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Mario Peri. Vita e guerra di un deportato civile in un campo di concentramento nazista

Matteo Grasso – Monsummano Terme (Pt)

La storia di Mario Peri riemerge a oltre settant’anni dal termine della Seconda guerra mondiale, grazie all’interessamento del figlio Umberto che ha preziosamente conservato il diario del babbo, prigioniero in un lager nazista.

L’importanza di questi diari è fondamentale per la ricerca e per la conoscenza storica, andando ad aggiungersi alle testimonianze orali e alle fonti archivistiche. La narrazione diaristica è in grado di rappresentare i traumi psicologici, le aspirazioni e la vita quotidiana dei protagonisti della guerra. Una grande raccolta è stata avviata da alcuni anni per quanto riguarda i testi della Prima guerra mondiale11 mentre manca ancora un’indagine organica sui documenti della Seconda guerra mondiale, spesso posseduti dalle famiglie o presenti in archivi sparsi. Il conflitto ha avuto una memoria non omogenea e profondamente frantumata: racconti di soldati in Albania, Jugoslavia, Grecia, Unione Sovietica, Africa, isole; diari ed epistole di prigionieri di guerra militari e civili; scritti di fascisti e di repubblichini; memorie di partigiani comunisti, cattolici, azionisti, socialisti, anarchici, liberali e monarchici12. Sono solamente alcuni esempi: l’universo memoriale della Seconda guerra mondiale è vasto e non riducibile a visioni stereotipate. Memoria e oblio, ogni esperienza passa dai materiali archivistici in nostro possesso.

Dal punto di vista bibliografico, un grande sforzo è stato fatto negli ultimi trent’anni dai ricercatori italiani. Le lacune negli studi storici delle deportazioni e dell’internamento sono state in parte colmate dalla pubblicazione di numerosi volumi scientifici: in precedenza la bibliografia era costituita in larga parte da memorie e scritti autobiografici13 .

11 Vedi progetto della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale www.archiviodiari. org/index.php/iniziative-e-progetti/la-grande-guerra.html

12 Isnenghi M., Le guerre degli Italiani. Parole, immagini, ricordi (1848-1945), Mondadori, Milano, 1989, p.247.

13 Sulla deportazione nei campi di concentramento nazisti: ANED, Bibliografia della deportazione, Mondadori, Milano, 1982. Argenta G, Deportazione e schiavismo nazista. Aspetti, considerazioni, testimonianze, Gribaudo, Cavallermaggiore 1991.

CerejaF. e Mantelli B. (a cura di), La deportazione nei campi di sterminio nazisti. Studi e testimonianze, Franco Angeli, Milano, 1986.

Istituto Storico della Resistenza in Piemonte, Una storia di tutti. Prigionieri, internati, deportati italiani nella Seconda guerra mondiale, Milano, 1989.

Labanca N., Fra sterminio e sfruttamento, Militari internati e prigionieri di guerra nella Germania nazista 1939-1945, Le Lettere, Firenze, 1992.

Lazzero R., Gli schiavi di Hitler. I deportati italiani in Germania nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano, 1996.

LovattoA. (a cura di), La deportazione nei lager nazisti. Nuove prospettive di ricerca, Vercelli, Istituto per la storia della Resistenza, 1989.

Per questa ricerca, oltre al diario di guerra del deportato e alle fonti secondarie, ho utilizzato la testimonianza orale di Umberto Peri, oggi ottantacinquenne. Nato nel 1931, ancora lucido, ha narrato con passione e partecipazione la storia del padre, catturato dai tedeschi a Limite sull’Arno in provincia di Firenze. Certamente la narrazione che emerge è un’interpretazionepersonaleeparzialedelpassato,filtratadall’intervistatore in modo che possano emergere informazioni non più disponibili alla visione diretta14

Mario Peri nacque a Limite sull’Arno il 1 aprile 1906 e la sua casa divideva il confine con Vinci: l’abitazione era situata a Limite mentre il podere si trovava in territorio vinciano. Con la famiglia si era trasferito a Bologna, dove nel 1929 aveva sposato Rina Ciabatti e aperto una bottega di cappelli.

