TANTI BUONI MOTIVI PER ESSERE UNA BAMBINA O UN BAMBINO

Tanti buoni motivi per essere una bambina o un bambino Un’esperienza didattica attorno all’identità e alle appartenenze di Luisa Bordin

da Ernesto Perillo (a cura di), Storie plurali. Insegnare la storia in prospettiva interculturale, Milano, Franco Angeli, 2011

Anch’io faccio e sono la storia (Freddy)

Presentazione Il percorso didattico sulla scoperta dell’identità e delle multiappartenenze di cui ciascuno è portatore si è svolto a cavallo di due anni scolastici (dal 2004 al 2005) in due classi terze, e successivamente quarte, dell’Istituto Comprensivo di Carbonera (TV).

Il lavoro è nato all’interno dell’area linguistico-espressiva ed ha visto successivamente il coinvolgimento dell’area storico-sociale. L’obiettivo iniziale era motivare i bambini al racconto di sé anche attraverso la produzione scritta. La scrittura autobiografica è uno dei generi meglio rispondenti ad offrire argomenti sui quali qualunque bambino possa avere qualcosa da raccontare.

Nel corso dell’esperienza andava progressivamente emergendo come la narrazione autobiografica permettesse di scoprire la relazione tra la storia individuale di ciascun bambino e la propria identità e come essa fosse inevitabilmente intrisa di appartenenze che vengono messe in gioco a seconda dei contesti e delle relazioni che s’instaurano con “l’altro”: sia esso un familiare, un coetaneo, un adulto o un estraneo. Ma tutto, per essere compreso dai bambini, doveva essere affrontato in modo graduale.

C’è voluto del tempo, ma alla fine il progetto ha prodotto un duplice risultato: da un lato i bambini hanno preso confidenza con la scrittura, dall’altro hanno capito un po’ meglio che il raccontarsi è ricordo, memoria, è storia personale ed è, anche, un piccolo pezzo di storia dell’umanità.

L’identità e le appartenenze

Obiettivi  prendere coscienza del proprio “essere bambino/a”;  riflettere su di sé, sulle proprie esperienze, sulle proprie relazioni;  usare il “ricordo” come mezzo per ricostruire il proprio passato;  confrontare la propria esperienza con quelle dei coetanei;  riflettere sulle proprie relazioni: con i coetanei, con i genitori, con gli adulti;

 utilizzare anche la memoria altrui per ricostruire il proprio passato;  utilizzare la memoria altrui per conoscere e confrontare il proprio con l’altrui passato;  operare semplici confronti tra presente e passato;  cominciare a riflettere sul concetto di “identità” come insieme di elementi diversi : “chi – dove – quando – come – perché”;  cominciare a riflettere sul concetto di identità come insieme – sovrapposizione - intersezione di molteplici appartenenze;  cominciare a prendere coscienza del concetto di appartenenza e pluri-appartenenza.

Il percorso didattico Le classi terze (poi quarte) parallele nelle quali è stato proposto il percorso didattico erano composte da 18 e 20 alunni di cui 7 stranieri (due alunne nate in Italia da genitori marocchini, due alunni rumeni, un’alunna dominicana, un ivoriano e un cinese).

Prima parte – classe terza Durante la prima fase del lavoro l’intento principale era stimolare i bambini al racconto di sé attraverso la parola e la scrittura. In seguito alcuni input di scrittura sono stati volutamente proposti per iniziare a costruire e ri-costruire un primo concetto di identità che può essere storicizzabile, avere una sua dimensione temporale, può modificarsi nel tempo ed avere anche una sua dimensione relazionale.

A partire da marzo il percorso di scrittura è servito da canovaccio per la stesura di un copione teatrale messo in scena a maggio alla fine di un laboratorio tenuto da un esperto.

Gli input di partenza sono stati offerti da alcuni brevi testi tratti, e in parte rielaborati, dal delizioso libro di B. Masini, 101 buoni motivi per essere un bambino, Fabbri-Bompiani, 1998 (vedi allegato 1).

Ciascun input di scrittura è servito per avviare una riflessione personale sulle proprie esperienze sia relative al presente, ma sia - soprattutto - al passato in uno scambio-confronto continuo con le persone con le quali

ciascun bambino si è trovato ad interagire (genitori, familiari, coetanei, nonni o altri adulti).

