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L'Italia e le guerre balcaniche
Naturalmente Bagnani invia informazioni assunte nell'ambiente inglese, attinte sia dalla stampa che dai circoli londinesi dove trapelano dati ufficiali e ufficiosi. Spesso i rapporti sono corredati da articoli scelti dalla stampa inglese e inviati come allegati al comando del corpo di Stato Maggiore; sovente le notizie sono contraddittorie, ma l'addetto militare le invia ugualmente, affinché a Roma le informazioni possano essere v~gliate e confrontate con quelle provenienti da altre aree di osservaz10ne.
La stampa inglese, per esempio, in un primo momento sopravaluta la composizione e le possibilità dell'esercito turco, calcolando la forza mobilitabile pari a un milione e duecentomila uomini, con mille e seicento cannoni; di contro, le forze effetti ve sembrano ascendere a non più di trecentomila uomini, con mille cannoni, dunque una forza numericamente inferiore rispetto a quella che possono mettere insieme gli eserciti alleati.
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D ' altra parte però Bulgaria, Grecia, Serbia e Montenegro non possono coordinare facilmente le rispettive armate: dunque, se l'esercito turco fosse condotto abilmente e se, soprattutto, fosse conclusa la pace con l'Italia, la Turchia potrebbe sperare di uscire vittoriosamente dal conflitto.
Molto discussi i probabili piani di campagna, relativi a due distinti teatri di guerra, uno in Tracia, l'altro in Macedonia. Si suppone che lo schieramento strategico dei turchi dovrebbe avvenire sulla linea Mustafa Pascià - Adrianopoli - Kirk Kilisse con l'obiettivo di sconfiggere l'esercito bulgaro a oriente dei monti Rodopi, mentre distaccamenti di forza adeguata potrebbero avere la meglio sugli eserciti greco e serbo. Si stima che l'esercito bulgaro abbia una forza di duecentocinquantamila uomini che però non hanno alcun affiatamento e, dunque, è diffic il e che riescano a cooperare efficacemente, soprattutto nel caso di un'azione immediata.
La sera del 5 ottobre, le agenzie telegrafiche di Londra riferiscono i tentativi delle grandi Potenze di evitare la guerra; queste, invece, riescono solo a dilazionare di qualche giorno l a presentazione dell' ultimatum alla Turchia; Austria e Russia, per il momento, sono accomunate dal tentativo di preservare la pace, anche se non ci sono grandi speranze di riuscita dal momento che la Bulgaria è disposta a combattere anche da sola nel caso in cui non venga concessa l'autonomia alla Macedonia, cosa che la Turchia non può e non intende fare (5).
Antonello Biagini
Sulle decisioni che prenderà l'Italia a riguardo del temuto conflitto si fanno molte ipotesi e nei circoli diplomatici inglesi si dice che in realtà essa non avrebbe nulla da guadagnare da una guerra balcanica. La Turchia ha ormai perduto Tripoli e le agenzie danno la notizia che la pace è stata conclusa col riconoscimento della sovranità italiana in Libia e quello del potere spirituale del sultano; nell'accordo è previsto l'aiuto italiano alla Turchia per la conclusione di un prestito sul mercato europeo.
Quanto al ruolo dell'aviazione militare nel probabile conflitto balcanico, Bagnani riferisce che delle cinque nazioni mobilitate per la guerra, solo la Turchia e la Bulgaria potranno valersi di aeroplani, le altre non sono in grado di utilizzare l'aviazione (6).
In un altro rapporto, sempre del 5 ottobre, Bagnani raccoglie una serie di dati sugli ufficiali più rappresentativi degli eserciti belligeranti, nello Mcrrone, invia al comando in 2 3 del corpo di StalO Maggiore in Roma un rapporto relativo alla situazione in Bulgaria e alla pace italo-turca. I bulgari sperano che l'Italia non concluda un'affrettata pace con la Turchia, in modo che questa non possa accelerare la sua mobilitazione e rifornire lo scacchiere della Macedonia. Un ritardo di 3 o 4 settimane offre alla Bulgaria consistenti probabilità di vittoria nei primi scontri. Sotto il peso dell'insuccesso la Turchia sarà costretta ad accettare le condizioni imposte dall'Italia la quale indirettamente aiuterebbe i bulgari anche nell'interesse delle altre potenze che non desiderano la guerra; una sconfitta bulgara, infatti, coi nvolgerebbe direttamente la Russia che con il suo aiuto provocherebbe necessariamente un'azione dell'Austria verso il Sangiaccato e verso l'Albania. lvi, r . 19, 3 ottobre 1912.
(6) In merito, la situazione dei probabili eserciti belligeranti è la seguente: "Serbia - tre ufficiali sono stati in Francia per imparare a pilotare i monoplani Bleriot; non consta che finora l'esercito possieda aeroplani propri . Grecia - l'esercito possiede 6 biplani Farman e la marina un idrop lano Vi è nel paese molta passione per l'arconautica, non è però stalO ancora organiz7.ato alcun corpo areonautico. Bulgaria - l'esercito possiede un monoplano e 3 biplani; parecchi aeroplani sono stati ord inati in Germa n ia, specialmente biplani tipo Albatros; ono uffic iali e tre sottufficiali hanno già il brevetto di pilota aviatore. Turchia - ha già costituito un nucleo aeronautico; secondo alcuni istruuori il temperamento turco non è molto proclive all'aviazione, ad ogni modo qualche ufficiale è stato in Inghi lterra a prendere lezioni nella scuola di aviazione della Compagn ia Bristol a Brooklands; l'ese rcito turco possiede g ià 8 monoplani di varie marche, 3 monoplani Bristol, 2 biplani tedeschi e vari altri sono stati com missi onati in Germania e in Inghilterra. L'esempio è stato seguito dagli Stati balcanici che in questi ultimi giorni sono in attiva corrispondenza con costruttori e piloti in Francia, in Germania cd in Inghilterra". Bagnani, Londra 5 ottobre 1912.
