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2. La Russia ............................................................................................. 13 1.3. L'Italia ................................................................................................. 19

STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO Ufficio Storico

Giuseppe Cacciaguerra

IL CORPO DI SPEDIZIONE ITALIANO INMURMANIA 1918 - 1919

Roma 2014

Presentazione ............................................................................................... 5 Prefazione ..................................................................................................... 7 Pren1essa ....................................................................... ,. ............................. 11

Capitolo 1 - I belligeranti. Le origini del conflitto ..................................... 13 1.1. I belligeranti ........................................................................................ 13 1.2. La Russia ............................................................................................. 13 1.3. L'Italia ................................................................................................. 19

Capitolo 2 - La situazione generale ............................................................ 25 2.1. La situazione generale militare ........................................................... 25 2.2. Avvenimenti e provvedimenti in vista del conflitto ............................ 27

Capitolo 3 - La situazione particolare ........................................................ 31 3.1. Le operazioni prececlenti ..................................................................... 31 3.2. L'ambiente operativo .......................................................................... 32 3.3. I piani operativi ................................................................................... 38 3.4. Le forze in can1po ............................................................................... 39

Capitolo 4 - Gli avvenimenti ..................................................................... .43 4.1. Le operazioni cli guerra ....................................................................... .43 4 2 Il "C . . or dpo . 1 S ct· . pe .1z1one . M m u . " rma111a : . . operaz10111........................... 4° .. 7 4.3. La clisciplina ........................................................................................ 74 4.4. L'equipaggiamento .............................................................................. 77

Capitolo 5 - Considerazioni finali. Ammaestramenti ................................. 79 5.1. Gli ammaestràmenti cli valore attuale ................................................. 79 5 .2. Considerazioni riepi'logative ............................................................... 82

Annessi ........................................................................................................ 85 Archivio fotografico militare .................................................................... 11 1 Sigle-Acronimi .......................................................................................... 119 Indice dei Nomi .... : .................................................................................... 120 Fonti archivistiche AUSSME .................................................................... 124 Bibliografia ............................................................................................... 125 Sitografia ................................................................................................... 127

Dedico questo lavoro alla rnernoria cli Giacorno Giusto, Varazzino, classe I 892, soldato del 67° Rgt. Fanteria "Per aver servito con fedeltà e onore"

Giacomo Giusto, il primo da destra, in posa al termine di una corvè cucine. Torino, gennaio 1918.

Presentazione

In seguito al trattato di pace di Brest-Litovsk, sottoscritto il 3 marzo 1918, la Germania acquistava il controllo di un territorio sterminato, con una duplice possibilità: attingerne le risorse naturali, praticamente inesauribilì, di interesse strategico e logistico, e impadronirsi degli enormi depositi di materiali bellici che gli Alleati, per sostenere lo sforzo operativo dell'esercito russo, avevano ammassato nelle basi di Murmansk sul Mar di Barents, di Arcangelo sul Mar Bianco e di Vladivostok sul Mar del Giappone in Estremo Oriente. La Germania inviò un robusto contingente di truppe in Finlandia con l'intento di spingerle più a Nord ed occupare Murmansk, Arcangelo, l'intera penisola cli Kola ed i due tronchi ferroviari per Pietroburgo e Mosca. Contemporaneamente il Governo bolscevico bloccava i sopracletti depositi ed aJlontanava eia Arcangelo le rappresentanze diplomatiche dell'Intesa. Lungo la Transiber.iana furono create bande irregolari sovietiche, al comando cli ufficiali gennanici, costituite da unità regolari di ex prigionieri tedeschi ed austro-ungarici. Berlino aveva chiesto ai vertici russi di procedere alla cattura del Corpo cecoslovacco, forte di 60000 uomini, che aveva combattuto contro gli Imperi Centrali e stava abbandonando il territorio russo eia Vlaclivostok contando di entrare nello scacchiere clell 'Intesa. Non accettando la resa, i Cecoslovacchi si erano affiancati ai reparti antirivoluzionari cosacchi che operavano in Siberia e nelle regioni sud-orientali. All'Intesa era riservato il compito cli contrastare l'avanzata tedesca e, nel giugno 1918, il generale germanico von der Goltz concentrò le sue truppe in Carelia con l'evidente proposito di puntare su Munnansk ed Arcangelo. L'incombente pericolo indusse gli Alleati a fissare le linee d'intervento nelle zone strategicamente delicate della Russia con contingenti formati da Cina, Giappone, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia. Il Corpo di Spedizione Italiano venne costituito nell'agosto 1918 col seguente organico: IV battaglione ciel 67° reggimento fanteria "Palermo", la 389" compagnia mitragli atri ci, 165a sezione CC.RR., ospedale da campo n.346, più un reparto del genio, una compagnia di complementi e un nucleo di sussistenza. Il 2 settembre il contingente italiano, forte cli 13 J 6 uomini e comandato dal ten.col. Sifola, sbarcò a Murmansk, nell'estuario del fiume Tuloma, e fu dislocato fra quella città e Kola. Durante l'inverno respinsero frequenti attacchi condotti da formazioni bolsceviche soprattutto lungo la ferrovia Kola-Pietroburgo. Fu costituito un fronte difensivo, che si estendeva da Kandalacka a Nioutcka, presidiato da reparti

anglo-francesi con il supporto cli una compagnia speciale italiana di 220 uomini chiamata colonna mobile "Savoia". Nella primavera del .1919 il generale Maynard, comandante delle truppe inteqlllcate, decise di spingere le sue Unità verso Sud, alla conquista cli Pctrozavoclsk, sulla riva occidentale del lago di Onega. A q.i1ella operazione prese parte la colonna Savoia che avanzò suila direttrice Popoff-Ostrov. I nostri soldati si distinsero nei combattimenti del 21 maggio che portarono ali' occupazione di Meclveja Gora e Povyenetz. Il distaccamento italiano, rinforzato dalla 389a compagnia mitragliatrici e da un reparto del genio, fu poi impiegato negli scontri del 26, 28, 29 e 30 giugno, comportandosi ottimamente e subendo perdite. L'attività operativa delle forze contrapposte segnò quindi un rallentamento, mentre maturavano decisioni di carattere politico. Gli Stati Uniti ritirarono le loro truppe, Inghilterra e Francia sostituirono i rispettivi contingenti con formazioni cli volontari, il nostro Governo ordinò il rimpatrio del Corpo di Spedizione. Questo giunse a Torino il 29 agosto l 919, suo centro di mobilitazione, ed il 12 settembre venne ufficialmente disciolto.

