
37 minute read
LE OPERE DI RAIMONDO MONTECUCCOLI
EDIZIONE CR !T!CA a cura di
RAIMONDO LURAGHI
Advertisement
VOLU ME I
Trattato della g uerra
ROMA - 1988
Stabilimento d'arti grafiche Gius. Laterza & Figli , Bari 1988
Presentazione
L'esigenza di procedere alfine ad una edizione critica integrale delle Opere di Raimondo Montecuccoli era sentita da anni da tutti gli studiosi. Per primo Piero Pieri, Maestro degli Storici militari italiani, aveva auspicato una tale intrapresa, sottolineando come fosse una vera e propria macchia che L'Italia non avesse mai provveduto - così come aveva fatto invece per gli scritti del principe Eugenio di Savoia - a pubblicare sistematicamentè le Opere di colui che era stato non solo il suo più grande teorico militare, ma uno dei maggiori pensatori in tal campo di tutti i tempi e di tutt i i Paesi . Sino ad ora infatti non si poteva disporre che di pubblicazioni parziali, mutile, incomplete, e nelle quali, inoltre, il pensiero del Montecuccoli appariva gravemente alterato e deformato: la stessa benemerita edi- ' zione curata dal capitano austriaco Veltzé appariva non priva di gravi pecche: a prescindere dal fatto che il pensiero del nostro non vi era riprodotto nel testo originale italiano, ma tradotto (e talvolta mal tradotto1 in lingua tedesca .
L'Ufficio Storico, iniziando tale impresa, è perfettamente conscio delle enormi difficoltà che gli si parano sul cammino: essa ha richiesto e richiede spirito di iniziativa, serietà scientifica ed anche, diciamolo, una buona dose di coraggio . Infine, ecco i due primi volumi, magistralmente curati dal professor Raimondo Luragh i, che includono - per la prima volta nei testi autentici stabiliti criticamente sui manoscritti originali di Montecuccoli - le maggiori opere teoriche militari del Grande. Il fine della presente edizione è stato di porre a disposizione degli studiosi il profondo e articolato pensiero militare del Montecuccoli: ques t o, non lo si dimentichi, è il suo vero e grande lascito. Perché egli fu, soprattutto e al di sopra di ogni cosa, pensatore militare, teorico e filosofo della guerra e condottiero . Malgrado le molteplici attività e gli straordinari meriti di quell'uomo inimitabile, giova ricordare che il suo pensiero militare è e rimane il suo più grande apporto: volerlo ignorare o sminuire significherebbe deformarne la figura e il valore storico.
Si auspica che altri volumi seguano, sino a completare questa che aspira ad essere la prima edizione integrale delle Opere di Montecuccoli: tuttavia l'aver dato alle stampe il complesso degli scritti teoricomilitari maggiori di quel Grande è già di per sé una realizzazione di cui tutti gli studiosi italiani e stranieri possono e potranno giovarsi.
Il compito di curare La prima edizione italiana, fondata sui manos critti originali, delle opere di R aimondo Montecuccoli si è rivelato assai più difficile, lento e complesso di quanto inizialmente previsto: ma~ però, un compito ingrato. Il vivere per diversi anni in compagn ia ed in so litario collo quio con un uomo di raro ingegno, di cultura enciclopedica e di profonda umanità è stato infatti un premio così grande in se stesso da illuminare e rendere liete le lunghe giornate, le settimane, i mesi, gli anni di questo lavoro .
L'interesse veramente universale del pensiero del Nostro è valso anche ad aiutare a colmare il fossa.to (più apparente che reale, per chi vede in Giambattista Vico il proprio maggiore Maestro) che sembrava «sepa rarm i» dal vecchio Continente. Il ponte è stato dato dalla diuturna e ormai pluriennale dimestichezza sia con la storia militare (!,a quale non ha confini), che con i problemi strateg~ i quali ultimi (ed è questa una tra le intuizioni euristiche, e non solo euristiche, più importanti del nostro tempo) non possono veramente essere visti e intesi se non in una prospettiva e in una dimensione global~ sia in senso sincronico che diacronico e geopolitico . Non ultimo motivo di fascino nella figura di Montecuccol~ oltre alla straordinaria vicenda della sua vita, è, a questo proposito, la stupefacente «modernità» del suo pensiero che lo rende di interesse scottante proprio per i lettori di questa nostra tormentata età.
Tali cose ho cercato d i porre in· luce sia n el saggio introduttivo che nel commento a questo primo volume, il quale include per intero quel Trattato della G uerra che era sino ad oggi del tutto inedito nella sua lingua originale avendosi di esso la sola traduzione tedesca del Veltzé, per giunta incompleta e non priva di fraintendimenti .
Il secondo volume {già in istato di avanzata preparazione) includerà il primo De lle battaglie, le Tavole militari, il Disco rso della guer- ra contro al Turco (del tutto inedito, e sfuggùo anche all'attento Veltze), i così detti ''Aforismi': il Dell'Arte Militare e infine il secondo Delle battaglie, testamento spirituale di uno tra i maggiori pensatori militari, ormai al tramonto di una Jant,astica carriera e deUa sua stessa vita.
Con tale secondo tomo (che mi propongo di dare alle stampe immediatamente dopo il primo) le maggiori opere teoriche militari del Nostro saranno state integralmente pubblicate, formando così , nell'ambito dei primi due volumi, un lavoro compiuto in sé.
Non so se la sorte mi donerà il tempo per continuare. In tal caso a questi due dovrebbero seguire altri volumi: le opere militari minori; i brevi scritti a carattere strategico e politico; le opere così dette storiche e diaristiche; quelle dedicate a problemi filosofici e scientifu:i; il legato letterario e poetico e infine l'immenso epistolario: ma quest'ultimo, sparso oggi in tre paes~ sovente redatto con una grafia tormentata e quasi indecifrabile, richiederebbe veramente un impegno diuturno la cui estensione nel tempo è ben difficile da prevedere. Mi auguro che altri, se io non lo potess~ conduca a termine questa intrapresa, la quale verrà a ridare definitivamente alla storia d'Europa uno tra i suoi maggiori protagonist~ ben degno di occupare un posto superiore a quelli stessi di Wallenstein o di Turenne e per lo meno eguale a quello di Gustavo Adolfo o di Mazzarino; alla storia delle idee un pensiero non solo strettamente militare, ma politico e strategico di primissimo ordine: ed insomma a recuperare una pagina di valore universale nella vicenda umana.
Evidentemente questo mio lavoro non sarebbe stato possibile se non avessi ricevuto aiuti cordiali e molteplici. Come ricordare tutti senza rischiare dolorose dimenticanze? Mi limiterò quindi a citarne alcuni, coloro che più di ogni altro meritano la mia gratitudine.
Vorrei anzitutto rivolgere il mio reverente pensiero a Chi non è più : parlo di Piero Pieri, a cui va la gloria di avere, nei nostri tempi, "riscoperto,, Montecuccoli e di avere, su quel Grande, richiamata molti anni or sono la mia attenzione (oltre ad aver contribuito a mostrarmi la via per apprendere i fondamenti della storia militare}.
Egli fu, indirettamente, L'ispiratore di questo mio lavoro, ed è per ciò che alla sua Memoria idealmente lo dedico.
