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Nota dell’autore

In verità non è l’autore colui che scrive questa nota; è solo colui che ha avuto il compito di raccogliere e inserire brani di diari e di memorie tratti dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano nella trama dei «grandi» eventi del 1943-1945.

Sono oggetto di innumeri ricostruzioni storiche documentarie, di libri di ricordi, di polemiche e di accaniti dibattiti quegli anni in cui, con la guerra, si chiuse per l’Italia la tragedia del fascismo. I diari e le memorie raccolte nell’Archivio di Pieve Santo Stefano aggiungono colore e vita a vicende che, troppe volte narrate, discusse, contestate, sembrano a molti lontane dalla realtà di oggi, del tutto estranee alla nostra coscienza e alle nostre necessità di conoscere; tanto che rievocarle può apparire un esercizio retorico.

Nelle scritture che ho letto e collazionato è invece possibile trovare ancora il senso della scoperta, del subitaneo apparire di prospettive lontane nel tempo ma ancora significative per la coscienza e la memoria degli italiani. Non sono «colore» nel banale significato corrente; ma «colore» come riflesso di sentimenti ed esperienze di vita, di virtù e di errori, il cui insieme ha costituito la base profonda su cui è stato eretto il futuro di una nazione che nell’autunno 1943 pareva destinata a scomparire. Non sono diari e memorie che pretendano di narrare ciò che gli «storici» non avrebbero mai detto, come dicono di voler fare talora alcuni romanzieri insoddisfatti. Queste testimonianze presentano brani di esperienza per ricostruire di ciascuno il passato e per ritrovare di ciascuno il senso della sua stessa vita: vicende intime quindi che occorre accostare con rispetto. La loro collocazione in un quadro storico compiuto è incerta e precaria. Ma del resto non pretendono di esser giudicati e catalogati. Basta ricordarli.

In questo lavoro di raccolta e di riflessione sui diari e le testimonianze conservati a Pieve Santo Stefano ho ricevuto un aiuto insostituibile da Daniela Brighigni e da Natalia Cangi; e quest’ultima, appassionata madrina di tutte le memorie dell’Archivio creato da Saverio Tutino, mi ha molto aiutato a trattare con attenzione e rispetto ricordi e sentimenti contenuti negli scritti. Su tutto il lavoro ha vegliato l’alta figura di Camillo Brezzi, ideatore dell’impresa, da lungo tempo amico. Spero di non aver guastato, con errori di cui evidentemente sono il solo responsabile, il risultato dell’impegno di persone verso le quali ho un debito grande di riconoscenza.

L.G.