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Come Potrò Mai RipagarLo Lakshminarayana Kote

Come Potrò Mai RipagarLo...

Lakshminarayana Kote

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ERO L’UNICO STUDENTE CHE indossava gli orecchini quando, nel 1976, entrai nel College di Swami a Whitefield. Bhagavan mi chiamò affettuosamente “Kammalwala” e ha continuato a chiamarmi con questo stesso nome finché, nel 1990, non mi disse di tornare a casa, per assumermi le responsabilità familiari, quando mio padre si ammalò gravemente.

La Stretta Vicinanza di Swami come Suo Studente

Quando entrai nell’ostello, il totale degli studenti era di appena di centoventi unità. L’edificio dell’ostello che vediamo oggi, a quel tempo era come un delizioso piccolo serbatoio d’acqua. In quaranta ragazzi alloggiavamo in un dormitorio dietro il Kalyana Mandapam. Il resto degli studenti era ospitato in un garage trasformato in ostello vicino al cancello principale. A quei tempi, Brindavan era piena di alberi. Le strutture erano minime, ma non ne sentimmo mai il disagio perché, allora, Swami trascorreva molto del Suo tempo con noi. Veniva al nostro dormitorio in qualsiasi momento: la mattina alle 5,30 dopo la Suprabhatam, all’ora di colazione alle 7,30 o in qualsiasi altro momento della giornata. Spesso sbirciava nelle aule durante le ore di lezione. Quando andava al Sai Ram Shed (il grande albero allora presente nell’ashram di Whitefield – ndt) per dare il Darshan ai devoti, invariabilmente veniva all’ostello, vi trascorreva alcuni minuti e chiedeva informazioni sulla salute degli studenti e i loro progressi scolastici. Dato che il College era adiacente al Mandir, ogni volta che eravamo liberi dalle lezioni, correvamo al bungalow e “rubavamo” un Darshan o due! Spesso Swami parlava di qualche episodio delle Scritture e per noi il tempo si fermava finché Egli non ci ricordava che dovevamo tornare in tempo per le lezioni! Una volta ogni tanto, Swami pranzava con noi all’ostello e, in tali occasioni, serviva personalmente dolci a ciascuno singolarmente. In quei giorni fu avviata una nuova consuetudine in base alla quale due ragazzi dell’ostello avrebbero portato tutti i giorni la colazione, il pranzo, la merenda e la cena al Mandir. Swami ci offrì in tal modo tante opportunità di interagire con Lui. Infatti, in quelle occasioni, ci parlava personalmente e ci faceva sedere e mangiare alla Sua presenza, riempiendo i nostri piatti e il nostro cuore. Ci parlava dei nostri genitori e di altri membri della famiglia e si informava sui nostri studi. Nel vecchio bungalow c’era una “stanza protetta”. Swami si sedeva lì ogni giorno per almeno un’ora ed era in quel luogo che avevamo la fortunata opportunità di fare Pada Seva. Bhagavan era solito trascorrere del tempo con gli studenti scherzando, narrando storie con i valori e correggendo la nostra condotta (“i ragazzi dovrebbero avere una postura diritta”; “dovreste stare fermi; non continuare a cambiare posizione ogni momento. Il corpo è come una pentola e la mente è come l’acqua nella pentola; se la pentola viene scossa, viene scosso anche il contenuto.”) Sottolineava la necessità di avere una costante devozione per Dio e di essere disciplinati nella routine quotidiana. Faceva costantemente rivivere pagine del Ramayana, del Mahabharata, della

Bhagavata e delle Upanishad, e ci rendevamo conto della ricchezza di lezioni che tali opere contengono per l’uomo moderno. Le metafore di Swami sono sempre state tratte dai tempi contemporanei e, come tali, avevano un senso per noi. È sempre stato molto affascinante ascoltarLo. Egli era molto severo per quanto riguarda la disciplina, e non scendeva a compromessi quando si trattava di simili questioni. All’inizio, c’era un garbato richiamo alla mente, seguito da un severo monito, in pubblico, se motivato. Se la condotta dello studente non migliorava, Bhagavan prendeva le distanze da lui. Se ancora non si fosse mostrato all’altezza della situazione, chiedeva al Direttore di rimandare lo studente dai suoi genitori. Ma ogni sincero tentativo di migliorare era incoraggiato e le relazioni si rimettevano in carreggiata. In questo modo, in tutte la nostra vita, Swami ha interpretato il ruolo di una Madre amorevole e di un Padre severo.