Tra le persone e le istituzioni invece che hanno attivamente collaborato (ed ancora collaborano} alla realizzazione di questa intrapresa, viene in primo piano l'Ufficio Storico dello Stato Maggi.ore Esercito, che ha assunto su di sé un compito editoriale tanto complesso e difficile, e per esso il suo Capo, generale Pierluigi Bertinaria e i di lui predecessori, generale Oreste Bovio (il quale oggi, come- Capo del V Reparto dello Stato Maggi.ore stesso, ha continuato a sostenere e ad incoraggiare il lavoro con tutta l'autorevolezza che gli viene dall'alta sua posizione) e generale (r) Rinaldo Cruccu; quindi i dirigenti tutti ed il personale del Kriegsarchiv di Vienna, (in particolare il Dr. Peter Broucek e il Dr. Kurt Peball, essi stessi illustri cultori di Montecuccoli e del suo lascito documentale), i quali tutti non solo hanno posto con la massima liberalità a disposizione senza alcun limite il materiale e i dati: ma si sono altresì prodigati in molti modi con la squisita cortesia e ospitalità viennesi ed hanno lungamente discusso con me i problemi storici e critici del Nostro e dell'età sua; nonché altri studiosi: austriaci come il Dr~ Siegfried Richter, con cui passai indimenticabili ore a Hohenegg, l'avita dimora nella quale Montecuccoli scrisse tanta parte delle sue opere e di cui, per impulso del Dr. Richter stesso, la locale comunità di Hafnerbach sta curando con amore il recupero; ungheresi, come il Dr. Géza Perjés e americani, come il Prof Thomas Barker, che posero generosamente a disposizione i loro studi e le loro inestimabili conoscenze storiche; i dirigenti e il personale della Nationalbibliothek di Vienna e della Biblioteca Estense di Modena, i quali pure hanno offerto la più vasta, cordiale e disponibile collaborazione; infine Alberto Rosselli, mio giovane allievo genovese, appassionato cultore di cartografia militare, cui sono dovute le riproduzioni degli schizzi fuori testo inseriti dal Montecuccoli nel T rateato della Guerra. Nessuno di loro, ad ogni modo, porta la responsabilità di qualsiasi errore che si potesse riscontrare nell'opera, la quale è assunta unicamente da me.
Ad essi tutti va il mio commosso ringraziamento: così come a mia moglie Germana, che in questi anni mi è stata non solo di aiuto, ma di sprone e di stimolo nei momenti di dubbio, che sono in agguato per qualunque studioso .
Torino e la Salle, 20 gennaio 1986
Raimo Ndo Luraght
Introduzione
RAIMONDO MONT ECUCCO LI , L'AZIONE E IL PENS IERO
Premessa. i. La Guerra dei Trent'anni II. La Polonia e San Gottardo. !Il. Al vertice dell'Impero. IV L'insegnamento di Gustavo Adolfo e Wallen stein. V L'eredità militare dell'Italia del Rinascimento. VI. Le basi filosofiche. VII. Le opere teoriche militari e gli altri scritti. VIII. Ti generale e il teorico: la tattica IX. L 'organica e La logistica. X. La dottrina operativa e strategica. Xl. La strategia globale; considerazioni finali.
« R aimondo Principe di Montecuccoli, Conte dell'Impero, Luogotenente generale e Feldmaresciallo; Signore di H ohenegg, Osterburg, Gleiss e Haindorf; Pre side nte dell' I mperia! Consig lio Aulico Militare; Gran Maestro dell'Artiglieria e Fortificazioni; Governatore della Raab e Colonnello-proprieta rio di un R eggime nto di Cavalleria; R eale Cons igliere Segreto; Camerl e ngo e Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro: tale suona la designazione ufficiale del co ndottiero, e l'esp e rto si rende conto che eg li concentrava in se stesso le più alte cariche militari, quelle che l'Imperatore romano-germanico pot eva conferire so lo ai più abili tra i suoi generali)}. Così Kurt Peb all , eminente studioso austriaco, introduce il personaggio dando immediatamente il se nso dell'enorme rilie - vo della sua figura, seconda, nell'Impero Absburgico, solo a quella del Sovrano 1 • E un altro storico, Harms Kaufmann, fa notare come Montecuccoli fosse pervenuto, dopo un'ascesa che non è esagerato definire meteorica, a concentrare nelle proprie mani tutti i più alti poteri militari dello Stato 2 •
Piero Pi eri, uno tra i maggiori studiosi ita liani di Montecuccoli, affe rma che il nome di questi, insieme a quello di Turenne, sintetizza l'arte militare della seconda metà del XVII secolo 3 ; e Thomas Barker porta su Montecuccoli le alte testimonianze di Federico il Grande, Scharnhorst, Napoleone, Folard, Guibert e del Maresciallo di Sassonia4 •
Non basta: Kurt Peball fa ancora notare come nessun generale austriaco avesse come Montecuccoli sperimentato di persona tutte le specialità del servizio; quanto elevate fossero le sue capacità sia di soldato che di diplomatico; quanto profonda la s ua religiosità5.
Infine il suo pensiero. D al Pieri, che pone in rilievo il peso decisivo dell'esperienza diretta nella formulazione della dottrina di Montecuccoli nonché la struttura dialettica del pensiero di lui 6 ; al Croce, che gli dedicò alcune acute osservazioni 7 ; al Gimorri, che vide in lui il tardo epigono dei grandi umanisti 8; al Bancalari, distinto ufficiale e studioso, che definì intramontabile la parte astratta degli scritti teorici di Montecuccoli e li giudicò più eminenti di quelli di Clausewi tz9 ; al Ki szling che mise in risalto la sua freddezza ed esattezza di giudizio sul nemico 10; infine ancora al Pe-
1 KuRT PEOALL, R aimund Furst Montecuccoli 1609-1680. Gedanken zum leben und Werk eines grossen osterreichischen Feldherm , in: Osterreichische Militarische Zeitschrifi , S, 1964, pagg . 301 sgg.
2 HARMS MUFMANN , Raimondo Graf Mont ecuccoli 1609-1680, Kaiserlicher Feldmarschall, Militartheoretiker und Staatsmann, Wien, 1974, pag. 1.
3 PIERO P tERt, il secolo XV!! - Raimondo Montecuccoli, in : Guerra e Politica negli scritt ori italiani, Napoli, 19S5, pa g 72 sgg.
4 THOMAS M. BARK ER , 7he Military lntellectual and baule · Raimondo Montecuccoli and the 7hirty Years War, Alba n y, NY, 197S, pag. 215, n. 14 e 1S.
5 K. PEBALL, op cit., pag 302-304.
6 P . P rERI, op. cit., pag . 9S sgg.
7 BENEDETTO CROCE, Storia dell'Età Barocca in Italia · Pensiero · Poesia e letteratura
· Vita Morale, Bari , 19S7, p ag 1S7 ball che lo considera il fondatore della scie nza militare moderna 1 1 , tutti unanimemente pongono in rilievo l'importanza trascendentale dell'opera dottrinale di Montecuccoli, facendone uno tra i maggiori t eo rici militari che l'umanità abbia mai conosciuto.
8 ADRIANO G1MORR1, Raimondo Montecuccoli, i viaggi, Modena, 1924, pag. lxxxiii.
9 GuSTAV BANCAl.A.R.l, Raimondo Montecuccol~ in Organ der Muitarwissenschafilicht>n Vereine, 22, 1881, pag. 148 sgg. Il Bancalari era maggiore del Corpo di Stato Maggiore austriaco.
10 R uooLF KiszuNG , Feldmarschall Raimund Furst Montecuccoli, 1609-1680, in: Wehrwissenschafiliche R undschau, 9, 1959, pag. 7 19 sgg.
