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La via italiana alla riforma del capitalismo
Torino, 18 settembre 1920: il cavalier Agnelli propone al deputato socialista Romita di trasformare la Fiat in una società cooperativa: https://articolo1mdp.it/unafiat-cooperativa-gramsci-e-la-trattativa-trail-cavalier-agnelli-e-romita
Valdagno, 25 ottobre 1921: Vittorio Emanuele Marzotto subisce un agguato davanti agli uffici della fabbrica e da più parti si tenta di dare la colpa al pesantissimo clima di scontro sindacale di quell’anno e “all’odio di classe dei rossi” che non erano gli storici competitor di Schio bensì i comunisti: https://it.wikipedia.org/wiki/ Vittorio_Emanuele_Marzotto_Sr
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Eravamo nel biennio rosso e la vicenda di Valdagno vi rientra perché l’attentatore era un figlio illegittimo di Marzotto che morirà a seguito di quell’attentato il 26 marzo 1922.
Anche a Torino della relativa proposta non se ne fa nulla, che però favorisce un successivo accordo di composizione degli scontri a favore della Fiat.
A Valdagno l’appuntamento con l’apice del conflitto lavoro verso capitale è solo rimandato al 19 aprile 1968 con l’abbattimento della statua del padre di Vittorio Emanuele Marzotto, ovvero Gaetano Marzotto. Io avevo 4 anni. https://www.ilgiornaledivicenza.it/iniziative/lane-120-anni/in-viaggio-con-il-vicenza/ la-statua-del-padrone-marzotto-finisce-gambe-all-aria-nella-polvere-1.8915151
Questi, insieme ai morti della Resistenza, sono gli eventi più eclatanti che nell’ultimo secolo ha vissuto il territorio dove sono cresciuto io, oltre alla mia famiglia. Siamo quindi cresciuti con molte domande sul senso di fare impresa e di come gestire i rapporti di lavoro.
In seguito ho avuto la fortuna di lavorare come controller proprio in Marzotto e di diventarne fornitore tramite l’azienda di mio padre.
Ritornando lo scorso anno in Marzotto come inquilino temporaneo, ho avuto la conferma che quel modello di impresa non è più funzionale al livello di consapevolezza delle persone e che per avere più collaborazione e cooperazione (senza per forza diventare cooperativa) occorreva trovare una via nuova.
Prima di iniziare la trattazione devo premettere che la nostra azienda nel 2016 si è trasformata in società Benefit e certificata Bcorp e che dal 2019 sta trasformando, con molta soddisfazione, la propria struttura secondo i principi dell’auto-organizzazione. Oggi siamo in 80 persone a Valdagno e 30 a Holland in Michigan, fatturiamo 25 milioni di euro e lavoriamo su commessa per l’arredamento dei punti vendita dei clienti industriali del lusso. Per l’anno appena iniziato prevediamo 33 milioni di fatturato ed una prima operazione di merger&acquisition
Ed ora entriamo in tema con alcune considerazioni:
• in prospettiva presente e futura, la dimensione d’impresa più funzionale in Italia è quella media del quarto capitalismo responsabile: https://w ww.mondadoristore.it/ imprese-persone-persone-F-ColtortiI-Falck-L-Busnach-L-Gilli-M-Marsiaj-MVitale-S-Zamagni-Vera-Negri-Zamagni/ eai978889948333/#tabMenu-8
• nelle medie imprese del Nordest le relazioni sono socialmente paritarie, ovvero ci si dà del tu indipendentemente dal ruolo
• siamo entrati nell’era della servitizzazione - dal prodotto al servizio - e delle grandi dimissioni per cui le persone sono ancor più determinanti che in passato per lo sviluppo delle imprese; si potrebbe dire che l’ossessione di un amministratore delegato dovrebbe essere la motivazione delle persone, il loro trattenimento e l’attrazione dei talenti
• le persone sono più consapevoli che in passato dei molti aspetti della vita d’azienda
• anche se il livello di complessità restasse quello vissuto negli ultimi 15 anni (crisi 2008, pandemia, guerra in Europa) le strutture organizzative fortemente gerarchiche sono già oggi disfunzionali sebbene, visto lo stress di tutti i sistemi, è probabile che la complessità cresca ancora
• la cultura economico-finanziaria è oggi indispensabile a tutti i livelli
• non possiamo permetterci di perdere imprese a causa dei cambi generazionali, anche a costo di rivederne gli assetti societari
• i Paesi occidentali fanno sempre più fatica a garantire adeguati livelli di welfare per cui le imprese si stanno già sostituendo al Pubblico collegando la produzione di valore con l’ottenimento di “diritti” e riconoscimenti
• sempre di più le aziende competeranno tra di loro sulla base della specifica cultura di ciascuna.
Con tutti questi assunti, risulta evidente che la partecipazione al capitale dei lavoratori potrebbe rispondere efficacemente a molte di queste questioni, ragione per cui la nostra azienda si presta a fare da apripista con la quotazione in borsa, programmata entro la fine del 2023 destinando una quota del capitale ai propri lavoratori.
Per confermare questa scelta, abbiamo affidato a 4 studenti del Job Campus del Mazza di Padova un progetto di studio.

Ci sono un paio di controindicazioni di cui tenere conto, che sono il freeriding (comportamenti opportunistici) e l’arroccamento dei dirigenti.
I 4 studenti hanno anche distribuito dei questionari per effettuare una profilazione statistica delle diverse personas presenti in Zordan; ne è emerso che il profilo con maggior frequenza è quello giallo che include i valori ricompresi nel grafico sottostante.
Indagare qual’è la cultura prevalente in azienda è fondamentale per evitare di

Credits: Sofia Mao, Lorenzo Arras, Mirko Forastiere e Laura Duò
Sempre dallo studio è emerso che per Zordan la modalità più congeniale di implementazione potrebbe essere il trust, strumento che fornisce stabilità nel trasferimento delle azioni e che consente di avere una rappresentanza in CdA.
Con un team di esperti di trust stiamo quindi iniziando a costruire le regole con cui si partecipa agli utili, all’aumento di valore dell’impresa e all’assunzione delle decisioni. Allo stato odierno di discussione, il trust dei lavoratori avrà come dotazione la metà delle quote attualmente intestate direttamente ai miei due fratelli e a me che, post quotazione, equivarrebbe al 7,5% del capitale.
Inoltre valuteremo anche modalità di partecipazione diretta attraverso l’acquisto di azioni a condizioni di favore.
Sarà questa, dunque, la nuova via per l’evoluzione del capitalismo nelle medie imprese italiane?
Dipende da quanti ci imiteranno, come del resto è già successo da 7 anni a questa parte con Società Benefit e Bcorp. Il nostro compito di ispiratori continua con questa nuova iniziativa perché è così che riusciamo a migliorare noi stessi e la nostra società.
Maurizio Zordan