Nel 1940 l’Italia entrò in guerra a fianco delle potenze dell’Asse, aprendo alcuni fronti e dichiarando le ostilità nei confronti della Francia e alla Gran Bretagna; gran parte del suolo italiano in questa prima fase venne coinvolto marginalmente attraverso bombardamenti. Lo scoppio della guerra e l’inasprirsi della politica autarchica fascista indussero Mario a rivedere le sue aspirazioni. Le tasse aumentarono esponenzialmente, i ricavi subirono una netta flessione e l’affitto per il locale cominciò a gravare sulle finanze. Nel 1941 prese un appuntamento con il podestà della città emiliana per cercare di sistemare la situazione. La risposta del fascista fu chiara: Mussolini aveva bisogno di soldi per finanziare la guerra. Mario, mai iscritto al partito fascista essendo di fede socialista, rispose a muso duro affermando: «Mica l’ho voluta io la guerra». Il podestà si adirò e solamente l’intervento del fratello, iscritto di vecchia data al Partito Nazionale Fascista, evitò l’arresto15

Mayda G., Storia della deportazione dall’Italia 1943-1945, Bollati Boringhieri, Torino, 2002.

Tibaldi I., Compagni di viaggio: dall’Italia ai lager nazisti. I trasporti dei deportati, 19431945, Franco Angeli, Milano,1994.

14 Contini G., Martini A., Verbamanent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1993, p. 15.

15 Testimonianza orale di Umberto Peri, Vinci, 04/03/2016, intervista a cura dell’autore.

Foto di un giovanissimo Mario Peri

L’uomo fu costretto a chiudere la bottega e a tornare al proprio paese in Toscana, dove giunse agli albori del 1942. È in questo anno che inizia la storia del suo diario. Piccoli appunti presi con un lapis, inizialmente per segnare le spese (viaggi in treno, prodotti alimentari, carte da bollo, vestiti, cinema, riviste), gli stipendi e gli indirizzi, come una sorta di agenda personale16

La storia dei deportati italiani nei campi di concentramento nazisti si intreccia inevitabilmente alle vicende dell’8 settembre 1943, quando venne annunciato l’Armistizio fra il Regno d’Italia e le nazioni alleate, che portò all’occupazione militare e amministrativa tedesca del suolo italiano: la zona fra Vinci e Limite sull’Arno venne liberata solamente un anno dopo, a inizio settembre 1944. Un periodo durissimo sotto tutti i punti di vista: paura, fame, uccisioni erano all’ordine del giorno. La popolazione fu costretta a sottostare a leggi e a provvedimenti, a subire soprusi e violenze, a procurarsi in ogni modo il cibo necessario per la sopravvivenza. Fra gli episodi più spiacevoli ricordiamo l’internamento dei militari italiani, l’arresto e la deportazione di migliaia di ebrei prima di giungere alla terribile estate del ’44, quando in Toscana i nazisti, con la complicità dei fascisti locali, giunsero al culmine del periodo di stragi e massacri ai danni di civili e partigiani. A tutto ciò si aggiunsero anche i bombardamenti e i cannoneggiamenti angloamericani che, nel tentativo di colpire obiettivi sensibili dell’armata germanica, distrussero centinaia di case e obbligarono gli abitanti a rifugiarsi in luoghi che ritenevano sicuri17

16 Diario personale di Mario Peri, proprietà famiglia Peri.

Nel frattempo, nelle aree montuose e collinari andava formandosi quella che è stata la più grande esperienza di liberazione della propria terra: la Resistenza. Migliaia di persone, tra cui reduci militari sbandati, giovani renitenti alla leva, donne, contadini, operai, si unirono nella lotta contro l’oppressore nazifascista per il ritorno alla pace, spesso sacrificando la vita per la libertà altrui.