Chi era dunque quest'uomo , generale, condottiero, diplomatico , pensatore, organizzatore, asceso alle più alte cariche del Sacro Romano Imp ero germa ni co sino a divenire usbergo e guida della monarchia absburgica? A diffe r enza di Bonapart e, egli si arrestò dinanzi ai gradini del trono; ma la sua non fu, come quella del primo Napoleone, un'età di rivoluzioni: sibbene del più stretto e rigido legalismo; tuttavia, anche senza il formidabile propellente di una rivoluzione , egli sall in alto quasi quanto il Bonapart e: e non partÌ, come questi, da un grado di ufficiale, ma dalla gavetta di semplice soldato. Se Montecuccol i non avesse mai impugnato la penna, sarebbero bastate le vicende della sua vita a dargli un posto più che cosp icuo nella storia; se non avesse mai comandato ese r citi, mai combattuto alcuna battaglia, le sue opere teoriche, per conve rso, gli avrebbero da esse so le garantito una dignità per lo meno uguale a quella di Clausewitz. Ma egli fu altro ancora. Politico, organizzatore, incaricato di delicate missioni diplomatiche che lo posero a contatto con Cristina di Svezia e Cromwell, uomo di cultura, fondatore e protettore di attività accademiche, scrittore di versi lodati da Fulvio Testi, dotto in filosofia e scienze naturali, Montecuccoli fu anche una tra le personalità più polie drich e di ogni tempo .
E pure oggi in Italia egli è pressoché dimenticato. Se anche si possa sos t enere che il nostro paese non brillò mai eccessivamente per riconoscenza verso i Grandi che lo hanno reso illustre, il caso di Montecuccoli appare addirittura sbalorditivo, apparentemente inespl icabile . Solo la piccola Austria oggi lo ricorda, e nemmeno tan to; quanto ag li altri paesi del defunto Impero absburgico, la Boemia, che pure dette i natali alla sua sposa, lo ha del tutto obliato: e l'Ungheria sino a ieri irrideva a lui e lo disprezzava cont r apponendogli il suo Zrfnyi (sebbene sia oggi merito di un grande studioso ungherese, il Perjés, di aver infine liquidato questa leggenda, co me più oltre si dirà). Anche la Germania, che pretende di avere con l'Austria comunità di lingua e, in parte, di cultura, non ne ha conservato il ricordo, inspiegabilmente (o così sembra) .
Ma una spiegazione, anzi, più spiegazioni (o, meglio, un complesso di spiegazioni) es iste: e sarà analizzando più da vicino la vita, l'opera e il pensiero di Montecuccoli che s i potrà pervenire a comprendere l e ragioni di un sì immeritato oblio: e, insieme, a capire ed a valutare appieno un'attività ed una dottrina che sono più vive che mai e meritano di essere riesaminate a fondo, in quanto costituiscono un momento di importanza suprema nella storia del1' arte e della scienza militare. ·
N on è qui il luogo (e, p e r altro, farebbe difetto lo spazio) di intrattenersi troppo a lungo sulla v ita di Raimondo Montecuccoli: per essa si può ancora fare riferimento alle vecchie ma sempre valide opere del Campori e del Sandonnini, per lo meno fino a quando non venga scritta ex novo una biografia del Nostro veramente completa, moderna e soddisfacente 12 . Ci si limiterà quindi ad alcuni cenni: insistendo però su quelle esperienze della sua vita che furono essenziali p er la formazione del suo pensiero, il qual e , sia qui ben sottolineato, trovò l e proprie radici e le proprie fonti in un quadruplice ordine di elementi: l'e sperienza di soldato; la scuola dei grandi capitani; la tradi zi on e militare italiana; infine la profonda c u ltura scientifica e filosofica, di diretta disce n denza rinascimentale.
Raimondo Mont ec uccoli nacque il 21 febbraio 1609 nel castello avito di Mont ecuccolo nel Frignano situato entro i confini del Ducato di Modena, ter z o degli undici figli del cont e Galeotto, un piccolo nobile dell'Appennino 13
Nel 1619 il padre morì: e la famiglia, già di modesti mezzi, si trovò se non proprio alle soglie dell'indigenza, certo assai a disagio. Intervenne fortunatament e la benevolenza degli Estensi: per cui la madre , Anna Bigi , trovò collocazione come Dama di com-
12 CESARE CAMPORI, Raimondo Montecuccoli, la sua famiglia e i suoi tempi, F irenze, 1876; TOMMASO SANDONNINI , Il Generale Raimondo Montecuccoli e la sua famiglia, Mode na, 19 14, 2 vo i. Naturalmente occorre ve d ere le ope r e biograf iche più amich e, e pr ima di tutte qu ella del G u aldo Priorato, citata più oltre.
13 Il nome di Monrecu cco li è variamente interpr etato come monte del c uc u lo o (rifacendosi ad un a espressione dialettale modenese) monte delle ghi ande (o delle gh ianda ie) Sebbene ci si sia accanit i a trovare un'orig ine germanica alla famig lia , null a di ciò fu provato e l 'i ta lian ità dei Monrecucco li è cosa inco ntrovertibi le pagnia presso la figlia del Duca, mentre il piccolo Raimondo, preso a ben volere dal Cardinale Alfonso d'Este fratello del Duca e Vescovo di Reggio, fu dapprima educato a cura di questi, indi da lui condotto a Roma come paggio. Nel 1624 Alfonso morì, lasciandogli una pensione annua di 90 scudi modenesi a condizione ch e Raimondo divenisse prete.
Il ragazzo aveva già cominciato a mostrare alcune delle doti che lo avrebbero reso eminen te nella v ita: di intelligenza pronta e vivace, maturo, studiosissimo , era anzitutto avido di sapere; e, nello stesso tempo, amante degli esercizi marziali e dell'equitazione, in cui eccelleva . Il tutto sembrava suggerire una pausa di ripen samento circa la decisione di avviarlo alla carriera ecclesiastica, per cui il Duca Cesare cominciò intanto a concede rgli due anni di proroga ; poscia cercò di farlo ammettere dal Cardinale P eretti nel Colleg io di Bologna, dicendolo « particolarmente inclinato alle Lettere>) 14; ma non essendovi posto, Raimondo continuò gli studi in Modena. Il suo carattere era ormai ben definito. Galeazz o Gualdo Priorat o, il primo dei suoi maggiori biografi, scrive di lui: « ... con tanta applicazione fece risp lend er e la vivezza del suo ingegno, che i di lui precettori ammirati del suo grande spirito conobbero, e pubblicamente predissero ch'egli dov ev a riuscire uno dei più grandi huomini d'Europa ... Oltre lo studio delle scienze più stimate, s'impegnò negli esercizi cavallereschi dell'armeggiar e, cavalcare ... nel che si rese così capace che non cede a qual che sia più habil e professore» 1 5.
La cultura ch e il giovane tanto avidame nte andava assorbendo era quella prestigiosa d~l Rinascimento e attraverso essa quella del1' Antichità classica, cosi co m e l'aveva trasmessa l' U manesimo; ancora viveva Tommaso Campanella (sarebbe morto di lì a poco, nel 1639), il cui pensiero av rebbe tanto profondam ent e influenzato Montecuccoli, talché ad esso avrebbe ancorato i pilastri del proprio; ed ancora viveva il Galilei . A costoro, più che ad altri, se si eccettua il Machiavelli, Raimondo sarebbe andato debitore dei fond am enti filosofici sopra i quali avreb b e costruito l'edificio della propria dottrina.
