nel corso dei secoli il quartiere, l’isolato di Piazza Ciompi e le zone limitrofe, non subiscono modifiche rilevanti dal punto di vista urbanistico; in tale brano rimangono per lo più immutati gli assetti morfologici planimetrici saturati da residenze per lo più destinate alla popolazione meno abbiente e caratterizzate dalla tipologia del “lotto gotico”.

Questa conformazione è rimasta pressoché costante, come si può vedere dal confronto della cartografia storica

Stabilità nel tempo

VIA

DE LL ’AG NO LO

VIA DEL GIA RDI NO

V I A

1587, Veduta della città di Firenze di Stefano Bonsignori.

(Archivio di Stato di Firenze)

Pianta di Firenze. Manoscritta (Archivio di Stato di FIrenze)

Pianta di Firenze. Manoscritta (Archivio di Stato di FIrenze).

Pianta di Firenze dallo scritto di Placido Landini.

Pianta Topografica di Firenze di Gugliantini-Angiolini-Rosaspina

Foto aerea ripresa dal Dirigibile militare M. 19.

P I E T R A P I A N A

Risanamento del “Vecchio Centro” Risanamento del “Vecchio Centro” e conseguenze

Con la politica urbanistica ottocentesca, che con le operazioni previste dal Piano Poggi cambierà per sempre l’immagine (e non solo) di Firenze, si agì anche nell’ottica del risanamento delle aree insalubri. Esempio lampante è il progetto di sventramento della zona del Mercato Vecchio (attuale Piazza delle Repubblica) con operazioni di esproprio e demolizione, prima degli stabilimenti del mercato, e successivamente degli edifici (per lo più residenziali) che si affacciavano sul mercato. La Colonna dell’Abbondanza e la Loggia del Pesce, di cui l’ultima di probabile attribuzione Vasariana (o maestranze), vengono “smontate” per essere conservate.

Questo fatto è intrinsecamente collegato alla zona di Piazza Ciompi. Un esempio è la ricollocazione della Loggia del Pesce in Piazza dei Ciompi in tempi relativamente recenti (1955), con la volontà di resituire dignità al quartiere a seguito degli sventramenti novecenteschi.

P I A Z Z A

1880

Legame tra “Mercato Vecchio” e Santa Croce

D E L M E R C AT V E C C H O I O

Viste della Loggia nel Mercato Vecchio (Achivi Alinari)

Risanamento del quartiere di Santa Croce Cause della volontà di risanamento

Il secondo fatto è che la popolazione espropriata meno abbiente “migrò” nei quartieri di San Frediano e Santa Croce, andando ad aumentare la densità demografica della zona; le nuove “residenze”, che si inserivano in un tessuto già denso e compatto, si insinuavano spesso nelle corti, oppure davano vita a sopraelevazioni improbabili, andando ad incrementare le già dubbie condizioni igenico-sanitarie presenti nel quartiere.

Dati statistici e porposta di “risanamento del quartiere”

Per il riordinamento del quartiere, il primo a muoversi fu il conte Guicciardini, che chiese al professore di statistica Ugo Giusti di studiare i dati demografici dell’area, come preludio ad una seconda fase di progetto urbanistico di risanamento.

I dati statistici raccolti e presentati nel 1915 confermarono le condizioni di precarietà del quartiere, rinforzando la volontà di un “risanamento”. Al 1928 la proposta del Guicciardini, avvalorata dal supporto dell’architetto Fagnoni (professore all’istituto superiore di architettura di Firenze), si basava sull’idea del diradamento edilizio.

Inizio e fermo dei lavori di demolizione

Nel Piano Fagnoni si prevede l’inserimento di un grande polmone verde all’interno del quartiere in grado di collegare i giardini retrostanti a Santa Croce con l’ottocentesca Piazza Massimo d’Azeglio. Questo corridoio verde può essere ricavato solo grazie all’abbattimento degli isolati ritenuti più “insalubri”, compresi tra Via XVIII Ottobre, Borgo Allegri, Via Pietrapiana, Via Michelangelo Buonarroti e Via St. Cristofano. Questa striscia verde, secondo l’Arch. Fagnoni, andrebbe ad aumentare le condizioni estetiche, igieniche e funzionali dell’area, e avrebbe rispetto degli “edifici di pregio” di cui non si prevede l’abbattimento: l’intervento si inserisce nell’ottica di una “bonifica edilizia”.