IL CAPO DELL'UFFICIO STORICO Col. Antonino ZAR CO NE

Prefazione

Dalla metà degli anni settanta ad oggi molti reggimenti sono stati sciolti per motivi legati al mutamento della situazione internazionale, per fronteggiare le varie crisi finanziarie che si sono succedute nel tempo o, più recentemente, per conseguire l'obiettivo cui anche il nostro Paese tende, quello di disporre di Forze Armate ridotte numericamente, ma avanzate dal punto di vista tecnologico, adeguando la propria struttura a quella dei più prestigiosi parteners internazionali con i quali collabora nelle numerose operazioni fuori area. In tale contesto strategico-finanziario tutte le armi, ma in particolare la fanteria, che era l'arma più numerosa, hanno subito i "tagli" più consistenti lasciando una scia di ricordi e cli rimpianti in chi aveva militato, nel tempo, in gloriosi reggimenti, alcuni vecchi cli secoli e che, da sempre, avevano svolto ruoli importanti e sempre da protagonisti, dapprima sui campi cli battaglia sui quali si erano battuti gli eserciti degli stati preunitari, successivamente su quelli delle guerre per l'indipendenza nazionale, delle guerre coloniali, dei due conflitti mondiali, della guerra cli liberazione e nelle recenti missioni all'estero. Che cosa è rimasto cli questi reparti che hanno segnato la vita di generazioni di soldati? Sono rimaste le bandiere ricche di medaglie conservate nel Museo delle Bandiere del Vittoriano, la loro Storia scolpita nel cuore di chi vi ha servito in guerra e in pace e ordinata negli archivi dcll' Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito e la loro memoria legata a ricordi familiari e a sbiadite foto d'epoca. Da alcuni anni, ad alimentare il ricordo d.i questi reggimenti e delle "belle Brigate" di cui facevano parte, oltre ai grandi maestri della storia militare italiana, sta provvedendo un gruppo di giovani storici militari che - una volta ultimata la frequenza dell'Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze sollecitatati dalle nozioni acquisite nel Corso di "Storia Militare" e dal desiderio di approfondire le conoscenze su eventi particolari, dedicano parte del loro tempo libero ad approfondire e divulgare momenti gloriosi delle nostre Forze Armate. Questi giovani ufficiali hanno ben assorbito i principi sui quali si fonda la ricerca storica a suo tempo definiti da Federico Chabod, Benedetto Croce, Nuto Revelli, il compianto Raimondo Luraghi, Giorgio Rochat, Virgilio Ilari e tanti altri "buoni maestri" che continuano ad alimentare gli studi storico-militari in Italia, ne hanno fatto tesoro e li stanno applicando con intelligenza e sensibilità in scritti sempre più numerosi. L'ultima testimonianza di questo tipo di innovativa ricerca storica militare ci viene fornita dal lavoro cli Giuseppe Cacciaguerra che trae spunto dal ricor-

do della nonna, circa una guerra combattuta in Russia dal proprio padre nel 1918-1919 che trova riscontro storico nella spedizione militare compiuta in Murmania da un contingente interalleato di cui faceva parte il IV battaglione ,del 67° Reggimento Fanteria, allora inquadrato nella Brigata "Palermo"; reggimento che I' 8 dicembre del I 943 sarà protagonista del fatto d' arme di Montelungo e la cui bandiera sarà decorata di Medaglia d'Oro al valor militare ed il 7 giugno I. 944, "garrirà vittoriosa sulla via di Roma" appena I ibcrata, primo reparto del rinnovato Esercito Italiano ad affrontare i tedeschi al fianco dei nuovi alleati. La spedizione in Murmania non è stata mai molto nota e solo alcune vaghe notizie sull'evento erano riportate nella storia del 67° in un piccolo volume distribuito a coloro che prestavano servizio in quel repa1to; dopo lo scioglimento e col passare del tempo, anche questo tenue ricordo si sarebbe disperso, a meno di non ricorrere agli archivi dell'Ufficio Storico e ad un volume edito dal c.itato Ufficio, (curato da Vincenzo Gallinari, L'Eserc.ito Italiano nel primo dopoguerra 1918-1920) nel quale è sommariamente narrata la spedizione di cui si tratta. Ora, con la pubblicazione di Cacciaguerra, la storia del Corpo di spedizione in Murmania, al comando del Tenente Colonnello Sifola, che era pa1tito nell'agosto del 1918 da Torino ed era giunto a Murmansk dopo una lunga e disagiata navigazione torna alla luce. Dislocato parte nella città stessa e parte nella vicina località di Kola, iI nostro contingente si affiancava con i suoi 1300 uomini ad una Divisione britannica e ad un battaglione francese, uno americano, uno serbo e un reggimento carelìano. Le operazioni, nel periodo invernale furono finalìzzate prevalentemente al controllo del territorio fino alla primavera successiva quando un repa1to italiano, denominato "Colonna mobile Savoia"· , partecipò insieme ad unità degli altri Paesi ad una spcd izione verso sud, lùrigo la ferrovia per Petrozavodsk, sostenendo fino all'estate alcuni scontri con forze sovietiche. La cronaca di questi eventi, tratta da documenti originali, dai rapporti periodici del Tenente Colonnello Sifola, da un'ampia e selezionata bibliografia internazionale, è preceduta da un'accurata descrizione delle origini del conflitto, deila situazione generale e particolare ed è seguìtà da un ultimo capitolo (il V) di considerazioni finali e ammaestramenti. Il tutto merìta un cenno specifico. Infatti l'autore, grazie ad una intrinseca capacità professionale di carattere tecnico-militare e una perfetta assimilazione cd interiorizzazione de] metodo storico, riesce a trattare i vari aspetti sia con una vivacità capace cli suscitare fin dalle prime pagine un grande interesse, sia, grazie ad un approccio narrativo ispirato a canoni strategici e tattici attualissimi, a rendere vivi e, direi, visibili gli episodi narrati. Un altro pregio di qyesto lavoro che desidero evidenziare è la completezza

dell'analisi, val i data da una vasta e dettagliata gamma cli documenti allegati che, oltre a testimoniare l'impegno profuso nella ricerca e nello studio delle fonti, arricchisce il testo di aspetti particolari che rendono ancora pjù chiara la completezza del ricordo di questo evento storico trattato sino ad ora, anche nei documenti ufficiali, con una certa sommarietà. Concludendo questa breve prefazione al volume di Giuseppe Cacciaguerra, desidero esprimere la mia soddisfazione di vecchio appartenente al 67° di aver ritrovato, arricchito di momenti significativi, questo episodio che in tempi lontani aveva destato in me tanta curiosità e complimentarmi con l'Autore per aver offerto a tutti gli stud.iosi e gli appassionati della storia militare un modello di ricerca realmente fondata su canoni classici, integrata da considerazioni centrate su una moderna ed olistica visione degli eventi storici.