Intanto il giovane, pur essendo un fervente cattolico (esent e però da ogni ombra di bigottismo), sentiva sempre meno la voca- zione all'abito talare. La famiglia, grazie all'attività della madre, proba, economa, ottima amministratrice, si era ormai posta sulla linea di un modesto decoro: ed egli poteva cominciare a volgere il pensiero verso altre aspirazioni, altri lidi. Da tempo ormai un suo lontano cugino, Ernesto Montecuccoli (che Raimondo chiamerà "zio", forse per deferenza in quanto più anziano di lui di venticinque anni) era in servizio nelle forze armate degli Absbu rgo ove era stato in giovane età compagno d'armi di Wallenstein. Entrambi vi avevano avuto per maestro Giorgio Basta, probabilmente da Casale Monferrato, uomo che più tardi avrebbe riscosso la v iva ammirazione di Raimondo poiché (osservazione sign ificativa!) era uno dei pochi generali che avevano la pratica congiunta alla speculativa 16 •
14 Archivio di Stato, Mode na (d ' ora i nnanz i cit. come ASM) ; ASE, Arch. per materie : Letterati, 37, 1, il D uca Cesare d'Este al Cardi nale Peretti, 10 lu glio 162 4.
15 GALEAZZO GuALDO PRIORATO, Vita & Azzioni del Conte Montecuccoli, in : Vite azzioni di personaggi militari, V ienna, 1674, senza in d. di pag.
Nell'Esercito imperiale Ernesto aveva fatto carriera, salendo fino al rango di generale dopo essersi battuto in Ungheria ed alla Montagna Bianca. Naturale che il giovane Raimondo sperasse in lui per poter adire a quel mestiere delle armi che egli sempre più sentiva come la sua vera vocazione. Fatto sta che nel 1625, allorché capitò a Modena il conte Rambaldo di Collalto, generale dell'Impero, Montecuccoli gli chiese di arruolarsi come semplice soldato e di seguirlo. Il Collalto (stimolato forse da Ernesto, o forse da un altro secondo cugino, Girolamo Montecuccoli, anch'egli alto ufficiale absburgico) accettò benignamente la richiesta di Raimondo che così, a sedici anni, partì dall'Italia per la grande avventura della sua vita.
Può parere strano che il Nostro, con le sue eminenti aderenze negli alti ranghi dell'Impero, dovesse sollecitare un sì umile posto nelle forze armate: ma il mestiere delle armi era severo, la Guerra dei Trent'anni infuriava e non c'era spazio nei ranghi per chi non si fosse dimostrato capace di conquistarsi i galloni sul campo. Raimondo voleva servire? Bene, cominciasse dal reggere la picca, cioè dalla gavetta. Poi, si sare bb e visto di che materia era fatto.
E ben tosto lo si vide . Presto avvezzo alla dura disciplina, salito dopo i primi combattimenti al rango di alfiere, fu nel 1629 chiamato da Ernesto a far parte del corpo di 17.000 uomini inviato dall'Imperatore nei Paesi Bassi a rinforzo del grande condo ttiero genovese Ambrogio Spinola. Eccolo dunque alla pr esa di Amersfoort ove egli, con lo stendardo imperiale, entrò per primo attra- v erso la breccia e poscia nella città mentre ancora il nemico opponeva resistenza; già ferito in combattimento, nel 163 1 si trovò, da tenente, al comando di una compagnia di fanti (sarà promosso capitano l'an no successivo) e come tale partecipò alla presa di Neuhandenburg, ove gli toccò l'altissimo onore di consegnare le chiavi della città a Tilly che ebbe per lui parole di lode. Lo stesso anno combatté all'assedio di Magdeburgo; indi alla pres a di due fortezze : e di quella di Kollbus presentò a Tilly le bandiere che egli stesso aveva catturato.
Così Montecuccoli aveva modo di servire sotto il primo dei grandi condottieri che egli avrebbe incontrato. Rigido, spartano, seve ro con se stesso e con gli altri, il monacale ed austero Tilly gli dette senza dubbio un esempio di semplicità, di frugalità, di disciplina. Anche altre cose, purtroppo, il Nostro dovette apprendere: i paurosi saccheggi (quello di Magdeburgo conservò un triste primato) che lo inorridirono e lo spinsero, più tardi, a sostenere con energia l'esigenza di usare più umanità verso i civil i. Non solo si ribellava in lui la generosità del suo animo; ma la sua lucida ragione gli mostrava l'inutilità e il danno di un simile comportamento. A Tilly chiaramente sfuggiva un lato essenziale della guerra: la logistica. Era molto difficile che turbe fameliche, male o irregolarmente nutrite, si astenessero dal saccheggio, ma Montecuccoli, che vedeva lontano, avrebbe studiato a fondo il problema dei rapporti con i civili e lo avrebbe affrontato in maniera esauriente nel Trattato della Guerra , nel primo Delle battaglie ed in tutte le altre ope re sue.
Nel frattempo aveva lasciato la fanteria (ov e aveva compiuto profonde esperienze) per assumere il comando di uno Squadrone di corazzieri. Già in Olanda egli si era incontrato con uno dei grandi condottieri nemici: Federico Enrico. Ora si appressava l'ora dello scontro con Gustavo Adolfo di Svezia. E dell'incontro con Wallenstein.
Ciò che sgomberò i campi d'Europa per la lotta de i due giganti fu la catastrofica disfatta inflitta dal re di Svezia al T illy presso Breitenfeld, il 7 settembre 1631. Raimondo Montecuccol i, alla testa dei suoi corazzieri, si batté con il solito indomito coraggio finché, rimasto pressoché solo, gravemente ferito, cadde in mano al nemico. Prigioniero a Halle, ebbe sei mesi di tempo per ristabilirsi e meditare sulla battaglia: poscia fu liberato grazie al pagamento di un riscatto di mille talleri. Il Campori sostiene che la somma fu pr estata dal Duca di Modena, che sempre lo apprezzava e nu- triva per lui un affetto paterno : certo a Modena egli era stimato. Vi si era recato più volte e vi aveva contratto un'amicizia - che sarebbe rimasta nel tempo - con il poeta Fulvio Testi .
Riassunse tosto il servizio, ché la guerra infuriava : dapprima con il grado di maggiore nel Reggimento di fanteria di suo cug ino Ernesto con cui combatté sul Reno e in Baviera (ed ebbe anche l'esperienza, amara ma preziosa, della r i ti r ata); poscia, divenuto Tenente colonnello, in un Reggimento di cavalleria. Da quando egli era rientrato dalla prigionia, Wallenstein comandava le ar mate imperiali : era così cominciato il suo tirocinio sotto il condottiero che l'avrebbe probabi l mente influenzato più di qualsiasi altro .
16 novembre 1632 : Gustavo Adolfo e Wallenstein si affrontano sul campo di Lutzen . Malgrado l'autorevolezza di Thomas Barker, sono perso n almente incline a ritenere, sulla fede del Bolognesi, che Montecucco l i abbia preso parte alla grande battaglia rimanendovi anche leggermente fe ri to 17 : ma ciò che lo impressionò più profondamente fu la morte di re Gustavo Adolfo, cu i egli dedicò un p r egevole sonetto indirizzato all'amico Fulvio Testi .