L'Italia e le guerre balcaniche costruendo delle pi ccole biografie su alti militari turchi, bulgari, serbi.
In Turchia, Ferik Abdullah pascià è uno dei più vecchi favoriti di Abdul Hamid, già capo del gabin etto militare dell'ex sultano e suo principale aiutante di campo. Egli rappresenta l'élite del vecchio regime, per molti anni amico e collaboratore del generale prussiano von der Goltz, comandante del IV Corpo ad Ersingjan, poi successore del maresciallo Sekki pascià e infine governatore generale e comandante in capo in Albania.
Pertev pascià è uno de i più brillanti ufficiali della nuova generazione educata alla scuola di von der Goltz; prima a Francoforte sull'Oder, poi all'assedio di Port Arthur come addetto militare turco con l'esercito giapponese, ha viaggiato molto anche in Asia Minore e si è distinto come segretario generale al ministero della Guerra di Costantinopoli. Si ritiene che gli verrà ri servato un alto posto nello Stato Maggiore del Comando Supremo.
Nazim pascià, ministro della Guerra, è considerato il probabile comandante supremo delle forze turche; ha 64 anni, è stato educato alla scuola militare di Saint Cyr, è stato capo di Stato Maggiore di Redjeb pascià durante la guerra russo-turca; entrato nel movimento dei Giovani Turchi, condannato a cinque a nni di fortezza, esiliato a Erzerum, col nuovo regime è stato nominato comandante del II corpo di Adrianopoli, poi ministro della Guerra per pochi giorni nel gabinetto di Kamil pascià, governatore di Bagdad nel 1910 e quindi presidente del consiglio dell'esercito. Un personaggio, insomma, di grande prest igio , con un forte ascendente sui soldati e con principi lìberali che lo hanno compromesso di fronte al Comitato Unione e Progresso, accrescendo la sua popolarità anziché intaccarla.
Da parte bulgara, oltre al re Ferdinando - che sarà designato come comandante sup rem o degli eserciti alleati - i personaggi più rilevanti sono: il generale Fitev già comandante del corpo d'armata di Filippopoli e poi capo de llo Stato Maggiore dell'esercito, che è previsto come vertice del Comando Supremo delle truppe bulgare; il generale Nazluncov comanderà la cavalleria; il generale Kutintev, che prenderà il comando del I0 corpo d'armata; il generale Ivanov, quello del co rpo d'armata di Filippopoli. Tutti questi ufficiali hanno preso parte alla guerra serbobulgara.
Tra i serbi, re Pietro sarà alla testa del suo esercito, ma si dice che il comando effettivo sarà affidato al generale Putnik, al momento ministro della Guerra, nominato capo di Stato Maggiore; suoi collaboratori saranno il generale Slepanovié (già ministro della Guerra) e il generale Goikovié, direttore dell'Accademia militare; il colonnello Bjov ié è stato
Antonello Biagini
nominato ministro della Guerra. Al comando delle cinque divisioni sono i colonnelli Borjanovié, Mekeilvié, Poilnovié, Marinovié e Goikovié (7).
I commenti della stampa inglese sono così numero si che l'addetto militare non usa il consueto sistema di spedire ritagli e segnalare articoli, ma si limita a riferire per grandi linee le principali informazioni e le idee che si agitano a Londra sulla situazione politica, sulle sue cause, sulle possibili conseguenze (8).
L'opinione diffusa è che la guerra sia inevitabile se gli Stati balcanici e la Turchia vengono lasciati a se stessi; eminenti uomini di Stato e giornalisti di vaglio pensano che il miglior partito sia di lasciar fare.
I motivi fondamentali del conflitto sono due: a) "la cieca politica dei Giovani Turchi che ha spinto gli Stati balcanici a gettarsi nelle braccia l'uno dell'altro per chiedere il completo riconoscimen to del Trattato di Berlino", col quale la Turchia si e ra impegnata ad attuare una politica di riforme in Armenia e a mantenere il principio della libertà religiosa in tutto l'Impero ottomano. b) "l'occupazione della Libia da parte dell'Italia, seguita da un anno di continue vittorie - spesso disconosciute dalla stampa europea e travisate dai turchi, ma apprezzate dalle popolazioni balcaniche - aveva mostrato la debolezza dell'Impero ottomano e il valore della flotta italiana che la bloccava in Asia Minore; gli Stati balcanici si mobilitano e pongono alla Turchia un ' unica alternativa: o l'autonomia della Macedonia o la guerra.
A differenza di quanto detto da Me rrone a Londra tutti pensano al successo dei bulgari, a causa della facilità di mobilitazione, dell'ottima organizzazione e dell'alto spirito militare che fa dei bulgari "i giapponesi dei Balcani" (9) .
Un improbabile successo turco, in ogni caso, non risolverebbe la questione balcanica, in quanto il problema politico della Macedonia resterebbe sempre in piedi: la vittoria turca avrebbe il risultato di accentuare il panslavismo russo e, di conseguenza, la reazione dei cristiani l'Jtalia e le guerre balcaniche soggetti ai turchi.
(8) Bagnani, Londra 5 ottobre 1912, prot. n. 240, r. 41; " Le notizie d 'oggi date dalle agenzie si possono così riassumere: scammucce su varie frontiere; febbre guerresca sempre in alto grado tanto in Turchia quanto in Bulgaria; dichiarazioni ufficiali serbe relative alla sospensione del traffico ferroviario con la Turchia e all'ammassamento di truppe alla frontiera; nota greca che annuncia che truppe montegrine hanno passato la frontiera cd è da attendersi un attacco su Scutari; conflitto che dicesi avvenuto presso Adrianopoli fra truppe bulgare e turche".
(9) Bagnani, Londra 6 ottobre 1912, prot. n. 243, r. 41.