Gianfranco Gasperini Roma, I O aprile 2013

Premessa

Il Corpo di Spedizione Italiano in Murmania, inserito in un conlingente multinazionale al Lennine della Prima gueJTa mondiale, rappresenta l'oggetto del presente studio. Il lavoro proposto ha i suoi nalurali limiti spazio-temporali nel la durata della missione, settembre 1918 - agosto 1919, e nella zona delle operazioni ove il contingente italiano operò, cioè la regione della Murmania nella Russia settentrionale (la penisola di Kola) e, più a sud, la Carelia.

Lo scopo generale è quello di ricostruire gli avvenimenti, accaduti ormai un secolo fa, elaborandone, al contempo, uno "studio" specie per gli ammaestramenti di valore attuale.

Lo scopo particolare, invece, è quello di rendere omaggio alla memoria e al ricordo di coloro che vi presero parte tra cui mi pregio di segnalare Giacomo Giuslo,classe 1892, mio bisnonno (Annesso n. 1). Nei ricordi familiari' la sua partecipazione alla missione è tuttora rievocata in maniera sentita ed orgogliosa: era uno dei pochi liguri membri del Corpo Italiano cli Spedizione.

Chiamato alle armi il 5 settembre del 19 l 2, Giacomo Giusto divenne un soldato del 50° Reggimento di Fanteria, destinato al Corpo di Spedizione per la Libia su disposizione ministeriale. Ben prima della spedizione in Murmania, quindi, fu inviato in Tripolitania e Cirenaica, nell'immaginifico Oltremare, ove prestò servizio dal 3 gennaio 1913 al 9 agosto 1914; un segno premonitore, quasi a dimostrare che le imprese avventurose ed in terre lontane non lo spaventavano più del dovuto. Del resto i Liguri sono da sempre uomini duri, gente avvezza al mare, alle esplorazioni e alle peripezie. Gente abituata a sudarsi Lutto, anche qualche metro di terra da coltivare strappandola alle colline con il sistema delle temtzze.

Giacomo Giusto non fu un'eccezione nonostante, dal punto di vista fìsico, non si può dire che fosse un colosso, I ,61 mdi altezza e 84 cm dì torace (come risulta dal suo foglio matricolare), ma ciò che lo rese tale furono la sua tenacia e il suo coraggio.

La genuina curiosità per un fatto d'armi poco noto ai non addetti ai lavori mi spinse, nel 2006, a scrivere una lettera al «Corriere della Sera»~, nella quale chiedevo al dott. Sergio Romano, storico e già ambasciatore iLaliano a Mosca, di portare all'attenzione del grande pubblico le imprese dei nostri avi. L'interesse suscitato da quella pubblicazione, confermato dai molti contatti ricevuti, mi ha spinto a cimentarmi in questo lavoro perché la memoria muore

I Ho affrontato l'argomento piì:1 volte con la Signora Giusto Tina, classe 1922, figlia di Giacomo, che lucidamente ricorda particolari di assoluto interesse. 2 Lettere al Clmiere, S. Romano. ·'Con gli italiani in Siberia dopo la Rivoluzione d'ollobre'' in «Corriere della Sera» http://www.corriere.it/solfcrino/romano/06-01-31 /0 l .spm

solo se non è coltivata.

I criteri adottati per la condotta del lavoro sono incentrati sulla ricostruzione di un avvenimento militare seguendo i principi della "guerra classica"3 • . Termino la premessa esprimendo una sentita gratitudine alla Signora Tina Giusto, mia cara nonna, per le preziose informazioni fornitemi su suo padre, fante del 67° Reggimento, e per avermi consentito di approfondire questo episodio di storia patria poco noto.

Un ringraziamento particolare è indirizzato a Monica, mia moglie, per l'infinita pazienza dimostrata.

Intì ne, rivolgo un ringraziamento ali' Archivio dell'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito per la professionale collaborazione palesata nel corso delle ricerche.

Capitolo 1 I belligeranti. Le origini del conflitto

1.1 I belligeranti

La Russia e l'Italia rappresentano gli attori principali di questa rkostruzione militare e su questi due paesi sarà focalizzata l'attenzione4 •

La Russia del 1918 è un paese allo sbando militare, piegato da una pace capestro e scosso da violenti disordini politici e rivoluzionari intestini. Da quella situazione, incompresa ai più, nacque un grande esperimento politico, economico e sociale che durò fino alla sua implosione nel 1991. Tanto roboante fu la sua nascita quanto silenziosa fu la sua scomparsa. Le vicende russe del 1918 hanno larga eco in tutta Europa (non si deve dimenticare che la visione del mondo del 1918 è ancora eurocentrica) e la scarsità di notizie che raggiungono le corti del Vecchio Continente contribuiscono a fomentare la paura (per altri la speranza) cli una rivoluzione mondiale imminente.

L'Italia del 1918, pur tra innumerevoli difficoltà (specie dopo la disfatta di Caporetto), sta gradualmente riacquisendo fiducia in se stessa: oramai riesce a pregustare la vittoriosa fine cli una guerra lunghissima. Proprio in tale prospettiva va inquadrata la scelta politico-strategica italiana (che denota coraggio ed allineamento con le posizioni degli Alleati) di inviare un contingente nelle lontane e inospitali terre nella Russia del Nord. Oltre che in Murmania, parallelamente, l'Italia invia un Corpo di Spedizione in Siberia (sempre inserito in un contesto multinazionale), quasi a rimarcare un ruolo che le compete tra le grandi nazioni europee.

1.2 La Russia

Dal punto di vista geografico la Russia del 1918 è uno Stato dalle dimensioni sconfinate. I meri numeri (si tratta di una superficie sull'ordine dei 22 milioni di chilornetri quadrati) potrebbero significare poco se non paragonati a quelli di altri Stati. Per un più chiaro ordine cii grandezza la Russia, per esempio, è ben 40 volte la Francia che risulta la potenza centrale europea più estesa

4 Gli altri attori interessati alle operazioni nel Nord della Russia possono essere individuati da un lato nel Regno Unito, in qualità di leading nation della coalizione, gli Stati Uniti cl ' America, ormai assurti a potenza mondiale, e la Francia; dall'altro lato la Germania, quasi allo stremo delle forz.e, ma con le truppe ancora dislocate in Finlandia.

(eccezion fatta per i dominion dell'Impero inglese di vera portata mondiale). Proprio l'immensità del territorio e le sue caratteristiche fanno scrivere già sul finire dell'Ottocento che: "A) viaggiatore dell'ovest, lo scenario russo, lontano dalle grandi città, ha un aspetto mezzo selvaggio, dimenticato da Dio, come di. una terra che è reclamata solo dallo stato di natura"5 •

Altra importante caratteristica della Russia, che traspare dalla citazione testé fatta, è proprio la disomogeneità della distribuzione demografica sul territorio. Infatti, la sua popolazione totale, nel primo censimento generale del 1897, è cli circa 126 milioni cli persone6 . Esse, però, sono concentrate, per ¾ nella zona occidentale, nota come Russia europea7 • Gli sconfinati territori della Russia, de.facto, la avvicinano ad una sorta di potenza coloniale-sprovvista di colonie intese secondo la comune accezione europea. Di colonie, in verità, non ve n'è bisogno dal momento che il grande territorio russo è di per sé una sconfinata area da "colonizzare"8 , basti pensare ali 'immensa zona siberiami. Pertanto, la definizione di auto-colonizzazione non pare un virtuosismo semantico quanto un'appropriata definizione di quanto avvenuto.

La maggioranza di questa composita popolazione è rappresentata dagli slavi, ma la varietà etnica delle genti, unite sotto la corona degli zar, è tale che in Russia si parlano circa 200 tra lingue e dialetti diversi. La Russia, pertanto, è tutto tranne che uno Stato compatto e monolito come potrebbe apparire ad uno sguardo rapido e superficiale. La Russia è un paese molto complesso, ricco di contraddizioni e stridenti diversità: dalla civilizzata e "moderna" zona occidentale ali' inospitale e scarsamente abitata area asiatico-siberiana.

La Russia all'inizio del Novecento è un paese dalle potenzialità economiche straordinarie, tuttavia affetto eia una grave forma di arretratezza tecnologica, culturale' e democratica. Si pensi, quale esempio chiarificatore, che la servitù della gleba, che interessò "40 milioni dì contadìni"9 , fu abolita solo nel 1861 ad opera dello zar Alessandro II. Questa generale aiTetratezza sembra tenerla ancorata, per orga'nizzazione complessiva, a una condizione semifeu-

5 J. Geddie, Russian Empire: his1orical a,zd perspec1ive, T. Nelson and sons, Paternoster

Row, Edimburgo e New York 1882, p. V. Libera traduzione dell'autore. 6 li dato ufficiale della popolazione al 1897 è di I 25 .640 .02 l come riportato cieli' Istituto russo cli demografia National Research University "'Higher School cd Economics'' consultabile al sito: http://clemoscope.ru/weekly/ssp/rus_ 1an _ 97 .php 7 La situazione agli inizi del 1900, per certi versi. non appare dissimile da quella descritta da un acuto osservatore contemporaneo, il compianto R. Kapuscinski in /111.periurn, Feltrinelli, Milano 2009. 8 Uno dei leitmotiv zaristi principali fu quello della russificazione dei popoli. Per ulteriori approfondimenti sull'argomento si rimanda a V Bérard, The Russian empire a,u/ Czarism, David Nutt, Londt:a 1905,capp. Tll-IV. 9 AA.VV., Il nuovo atlante storico Garzanti, Garzanti, Milano I 990, p. 363.

dale. In tale situazione si comprende facilmente come circa l '80% della popolazione fosse ancora occupata nell'agricoltura, per giunta molto arretrata.

In ambito industriale, indubbiamente, i passi in avanti furono molti, ma ben lontani dalle capacità già espresse nel resto d'Europa. In particolare, l'industrializzazione (con predilezione per la siderurgia) si concentrava solo in determinate zone geografiche e per di più essa era sostenuta da un consistente afflusso di capitali stranieri. All'inizio del 1900 erano ben noti i requisiti necessari alla crescita industriale: "lo sviluppo di una moderna industria è collegato a tre condizioni, esplicitamente: una completa formazione, ottenuta in precedenza, di abili artigiani; un sufficiente capitale mobile ed una numerosa ed intelligente middle class" 10 •

Nessuno dì questi elementi era presente nella Russia di quegli anni, per cui si capisce come la nascente industria fosse soggetta a marcati squilibri che si ripresenteranno decenni dopo, evidenziando quei limiti strutturali prim1gem.

Di certo non mancarono uomini di elevato talento in grado cli capire la situazione e cli cercare di porvi rimedio. Degno di nota fu il conte Sergei Witte, ministro delle Finanze (1892-1903) e successivamente primo ministro ( 1 905-1906).

Egli fu l'artefice del programma cli industrializzazione chiamato, per l'appunto, "sistema Witte" che si imperniava su tre punti: "intensa costruzione ferroviaria, protezionismo e sussidi statali per le imprese private e, infine, grande afflusso di capitale straniero alle industrie, banche e crediti stata I i"11 • Il suo operato fu encomiabile non solo in ambito economico, ma pure in ambito sociale per il miglioramento delle condizioni cli vita della popolazione; non a caso lavorò alla stesura del Manifesto costituzionale dcli' ottobre 1905 con il quale lo Zar garantì le libertà civili. Proprio Witte, conferendo con lo zar Nicola Il, suggerì che: "Esistono solo due modi per uscire dalle difficoltà attuali o instaurare una dittatura o concedere una costituzione" 12 • Witte caldeggiò la seconda opzione.