Ma n el 1633 un grave lutto colpì la famig lia: ferito in combattimento e preso prigioniero, Ernesto morì a E n sisheim . Raimondo pianse amaramente la perdita di quegli che era stato il suo mentore e q u asi padre adottivo : egli era adesso solo, ma o r mai er a stabilito solidamente nella stima di superiori e inferiori. F u a q uesto punto (il 25 febbraio 1634) che si verificò il tragico ed oscuro episodio dell'assassinio di Wallenstein. Sebbene gli italiani (a cominciare da Ottavio P iccolomini) vi fossero gravemente implicati , pare assodato che Montecuccoli sia ri m asto del tutto estraneo alla congiura 18 Certo, egli era un soldato total mente fedele all' I mperatore, e tale rimase per l'intera vita : sembra quindi corretto ritenere che le mene di Wallenstein non trovassero approvazione presso di lui, e che egli in sostanza ritenesse che al Duca di Friedland fosse toccato il destino dei ribelli, o per lo meno deg li uomini di dubbia fedeltà; rimane però il fatto che in tutti i suoi scritti futuri Montecuccoli non tacq u e mai la sua ammirazione per Wallenstein come condottiero, né mai si espresse a proposito di lui in modo meno che giusto.
17 T. BAR KER , op. cit, pag . 17 sgg.; la l ette ra di Otta vio Bolognesi, Ambasciat0re modenese in Vienna, è cit. da C. CAMPORI, o p. cit. pag 72 sgg.
18 Su Octavio Piccol omini, cfr.: THOMA S M . BARKER, GeneralLeutnant Ottavio Furst Piccolomini i n: Osterreichische Osthefie, Wi en , 1980, pag 322 sgg.; nonché quanto detto da: GOL o MANN, Wallenstein, Frankfurt am Main, 1971, tra d. it. : Firenze, 198 1.
Gli insegnamenti di Wallenstein erano certamente andati radicandosi in lui: e solo pochi mesi dopo, il 6-7 settembre 1634, Montecuccoli ebbe l'opportunità di farne mostra a Nordlingen, in occasione della grande vittoria imperiale sugli svedesi, ove egli comandò, nell'assenza del colonnello, il proprio Reggimento ed ebbe occasione (sintomo grande!) di elaborare una disposizione delle truppe in battaglia diversa da quella seguita allora dagli svedesi, che molti si sforzavano pedissequamente di imitare 19. Già prima, il 17 luglio, si era distinto all'assedio di Ratisbona e nel 1635 si coperse di gloria alla presa di Kaiserlautern ove una volta di più, quasi fosse stato ancora un semplice alfiere, entrò per primo dalla brecc ia alla testa dei propri uomini meritandosi le lodi di un altro illustre generale italiano: Matteo Galasso, principale artefice della vitt oria di Nordlingen. Seguì la nomina a colonnello e il comando di un Reggim ento di corazzieri.
Ma la fortuna degli Absburgo volgeva, in quella guerra, al tramonto: e cominciava ad imporsi una strategia temporeggiatrice, capace di salvare l'Impero e di pilotarne la navigazione attraverso acque tempestose in modo da conseguire il maggior risultato possibile. Lo aveva inteso Montecuccoli? Se teniamo presenti le straordinarie qualità di introspezione della sua mente speculativa e lungimirante si sarebbe tentati di dare una risposta affermati v a. 24 settembre 1636, Wittstock. Gli svedesi di Banér schiacciano gli imperiali di Melchiorre von Hatzfeld e i sassoni dell'Elettore Giovann i Giorgio. Nel grave momento della disfatta, fu Montecuccoli che còperse da maestro la ritirata alla testa di quattro Reggimenti di cavalleria, salvando l'Esercito imperiale dalla definitiva catastrofe. E pure egli aveva saputo vedere gli errori dei comandanti, specialmente l'uso sbagliato dell'artiglieria!
L'ora era tragica. Sebbene Montecuccoli trovasse sollievo al proprio s_pirito intrattenendo una intensa corrispondenza con Fulvio Testi (che gli inviò un suo volume di poesie) i tempi sembravano volgere contro di lui. Fatto dapprima oggetto di calunnie da parte di invidiosi, riuscì a smentirle. Mentre ancora era alle prese con tali problemi, dovette precipitarsi a Modena: era morta la sua adorata madre ed egli giunse appena in tempo per vederla seppellire n ella locale chiesa di S. Pietro, accanto alla tomba paterna. Tornato al fronte, nel maggio del 1639 fu catturato in combattimento dagli svedesi. La prigionia durò tre anni, un'eternità. Montecuccoli però ebbe la ventura di venir rinchiuso (da un nemico che ormai lo conosceva e lo stimava) ent r o il palazzo dei Du c hi di Pomerania, a Stettino, ove gli riuscì di spezzar la noia della prigionia in una biblioteca tra le più ricche. Costretto all'inazione forzata, egli poté tornare in compenso ai suoi amati studi. Sappiamo che si dedicò alla scienza della pol itica, alla geometria, all'architettura, unendovi studi di diritto, medicina, filosofia, chi mica e botanica, affin andosi inoltre nel met odo speri mentale che aveva appreso dai suoi Maestri ideali, Campanella e Galil ei.
Ma sopra ogni alt ra cosa egli si dedicò a scrivere. P oesie, certo: ma sp ecialmente trattati. Non è questo il luogo per approfondire l'argomento: se ne parlerà oltre, quando verranno esaminate più da vicin o le opere di Montecuccoli. Basti dire che apparv e qui, per la prima volta, il tentativo grandioso di fornire alla dottrina militare una base scie ntifi co-matematica e che qui, probabilmente, fu terminato il suo primo trattato Della guerra, nonché il Delle battaglie ed altri ancora.
Liberato nel giugno 1642, tornato a Corte, vi fu accolto co n grande effusione dail' Arciduca Leopoldo Guglielmo che non solo gli fece dono di una gratificazione di 3000 fiorini: ma gli annunciò la promozione a generale insieme con i sensi della stima p erso nal e dell'Imperatore. E fu im mediatam ente inviato in battaglia, il che mostra quanto ora la Casa d'Austria si aspettasse da lui. La situaz ion e era grave : gli svedesi di Torstensson erano in Sles ia; da Ovest minacciavano i francesi co n qu el movimento co nverge nte che alla fine li avreb b e condotti alla vitt ori a. Montecuccoli mosse co ntro gli svedesi, li batté a Troppau. Di nuov o un intervallo moden ese . In Italia era scoppiata la così detta "guerra di Castro", intesa ad arginare le pretese espansionistiche di P apa Urbano VIII Barberini. A chi meg lio che al suo ormai illustre genera le poteva far appello il Du ca di Modena? Con l'autorizzazione dell'Imperatore, Montecuccoli partì per l' I talia, ove gli fu conferito il grado di Feldmaresciallo nella coalizione antipapale che egli guidò alla vittoria il 21 luglio 1643 nella piccola ma sanguinosa battaglia di Nonantola. P oi di nuovo in Austria, al cape zzale della vedova del cugino Girolamo, che morendo gli legò la proprietà di H ohenegg. Questo severo castello, in un luo go ancor oggi tranquillo e ameno della Bassa Austria, a poche decine di chilometri da Vienna, sarebbe diventato il suo soggiorno favorito, ove, nella pace agreste, avrebbe cercato ristoro dalle fatiche e dalle preoccupazioni della guerra e della politica, dedicando lunghe ore ai su oi amati studi ed alla stesura delle su e opere.