L’Opportunità di Cantare alla Presenza di Swami

Fu mentre svolgevo il mio II PUC (Corso Preuniversitario) che ebbi la possibilità di cantare in pubblico durante i Bhajan alla presenza divina. Successivamente, Swami ci incoraggiò a tenere molti programmi nell’Auditorium Poornachandra. Qualunque cosa io sia in grado di cantare, è interamente dovuta alla Sua grazia e alle Sue benedizioni. Formò un gruppo musicale di studenti e ci dette la grandiosa possibilità di cantare “Sai Katha”, la storia della vita di Bhagavan, attraverso la musica. I testi furono scritti da Sri Adinarayana Rao, e Sri Rajeshwara Rao compose la musica. Bhagavan portò tutti noi - il gruppo musicale - a Chennai per la registrazione del “Sai Katha”, e presenziò Egli Stesso con noi nello Studio HMV durante la registrazione! Fu un po’ prima di andare a Chennai che Swami Stesso mi tolse gli orecchini e mi disse di indossare i pantaloni invece di un dhoti. Questo fu il modo in cui Swami riversò le Sue premure e attenzioni su ciascuno di noi. Egli era sempre stato interessato ad ascoltare il “Rama Katha”. Ogni volta che veniva un ospite, ci chiedeva di cantarlo. Allora, Hirok Changkakoti e io eravamo quelli benedetti da questa opportunità. Non sappiamo davvero quante volte l’abbiamo cantato. Nel 1985, quando facevamo il Grama Seva, Bhagavan andò in villaggi come Ammagondapalem e Kammavaripalli. In un tempio, ci fu la posa delle statue di Rama, Sita, Lakshmana e Hanuman. Anche in quell’occasione ci fece cantare il Rama Katha. Ancora oggi, quando eseguiamo un programma musicale ogni 1° gennaio, ne includiamo una parte. I ragazzi che cantavano ebbero grandi possibilità da parte di Bhagavan. Essendo esperti, Egli dava istruzioni minime. Ci portava nella stanza dei colloqui o nella stanza verde dell’Auditorium Poornachandra e ci faceva provare le canzoni. Ci insegnava come eseguirle, specialmente le sfumature e le variazioni di ogni verso. A Brindavan, ci portava a casa di Smt. Ratanlal. Anch’essa, come una zia affettuosa, ci dava latte con curcuma e burro chiarificato, che faceva molto bene alla gola. Ci sono state occasioni in cui Swami saliva fino al 2° piano dell’ostello di Brindavan e supervisionava le nostre sessioni di pratica. Ci diceva di cantare con voce fluida e piena, ma di non scuotere la testa e di non fare strane espressioni mentre cantavano. Uno dei nostri fratelli era un cantante di grande talento con una voce spesso paragonata a quella del leggendario Ghantasala. Tuttavia, quando era immerso nel canto, il suo volto assumeva un’espressione distorta, innaturale. Durante una di queste sessioni, Bhagavan escogitò un rimedio malizioso e mi bisbigliò di procurarmi uno specchio.

Quando iniziò a cantare e si perse nella profondità della canzone, Bhagavan Stesso gli mise lo specchio davanti al viso e così corresse questa sua tendenza. Swami ha sempre sottolineato che si dovrebbe dare importanza a Bhava (sentimento), Raga (melodia) e Tala (ritmo). Molte volte ci portava

a fare un picnic. Le macchine abbandonavano la strada, entravano in un posto simile a una foresta con molta vegetazione e ci divertivamo davvero. Swami ci fece mangiare con la gioia nel cuore, cantare i Bhajan, e ci chiedeva di suonare strumenti musicali mentre Egli Stesso suonava il Talam (cimbali a mano fatti di due tipi diversi di lega - ndt). Era così meraviglioso essere nel Sannidhi (alla Presenza) di Swami che dimenticavo persino la mia casa. Nei miei 15 anni di permanenza vicino Lui, sono tornato a casa solo quattro volte. Nel gennaio del 1978, Egli Stesso mi portò con Sé ad Alike e Chokkady. Sono sempre in debito con mia madre Savithriamma e mio padre, il defunto Sri Kote Parameshwarayya, per avermi non solo messo al mondo, ma per avermi anche indirizzato sulla via del Divino e incoraggiato a desiderare ardentemente la vicinanza divina. Fin dall’infanzia, mio padre mi portava a Parthi. Ogni volta Swami ci chiamava per un colloquio ed Egli Stesso mi disse di entrare nel Suo College. Mentre ero studente, Egli non solo si prendeva cura della mia istruzione, ma anche delle mie necessità quotidiane. Mi dava anche la paghetta di cui avevo bisogno. Mio padre mi consegnò completamente a Bhagavan e non si preoccupò mai per me perché sapeva che ero nelle mani più sicure.

Bhagavan prese anche mio fratello Subbappayya nel Suo gregge. È stato lì, con Lui, per circa 20 anni. Ho avuto numerose opportunità di osservare Radhakrishna al lavoro. Radhakrishna era il mio tutor anziano e guidava l’auto di Swami. Era una persona molto semplice, un buon amico e una guida. Fin dall’inizio, mi ha guidato su come comportarmi alla presenza di Swami, e Swami mi mandava sempre con lui a Parthi o a Whitefield se c’era del lavoro da fare. Il modo L’autore canta durante un programma musicale. in cui era solito occuparsi delle necessità quotidiane di Swami fu per me di grande ispirazione.

