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IL COSTUMISTA

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IL COMPOSITORE

IL COMPOSITORE

La prima alla Scala come passerella di moda

FEDERICO VERATTI RACCONTA LA STORIA E L'EVOLUZIONE DEL COSTUME TEATRALE

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LuandoLa più grande passerella fashion ormai da svariati anni, anzi possiamo dire dal 1951, rimanesicuramente il red carpet e il foyer del Teatro alla Scala di Milano. Sfarzosi abiti, gioielli e trasgressioni sono gli elementi che rappresentano il 7 dicembre Sant’Ambrogio. Una lista di persone illustri si sono susseguite nella storia a questo grandissimo evento ormai più mondano che ad alto livello culturale.

Molti sarti e stilisti hanno confezionato abiti che hanno fatto la storia di questa splendida serata, da Gigliola Curiel considerata "la sarta della Milano bene" fino ad arrivare a Giorgio Armani .

Nel 1954 una commissione di stilisti e sarti istituì il premio per la donna più elegante e proprio quell’anno fu assegnato all’abito “India Misteriosa” indossato dalla contessa Dompè, un look da 700.000 lire.

Gli anni '50 e 60 rappresentati dal boom economico sono stati il decennio più significativo per la moda, anzi il lusso nella moda, la cura dei dettagli e delle stoffe pregiatissime che adornava corpi da una fisicità molto lontana da quella attuale. Forme prosperose sempre ben coperte ma allo stesso tempo evidenziate da abiti confezionati con una maestria che forse non ci appartiene più.

Sarti e non solo stilisti, artigiani che sapevano scegliere con mano la qualità del nostro made in Italy.

Giuliana Brenner e Gigliola Curiel nel 1958

IL SOCIAL

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Maria Callas e Vittorio Ghiringhelli alla Scala nel 1970

La grande Maria Callas icona di stile e di canto lirico indossava spesso abiti di Gigliola Curiel. Furono gli anni che diedero la possibilità a questa serata di diventare quel qualcosa in più alle persone di un ceto alto. Successivamente con il passare degli anni divenne anche vetrina di cambiamento e rivoluzione della moda, con l’avvento di uno stile più eccentrico e “corto” tipico degli anni '70.

La famosissima minigonna di Marie Quant riuscì ad entrare dalla porta principale del famosissimo teatro meneghino, fino a trsformarsi in un abito a trapezio corto con copricapo in pelliccia e stivale in vinile bianco indossato da Liz Taylor, che riuscì pure ad arrivare in ritardo allo spettacolo, mandando su di giri l’allora sovrintendente Paolo Grassi

Gli anni passano e la moda si trasforma, dalle sartorie si passa alle case di moda ,da sarti a stilisti e da magica serata frivola a contestazione politica. Passando dal 68 con le rivolte studentesche, dove fu messa in discussione la riuscita della prima, portando il direttore a chiedere di “ evitare l’abito da sera”. toccando Tangentopoli con Bettino Craxi, fino ad arrivare allo “stop pelliccie” con Marina

Marina Ripa di Meana

BIOGRAFIA

• Federico Veratti, ex primo bal-

lerino del Balletto di Milano, insegnante e coreografo freelance, dopo diversi anni nel mondo della danza, decide di specializzarsi in costume e sartoria teatrale.

• Ha sempre avuto una passione

per la moda e la storia del costume:questa è stato il via che lo ha spinto ad aprire una sua sartoria/ atelier.

• Grazie alla possibilità offertagli

da Carlo Pesta e Agnese Omodei Salè nel 2016 ho intrapreso la carriera da costumista, disegnando e dirigendo la sartoria per il SAAREMA OPERA FESTIVAL in Estonia e successivamente lavorando per teatri, privati e case di moda.

Ripa di Meana a seno scoperto davanti al teatro. Vetrina di stile e diatribe politiche. Uno spettacolo che va oltre il palcoscenico.

La storia della moda e del costume vive di questi episodi che hanno saputo caratterizzare un’epoca. Moda e teatro vanno a “braccetto” lasciandosi trascinare dagli applausi e dai fischi del pubblico. • RS

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