L'eredità di Hoh enegg gli giunse nel 1644: nello stesso anno ricevette la promozione a T enente-Maresciallo 20 proprio mentre il suo futuro, grande rivale Turenne veniva nominato Maresciallo di Francia 21
Ne lla sua nuova veste egli fu presente, si può dire, dovunque un imminente pericolo si profilasse per l'Impero. Dapprima in Sassonia, ove sventò l'avanz ata degli svedesi di Konigsmark; poscia a coprir e l'Ungheria, minacciata da un nuovo nemico, Giorgio Rak6czy, Prin cipe di Transilvania; infine al comando di tutte le forze imperiali in Franco nia. L'I mpero, stretto ormai da vicino dagli svedesi e dai francesi, stava incamminandosi verso la sconfitta: ma Montecuccoli era al culmine della sua gloria. Galasso, fino alla sua morte nel 1647, lo usò ormai come proprio braccio destro; attaccato da forze superiori, Montecuccoli riuscì a Magdeburgo a spezzare il cerchio uscendone con i reparti intatti.
Nuovamente ferito nel 1645, egli fu ora nominato membro dello H ofkriegs rat, ossia del Consiglio Aulico Imperiale di Guerra , l'organo supremo militare dell'Impe ro, nonché Gentiluomo di Camera dell'Imperatore 22
20 Nell'Esercito Absburgico i gradi degl i ufficiali generali avevano la seguent e scala, dal minore al più alto:
Generalmajor ........................................ ......
Feldmarschall-Leutnant ...............................
Generai der Kavallerie .......... .... ...... ...... ... ..
Feldzeugmeister .......................... .... .. ....... .....
Feldmarschall
Generale di Bri gata
Tenente-Maresciallo (Ten. Generale)
Comandante la Cav aller ia
Comandante l'Art igl ier ia
Fe ldm aresc iallo
Successivamente, al tempo de ll a Duplice Monarchia austro-u ngarica, tra il gr ado di Tenente-Maresc iallo e quello di Fe ldmaresciallo ne vennero introd otti altri due, vale a dire:
Generai der In/anterie Generale di C.d' A.
Generaloberst ...................... ................ .. ... G enerale d' Armata.
Ai tempi di Montecuccoli e fino alla Rivoluzion e Francese, la maggiore unità era la Brigata; più Brigate formavano un 'Armata. Pertanto, al di sopra del Generalmajor vi era subi to il Feldmarschall, con il suo vice, il Tenente-Maresciallo . In alcuni, pochissimi casi veniva conferito il titolo di Luogotenente Generale , il quale non era propriamente un grado, ma attribu iva, nel campo militare, un' autorità suprema, seconda solo a quella dell'eve ntuale Generalissim o, il quale ultim o, pure , rappresentava più una funzione che un grado: meglio potremmo dire, per entrambe queste caric he, un rango. Per il Montecuccoli, poi , venne coniaro l'altissimo grado di Feldmaresciallo Generale, portato da lui solo e che lo poneva al di sopra di qualsiasi altro eccetto l'Imperatore: infine, egli fu nominato Luogotenente Generale dell'Impero, con che il Sovrano gli delegava pane della sua autorità stessa (e non solo in materia militare) e che lo rendeva secondo al solo Imperatore.
21 G. BANCALARI, op, cit., pag. 151.
22 ASM, Carteggio di Osservat ori ed Agenti Estensi presso Corti, sottos. Cerma· nia, fase. 96, Ottavio Bolognesi al D. di Modena, 25 febbraio 1645. F u durante qu esta forzata pausa che eg li scrisse - veros i mi l mente a Hohenegg, divenuto suo appe na l'anno pri ma - lo Urschrift delle Tavole militari.
Ma Montecuccoli era già al fronte. La situazione per le armate imperia li andava peggiorando. Occorreva condurre una strategia temporeggiatrice che rallentasse il nemico, coprisse tutto quant o era possibile e non rinunziasse alla stoccate offensive ogni qual volta se ne fosse presentata l'occasione. Montecuccoli era dovunque: dapprima sul fronte della Boemia ove riuscì a soccorrere Brno, assediata da Torstensson che dovette ritirarsi; poscia in Baviera, ove gli riuscì di sventare e mandare a monte i piani offensivi del nemico, guadagnandosi l'ammirazione degli stessi svedesi; infine nel 1646-47 di nuovo in Boemia, ove con forze inferiori pervenne a bloccare l'avanzata dell'abile generale svedese Wittenberg, infliggendogli non poche stoccate: campagna, dice giustamente il Campori, mirabile e poco studiata 23 •
Nel 1647, riunitesi tutte le forze imperiali sotto il comando, invero mediocre, di Peter H olzapfel, riuscì l oro di infliggere presso Triebl una disfatta ag li svedesi di Wrangel: fu Mont ecuccoli, al comando dell'ala sinistra della cavalleria, che decise praticamente della giornata, distinguendosi anche per valore personale. Ciò gli fruttò la promozion e a Generai der Kavallerie.
Ma il nemico non dava re spiro; ed ora Turenne e W range! andavano convergendo co n chiaramente un obiettivo: Vienna. Il 17 maggio 1648 Holzapfel affrontò presso Zusmarshausen in disp erata battaglia svedesi e francesi uniti ed in numero superiore. La lotta fu accanita e feroce, finché il comandante imperiale cadde s ul campo . Già la vittoria totale sembrava a portata dei due capi alleati: ma Montecuccoli pervenne a coprire la ritirata con tale consumata abilità che l'e se r c ito fu salvo e Turenn e (che espresse parole di alta lode per il condottiero nemico) si vide privato dei frutti della vittoria. Ora fu praticame nte Montecuccoli cui spettò il compito di salvar e quanto era poss ibile d e ll'Impero, sinché le trattative condotte dai diplomatici in Westfalia ponessero fine alla guerra. Fu una campagna tra le più straordin arie della storia. Mantenendo le proprie forze intatt e , Mont ecuccoli riuscì a ritardare talment e il nemico che l'annun c io della pace ormai stipulata bloccò costui ancora lontano dall'obi ettivo di Vienna. Wrangel gettò a terra con rabbia il cappello alla notizia de l Trattato di W estfalia: non poteva m e glio riconoscersi battuto dal suo srande avversario che aveva saputo sfruttare il ristretto s pazio d1 possibilità ancora aperto per lui nel più egregio dei m o di. A Montecuccoli era dovuto se l'Impero aveva potuto sopravvivere: nell'ultima fase della Guerra dei Trent'Anni era stato lui l'anima della resistenza 24 •
M algrado il Trattato di Westfalia avesse fatto definiti vamente tramontare il piano (se mai era veramente esistito in maniera concreta) di un predominio absburgico sulla G ermania aprendo la strada agli ambiziosi progetti egemonici di Mazzarino, esso aveva però salvato e, in un certo senso, omogeneizzato i domini di Casa d'Austria. Senza la strategia temporeggiatrice dei condottieri imperiali (e in primo luogo di Montecuccoli), ciò non sarebbe assolutamente stato possibile: Wrangel e Turenne a Vienna avrebbero significato la disgregazione dei domini absburgici con duecentosettant' anni di anticipo .
L' I mperatore Ferdinando III si rendeva ben conto di ciò: e la prova ne fu che a Montecuccoli egli affidò ora il delicato e difficile compito di ristabilire il credito dell'Impero presso una serie di stati-chiave d 'Europa. Occorre va anzitutto visitare quelle Corti che, pur essendo alleate d ella Francia, non intendevano esser vassa lle: e la prima tappa del Nostro fu dunqu e Stoccolma, presso Cristina di Svezia. Colà egli pervenne a stabilire, con quella strana, contorta, eccentrica personalità un ottimo rapporto di stima ed amicizia, talché più tardi fu Montecuccoli l'artefice principale della conversione della Regina di Svezia al cattolicesimo 25 • Successivamente fu a Londra, ove venne ricevuto da Sir Oliver C romwe ll ; nelle Fiandre, presso la Dieta Imperiale ed in una serie di Principati t edeschi.