Le obiettive difficoltà interne, esacerbate dalla rivoluzioneu del 1905 (prodromica a sviluppi di ben maggiore portata nel 1917), emersero in tutta la loro gravità nella pessima condotta della Prima guerra mondiale. L'arco tem-

10 W. von Schierbrand, Russia her strength and her weakness, G.P. Putnam's Sons, thc Knickerbockcr Press, New York e Londra 1904, p. 87. Libera traduzione dell'autore.

Il J.R. Millar, Encyclopedia ofRussian History, Macrnillan Reference USA. New York 2004, voll. 4, voi. IV, p. 1670. Traduzione dell'autore. 12 S. Witte, The memoirs r~fCount Wiue, (traduzione dall'originale russo di A. Yannolinsky), Doubleday Page & Company, New York 1921 , p. 241. Traduzione dell'autore. 13 Considerare gli eventi del 1905 una rivoluzione non è propriamente corretto, si trattò, più che altro, di proteste diffuse e non necessariamente violente. Sull'argomento, cfr. A.S. Rappoport, Pioneers rd the Ru.ssian Revolu1ion, Brentano's, New York 1919.

porale 1905-1914 fu segnato da un rilevante sviluppo politico e democratico, basti pensare che la Russia, di fatto, divenne una monarchia costituzionale.

A proposito della rivoluzione del l 905 14 , per quanto di interesse in questa secl.e, essa non fece altro che ampliare il solco già esistente fra le due anime rivoluzionarie della socialdemocrazia russa ovvero i bolscevichi e i menscevichi 15. Per i bolscevichi, capeggiati dal loro carismatico leader Lenin, larivoluzione doveva essere guidata dagli operai o più in generale dai proletari. I menscevichi, al contrario, si spostarono sempre più su posizioni "moderate" il che significa verso un graduale percorso socialista (con la preferenza per una guida liberal-borghese). L'inconciliabilità delle due posizioni emerse definitivamente nel corso del 1917 allorquando, alle intransigenti posizioni dei bolscevichi (accendere le polveri della rivoluzione), i minoritari opposero la validità di una via "lega.le" ( ovvero democratico-parlamentare).

La Russia entrò nella Prima guerra mondiale a fianco delle potenze dell'Intesa, in qualità di grande protettrice dei popoli slavi (in particolar modo della Serbia, accusata per l'omicidio - quale mandante - dell'erede al trono Austro-Ungarico) 16 • L'andamento dei fatti cl'arme fu, complessivamente, disastroso. Ad un'iniziale avanzata dell'esercito zarista17 , pagata a carissimo prezzo, seguirono molteplici rovesci che piegarono la resistenza dei militari russi. La Prima guerra mondiale svelò ben presto il suo carattere pienamente industriale. A poco servì opporre i grandi numeri della fanteria cli fronte alle unità tedesche numericamente inferiori, ma bene equipaggiate, addestrate ed armate. Lo Zar fu condannato alla sconfitta per l'arretratezza (economica e

14 Tra i lascjti più importanti deJla rivoluzione del J.905 e.i furono i soviet ovvero dei consigli-organismi di rappresentanza per gli operai e i contadini (successivamente, nel 1917, furono inclusi anche i soldati). l soviet vennero estesi a tutti i livelli cli rappresentanza, strettamente piramidale., il cui apice divenne il Congresso dei soviet dell'Unione nel 1924.

I 5 Erano le due ani[l1e, sorte nel 1903, del Partir.o operaio socialdemocratico russo nato nel 1898. Bol'.frvik, i9 russo, significa maggioritario mentre men sevik significa minoritario. Nonostante le divergenze, entrambi concordarono che la fallita rivoluzione del 1905 avesse un carattere prettamente borghese. 16 L'arciduca Francesco Ferdinando fu ucciso a Sarajevo il 28 giugno 1914 eia Gavrilo Princip, un serbo-bosniaco di neppure vent'anni. La sua morte diede il via ad una serie di eventi a catena, quasi si trattasse del gioco del domino, che portò, tramite il meccanismo delle alleanze, complici paure, esitazioni, mobilitazioni parziali e totali deg.li eserciti, ultinwtum, alle reciproche dichiarazioni di guerra. Guerra che, andrebbe sottolineato, era evitabile (lo stesso ragionamento non sembra possa applicarsi al secondo conflitto mondiale: inevitabile a causa degli insormontabili problemi lasciati aperti dalla pace di Versailles). Per una più esauriente presentazione si rimanda al l cap. del volume cli J. Keegan, La prima guerra mondiale, una storia politico-militare, Carocci, Roma 2004. 17 Per una ricostruzione dei fatti da prospettiva russa si rimanda all'opera ciel generale B. Gourko, già capo cli Stato Maggiore Imperiale Russo: B. Gourko, War and revolurùm in Russia 1914-1917, TheMacMillan Cornpany, New York 1919.

tecnologica) del suo .immenso impcro18 • Certo è che, almeno all'inizio, nessuno immaginò che la guerra fosse di lunga durata 19 . Il prolungarsi del conflitto ebbe ripercussioni logistiche drammatiche, per fare un esempio, la penuria di munizioni fu uno dei tanti problemi con i quali i soldati russi dovettero misurarsi 20. Ancor più grave, però, fu la crisi nella quale rapidamente si trovò lo Stato Maggiore russo, che si rivelò incapace di gestire la massiccia mobilitazione bellica a fronte delle potenzialità demografiche dell'impero zarista21 . Da ricordare che il primo paese a mobilitare le truppe (seppure parzialmente) in vista del conflitto fu proprio la Russia.

All'inadeguatezza materiale fece eco la caduta del morale delle truppe, con il dilagare di un pacifismo condito da rivendicazioni sociali rivoluzionarie. Nelle parole di Salvado.ri: "l contadini-soldati russi gettavano in massa i fucili, abbandonavano le trincee e si mettevano in marcia verso i loro villaggi, decisi a impadronirsi, nella crisi generale dello Stato, delle terre dei grandi proprietari"22 . Il fronte russo crollò nel corso del 19 I 7 trascinandosi dietro il governo provvisorio retto da Kercnskij2:i e spianando la strada, definitivamente, ai bolscevichi che conquistarono il potere nel mese di ottobre (24 e 25 secondo il calendario giuliano)24. Uno elci primi atti ufficiali che i bolscevichi firmarono fu proprio il trattato di pace di Brest-Litovsk (3 marzo 1918) dopo estenuanti discussioni interne al partito.

Val la pena confrontare le tre principali posizioni politiche dei rivoluzionari russi, Bucharin, Trockij e Lenin, nei confronti della guerra. Infatti, le posizioni dei tre esponenti del movimento bolscevico erano diverse. Per Bucharin

18 Taluni autori non mancarono cli segnalare come il tracollo cui si andò incontro nella guerra fosse da attribuire, piuttosto, a forze interne antidemocratiche e pro-prussiane contrarie allo sviluppo democratico russo. Cfr. I.D. Levine, The R11ssian Revo/111ion, Harper & Brothers Publishers, New York e Londra 1917. 19 Errore che veITà ripetuto anche per il secondo conflitto mondiale. 20 Per maggiori eiettagli si rinvia al lavoro ciel generale A. Knox, With the Russian anny JY/4-1917. Hutchìnson & Co., Londra 1921, voli. 2. voi. r, cap. Yll. 21 Per curiosità storica si segnala l'opinione opposta del con-ispondentc speciale dì guerra con resercito russo per il «Times». S. Washburn, Field notes/rom the Russia11fron1, Andrew Melrose, Londra 1915. 22 M .L. Salvadori , Storia del!' età moderna e contemporanea, Loesher Editore, Torino 1990,p.510. 23 IJ governo di Kerenskij si instaurò ìl 15 marzo dopo che lo zar Nicola II abdicò. 24 La Rivoluzione d'ottobre guidata dai bolscevichi, fu preceduta da quella "spontanea" di febbraio portata avanti da operai e soldati. Essa fece crollare tre secoli di zarìsmo, ma i benefici immediati. in termini di potere, sembrarono essere appannaggio della borghesia. Da qui la nota espressione di Lev Trockij sulla rivoluzione di febbraio quale "paradosso". Cfr. L. Trockij, Storia della rivoluzione russa , Oscar Monclaclori, Milano l 969, voli. 2. Per la prima fase della rivoluzione si rimanda allo snello volume ciel corrispondente per ìl «Manchester Guardian» M. Farbman, The Russian Revolution & the war, Pelican Press, Londra 1917. Per inciso si ricorda che il calendario giuliano è ritardato di 13 giorni rispetto a quello gregoriano.

si doveva continuare la guerra, per Trockij era preferibile una soluzione mediana "né pace né guerra", infine, per Lenin la pace doveva essere finnata25 .

Brest-Litovsk fu una pace ingiusta e durissima per la Russia (proprio l'esatto opposto di quanto chiesto da Lenin: una pace giusta e democratica, -Annesso n. 3."Decreto sulla pace") che perse una buona fetta del p(oprio territorio e della propria popolazione (Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Finlandia e Ucraina). D'altronde, dopo la Rivoluzione d'ottobre, il vero obiettivo fu quello di difendere la rivoluzione stessa, a costo di firmare una pace capestro, precisamente quello che avvenne. Sebbene possa apparire singolare, la pace firmata rappresentò per i bolscevichi 1 'occasione per rafforzarsi internamente; fu in virtù delle perdite territoriali subite che si riuscì a catalizzare le proprie forze (altrimenti sarebbero state disperse per contrastare i movimenti separatisti nazionali).

L'uscita dalla guerra non significò per nulla la pace, perché si aprì un ltmgo periodo di disordini sfociati in una cruenta guerra civile (corroborata dalla partecipazione di potenze straniere che, di fatto, la ricondussero ai livelli di una guerra internazionale). La situazione interna fu esasperata dai bolscevichi, ora al potere, con una serie cli atti tra cui: le requisizioni forzate di generi alimentari, l'abolizione delle varie forme di commercio privato, l'abolizione delle classi sociali, ma contestuale introduzione delle razioni alimentari destinate ai diversi gruppi sociali26 , reintroduzione della pena di morte (abolita con la prima rivoluzione del 1917) e assegnazione di smisurati poteri alla Ceka ("Commissione straordinaria per combattere la controrivoluzione e il sabotaggio", più semplicemente, "poli zia segreta")27 • Il tutto inserito nell' instaurazione della dittatura del proletariato.

25 Più nel dettaglio: posizione cli Bucharin, opporsi alla pace con tutti i mezzi e continuare la guerra (che comunque è una guerra rivoluzionaria). Bisogna lottare sul fronte, magari indietreggiando, rioçganizzanclosi e creando una resistenza cli tipo partigiano. Così facendo la rivoluzione sareb _ be giunta anche in occidente divenendo mondiale. Posizione di Trockij, rifiutare la pace per non apparire burattini al soldo dei tedeschi, ma neppure temere la guerra, in definitiva né pace né guerra. È necessario aspettare, il fronte interno tedesco sta per cedere (inizialmente fu quesHt la soluzione scelta, visto che, tra l'altro, fu proprio Trockij a partecipare al primo incontro con i tedeschi). Posizione cli Lenin, la rivoluzione sarà mondiale, nel frattempo (eia navigato realista) egli sostiene che bisogna sostenere la rivoluzione effettivamente compiuta in Russia: la pace deve essere firmata (LeniJ1 sviluppò questo concetto nella "Tesi sulla conclusione di una pace immediata separata e annessionista" - Annesso n. 2). Cfr. G. Boffa, Storia dell'Unione Sovietica, L'Unità, Roma 1990, voli. 4, voi. I, cap. VI. 26 Essi vennero suddivisi in: operai addetti ai lavori pesanti, altri operai e impiegati salariati, professioni liberali e popolazione non attiva. Socialismo e contestuale suddivisione in gruppi sociali (o classi) potrebbe apparire un ossimoro, ma non fu l'unica contraddizione di quel periodo. Cfr. M. I-leller e A. Nekric, Storia dell' Urss dal 1917 a Eltsin, Tascabili Bompiani, Bologna 2001. 27 Ufficialmente nacque nel dicembre ciel 19 I 7 e rapidamente divenne efficace ed efticieme strumento per eliminare i controrivoluzionari e tutti gli indesiderati, inclusi gli ex alleati di estrazione anJrchica.

Rivolte nacquero un po' ovunque, in particolare la maggiore per dimensioni e potenzialità distruttrice fu quella dei cosacchi in Estremo Oriente (17 maggio 1918), poiché ben equipaggiati e indottrinati militarmente28 . Ciò che caratterizzò tutto il territorio russo, però, furono le rivolte dei contadini in nome di una riforma agraria da tempo attesa. Ovunque si diffusero focolai di incendi, distinti dalla contrapposizione bianchi conlro rossi; fino a non molto tempo prima questa opposizione fu solo ideologica, successivamente si trasformò in violenza cieca in quanto l'ordine da seguire da entrambi gli schierarnenti era quello del te1Tore.

In questa situazione di guerra ci vile si configurò l'intervento delle potenze dell'Intesa, tra cui l'Italia, in Murmania.

1.3 L'Italia

L'Italia del 1918 è un paese in grande difficoltà: la guerra si stava trascinando oltre ogni previsione. Il nostro giovane Stato stava pagando un pegno molto allo, in relazione al relativarnente recente processo di unificazione e alle realistiche capacità economiche esprimibili. L'Italia entrò in guerra con un potenziale bellico inferiore a quello delle grandi potenze che già si stavano battendo in Europa. Essa doveva confrontarsi con avversari dolati di apparati bellici molto più collaudati del suo, senza trascurare il fatto che l'economia era ancor lontana dagli standard industriali tipici, ad esempio, della Germania imperiale.

A tal proposito sono sufficienti le parole dello storico F. Chabod per offrire la misura:

L'Italia è assai meno ricca delle altre grandi potenze, nonostante i notevolissimi progressi compiuti dopo l'unità. L'alimentazione media cli un italiano nel 1914 corrispondeva a circa 3200 calorie giornaliere, cifra inferiore di più di un quinto a quella dell'alimenlazione di un inglese 29 .

I dati sull'alimentazione sono inequivocabili e concretizzano bene il paragone con gli altri Stati europei.

Quando scoppiò la guerra nel 1914 l'Italia aveva compiuto la giovane età cli 53 anni, pochi per affrontare un evento della portata della Prima guerra mondiale. In breve tempo il Paese dovette mettere in campo un esercito di milioni di uomini, equipaggiarli, vestirli, dotarli di armi moderne e sostenerli. Fu uno sforzo titanico che mise a dura prova tutti i settori dell'economia, fatto

28 L'Italia partecipò con un contingente anche a questa missione nella Russia siberiana. li comandante del Corpo di Spedizione, partito clall 'Italia sul piroscafo "Roma", fu il tenente colonnello Fassini Camossi; il contingente giunse a Vlaclivostok il 17 ottobre 1918. 29 F. Chabod, L'Italia contemporanea ( J9 !8-!948j , Einaudi, Torino 1991, p. 27.

che rivoluzionò lo stato socio-economico esistente basato ancora su li 'agricoltura. L'urgenza degli eventi fece sì che la concentrazione dei capitali e delle industrie fu appannaggio di pochi elementi, causando quelle distorsioni economiche di cui ancor oggi si possono riscontrare le conseguenze30 •

Giovanni Giolitti, da acuto osservatore, nelle sue memorie, ricordava

che:

Quanto alle cose interne, io seguii sempre con grande ammirazione lo spirito cli sacrificio e il valore dei soldati, come pure la resistenza e la fermezza ciel paese; ma non potei non constatare anche la deplorevole avidità di soverchi guadagni in molti che avevano rappo1ti d'interesse con lo Stato, e l'ostentazione di lusso e divertimenti degli arricchiti deHa guerra, che facevano una sinistra impressione sui soldati che venivano dalle tTincce pei loro brevi congedi presso le loro famiglie".

La direzione della guerra, affidata al generale Cadorna, fallì con la disfatta di Caporetto il 24 ottobre 1917 e si po1tò dietro il governo Boselli a cui succedette Vittorio Emanuele Orlando, che traghettò l'Italia, assieme al generale Diaz, verso la vittoria.

La conclusione della Prima gue1rn mondiale (che giunse pochi mesi dopo l'avvio della missione in Murmania) obbligò a fare i conti con dure cifre: circa 600.000 morti e una situazione economica disastrosa. L'Italia partecipò al conflitto impiegandovi tutte le proprie forze, nelle lucide e oneste parole dello storico inglese Seton-Watson: "Anche se gli alleati esitavano a riconoscerlo, l'apporto dell'Italia, in proporzione alla ricchezza, alla popolazione e alla capacità industriale del paese, era stato altrettanto grande del loro"32 • Dal punto di vista prettamente militm-e, sempre lo stesso Seton-Watson, ricorda come: "L'Italia aveva Lenute impegnate da 20 a 25 divisioni nemiche nel giugno 1915, 35 nel 1916, 55 nell'ottobre 1917 (tra cui 8 tedesche), da 55 a 60 nel

1918"3'.1.

to. In effetti, più di quanto fu fatto difficilmente potrebbe essere immagina-

L'Italia del 1918 era un paese diviso e tormentato, le radiose giornate di maggio altro non erano che un pallido ricordo e la guerra aveva da tempo svelato tutta la sua portala industriale, senza lesinare il dolore in quella che

30 L'eccesso di compenetrazione tra banche e industrie fece sorgere dei veri e propri "carrelli", si pensi ali' Ansaldo, alla FlAT. al Credito Italiano, al Banco di Roma ecc. 31 G. Giolitti, Memorie della mia vila, con uno studio di Olindo Malagodi, Fratelli Treves Editori, Milano 1922. voli. 2, voi. II, pp. 547-548. 32 C. Seton-Watson, L'Italia dal liberalismo al fascismo I 870-1925, Arnoldo Mondadori Editore, Mi I ano 201 I , p. 653. :n lvi, p. 902 (noti,308).

appariva sempre più una "inutile strage", usando le parole di papa Benedetto XV34 _

L'Italia del 1918, però, è anche ìl paese della riscossa: battuto a Caporetto risale lentamente la china grazie ai suoi uomini coraggiosi e tenaci, come solo i contadini sanno essere, e si prepara, guidato da comandanti più illuminati, per il riscatto a Vittorio Veneto.

In questo clima, nasce la missione in Murmania. La vecchia tradizione interventista, che si può far risalire al genio diplomatico di Cavour, si ripresenta in questa occasione. La causa è giusta ( opporsi ai tedeschi anche sul suolo russo) ed ancor più opportuno è partecipare. È proprio solo alla luce delle enormi difficoltà del 1918 che si può apprezzare la scelta di inviare un contingente italiano nella Russia del Nord. Privarsi di uomini per la difesa del suolo patrio, in favore di una missione nelle zone glaciali, è frutto cli una politica quantomeno coraggiosa. Gli attestati di stima tributati alle truppe in partenza da parte della popolazione, poi, denotarono un supporto popolare genuino, degno di altri tempi e non certo atteso dopo 4 anni di sanguinosa guerra di trincea.