Momenti Preziosi Trascorsi con Swami

Fu durante il mio terzo anno del corso di laurea che il vecchio bungalow di Bhagavan venne demolito. Al suo posto doveva essere costruito il Trayee Brindavan. Prima della demolizione, ad alcuni di noi venne affidata la responsabilità di spostare tutte le cose dal bungalow. In una sola seduta, dalle 5 alle 20, lo svuotammo. Swami fu molto contento di tutti noi e apprezzò il nostro duro lavoro. Quando il Trayee Brindavan era in fase di costruzione, Swami soggiornava al “Devi Nivas”, la casa della Rajmata (regina madre) di Nawanagar, vicino al College. Quando Egli si trasferì a casa della Rajmata, io ebbi l’opportunità di respirare la stessa aria che respirava Swami, e mangiare e dormire nella Sua residenza. Ebbi anche l’opportunità d’oro di mangiare seduto a tavola con Lui. Potrò mai esprimerGli la mia gratitudine per tutto questo? Molte volte mi portava con la Sua macchina da Parthi a Brindavan. Mi portò due volte a Ooty e una volta a Kodaikanal. Quanto è misericordioso e amorevole Bhagavan! Per la mia specializzazione, andai a Prasanthi Nilayam. Swami allora mi disse di restare nell’ostello degli studenti. Una volta, durante l’esame finale di M.A. (laurea di secondo

grado, specie in discipline umanistiche), non riuscii a completare la revisione delle partiture. Così, presi un tè al limone e rimasi sveglio tutta la notte cercando di completarla al più presto. Durante l’esame, ebbi la nausea e mi sentii male. Quando andai al Darshan del pomeriggio, Swami venne direttamente da me e mi domandò perché avevo studiato tutta la notte. “Dovresti essere rilassato prima dell’esame! Non stare mai in tensione. È stato grazie alle Mie benedizioni che hai potuto terminare l’esame!” – disse. Un giorno, Swami (il Magnifico Rettore) mi chiamò e mi chiese se conoscessi qualche poesia scritta dall’allora Vicerettore, professor V.K. Gokak. Risposi di no. Swami Stesso scelse le poesie scritte dal professor Gokak e da Smt. Sharada Gokak, e ce le dette per metterle in musica con la giusta tonalità. Questo avvenne in preparazione al 75° compleanno del Vicerettore! Swami ascoltò tutte le canzoni nella stanza dei colloqui, corresse la tonalità e la musica, dette un tocco finale e ci fece presentare un programma musicale.

L’Opportunità di Cantare alla Presenza di Swami

Durante le celebrazioni per il 60° Compleanno di Bhagavan, gli studenti furono benedetti dall’opportunità di tenere un programma all’Hill View Stadium. Mi chiese di cantare “Radhika Krishna Radhika” per il programma pomeridiano del Jhula (dondolo). Se ne interessò personalmente e mi insegnò ogni verso della canzone facendomelo ripetere dopo di Lui, soffermandosi su ogni sfumatura. Ogni ragazzo del gruppo non dimenticherà mai i preziosi momenti trascorsi con Swami durante quei giorni.

Effusione di Grazia Divina

Dopo le celebrazioni per il 60° Compleanno, ad aprile, Swami mi portò a Ooty. Quando tornammo da lì, mi ritrovai per così dire in una “cella frigorifera” o in “laboratorio”! Improvvisamente smise di parlarmi. Il Preside mi chiamò e mi disse che dovevo iscrivermi alla Scuola Centrale per insegnare. Non sono mai stato troppo appassionato di insegnamento, e risposi al Preside che non potevo farlo finché Swami non me lo avesse detto direttamente. Swami mi mandò un professore anziano che mi disse che quello era il Suo desiderio; così, per cinque anni, insegnai storia agli studenti delle classi X, XI e XII. Bhagavan mi tenne in “cella frigorifera” per tre anni; quei tre anni mi sembrarono un’eternità. Personalmente, fu un periodo difficile, ma mi insegnò come effettivamente stavo senza Swami. Se Egli è lì con te, sei un eroe, altrimenti sei un grande zero. Dopo quel periodo di ‘magra’, Swami mi portò a Kodaikanal per un mese, e fu di nuovo un periodo gioioso. Egli mi permise di offrirGli

l’Arati dopo i Bhajan.

Le cose erano tornate alla normalità e compresi il vero significato del detto spesso ricordato da Swami: “Il piacere è un intervallo tra due dolori.”

L’autore offre l’Arati a Bhagavan.

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