Il laboratorio teatrale Il laboratorio teatrale si è svolto da marzo a maggio per un totale di quindici ore per classe più altre dieci per l’allestimento scenico conclusivo.

Esso è stato condotto da una attore con lunga esperienza di laboratori con bambini della scuola primaria.

L’obiettivo del laboratorio era di riuscire a trasformare l’insieme degli input e dei testi scritti dai bambini sui “buoni motivi” in un piccolo spettacolo teatrale applicando il metodo del “far teatro giocando” ed imparandone via via la grammatica elementare. È stata, in definitiva, un’esperienza estremamente motivante per entrambe le classi, come dovrebbe essere il teatro, quello vero, in cui la mente e il corpo sono completamente coinvolti. Ma è stata anche un’esperienza formativa in quanto i bambini hanno imparato a decentrarsi per “occupare” una parte della scena, collaborare e tener conto degli altri, dei tempi di battuta, dei movimenti, dei gesti, delle entrate e delle uscite. E tutti, anche i meno motivati alla scuola e all’apprendere, quelli con difficoltà di apprendimento o relazione hanno interpretato la loro parte con il massimo impegno.

Seconda parte - classe quarta A chiusura della classe terza ciascun bambino aveva raccolto tutti i materiali scritti ed illustrati durante l’anno. L’anno scolastico successivo siamo ripartiti dalla rilettura di quanto prodotto e dal completamento di alcune parti rimaste da fare. È stato deciso anche quale titolo attribuire a questo che era diventato un vero e proprio libro. Alla fine si è deciso di intitolarlo Storie di bambini.

Abbiamo, in seguito, discusso insieme su cosa pensassero fosse il loro libro e perché lo avessero scritto.

“Cos’è questo libro?”

Sono i racconti di ciò che è accaduto. - Sono storie di bambini, le nostre storie personali, ognuno ha un libro e una storia. – È un ricordo di ciò che abbiamo fatto

l’anno scorso o anni prima – Può essere una chiave per ricordarci quello che abbiamo fatto. Come nei problemi dove c’è la parola chiave. Serve per ritrovare le cose belle e brutte. – Ci servirà da grandi per ricordare.

“Perché abbiamo scritto questo libro?”

Per conoscerci meglio – Per raccontare la nostra storia – Per raccontare il nostro passato – Per capire la differenza tra essere bambini e essere grandi – Perché ci fa da memoria, cioè ci servirà a ricordare esperienze vissute da bambini – Perché contiene ricordi nostri e dei nonni, le nostre storie vere – Per scrivere le esperienze belle e brutte – Per andare indietro nel tempo e ricordare cose giuste o sbagliate.

A questo punto ho proposto un questionario (vedi allegato 2) con domande aperte per conoscere le idee e le ipotesi di tutti e per capire se avessero colto almeno alcuni rapporti con la storia in quanto disciplina.

Nel momento in cui ho dato il questionario ho precisato loro che non aveva lo scopo di essere valutato, che non c’erano risposte giuste o sbagliate, ma che mi premeva solamente conoscere quel che realmente ne pensassero. Ci hanno provato tutti, anche gli alunni con più difficoltà, e pure i bambini stranieri.

L’insieme delle loro risposte ha fatto emergere un’idea ancora nebulosa di che cosa sia per loro la storia e da che cosa sia costituita.

A ciò si aggiunga lo scollamento-scollegamento tra quel che “imparano” durante le canoniche ore di storia e ciò che questo lavoro ha permesso loro di ricordare e ri-vivere o vivere in diretta e confrontare e condividere con i compagni.

In altre parole: alcuni bambini hanno cominciato a collegare qualche indizio-elemento (il libro contiene la loro storia, è stato scritto per ricordare, per conservarne memoria da adulti e in futuro, ecc.) per parecchi altri, la cosa non era ancora chiara. Solo qualcuno ha intuito che il proprio libro poteva essere una specie di “contenitore” di identità, ma non “oggetto” storico.