Questa sua paziente opera di ricostruzione del tessuto diplomatico absburgico, che la guerra aveva lacerato, lo portò presso la Santa Sede, ove fu ricevuto dal P apa, indi nuovamente a Vienna.
In mezzo a tale periodo di continui viaggi e di pesantissime responsabilità, il Nostro era però anche riuscito a godere di un triennio di tranquillità relativa, tra il 1650 e il '53, che egli aveva trascorso in gran parte nella pace di Hoh enegg, il cas tell o che dalle basse colline boscose domina la ridente e verde piana della Bassa Au st ria. Colà aveva p o tuto immergersi nei suoi dil etti studi, e scrivere. Probabilmente a questo periodo apparti ene, tra gli altri, il manoscritto da lui intitolato Zibaldone, ove sono rintracciabili i fondamenti filosofici e scientifici del suo pensiero, e mediante il quale è poss ibil e misurare la sua imm ensa cultura.
24 F. STOLLER, Feldmarschall Raimund Gra[Mon tecu.ccoli 1609-1680, in: Gestalter der Geschichte osurreù:hs; Studien der Wiener Katholischen Akademie, vo i. Il, lnnsbruck-WienMiinchen, 1962, pag. 171 sgg.
2 s Cfr. i relati vi doc. in: Au sg,'Walhte Schriften des Raimund Fursten Montecuccoli, General-leutnant und Feldmarschall, a cura d i Alois Ve lt zé , 4 voi., Vienna e Lips ia, 1899 sgg .; vo l. 3 p ag, 235 sgg.
Montecuccoli si er a semp r e distinto d ai suoi coetanei comp agni d'arme per un co nt egno estremame n te corretto nei confro nt i del sesso fe mminil e; durant e la lunga pri gioni a a $tettino s i era oss ervato quanto egli si distinguesse dagli altri, che "am mazzavano" il tempo giocando, ubrianc an dosi e frequentando prostitute. Ciò sebbene egli fosse assai apprezzato dalle donne e contraccambiasse tali senti menti, ma sem p re con la riservatezza e la signorilità di comportamento che era n o inn ate in lui 26 • Non aveva però ancora posto mente ad accasarsi: ma ciò avve nne nel 1657 allorché egli co ntr asse matrimonio con Margar eth e von Dietrichstein, proveniente da una t r a le più influ enti famiglie della Corte, di nobiltà boema. Mont ecu cco li avev a allora 48 anni e la sposa era di trenta più giovane di lui; ma il legam e tra i du e fu intens o e profondo e durò per la vita. Nello stesso anno Montecuccoli fu chiamato dall'Arciduca Leopoldo Guglielmo, insi gne umanista , a far parte dell'Accademia ita lia na dei Novelli, o "dei Crescenti", fondata l'anno prima ed a cui appart enev ano lo st ess o Imp eratore F erd in ando III , l'Imperatrice Maria ed un r istrettissimo gruppo di dodici alti nobili 27 • Ma ben altro lo attendeva , in qu el 1657 così importa nt e n ella sua vita. La guerra bussava nuovamente all e p orte dell'Impero. D opo l'abdi caz ione di Cristina, il nuovo re di Svez ia, C arl o X, aveva volto l'animo ad una politica di espansione e di conquista. Sperava egli in tal modo di porre da un lat o le difficoltà in cui si dibatteva il r eg no nordico m ediante una cate na di ulteriori conqu iste ne l Baltico ch e ne av rebbero anche co nsac rat o l' ege monia. Il pr etesto per l'attacco co ntro la Polonia nel 1655 fu t rova to nella p ersis t ente ostili tà che il ramo pol acco e cattolico d ei Vasa nutriva
26 La storia di un suo infelice amore è conten uta ne ll a novella autobiografica lsto· ria miserabile, ma vera, degli amori di Mq,rindo [X?! Arianna, il cui manoscritto (includente anc h e due sonetti) trovasi a Vienna, Oster r e1chisches Nationalbibliothek. La novella fu pubblicata nel 1923 sulla Strenna Frignanese , di P avullo, / nostri Monti, a.I (cfr. A contro quello svedese luterano: e la guerra cominciò. La Polonia non tardò a trovarsi a mal partito e la Danimarca, alleata dei polacchi, addirittura sull'orlo della catastrofe. Fu a questo punto che gli Absburgo e le potenze marittime, Inghilterra e Olanda, si decisero a intervenire. La stessa Francia di Mazzarino guardava con preoccupazione al rinnovato attivismo svedese 28 • Per motivi più che altro politici il comando della spedizione austriaca fu affidato a M elch ior r e von H atzfe ld: ma quando anche il Voivoda di Trans il vania , Giorgio Rak6czy, si mosse ed attaccò a sua volta la Polonia, l' I mperatore ricors e a Montecuccoli.
G IMORRI, op. cit., pag. l xrv).
27 H. KAuFMANN, op. cit. , pag. 21.
Il condottiero partÌ nell'avanzato 1657, recando con sé al campo la giovane moglie, che gli era assai teneramente legata. I risultati della di lui presenza non tardarono a farsi sentire: il principe ungherese fu battuto e respinto, e Poznan e Cracovia riprese. L'anno successivo Hatzfeld morì e M ontecucco li , cui fu conferito il grado di Feldmaresciallo, fu nominato comandante supremo delle operazioni in Polonia e nel Baltico. Insieme ai Brandenburghesi egli batté gli svedesi ripetutamente, cacciandoli dal Meclemburgo, dallo Holstein e dallo Jutland, conquistando le isole di Als e Fyn e, infine, la stessa Pomerania e liberando la Danimarca . La Pace di Oliva (3 maggio 1660) coronò questa splendida campagna, sebbene l'azione diplomatica della Francia impedisse all'Imperatore di coglierne per inter o i frutti.
Ma Montecuccoli era già l ontano . Una nuova e più grave minaccia si andava addensando ai confini dell'Impero: i turchi, che Montecuc coli aveva sempre considerato, insieme alla Francia, il nemico capitale degli Absburgo 29 Una sola striscia di terra ungherese era rimasta alla Casa d'Austria: e d in essa, sul fiume Raab, chiudendo la strada per Vienna, era la piazzaforte di Gyor. Colà si diresse il Feldmaresciallo, cui era stato conferito il titolo di "Colonnello (ossia Governatore militare) di Gyor". Appoggiandosi a questa piazza ed alle altre fortezze, manovrando con le forze - certo non a bbondanti - che gli erano state date, doveva Montecuccoli bloccare l'avanzata dei tu r ch i, molto superiori di numero.