Mario Peri fu catturato proprio durante i quotidiani rastrellamenti nazisti dell’estate 1944, esattamente il 12 luglio. Vinci fu duramente colpita da operazioni militari tedesche: 5 vittime il 29 luglio; morti, feriti e arrestati il 7 agosto con la liberazione di un militare dell’Artillerie-Regiment della Wehrmacht; 11 vittime, 45 prigionieri e case distrutte nelle quali si trovavano munizioni il 9 agosto; 4 persone uccise accusate di effettuare segnalazioni luminose da una casa poi bruciata il 10 agosto18. A pochi chilometri venne effettuato il 23 agosto il quinto più grande massacro nazifascista in Italia: l’eccidio del Padule di Fucecchio, nel quale persero la vita 174 persone19

Mario nel diario ripercorre il momento della cattura e gli aspetti emotivi che coinvolsero gli arrestati e le loro famiglie:

17 Collotti E., L’occupazione tedesca in Toscana, in Palla M. (a cura di), Storia della Resistenza in Toscana. Volume primo, Carocci, Roma, 2006, p. 86.

18 Elenco parziale presente in Gentile C.,Azioni tedesche contro i civili in Toscana, s.n., s.l., s.d.

19 www.eccidiopadulefucecchio.it

12 Luglio 1944

Da quel giorno quanti dolori abbiamo provato: da quel giorno è cominciato ilnostrocalvario,cièancoranellanostramentechenonsipuòdimenticaremai i pianti delle nostre famiglie. Ognuno di noi ha lasciato nello strazio genitori moglie figli sorelle parenti ma il dolore è chi ha lasciato moglie e madre e figli, in loro si vedeva il pianto dagli occhi gli cadevano tante lacrime. Piangevano e ci chiamavano per nome mentre noi scortati dai tedeschi col fucile mitragliatore come tanti delinquenti. I nostri cari piangevano è l’ultima volta che io ti vedo non ti rivedo più, chi poteva baciava i suoi e gli altri conoscenti come l’ultimo addio come partissimo per come un morto. E poi su un rozzo camion siamo partiti senza sapere quale fosse la nostra destinazione la nostra sorte che ci attendeva. Dal quel giorno non abbiamo potuto dare nessuno notizia di noi e nemmeno riceverla di quello che avevamo odi più caro al mondo per il quale egli vive, lava e lotta contro il destino è la famiglia ma nella nostra mente è sempre scolpito il pensiero della madre, della moglie e il figlio[…]quanto più il pericolo e quanto più il pensiero va a loro da quel giorno della partenza dopo venti giorni di viaggio che è stato pieno di pericolo efame e disagi di ogni specie siamo giunti alla nostra destinazione.

La vita dell’uomo fu sconvolta. Nel diario sono annotati i luoghi di passaggio prima di giungere nello Stalag VI A:

Limite, Pistoia, Bologna, San Benedetto Po, Verona, Vicenza, Venezia, Treviso, Udine, Tarvisio Confine, Austria, Villach, Monaco, Francoforte, Colonia, Dusseldorf, Verberg

In un primo momento, il 14 luglio, fu visitato a Pistoia e dichiarato abile a lavorare in Germania: arrivò a Colonia il 28 luglio20. Il Terzo Reich gli assegnò un passaporto temporaneo per stranieri in cui erano indicati i suoi tratti caratteristici: nome, data e luogo di nascita, nazionalità italiana, professione operaio, faccia ovale, occhi marroni, capelli rasati. Era il libretto numero 4477521 .

20 Diario personale di Mario Peri, proprietà famiglia Peri.

21 Deutsches Reich, VorläufigerFremdenpass, proprietà famiglia Peri.

Passaporto temporaneo tedesco di Mario Peri

Passaporto temporaneo tedesco di Mario Peri

Venne internato in un campo di lavoro, precisamente a Wuppertal, all’interno dello Stalag VI A, soffrendo il freddo e la fame, assistendo a quotidiane violenze e percosse. Lavorava in condizioni disumane come operaio per una ditta di Velbertnel distretto della Ruhr e veniva sfruttato dal Terzo Reich per sostituire i soldati tedeschi inviati al fronte22.Fece parte dei circa 900.000 schiavi italiani di Hitler: 716.000 Internati Militari Italiani del Regio Esercito; 36.000deportati civili (politici, ex partigiani catturati senz’armi, ex IMI ribelli, ufficiali antifascisti rastrellati, carcerati militari); 9.000 deportati razziali e religiosi; 74.000 lavoratori civili (rastrellati a forza in Italia e trasferiti nel territorio del Terzo Reich nel 1944, fra essi Mario); 86.000emigrati civili, volontari, bloccati in Germania l’8 settembre 1943 quando stavano per rimpatriare23 .