In tale situazione, le Potenze cercano di delimitare la guerra più che d'impedirla per non esservi direttamente coinvolte, anche perché il disaccordo esistente provocherebbe un conflitto europeo che al momento nessuno vuole o si sente di affrontare.
La Russia - anche se obbligata a simpatizzare per le popolazioni cristiane dei Balcani - non è preparata a intervenire, né vuole farlo per non provocare la reazione degli altri paesi.
L'Austria non è in condizioni migliori, e quando è intervenuta, sia pure in maniera indiretta (il conte di Brchtold ha operato per cercare di convincere il governo turco della necessità di un decentramento), ha ottenuto come risultato la richiesta dell'autonomia della Macedonia da parte degli Stati balcanici.
La Germania è dell'avviso (come la Russia e l'Austria) che la Turchia debba essere sollecitata a concedere serie riforme, anche se a Berlino non si ritiene ormai possibile tale soluzione e dunque la guerra è considerata inevitabile.
L'Inghilterra non si è ancora pronunciata, anche se sembra probabile un suo accordo con la Russia e la Francia .
Quanto all'Italia, negli ambienti londinesi la sua posizione è considerata molto delicata: gli Stati balcanici, infatti, sono ancora più propensi alla guerra a causa del conflitto italo-turco e della vittoria riportata dall'Italia; questa inevitabilmente dopo la pace con la Turchia assumerebbe una maggiore influenza nei Balcani.
La Francia, spinta dai larghi interessi finanziari impegnati in Oriente e dal desiderio di evitare la guerra, o di limitarne almeno le conseguenze, si assume l'iniziativa di coordinare un'azione collettiva delle grandi potenze ( 10) .
Malgrado le varie divergenze di vedute e di aspirazioni manifestatesi in parecchie circostanze, si realizza con una relativa facilità una linea di condotta comune con la Russia, approfittando della presenza a Parigi del suo ministro degli Esteri, Sazonov. Francia e Russia avrebbero voluto assicurare una limitazione del conflitto proponendo all'Austria un accordo sulla base della comune rinunzia al conseguimento di vantaggi particolari e della reciproca promessa di astenersi da un intervento armato.
Le trattative "discrete" iniziate in proposito non ottengono risultati favorevoli, anzi l'Austria dichiara di non voler assumere alcun impegno
Antonello Biagini
formale, lasciando capire abbastanza chiaramente che non rinuncerà all'intervento armato nel caso in cui serbi o montenegrini entrino nel Sangiaccato.
Il governo francese non ritiene opportuno di dover insistere di fronte a tale risposta e rivolge i suoi sforzi nel tentativo di evitare la guerra per realizzare un'azione diplomatica dell'Austria e della Rus sia limitata a tutti gli Stati balcanici, oppure di tutte le grandi potenze verso la Turchia. In tal modo ottiene il gradimento della Germania, e anche dell'Austria che vuole mitigare la pressione su Costantinopoli.
Manca ancora il consenso dell'Inghilterra la quale - a detta dei francesi - ha volutamente ritardato la sua adesione (per evitare.di impegnarsi troppo) adducendo come pretesto l'assenza del ministro degli Esteri. Da Londra la notizia è confermata dall'addetto militare italiano, il quale riferisce che l'azione della diplomazia internazionale pare alquanto tardiva e che i governi balcanici non rinunceranno oramai alla guerra.
"La Gran Bretagna è stata severamente criticata dalla sua amica e vicina Francia, per non avere subito dato la sua adesione alla formula posta avanti da Mr. Poincaré" (11 ).
I giornali ufficiali francesi lasciano chiaramente trasparire il loro malumore. Non mancano frasi pungenti contro l'egoismo inglese e la disinvoltura con cui la quasi-alleata dimostra se mpre e so ltanto di seguire i propri interessi. Si ridesta l'istintiva diffidenza francese verso l'Inghilterra e riprendono le accuse contro gli inglesi di voler aggravare, ad arte, la situazione per far scoppiare una guerra secondo una logica di esclusivo profitto.
Infine arriva il consenso dell'Inghilterra , ma a condizione che il passo da farsi collettivamente verso la Turchia non sia, nella forma e nella sosta nza, reso così poco imperioso da renderne dubbia l'efficacia. Intanto , notizie di fonte inglese infom1ano che bulgari, guidati da Jane Sandanski, hanno occupato il passo di Kresna, incend iando a lcune caserme turche; i circassi hanno offerto al governo turco l'appoggio di cinque mila cavalieri; tremila volontari macedoni si sono arruolati nell'esercito bulgaro e altr i diecimi la russi marciano già sulla via de ll a Serbia, per V ama e Gala,ti.
La mobilitazione dell'esercito serbo è terminata in modo assai soddisfacente, con la risposta del 98% dei chiamati alle armi; il figli o più giovane del re Pietro è a l coma ndo della brigata Zeta a Podgorica (12).
(11) Bagnani, Londra 7 ottobre 1912, proL n. 244 .
(12) Zacconc, Parigi 9 ottob re 1912, prol. n. 258.
Secondo l'agenzia Reuter, il ministro della Guerr a austro-ungarico intende rinnovare la richiesta di un credito supplementare di duecentocinquanta milioni per l'artiglieria e per l'equipaggiamento dell'esercito. La squadra navale ancorata a Pola è pronta e si dic e che verrà dato il comando della flotta all'ispettore Hans.
Hadi pascià, capo di Stato Maggiore al ministero della Guerra, è stato designato capo dello Stato Maggiore delle forze mobilitate (Talàat bey, già ministro dell'Interno si è arruolato come ri servis ta), gli allievi della scuola militare sono stati nominati sottotenenti.