La crisi era cominciata proprio per l'intervento di Giorgio Rak6czy in Polonia. Agli Ottomani non era piaciuta la sua iniziativa, presa senza consultarli; il diverbio aveva suggerito alla Porta di inviare un esercito per rimettere Rak6czy alla briglia. Ne era seguito un urto armato, e il principe era morto in seguito alle ferite riportate. Gli Absburgo si erano fatti avanti, proponendo un loro candidato alla successione, ma l'iniziativa era fallita ed ora il giovane e dinamico Gran Visir Ahmed Koprulu aveva spinto la Porta a dichiarar guerra all'Imperatore 30 Se Montecuccoli avesse soltanto dovuto affrontare simili difficoltà, ne avrebbe già avuto a josa: ma ad esse si aggiungevano i continui diverbi con il Bano di Croazia (ed eroe nazionale ungherese) Mikl6s Zdnyi, anch'egli un distinto scrittore e teorico militare, cui Casa d'Austria concedeva più iniziativa del necessario, allo scopo di non alienarsi del tutto gli ungheresi. Zrfoyi a sua volta, indifferente (quando non ostile) alla causa imperiale, voleva combattere la "propria" guerra, e si mostrava insofferente dell'autorità di Montecuccoli, che egli accusava di temporeggiamenti eccessivi (lo soprannominò magnus cunctator). La verità era che Montecuccoli applicava una strategia consona alle esigenze absburgic h e (cedere magari spazio per guadagnare tempo, in attesa che la coalizione antiturca che stava formandosi gli inviasse truppe a sufficienza per dar battaglia); mentre Zrfnyi voleva anzitutto contendere al nemico il suolo ungherese, poco importandogli se l'Imperatore ne traeva danno 31 • Sul tron o sedeva dal 1658 Leopoldo I , il terzo sovrano sotto cui ebbe a servire Montecuccoli. Anche Leopoldo av eva nel Nostro la più grande fiducia e lo confermò conferendogli nel 1661 il grado di Feldmaresciallo generale, che lo poneva al sommo della gerarchia militare absburgica, al di sopra di ogni altro 32 • Ma ora Montecuccoli doveva prepararsi a fronteggiare il terribile assalto di Ahmed Koprulu . Costui era forte di quasi 100.000 uomini, mentre il Feldmaresciallo generale poteva disporre di non più che 12 .000 regolari. Altri 28.000 (truppe di guarnigione) erano a presidio de ll e fortezze, mentre sui 15 000 di Zrfnyi si pote va fare ben poco conto 33 . Sottraendo le forze che Kopriilu era a sua vo lta cos tretto a lasciar a guardia delle fortificazioni e d e ll e r etro vi e, si può calcolare che il Gran Visir potesse disporre di 60.000 effettivi : sempre una superio rià schiacciante su Montecuccoli. Ma il condottiero sapeva che tutta l'Europa stava ora destandosi alla minaccia turca. La Germania tremava: la Dieta dell'Impero (e Montecuccoli si era personalmente recat o a Ratisbona per questo fine) aveva deciso di entrar nel conflitto, per cui i Principi tedeschi avrebbero in v iato rinforzi; il Papa e gli Stati italiani stavano pure muo ve ndosi; soprattutto, incre dibil e a dirsi, il re di Francia Luigi XN stava per scendere in campo assieme ai non amati Absburgo contro i quasi-alleati Ottomani 34 Venezia impegnava fortem ent e i turchi a Candia.
28 j TLL L tsK, Th e strugr,le f or the Supremacy in the Ba/t ic: 1600-1725, Lond o n, 1967, pag. 97 e sgg.
29 H. KA UFMANN, op. c it ., pag. n.
30 Su tutta questa parte, si veda : PETER SuGAR, Southeastern Europe under Ouoman rule, 13 54- 1804, Seatt!e (Wash ) and London, 1974; che però, pur essendo ottimo nel complesso, dimostra un a ben scarsa comprensione de lla strategia militare di Montecuccoli Sulle forze armate dell'Impero Ottomano , cfr.: RoBERT MANTRAN, L 'évolution de l'Armée Ottomane aux XVI et XVII siècles, rei. inedita presentata alla sedicesima settimana di studio dell'Ist. lncernaz. d i Storia Economica «Francesco Datini», Prato, maggio 1984.
3 ' Si paderà più oltre dell'aspetto ideologico della controversia t ra Zrfnyi e Monrecucco li: su d i essa si vedano gli ,studi fondamentali di GÉZA PERJÉS, Kinek volt igaza?
A Zr{nyi-Montecuccoli vita, in : Elet és Tudomany, 26/11 e 3/12 1961, pag. 1507 sgg. e 1539 sgg. ; nonché: A Metodizmus és a Zrinyi-Montecuccoli vita, i n: «Szazadok», 1961, n . 4-5, pag. 507 sgg.; e 1962, n. 1-2, pag. 25 sgg.
32 C. CAMPORI, op. cit., pag. 362.
33 KuRT P EBALL, Die Schlacht bei St. Gotthard-Mogersdorf 1664, in: Milàarhistorische Schriftenreihe, Heft 1, Vienna, s.d., pag. 5.
Il problema quindi per Montecuccoli era ancora una vo lta di guadagnare tempo conservando le proprie forze intatte in attesa che l'arri vo degli alleati gli consentisse di assestare ai turchi un colpo demolitore che risolvesse una volta per tutte la g uerra. Contro di lui il Gran Visir aveva il vantaggio delle lin ee interne. Tra il 14 maggio e l'inizio del giugno 1664 egli si era audacemente spostato da Ess eg, alla confluenza tra il Da nubio e la Drava, ri salendo quest'ultimo fiume fino a Nagy Kanizsa, e schierandosi lungo la Mur, affluente di sinistra della Drava. Da là, egli poteva o traversare la Mur per tagliare a Montecuccoli i rifornimenti che discendevano lungo tale fiume da Graz, o portarsi rapidamente verso Nord-O vest, sulla Raab, sia per forzarla come aveva fatto Solimano II nel 1529, sia per tagliare da quella parte a Montecuccoli i ri fornimenti della linea Vienna-Oldenburg-Giins-St. Gotthard e poscia estendersi fino a Ostrande des W echsels per marciare su Vienna dal passo di Wiener-Neustadt e assediare la capitale, che allora era assai meno fortificata di quanto non lo sare bbe stata poi, nel 1683 35 •
Ma Montecuccoli aveva già spinto avanti tra la Mur e la Raab i suoi esploratori, e seguiva attentamente le mosse del n emic o. Egli non aveva ancora rice v ut o i rinforzi che gli erano indispensabili:
34 Sui rapporti fr anco-ottomani , cfr. la relazione inedita, presentata da Jean Berenge r al Congreso In te rnaz io na le di Storia militare tenutosi a Vienna ne l g iu g no del 1983: Les vicissitudes de l'alliance milùaire franco-turque, 1520-1800.
35 G EORG WAGNER, Die Schlacht van St Gotthard-Mogersdorf und das Oberkomman· do Raimund Montecuccolis · Mit Berucksichtigung der Manovrierkunst Raimund Monte· cuccolis vor der Schlacht und der Bedeutung seine A bwehrsieges an der Raab in: Accademia Nazio nal e d i Scienze, Lettere ed Art i - Modena, Atti del Convegno di Studi su Raimon· do Montecuccoli nel terzo centenario della battaglia sulla Raab, in Pavullo nel Frignano e in Modena, settembre 1964, M odena, 1964, pag. 155 sgg.; pag . 160. Il Wagner e il P eball, art. cit., n. 32, so no le gu id e più aggiornate e preziose per il quadro genera le della campagna di San Gott ard o
Campagna comro i Turchi
1663-1664
-Piano Gener-a1e
S : fortezze cristiane
't : fo r tezze t urchiz c:::::::C> , k'iirru1ii 1GG4
_. : Montecuccoli 1664 llacx{> : Alì Pascià 1664
, de Souches 1664