La sua vita non fu solo disgrazia e miseria, ma anche strenua lotta per resistere alla sopraffazione fisica, psicologica e morale. Talvolta le situazioni degli internati prendevano una piega estrema: l’indifferenza, l’apatia, il lasciarsi andare, le azioni di aperta ribellione, la partecipazione a rivolte armate24. Il deportato, come possiamo dedurre dal suo diario, fu colpito dal profondo dramma psicologico di non avere notizie della sua famiglia. Scrisse:

1 gennaio 1945.

Mia carissima sposa oggi è il tuo compleanno. In questo giorno siamo stati lontani l’uno dall’altro purtroppo oggi siamo lontani e è molti mesi che non sappiamo notizie l’uno dell’altro. Io voglio sperare che almeno di salute vi stia tutto bene però quello di non ricevere né dare notizie mi dà molto pensiero. Non potendo fare di meglio non potendoti né parlare né scriverti il mio pensiero lo trasmetto sopra questo pezzo di carta così mi sembra di parlarti. Vorrei dirti tante cose […] vorrei sapere […] come stai te e il mio bambino che mi sembra molti anni di non avervi visti nel pensare a tutto mi verrebbe da piangere ma guardo di essere più forte che posso così alla speranza che tu sia anche te perché quando venni via ti dissi che ritornerò e ho la certezza di tornare e sopportare disagi e pericoli […] questo mi fa avere la certezza di rivedervi tutti.

22 Testimonianza orale di Umberto Peri, Vinci, 04/03/2016, intervista a cura dell’autore.

23 Sommaruga C., Una storia affossata. La resistenza degli “Internati Militari Italiani” (I.M.I.) – schiavi di Hitler nei Lager nazisti – traditi, disprezzati, dimenticati… e beffati dalla Germania e dall’Italia (1943 – 2007), Quaderno Dossier N. 3 – (2a edizione), Archivio “IMI”, 2007, pp. 2-3.

24 Devoto A., Considerazioni psicologiche sull’atteggiamento degli internati, in Della Santa N. (a cura di), I militari italiani internati dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943. Atti del convegno di studi storici promosso a Firenze il 14 e il 15 novembre 1985, Giunti, Firenze, 1986.

Tanti saluti e baci a te e al bambino con la speranza di rivedervi presto. In questo momento ti giunga il mio pensiero che vi ho tutti e sempre nella mia mente25 .

Appunti di Mario Peri dal lager

La sua famiglia soffriva per gli stessi motivi perché non aveva notizie di Mario e non era a conoscenza delle sue condizioni. In questo periodo non furono nemmeno corrisposti gli assegni familiari alla moglie e al figlio, come fu denunciato nel dopoguerra agli organi preposti.

Il 27 gennaio 1945, Mario raccontò sul diario questo pensiero diretto a suo figlio Umberto:

Oggi è il tuo compleanno in questo giorno non sono mai stato lontano purtroppo ora mi trovo molto lontano e non posso ricevere tue notizie né dare le mie. Voglio sperare che starai bene sono certo che ti sei mantenuto buono e studioso e che tu consolerai la tua mamma che in questo tempo immagino che avrà molti pensieri. Per quello che riguarda me non fo altro che pensare a voi altri e sopporto tutti i disagi con la speranza di tornare e di trovarvi tutti sani e salvi. Ti invio i miei auguri che tu seguiti a crescere sempre sano e robusto e studioso. Tanti baci tuo papà.

Non potendo inviare posta ho scritto queste parole in questa pagina così se io non potessi tornare sarà questo26 .