La fanteria di guarnigione a Sofia (otto battaglioni) è partita a piedi per Filippopoli, le ferrovie sono impiegate per il trasporto delle truppe dalla Bulgaria sette ntrionale. Sono segnalati parecchi incidenti di frontiera a Yely e Sayfie, dove combattono bulgari e territoriali turchi; quattrocento greci concentrati a Kalambaka minacciano Grevena; quattro battaglioni turchi sono stati mandati a difendere la città.
Parecchi albanesi sono entrati in Prizren e cercano di impadronirsi del deposito d'armi. Essad pasci~l , alla testa di tremila redif, è arrivato a Scutari; gli albanesi hanno attaccato i turchi, ma sono stati respinti; i cristiani hanno lasciato Scutari e i turchi si concentrano alla frontiera montenegrina.
Interviene la dichiarazione di guerra del Montenegro, subito riferita e commentata dagli addetti militari: a Lon dra l'azione montenegrina non ha stupito nessuno, mentre a Parigi s i parla di "sgradevole sorpresa". In Francia si crede ancora possibile il mantenimento della pace e la decisione del Montenegro non solo elimina le ultime illusioni in proposito, ma ferisce l'amor proprio dei francesi dimostrando inefficace l'azione collettiva delle potenze laboriosamente ottenuta proprio grazie alla loro iniz iativa (13).
I giornali sfogano il loro malumore con accuse, larvate, contro la Russia e, più aperte , contro l'Italia, sostenendo che queste due potenze (13) Il supposto accordo delle potenze però non ha che una importanza relativa. Come riferi sce il colonnello Bagnani, sir Edward Grey prima della dichiarazione di gue rra ha sottolineato argutamente: "è la prima volta che si trovano d'accordo le grandi potenze, quindi la guerra è inevitabile". (Bagnani, Londra 9 ottobre 1912, prot. n. 249). L'addetto militare continua il suo rapporto trattando de i temi più dibattuti dai giornali più autorevoli, quali il "Moming Post", il "Times" , il "Daily Telegraph": for,.a ed efficacia degli eserciti belligeranti, situazione finanziaria , marina da guerra. In particolare, riferisce che la fanteria turca mobilitabil e si fa ascendere - a Londra - a 58 divisioni nominalmente di 10 battaglioni ciascuna che, aggiu nte alle aliquote di cavalle ria, darebbero un effett ivo di 550. 000 uomini c irca.
Antonello Biagini
hanno sotterraneamente preparato e favorito l'unità dei paesi balcanici, provocando quindi direttamente le attuali difficoltà. L'Italia, in particol are, ha spinto il Montenegro a dichiarare la guerra per facilitare le proprie trattative di pace con la Turchia.
La stampa francese, comunque, esprime la certezza che l'azione delle Potenze possa riuscire almeno a localizzare la guerra; "Le Matin" sostie ne che, anche nell'eventualità di un conflitto austro-russo, la Germania e conseguentemente la Francia non avrebbero l'obbligo di aiutare con le armi i rispettivi alleati.
Anche da Londra l'opinione prevalente è quella che le potenze cerchino di circoscrivere il conflitto, non essendo riuscite a evitarlo; si dice che esse non abbiano grandi interessi in gioco, ma solo "simpatie": l'Inghilterra si profonde in dichiarazioni di stretta neutralità e disinteresse per rispetto alla posizione dei propri musulmani d'India. La solidarietà della Russia per i serbi e per i bulgari è solo "platonica"; l'Austria, per il momento, pare voglia contenere le proprie ambizioni, anche se le popolazioni di Bosnia, Erzegovina, Croazia e Ungheria meridionale simpatizzano naturalmente con la Serbia e il Montenegro.
La Francia ha coltivato per lungo tempo amichevoli relazioni con la Grecia; l'Italia, finalmente, quantunque simpatizzi per la causa balcanica per varie e ovvie considerazioni, è costretta a rimanere tra gli spettatori.
Quanto ai disegni di guerra, si suppone che il Montenegro lanci le sue forze riunite su Scutari in Albania contro la 24a divisione turca e che la Turchi a si mantenga sulla difensiva in questo teatro di guerra con l'impiego di non più di trentamila uomini. Incerto e quindi non prevedibi}e l'atteggiamento degli albanesi.
E opinione di alcuni che la Turchia possa decidere di lasciare che Adrianopoli provveda alla propria difesa e concentrare l'esercito destinato a operare nello scacchiere orientale più a sud . Si tratta però di semplici supposizioni e di studi tecnici non ancora verificati, anche se le informazioni delle agenzie inglesi sono ricche e attendibili, oltre che straordinariamente rapide (la notifica ufficiale della dichiarazione di guerra del Montenegro è avvenuta poco prima di mezzogiorno e solo dopo poco meno di un'ora la stampa inglese ne dava notizia) .
A Parigi la preoccupazione principale è quella di non essere coinvolti in un probabile conflitto europeo; cinquantamila uomini delle migliori truppe francesi sono impegnate - e lo saranno ancora per lungo tempo - in Marocco. Fra di esse sono comprese varie unità dislocate ordinariamente nella metropoli (oltre a un secondo gruppo alpino) pari quasi ai due terzi degli effettivi del 19° corpo d'armata e delle divisioni di occupazione della Tunisia. Cosicché, nel caso di una guerra europea, la Francia non sarebbe soltanto privata di alcune delle sue unità assegnate
L'Italia e le guerre balcaniche alla Armée des Alpes, ma dovrebbe rinunciare alle due divisioni che, fra le quattro dislocate in Algeria e Tunisia, essa ha sempre contato di portare in Europa; le ridotte guarnigioni che si trovano nelle due colonie non sarebbero sufficienti di fronte al pericolo di una sollevazione degli arabi e l'esperienza del 1870-71 è ancora abbastanza recente.
C'è poi da dire che una guerra in cui la Francia fosse coinvolta più o meno direttamente per la questione d'Oriente non sarebbe affatto popolare: "i francesi - sottolineava l'addetto militare italiano - crederebbero di marciare a rimorchio della Russia e non sarebbe facile spiegare alle masse per quali ragioni di gravi interessi nazionali si debba ricorrere al supremo giudizio delle armi. E la Francia, invece, per poter veramente disporre di tutte le sue energie, avrebbe proprio bisogno di un regime di guerra capace di scuotere profondamente la fibra nazionale".
Sotto l'incalzare degli avvenimenti, il comando del corpo di Stato Maggiore invia un plico chiuso, riservatissimo, agli addetti militari italiani a Vienna e a Pietroburgo (14) contenente le istruzioni già comuni-
(14) Il 6 ouobre, il comando del corpo di Stato Maggiore in Roma elabora un corpus di norme, a firma del tenente generale Pollio capo di Stato Maggiore dell'Esercito, che fissa la linea di condotta alla quale debbono attenersi gli addetti mi1ita ri negli Stati in guerra (fondo Corpo di Stato Maggiore. Corrispondenza, r. 65 , Norme per gli addetti militari incaricati di seguire le operazioni militari nella eventualità di una guerra nei Balcani). Gli ordini, minuziosi e capillari, sono i seguenti: oLLenere dall'autorità diplomatica l'autorizzazione a seguire le operaz ioni di guerra; sottoporsi a tulle le costrizioni richieste, censura postale o telegrafica, limitazione dei propri movimenti o sulle comunicazioni da fare. Prima di partire per seguire le operazioni di guerrJ, lasciare nella capitale dello Stato belligerante "una o più persone sicure e competenti" in grado di trasmettere informazioni al comando superiore; mantenersi al corrente della situazione generale e chiedere di seguire i reparti che svolgono le operazioni militari più importanti; tenere due diari distinti, uno personale e uno militare. Nel primo prendere nota di ogni particolare degno di menzione, nel secondo segnare gli ordini ricevuti, i movimenti delle truppe, i fatti d 'arme Tenere distinto ciò che risulta direttamente da quanto si può conoscere per altra via e dalle proprie considerazioni tecnico-militari (i diari serviranno in seguito a integrare le comunicazioni eventualmente censurate); comunicare sollecitamente le notizie pill ampie sulla preparazione e sullo svolgimento delle operazioni militari giornaliere, evitando per quanto possibile di essere sottoposti a censura . Mantenere relazioni cordiali con le autor ità militari dell'esercito belligerante e con gli altri addetti militari, per ottenere notizie; accertare e offrire cooperazione agli addetti militari, secondo le circostanze; mantenere i contatti con i corrispondenti di guerra autorizzati a seguire le operazioni, per avere dati interessanti; non compromettersi in intrighi di qualsiasi genere; approfittare della libertà di spostarsi sul terreno dei combattimenti per osservare e riferire;
Antonello Biagini
cate agli addetti accreditati presso i governi serbo, bulgaro e greco. Tali istruzioni dovranno essere eseguite solo nel caso in cui l'esercito austroungarico inizi apertamente le ostilità contro l'esercito di altre nazioni mediante regolari operazioni militari (15).
Il 10 ottobre, da Londra, Bagnani invia un diario degli avvenimenti balcanici, dicendo però che si tratta di notizie non ancora confermate ufficialmente. Per quanto riguarda i comandi delle grandi unità di guerra, egli riferisce che le quattro divisioni montenegrine sono sotto il comando dei generali Martinovié,Vukovié, Boskovié e Gyurovié; le tre armate bulgare sono sotto il comando dei generali Kutincev, Dimitriev e Tvanov; comandante effettivo supremo è il generale Savov, già ministro della Guerra nel gabinetto Stambolov; capo di Stato Maggiore è il generale Raco Petrov.
Sui combattimenti e sui movimenti, si dice che l'esercito serbo si concentra in direzione di Ùsktib (Skopje); sono segnalati combattimenti di frontiera a Plava e Ragova; continua il combattimento di Berane; secondo informazioni di fonte ottomana, Riza bey, con quattromila uomini, da Djakova avrebbe invaso il Montenegro a Berane. Turchi e serbi si sono scontrati a Iavir, i montenegrini hanno attaccato una forte posizione davanti a Podgorica; dopo due ore di duello di artiglieria, i turchi hanno sgombrato le alture di Planinica, i montenegrini avanzano per attaccare la posizione fortificata di Decié ( 16).
Un lungo e interessante rapporto del colonnello Calderoni da Berlino(17) riassume una serie di notizie sulla mobilitazione, sui piani operativi di guerra, sull'organizzazione militare del tempo di pace in Turchia, e delinea i due teatri di operazione: uno in Tracia e uno in Macedonia. Il primo gruppo di armate è specialmente chiamato ad agire in Tracia, il secondo in Macedonia. Comandante della 1a armata è Abdullah pascià e Djevad bey il capo di Stato Maggiore; i quattro corpi d'armata che la costituiscono si trovano tutti in Europa, meno una divisione (la 6a) che è a Smirne. Ne fanno inoltre parte undici divisioni di redif di primo bando (due a Costantinopoli e nove in Anatolia) e sei divisioni di non destare sospetti per eccessiva curiosità ed ingerenza; astenersi da ogni giudizio di carattere politico "limitandosi ad osservare, prendere nota e riferir.e".
(15) Le stesse istruzioni vengono trasmesse "in semplice comunicazione" agli addetti militari di Berlino, Bema, Parigi, Londra, Tokio, Madrid. (Ibidem, 10 ottobre 1912, prot. n. 1684).
(16) Bagnani, Londra IO ottobre 1912, prot. n. 252, r. 41.
(17) Calderoni, Berlino 10 ottobre 1912, prot. n. 737, r. 12.
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L'Italia e le guerre balcaniche redif di secondo bando (quattro in Europa e due nei Dardanelli) (18).
La 2~ armata - comandata da Ali Riza pascià- è costituita da quattro corpi d'armata di cui tre in Europa e uno (VIII) a Damasco e da tre divisioni indipendenti (Scutari, Joannine, Kofana). Ne fanno inoltre parte nove divisioni di redif di primo bando (quattro in Macedonia e cinque nel sud d'Anatolia) e tredici divisioni di redif di secondo bando (in Macedonia).
Delle divisioni di redi/, una parte viene trasportata con le ferrovie dell'Anatolia fino a Haidan pascià, quindi con la ferrovia Costantinopoli-Adrianopoli. Altre divisioni, attraverso il Mar Nero, sbarcano a Rodosto con il compito di proseguire per via ordinaria. Le due divisioni di Brussa sbarcano anch'esse a Rodosto e continueranno a piedi; le divisioni di redif di secondo bando sono impiegate per presidiare Adrianopoli e le ferrovie.
La completa adunata della 1a armata non può essere compiuta prima del 20 ottobre, perché dislocata in varie località. Tre i gruppi che la compongono: il primo gruppo, quello principale, è composto da due corpi e mezzo (comandato da Zeki pascià) che si concentreranno fra !Stipe Oskiib, di fronte al confine serbo-bulgaro; il secondo gruppo, minore, composto da un corpo d'armata e da due divisioni di redif di primo bando, al comando di Mahmud pascià, si attesta nei dintorni di Scutari; il terzo gruppo (a sud), comandato da Ali Riza pascià, si concentra alla frontiera greca ed è formato con le due divisioni indipendenti che già si trovano sul posto e da due divisioni di redif.
Dal momento che le truppe dei diversi gruppi (meno i redi/) si trovano già in gran parte in Macedonia, la loro concentrazione non presenta grandi difficoltà. Difficile, invece, far affluire le divisioni di riservisti , finché gli italiani sono padroni del mare poiché devono compiere i trasferimenti via terra ( 19).
(18) "È assai dubbio che l'VII1° corpo d'armata possa raggiungere l'armata. Le truppe di redif di 1° bando sono costituite da soldati che già hanno servito; quelle dei redif di 11° bando non hanno ricevuto nessuna istruzione" (Ibidem). L'ordine di mobilit.azione non è stato esteso alle truppe turche di Erzerum, Erzincljan e Bagdad. Il concentramento di truppe nella regione di Adrianopoli avviene per via ordinaria, mentre quelle provenienti da Costantinopoli e dalle regioni dell'Anatolia, utilizzano la ferrovia Costantinopoli -Adrianopoli che può trasportare, giornalmente, una divisione.
(19) Nel suo rapporto da Berlino, Calderoni aggiunge alcune considerazioni rcla-
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Da qui la necessità per la Turchia di costituire la la armata il più fortemente e celermente possibile. L'azione della 2a armata in Macedonia, invece, è essenzialmente difensiva per impedire a greci, serbi e montenegrini d'avanzare sul territorio turco (20).
Il colonnello Zaccone, da Parigi, afferma che le assurde pretese della Turchia nel corso dei negoziati con l'Italia hanno determinato un profondo cambiamento nell'opinione pubblica e nella stampa francese. Entrambe infarti sono propense a giustificare un'eventuale azione militare della marina italiana per la conclusione del conflitto italo-turco (21).
L'atteggiamento della stampa francese è certamente consigliato dal governo, che non ha fatto niente per favorire la pace finché la situazione nei Balcani non si è deteriorata; valide ragioni politiche l'avevano portato a non intervenire, preferendo gli italiani impegnati il più a lungo possibile in Libia, mentre si tenta la definitiva sistemazione della situazione in Marocco. L'esplosione della questione d'Oriente comporta mutamenti rarucali nel comportamento della Francia, gravemente minacciata nei s uoi interessi in Oriente dal crollo dell'Impero ottomano, suo princi- tive alla parte bulgara. Egli sostiene che i bulgari possono avere due diversi piani di guerra: o divid ers i e operare con la parte principale delle loro for r.e in Tracia e con la rimanente in Macedonia, o marciare con una massa unica di uomini verso Adrianopoli e Costa ntinop oli. La seconda ipotesi, ce rto più pericolosa per i turchi, comporta g randi diflicolt.à anche per i bulgari ma non è impos sibile da attuare. Se l'e se rcito bulgaro riuscisse a battere in una battaglia campale i turchi a sud-est di Adrianopoli, questi sarebbero costretti a ritirarsi verso il Mar di Marmara, trovando si in una posizione assai critica (/Vl).
(20) Comando del corpo di stato Maggiore, Ufficio coloniale. Promemoria sulla situazione montenegrina, r. 19, Roma 13 ottob re 1912. Risult.a da fonte attendibile: "che le bande albanesi, le quali hanno aderito alla lega con il Montenegro, si sono presentate nella giornata di ieri (12) sotto Petrosciani, iniziando il combattimento contro quel presidio turco all'avanguardia d e lle truppe montenegrine che operano lun go la riva orientale del lago di Scut.ari; che il distaccamento del generale Martinovich ha spinto bande d'insorti albanesi a tergo di Scutari, con l'evidente co ncetto di dare la mano alle bande insone del territorio del Ducagini; che il contegno dei mirditi si manterrebbe tuttora neutrale, in forza del deciso atteggiamento del clero cattolico albanese, sovvenzionato dall'Austria, poco favorevole ad agevolare l'offen s iva dei monte negrini nell'Albania scuentrionale".
(21) Zaccone, Parigi 13 ottobre 1912: "I giornali più importanti hanno pubblicato le condizioni accampate dai turchi all'ultimo momento, commentandole severamen te( ... ) l'Italia si è già dimostrata troppo magnanima e qualunque sua azione diretta a colpire il nemic o( ) sarebbe ormai giustificata".
L'Italia e le guerre balcaniche pale debitore. La Francia tenta così di indurre la Turchia a cedere, per concludere la pace con l'Italia, eliminando pericolosi fattori capaci di produrre complicazioni a catena e di provocare una guerra in Europa(22).
La Germania, dal canto suo, si mostra in apparenza "silenziosa e prudente", come se fosse neutrale sulla questione dei Balcani; il governo tedesco lascia trapelare ben poco e si limita a far sapere che nessun pericolo imminente minaccia il paese.
Il segretario del ministero degli Affari Esteri, von Kiderlen -Wachter, sostiene che le grandi Potenze non possono consentire variazioni territoriali e dunque la guerra fra gli Stati balcanici, anche in caso di vittoria, "non aumenterà di un pollice il loro territorio"; avrà solo la conseguenza di far concludere la pace fra Italia e Turchia. ·
Il governo tedesco lascia dunque intendere di non aver nulla da temere e attribuisce l'agitazione che regna nelle Borse a manovre da parte degli speculatori. Anche la stampa tedesca è rassicurante, sostenendo che se gli sforzi delle potenze europee non dovessero riuscire nell'intento di conservare la pace, nessun pericolo imminente minaccerebbe gli interessi tedeschi, in quanto il conflitto resterebbe comunque limitato fra la Turchia e gli Stati balcanici. L'immagine ufficiale, dunque, è quella di una grande sicurezza e tranquillità, ma l'addetto militare a Berlino, colonnello Calderoni, non dubita che la Germania sarebbe pronta a entrare in azione, diplomatica o militare, qualora i suoi interessi venissero minacciati; per il momento, essa non ha alcun bisogno di
(22) In un rapporto si riferisce l'opinione di molti francesi, contraria a un accordo (o peggio a una alleanza) franco-inglese. Tale accordo viene considerato poco utile per la Francia: assicurerebbe la supremazia all'Inghilterra sul mare e la possibilità di concentrare forte sufficienti contro la flotta tedesca; mentre non comporterebbe analoghi vantaggi ai francesi. Le fort.e militari ten-estri inglesi sono mediocri per quantità e per qualità e il governo non vuole assumere nessun impegno formale né sul loro impiego né sulla loro riorganizzazione (sulla base del servizio personale obbligatorio). L'Inghilterra, infine, una volla assicurata l'alleanza con la Francia, approfitterebbe della prima occasione per scatenare una guerra per affrettare "il suo duello colla flotta tedesca"; di contro, essa si preoccupa ben poco degli avvenimenti militari sul continente, come dimostra il contegno equivoco del gabinetto inglese di fronte all'attuale crisi balcanica. Non mancano tra i francesi coloro che credono sia proprio l'Inghilterra a intorbidire le acque e si dice che la crisi attuale è dovuta ai consigli dati dagli inglesi al governo turco di procedere ad una parziale mobilitazione, spacciandola come una fase di grandi manovre, e di rompere le trattative di pace con l'Italia (Zaccone, Parigi 14 ottobre 1912).
Antonello Biagini
svelare il proprio pensiero e la propria linea, anche perché legata da identici interessi all'alleata Austria-Ungheria, interessata a che il proprio territorio rimanga confinante con la Turchia e dunque col Sangiaccato di Novi Pazar. In effetti sia per la monarchia asburgica che per il governo germanico sussiste la necessità di mantenere libera la via di comunicazione verso l'Asia Minore, regione vasta e ricca che la Germania si propone di"acquisire" investendovi capitali ed esportandovi merci di propria produzione; nel sogno dei pangermanisti, infatti, l'Asia Minore dovrebbe costituire una futura grande colonia tedesca dotata di un ulteriore carattere positivo: la continuità territoriale (grazie all'alleanza con l'Austria e all'amicizia con la Turchia (23).
Nel caso i bulgari riuscissero a conquistare qualche territorio, per esempio la provincia di Adrianopoli, nonostante le dichiarazioni fatte dal loro governo alle grandi potenze di voler solo delle riforme, è certo che non si ritirerebbero e di fronte a tale ipotesi- peraltro non improbabile - si delineerebbe un grosso problema per le grandi potenze che si sono già accordate per il mantenimento della situazione territoriale esistente nell'area balcanica (24).
(23) I giornali nazionalistici tultavia rimproverano al governo tedesco la via scelta della "neutralità" (Promemoria, Roma 13 ottobre 1912, r. 41). Le affermazioni del segretario di Stato per gli Affari Esteri vanno però valutate in base al momento e alle persone cu i sono dirette; in realtà le sue dichiarazioni sembmno dettate da un criter io di opportunità più che di effettiva co nvin zione, allo scopo di limitare il panico che aveva turbato in quei giorni le Borse tedesche. li discorso dunque è necessario per calmare le apprensioni degli uomini d'affari cui è dirello, ed è lecito dubitare del valore reale delle parole del segretario di Stato.
(24) Merrone invia allo Stato Maggiore la nota bulgara alla Turch ia e la ri sposta definitiva della Bulgaria ai ministri di Austria e Russia. La nota enumera le riforme radicali che possono realmente migliorare le sorti dell e popolazioni cristiane: autonomia amministrativa delle provincie; governa tori generali belgi o svizzeri; assemb lee elettive delle provincie; gendarmeria straniera con ufficiali stranieri (di Stati neutri); insegnamento libero; applicazione delle riforme controllate da un consiglio superiore composto da cristiani e da musulmani in numero pari. sotto la sorveglianza degli ambasciatori delle grandi Potenze e dai mini str i dei quattro Stati balcanici con sede a Costantinopoli. Con la nota si invita la Porta a dichiarare: l'acceuazione delle .suindicate domande, la promessa di metterle in esecuzione nel periodo cli sci mesi, di volere intanto - come prova del suo consenso ritirare subito i I decreto di mobilitazione dell'esercito turco. Immediatamente dopo la presentazione della nota all'incaricato di affari della Turchia, il ministro bulgaro degli Affari Esteri rimette ai ministri di Austria e Russia la risposta d efinit iva alla loro nota. In questa risposta il governo bulgaro - d'accordo col governo greco e con quello .se rbo - pur cspri-
Intanto il colonnello Calderoni informa che le truppe bulgare contano "già in una quindicina di giorni di dare una battaglia decisiva presso Adrianopoli". A Berlino si ritiene che la Turchia non potrà contrapporre che i quattro corpi d'arn1ata presenti a Costantinopoli e qualcuna delle divisioni indipendenti L'anticipata dichiarazione di guerra del Montenegro è conforme al piano prestabilito di impegnare consiste nti forze turche.
Oltre alle notizie politico-diplomatiche, Calderari ottiene molte informazioni specifiche sulla guerra da un rappresentante di forniture militari: i rifornimenti di materiali da guerra affluiranno alla Bulgru·ia attraverso la Russia .
La Grecia, che cerca navi da guerra e dispone per tale acquisto di settanta milioni di marchi, ne compra in Danimarca e in Inghilterra, interrompendo le trattative già avviate con il governo tedesco (25).
Il comportamento della Turchia durante le trattative di pace con l'Italia suscita commenti e polemiche anche a Berlino; gli ambasciatori di Austria e Russia , incontrati dall'addetto militare italiano, sono molto espliciti nel c,Titicare le pretese della Turchia di adottare subito le clausole a lei favorevoli e di attendere, per l'adozione delle altre, il placet del Parlamento turco. Uno dei due ambasciatori parla di ingenuità, l'altro più bruscamente di mala fede "perché si comprende che hanno cominciato le trattative col proposito di farle fallire all ' ultimo". Entrambi i diplomatici aggiungono che è preciso interesse della Turchia fare subito la pace con l'Italia. Nello stesso giorno (14 ottobre 1912) si riunisce a Parigi il consiglio dei ministri con la partecipazione oltre che dei ministri della Guerra e della Marina, del capo di Stato Maggiore generale dell'esercito, generale Joffre, del capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Ambert, e di alcuni alti funzionari dei ministeri degli Esteri e delle Finanze . Un comunicato ufficiale del giorno successivo avverte che nel suddetto consiglio "si è trattato di questioni di interesse generale di cui già era iniziato l'esame in altre conferenze".
Anche se in qualche altra rara occasione i due capi di Stato Maggiore erano intervenuti al consiglio dei ministri, è facile intuire che la loro premendo la gratitudine per l'interessamento dimostrato da quelle potenze in favore delle popolazioni della Turchia, considera inaccettabile il rifiuto dell ' Impero ottomano di concedere riforme radicali e definitive. (Merrone, Sofia 14 ottobre 1912, r. 19).
(25) Calderoni, Berlino 14 ottobre 1912, r. 12. Riferisce anche delle trattativefallite - tra il governo bulgaro e quello tedesco per ottençre armi, anche di tipo antiquato, per le bande bulgare in Macedonia.
Antonello Biagini
senza è dovuta alle contingenti esigenze della situazione internazionale e che il governo francese ha ritenuto necessario procedere ad un primo esame collettivo della situazione dal punto di vista politico, militare, navale e finanziario (26). In conclusione il governo di Parigi giudica la situazione intemazionalle molto grave e gli organi ufficiali non nascondono le loro preoccupazioni; vengono considerati sintomi allarmanti il risveglio panslavista in Russia e le accuse che là si muovono contro il ministro degli Esteri Sazonov, il quale, consigliato e appoggiato dal governo francese, ha sostenuto e sostiene la tesi dell'opportunità per la Russia di accordarsi coll'Austria.
Parigi, specialmente per opera del presidente del Consiglio e ministro degli Esteri Poincaré, si preoccupa effettivamente di mantenere l'accordo delle Potenze sulla pace in Europa. Perduta ormai ogni speranza di evitare lo scoppio delle ostilità nei Balcani, si fa il possibile per ridurre al minimo le probabilità per la Francia di essere trascinata suo malgrado a prendere parte ad un conflitto generale.
Da Londra l'addetto militare invia al Comando in 2!! del corpo di Stato Maggiore una sintesi sulla situazione generale degli avvenimenti balcanici (27). Egli sottolinea che, mentre ancora continuano ad essere scambiate note diplomatiche fra gli Stati balcanici, le grandi Potenze e la Turchia, i soldati ottomani hanno tentato di invadere la Serbia a Ristovac dove sono stati respinti con l'aiuto della guarnigione di Vranja; continuano intanto con discreto successo le operazioni delle divisioni montenegrine; la Grecia ha inviato un ultimatum alla Turchia e ha dichiarato l'annessione di Creta; altri combattimenti vengono segnalati alla frontiera bulgara, nella zona di Egri Palanka (28).
(26) Nessuna decisione su preparativi militari per l'esercito: la classe anziana è anelata regolarmente in congedo e le reclute affluiscono ai corpi dai centri di reclutamento. In Marina, invece, secondo notizie provenienti da Tolone e da Biserta, è partito l'ordine di tenere pronte a partire buona parte delle forze navali francesi; probabilmente si tratta di un'opera di prevenzione e la Francia intende solo limitarsi a inviare alcune navi a oriente a protezione elci connazionali e a tutela dei propri interessi (Zaccone, Parigi 14 ottobre 1912).
(27) Bagnani, Londra 15 ottobre 19 I2, prot. n. 260.
(28) Ibidem, Londra 16 ottobre 1912, prot. n. 261. Del giorno successivo un Promemoria al comando del corpo di Stato Maggiore sulla situazione montenegrina: "Da fonte attendibile risulta che i montenegrini lungo le rive orientale e occidentale del lago Scutari non riescono ancora a ottenere risultati favorevoli; sono arrivati sui monti Tarabosc sino a mille metri dai trinceramenti turchi, ma attendono per l'assalto, l'arrivo dei cannoni di medio calibro che non possono giungere in fretta su