Anche in quest'occasione il nostro giovane Stato fece la sua parte ed inviò un contingente delle dimensioni massime che gli fu consentito ed in linea con quanto fatto dagli Alleati. Certo è che su quanto stava avvenendo in Russia si avevano idee molto confuse: a stento si capivano le differenze tra soviet e governi provvisori. Senza dubbio alcuno, però, le idee bolsceviche iniziavano a far paura a molti in Europa, per cui era d'obbligo muoversi tempestivamente.

Per quanto concerne i rapporti geopolitici complessivi, in Italia si faceva affidamento alla politica dell'equilibrio: la Russia non andava distrutta, anzi, bisognava ricercare nel bilanciamento delle Potenze la sua restaurazione. Le idee sovversive spaventavano le Corti europee e la pace di Brest-Litovsk fu vista come il primo passo del contagio bolscevico. La pubblicazione di tutti i trattati segreti, ad opera cli Trockìj, altro non fu che la conferma dell'inaffidabìlifa ed inconciliabilità di un modo di far politica antitetico a quello delle potenze classiche europee, cli cui l'Italia sentiva di far parte.

Si decise, quindi, di ìnviare un contingente in Russia35 la cui missione

34 La nota definizione "inutile strage" fu usata nella Lettera del Santo Padre Benedetto XV ai capi dei popoli belligeranti, consultabile al sito ufficiale del Vaticano: http:/ /www.vatican.va/holy _father/bcneclict_x v/letters/ 1917 /docu ments/hf_ben-x v _ let_ 1917080 l_popoli-belligeranti_it.html 35 Va rilevar.o che già all'inizio del 1917 si era recata una missione commerciale italiana in Russia (i cui membri furono ricevuti il 31 gennaio anche dallo Zar) per gettare le basi per un rapido riavvicinamento economico e per rinsaldare i vincoli di amicizia tra i due paesi. Cfr. "Le calorose accoglienze dello Czar''. «La Stampa», 6 febbraio 19 I 7, consultabile on fine al sito: http:i/www.archiviolastarnpa.it/componcnt/op_ tion,com_lastampa/

era chiara. Ben presto però, con la conclusione della Grande Guerra, vennero meno gli obiettivi assegnati. Tra l'altro, divenne sempre più difficile giustificare all'opinione pubblica (in termini politici e di costi economici) la nostra prçsenza in quelle terre lontane; per di più, si temeva che con il passare del tempo, il personale corresse il rischio di essere contagiato dalle idee sovversive dei bolscevichi.

La questione era molto delicata e, come tale, dibattuta ai massimi livelli politico-milìtari. Basti pensare che il vice presidente del Consiglio e ministro delle Colonie, Gaspare Colosimo, il 27 marzo 1919 telegrafava al presidente del Consiglio, Orlando:

Ministro guerra( ... ) fa presente che nostro corpo spedizione in Murmania, oltre ad avere morale assai depresso, corre pericolo essere contagiato da bolscevismo, a causa specialmente frequenti contatti con truppe americane, formate in buona parte cli militari dì nazionalità italiana, già contagiate al massimalismo. Propone quindi sua sostituzione con volontari largamente retribuiti( ... )36 •

Idea condivisa dal Ministro della Guerra che sulla questione ritorna con il Ministro degli Esteri:

Non si nasconde però le gravi difficoltà che saranno incontrate nella costituzione di corpi ~omposti con volontari, essendo prevedibile che il gettito dell'arruolamento, sia per l'attuale situazione politica, sia per le condizioni di disagio e di distanza dalla madrepatria in cui debbono operare i corpi stessi, non sarà così pronto, a meno di ricorrere a paghe elevatissime che porterebbero il doppio inconveniente di aggravare l'erario in modo sensibile e di costituire un precedente pericoloso per le altre presenti e future spedizioni oltremare;

il Ministro indica la soluzione in:

( ... )considerata infine la probabilità che neU'intervallo di tempo occorrente i fattori di depressione morale, finora arginati dalla disciplina, possano avere il sopravvento, reputo preferibile, dal lato militare, adottare

task,search/action,viewer/ltemid ,3/page,000 l/articlcid,1181 _ O l_l 917 _ 0037 _0001_242403

18/anews,true/ 36 Documento 11. 43, Il vice presidente ciel Consiglio e ministro delle Colonie, Colosimo, al presidente del Consiglio, Orlando. Roma, 27 marzo I 9 l 9 ore 19 - Ministero degli Affari Est.eri, Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici,/ docume11ti diplomatici italiani, sesta serie: 19 I 8-1922, voi. III (24 mazo-22 giugno 1919), lstitut.o Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma 2007, p. 49.

fin d'ora la disposì7.ione di ritirare i nostri due corpi cli spedizione provvedendo al loro ritorno in patria a cominciare dagli elementi di classi più anziane3ì.

Alla luce dì questa corrispondenza ufficiale, come si vedrà nel corso della trattazione, non stupisce neppure che le truppe rientranti a termine mandato furono ispezionate in territorio francese. Prima di essere inviate in Italia via treno anche .il generale Cavallero (di stanza a Versailles con il Consiglio supremo di guerra) ne testò l'affidabilità. Acce1tato che i militari del contingente non si erano trasformati in sovversivi, .li si inviò finalmente in Italia, con l'accortez7.a, dettata dalla prudenza, di non farli giungere in grandi città, ma di smistarli direttamente in centri più piccoli e quindi meglio controllabili, nello specifico Oulx al posto di Torino.

37 N. 369, TI Ministro della Guerra al Ministro degli Esteri, T. Posta 5995. Roma, I maggio 1919, Corpi di spedizione italiani in Murmania ed in Estremo Oriente. Ministero degli Affari Esteri, Commissione per la pubblicazione dei documenti diplomatici, / documenti diplornatici italiani, op. cit., pp. 387-388. Come si sarà notato, nel testo si fa riferimento ai due corpi di spedizione poiché, parallelamente alla spedizione in Murmania, come già visto, ce ne fu una seconda inviata in Estremo Oriente al comando ciel tenente colonnello Fassini Carnossi.