3 minute read

Il percorso espositivo allestito nel MuMeLoc, di Pierina

Il percorso espositivo allestito nel MuMeLoc di Pierina Ferrara

La ricerca storica è in perenne sviluppo. Tale assunto è tanto più vero quando l’indagine sul passato scaturisce principalmente dall’impegno etico-civile e dalla necessità di alimentare, perpetuare, approfondire la conoscenza di fatti storici di particolare gravità, come nel caso della persecuzione perpetrata a danno degli ebrei sotto il fascismo.

Advertisement

Questa tragica pagina, infatti, costituisce un capitolo mai sufficientemente esplorato né esauribile, sotto il profilo della memorialistica, della ricostruzione storica e del dibattito politicostoriografico. È pertanto auspicabile che, nell’affrontare il tema delle leggi razziali e della persecuzione antiebraica, si punti ad accrescere in modo progressivo e sistematico la consapevolezza storica dell’opinione pubblica, nella speranza che ciò possa costituire un efficace deterrente al ripetersi di eventi di simile gravità.

Entro queste coordinate di irrinunciabile impegno per la verità storica e per riaffermare i diritti imprescrittibili ed inviolabili della persona umana si inscrive la mostra La Comunità ebraica di Roma dalle leggi razziali alle deportazioni (1938-1945) organizzata dal Museo della Memoria locale di Cerreto Guidi in collaborazione con l’Archivio Storico della Comunità ebraica di Roma (ASCER). La suddetta esposizione si inserisce nell’ambito dei filoni di ricerca già evidenziati nella precedente iniziativa curata dall’ASCER in collaborazione con l’Archivio di Stato di Roma, alla quale si è inteso dare coerente sviluppo.

Il percorso didattico prende avvio da un pannello introduttivo relativo alle leggi razziali del 1938, che costituirono la normativa di riferimento e di concreta attuazione della persecuzione degli ebrei italiani, emarginati dalle loro precedenti occupazioni ed espropriati della loro condizione di cittadini a tutti gli effetti; e giunge alla tragica giornata del 16 ottobre 1943, nel corso della quale ben 1265 ebrei residenti nella capitale, stando alle stime più recenti ed attendibili, furono rastrellati dai nazisti: di questi, 1014 vennero deportati ad Auschwitz e soltanto 16 riuscirono a tornare a casa. Per i sopravvissuti,

il ricordo delle sofferenze subite nel campo di sterminio fu inoltre aggravato dalla lentezza e dalle complicazioni che caratterizzarono il processo di abrogazione della legislazione razziale fascista.

Sullo sfondo di queste tragiche vicende si è cercato di dar voce anche al meno noto e tuttavia presente fenomeno di solidarietà sociale, al quale va dato atto di aver salvato diverse vite umane. Esemplare in tal senso è la storia di Giuseppe Caronia, illustre pediatra che dirigeva il Reparto di Malattie infettive dell’ospedale Policlinico di Roma. Perseguitato fin dai primi anni del regime fascista, privato della cattedra all’università di Roma e trasferito per punizione nel reparto ospedaliero sopra indicato, Caronia visse questa indebita limitazione in modo esemplare, nascondendo e sottraendo alla deportazione ben cento ebrei italiani, antifascisti e disertori. Tra loro anche i fratelli Eugenio e Giacomo Sonnino, all’epoca poco più che bambini, la cui commovente e lucida testimonianza sull’eroismo di Caronia è stata raccolta in una esclusiva intervista realizzata ad hoc per questa iniziativa.

L’apporto originale qui offerto, consistente nella realizzazione di alcuni audiovisivi inediti, ha principalmente lo scopo di conservare traccia della memoria della persecuzione antiebraica condotta nell’Italia fascista e di far avvicinare alla conoscenza del nostro “passato recente”, in una prospettiva etico-civile, le generazioni più giovani. Il primo audiovisivo suggerisce una visita “virtuale” alla sede dell’ASCER, il cui scopo è far comprendere agli studenti che cos’è un archivio, quali sono le fonti in esso conservate e come queste possano essere utilizzate per ricostruire un dato fatto storico. Il secondo offre la possibilità di ascoltare la vicenda dei fratelli Sonnino attraverso la viva voce dei protagonisti; e ciò rende senz’altro più toccante la loro testimonianza.

Un’ultima osservazione: la presente pubblicazione ripropone, in un formato che consente approfondimenti, il percorso didattico della mostra. Basandosi soprattutto sul “linguaggio” della documentazione archivistica e ponendosi al tempo stesso come strumento di riflessione e formazione, il lavoro condotto ha inteso inoltre mettere le tecnologie multimediali al servizio della divulgazione storica, nel tentativo di contribuire allo sviluppo di una memoria collettiva, critica e cosciente, della Shoah romana.

This article is from: