2 minute read

LETTERA APERTA

Le parole dannose

Umiltà, sacrificio, fatica! Sono tra le parole più usate dai comunicatori, da noi giornalisti, dagli chef quando si parla di ristorazione. Ma se al posto di utilizzare accezioni negative noi cominciassimo a parlare di competenza, reputazione e felicità che questa professione dona alle persone e, di conseguenza, anche a chi la pratica non darebbe il giusto valore a un mestiere che è, anche se non sembra, tra i più importanti per far crescere bene il pianeta? Un mestiere che non potrà mai essere sostituito dalle macchine e, quindi, anche con un futuro certo per le prossime generazioni; una professione che regala, se la si vuol cogliere appieno, felicità e benessere alle persone; un’attività culturale, nel senso più profondo del termine, che racconta, ancora oggi, buona parte della storia dell’uomo; e, infine, un mondo, quello del cibo, che nel nostro Paese vale qualcosa come il 25% del PIL. È o non è importante? Invece lo dipingiamo, con il risultato che i giovani lo rifuggono come opportunità, come un mestiere umile, di sacrificio, di fatica. Certo, non sono rose e fiori, ma come tutte le professioni, se fatti con dignità e maestria, diventano lo scopo stesso della vita. “L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” recita l’art.1 della nostra Costituzione. Vorrà pur dire qualcosa? Avrà pure un significato quella frase frutto di un lungo periodo di dramma, di crisi profonda, di un paese lacerato e diviso? Da quella frase l’Italia ha ripreso forza, è diventata, o meglio, è tornata ad essere un grande meraviglioso paese, oggi apprezzatissimo in tutto il mondo, anche e proprio per il modo di accogliere e fare cucina. Quindi cominciamo a essere orgogliosi di chi siamo, della terra in cui viviamo, della gioia reale, non virtuale, che possiamo regalare alle persone. Non risolveremo certo così i problemi che oggi affliggono la ristorazione ma a un ragazzo, al posto di parlare di umiltà (parola davvero orribile per descrivere questa professione), raccontiamo un progetto

di ristorazione, coinvolgiamolo nelle scelte, ascoltiamone le parole, i suggerimenti; è probabile che faremo tutti un passo avanti.

Se poi, a questo passo, aggiungiamo il rispetto per chi lavora…. il rispetto, parola che sembra fuori tempo e invece va tenuta in vita a ogni costo… allora il percorso si fa più lineare. Ci sono, infine, gli altri problemi che rendono apparentemente difficoltose le soluzioni: il cuneo fiscale, gli orari di questo lavoro, per citarne due tra i più urgenti. Ma non è meglio cominciare da ciò che si può risolvere subito, con facilità, per provare in un immediato secondo tempo ad affrontare il resto? Un linguaggio trasparente, azioni trasparenti verso le persone, la consapevolezza che ogni parola ha una determinata interpretazione e, quindi, anche l’abuso dei termini che va abbattuto diventano un potente motore di cambiamento. Ormai viviamo in un mondo che tende a non considerare i piccoli gesti come essenziali e utili al cambiamento: lo vediamo con temi come il clima. Eppure, da quando è nato, l’uomo ha sempre avviato le grandi trasformazioni con un piccolo gesto. Il nostro, di questa rivista, sarà cancellare da qualsiasi articolo le parole negative: umiltà, sacrificio, fatica!

Luigi Franchi direttore responsabile

luigifranchi@salaecucina.it luigifranchi@salaecucina.it