Le condizioni di Mario migliorarono grazie a un importante aiuto: una donna tedesca che lavorava nella fonderia gli procurava di nascosto, quasi quotidianamente, un po’ di pane, alimento che si sarebbe rivelato fondamentale per l’adattamento nel lager. Sulla prigionia riportò:

[…]lì ogni giorno di lavoro dalle sei del mattino alle sei di sera ci sembra un anno. Il mangiare consisteva in un tozzo di pane e due volte al giorno un poco di acqua con qualche foglia di cavolo. Ogni giorno il pericolo delle incursioni che venivano a migliaia il frastuono delle bombe dappertutto macerie ogni ora ogni momento è in pericolo la vita ma quello che tormenta di più e il pensiero della famiglia in ogni istante vedo il suo volto piangente, le sue ciglia piene di lagrime nessuno che abbia un poco di sentimento non può dimenticarlo più è il pericolo e più è il pensiero dei nostri cari […]27 .

La scrittura era diventata la sua arma personale di resistenza, un modo per comunicare il suo dolore senza esserne travolto. In quelle pagine leggeva se stesso, riconosceva di essere altro dal numero che lo avevano fatto diventare. In quelle poche pagine c’era tutta la sua vita prima, durante e dopo la guerra.

Il 17 aprile 1945 Mario affidava queste parole al suo diario:

Mia carissima moglie, stamattina all’alba abbiamo visto i primi carri armati americani non puoi credere la gioia. Splendeva il sole il cielo è sereno e le rondini volteggiano per l’aria28 .

Quando fu liberato pesava solamente 35 kg. Fu ricoverato in ospedale e, dopo due mesi di peripezie, riuscì finalmente a riabbracciare il figlio e la moglie: giunse con la testa rasata, i vestiti americani e uno zaino sulle spalle29

26 Diario personale di Mario Peri, proprietà famiglia Peri.

27 Diario personale di Mario Peri, proprietà famiglia Peri.

28 Diario personale di Mario Peri, proprietà famiglia Peri.

Una volta tornato a casa, nonostante tutto, continuò a utilizzare il diario come un’agenda:

2 ottobre 1945

Finito di svinare vino nostrale:

Barili 58

Americano 10

Bianco 5

Diviso a metà ciascuno30 .

Fonti www.eccidiopadulefucecchio.it

Diario personale di Mario Peri, proprietà famiglia Peri. Deutsches Reich, Vorläufiger Fremdenpass, proprietà famiglia Peri. Testimonianza orale di Umberto Peri, Vinci, 04/03/2016, intervista a cura dell’autore.

Bibliografia

Cereja F. e Mantelli B. (a cura di), La deportazione nei campi di sterminio nazisti. Studi e testimonianze, Franco Angeli, Milano,1986.

Contini G., Martini A., Verbamanent. L’uso delle fonti orali per la storia contemporanea, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1993.

Della Santa N. (a cura di), I militari italiani internati dai tedeschi dopo l’8 settembre 1943. Atti del convegno di studi storici promosso a Firenze il 14 e il 15 novembre 1985, Giunti, Firenze, 1986.

Gentile C., Azioni tedesche contro i civili in Toscana, s.n., s.l., s.d.

Isnenghi M., Le guerre degli Italiani. Parole, immagini, ricordi (1848-1945), Mondadori, Milano, 1989.

Labanca N., Fra sterminio e sfruttamento, Militari internati e prigionieri di guerra nella Germania nazista 1939-1945, Le Lettere, Firenze, 1992.

Lazzero R., Gli schiavi di Hitler. I deportati italiani in Germania nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano, 1996.

Mayda G., Storia della deportazione dall’Italia 1943-1945, Bollati Boringhieri, Torino, 2002.

Palla M. (a cura di), Storia della Resistenza in Toscana. Volume primo, Carocci, Roma, 2006.

Sommaruga C., Una storia affossata. La resistenza degli “Internati Militari Italiani” (I.M.I.) – schiavi di Hitler nei Lager nazisti – traditi, disprezzati, dimenticati… e beffati dalla Germania e dall’Italia (1943 – 2007), Quaderno Dossier N. 3 – (2a edizione), Archivio “IMI”, 2007.

Chi chiude gli occhi davanti al passato diviene cieco per il presente.

Richard von Weizsäcker Presidente della RFT, 8 maggio 1985, 40° anniversario della capitolazione del Terzo Reich