1936

Il Piano Fagnoni

Piano Fagnoni, (Urbanistica, Maggio Giugno 1936)

Nel 1936 iniziano i lavori di demolizione degli isolati, anche se i lavori di ricostruzione non verranno mai completamente compiuti a causa della seconda guerra mondiale, lasciando vuoti non progettati all’interno del tessuto urbano fiorentino, che verranno in parte colmati in periodi successivi. Uno di questi vuoti è appunto Piazza Dei Ciompi.

1936-42 Immagini storiche delle demolizioni (Archivio Alinari)

p ciompi demolizioni.jpg

1943 Schema esemplificativo delle demolizioni (basato su foto aerea, ‘43)

Piazza dei Ciompi: immagini da un passato “recente” Ricostruzione della Loggia del Pesce

1955 La cinquecentesca Loggia, le cui parti principali erano custodite a San Marco, viene ricostruita al margine di Piazza dei Ciompi, come dono al quartiere “devastato” dagli sventramenti.

“Mercato del Piccolo Antiquariato”

1963 Negli stessi anni della ricostruzione si organizzò un mercatino ortofrutticolo nella piazza, che fu poi sosituito nel 1963 dal Mercato del Piccolo Antiquariato.

L’alluvione di Firenze

1966 La piazza (insieme al nuovo mercato), viene completamente sommersa dall’acqua a seguito alle esondazioni dell’Arno.

L’incendio

1968 L’assetto “effimero” del mercato in banchi coperti da teli, permise il rapido riassemblaggio dopo l’alluvione, ma subì gravi danni a seguito dell’incendio del 1968.

Spostamento del Mercato

1981-2015 Il Mercatino delle Pulci viene in seguito ricostruito in stand, ma problemi di abusivismo, insinuarono nel 1981 l’idea di uno spostamento in Largo Annigoni, materializzato nel 2015.

Un luogo in attesa

TAV 3

Piazza dei Ciompi, che ad oggi si sta trasformando grazie al progetto dell’amministrazione comunale, si presentava come un grande spazio vuoto fisicamente e non solo. Dallo spostamento dello storico mercatino delle pulci in Largo Annigoni, questo luogo risente di una forte assenza umana e fisica che era immediatamente percepibile da chi osservava questo ampia distesa vuota, prima dell’inizio dei lavori. Il vuoto fisico tuttavia non deve per forza avere una connotazione negativa, infatti sprigiona in sé una gamma di potenzialità elevata.

1955

1966

1968

1971

Il vuoto: la dimensione raggiunta

2017-18

VIA DE LL’ AG NO LO

VI A

V I A

2017-2018 La Piazza è oggi in trasformazione con il progetto approvato dall’amministrazione comunale.

CdL: Scienze dell’Architettura

Anno accademico: 2018/19

P I E T R A P I A N A

VERSO IL VUOTO

Relatore: Prof. Antonio Capestro Candidato: Simone Natali

VIA DEL L’O LIV O MA RT IR I D EL

L E G G E R E I L PA S S AT O P E R C A P I R E I L P R E S E N T E

PO PO LO

01

TAV 2

TAV 3

TAV 4

TAV 5

BIBLIOGRAFIA Capestro A., L’immagine del progetto urbano (a cura di), Firenze, Allinea Editrice, 2001 Capestro A., Oggi la città. Riflessione sui fenomeni di trasformazione urbana, Firenze, 2012 Capestro A., Progettando Città. Riflessioni sul metodo della progettazione urbana, Firenze, 2012 Capestro A., Zaffi L. 2018, Il progetto del temporaneo.

Tra ricerca e formazione: dispositivi per l’arte la cultura il patrimonio, DIDApress, Firenze.

Capestro A., Verso una progettualità strategica per gli spazi residuali del centro storico di Firenze - Patrimonio Mondiale UNESCO, in A. Lauria (a cura di) Piccoli Spazi Urbani.

Valorizzazione degli spazi residuali in contesti storici e qualità sociale, Liguori, Napoli, 2017, pp.

239-261.

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Urbanistica (rivista), Maggio-Giugno, 1936