Così ho deciso di spiazzarli ponendo la seguente domanda: “Cos’è per te la STORIA?”. Teniamo conto che, come da programmi-indicazioni, gli alunni hanno lavorato sulla storia generazionale tra seconda e terza e poi sulla Preistoria. In quel momento stavano imparando a conoscere le civiltà mesopotamiche.

Anche in questo caso ho premesso che attendevo risposte libere e che non avrei giudicato se giuste o sbagliate (vedi allegato 3).

Dall’analisi delle risposte a questa domanda emergono ancora altri dati: pochissimi hanno una vaga idea di essere loro stessi soggetti storici. Molti, invece, hanno l’idea della storia come di quella “degli uomini”, magari primitivi, o di storia come “evoluzione della vita sulla terra” o ancora che “la storia è quando compare la scrittura”. In quel momento non era ancora chiaro per loro se la storia fosse o meno quel che precede la nascita della scrittura, cioè la Preistoria, e ancora non coglievano la continuità tra i due periodi. I bambini, infatti, non parlavano di quadri di civiltà, piuttosto avevano acquisito un’idea di storia come “accumulazione”, e faticavano a collegarla a se stessi. E, soprattutto, non avevano ancora chiaramente capito di appartenere loro stessi ad un quadro di civiltà.

Ho lasciato trascorrere alcuni giorni poi ho proposto loro di trovare un modo per completare il libro con un lavoro che lo riassumesse in maniera diversa ma significativa.

Ho posto allora alle classi la domanda se avessero capito cosa contenesse il loro libro oltre alle loro storie personali, alle loro esperienze, alle testimonianze degli adulti e, finalmente, è stata pronunciata la parola magica: “identità”, a cui sono seguite tutte le identità (e appartenenze1) di cui ogni bambino è portatore.

A questo punto è stato possibile costruire uno schema collettivo in cui sono state esplicitate l’identità e le appartenenze (vedi allegato 4).

Lo schema è stato poi reso metaforico e creativo trasferendolo dentro alla propria sagoma-ritratto

1

In quel momento non abbiamo parlato di appartenenze, ma solamente di identità, anche per non generare ulteriore confusione.

Prima di trascrivere le proprie identità dentro all’autoritratto si è deciso assieme quale fosse la parte del corpo più importante e lì ciascuno ha scritto quelle che personalmente riteneva essere le proprie identità/appartenenze più importanti. Onde evitare equivoci ho chiesto ai bambini di scriverle col colore rosso. Le altre sono state riportate sulle altre parti del corpo.

Alla domanda: “Ma restano alcune finestrelle vuote!” – la risposta è stata: “Non importa, forse potrebbero servirci più avanti, se scopriremo altre identità che fanno parte di noi”

Strategie  lettura di testi;  discussioni collettive per individuare il tema suggerito da ciascun input;  esemplificazioni per le situazioni più complesse o che potevano dare adito a diverse interpretazioni;  scrittura e/o illustrazione dei testi individuali autobiografici;

 lettura ai compagni dei testi autobiografici o biografici

prodotti (in alcuni casi ciascun bambina/o ha deciso autonomamente se condividere la sua scrittura con gli altri).

Materiali utilizzati  Brevi testi-input che rappresentano sotto vari aspetti la condizione di “essere bambini” in relazione ai coetanei e agli adulti sono tratti o adattati dal libro di B. Masini, 101 buoni motivi per essere un bambino, Bompiani-Fabbri.  Altri testi e pretesti sono tratti da R. Piumini, Io mi ricordo quieto patato, NER; da L. Bordin, L. Luise, Frutti di bosco 3, Signum; da V. Facchini, Le femmine non mi piacciono perché, Fatatrac e da V. Facchini, I maschi non mi piacciono perché, Fatatrac.

Strumenti per la verifica/valutazione  Conversazioni e discussioni  Verifiche in itinere (elaborazioni scritte, disegni)  Questionari  Confronto con le esperienze dei coetanei  Schemi grafici riassuntivi

Materiali prodotti  Libro individuale contenente tutti i testi scritti da ciascun alunno  Copione teatrale ispirato al lavoro  Videocassetta dello spettacolo teatrale  Questionario di riflessione conclusivo e relative risposte individuali  Sagoma-ritratto delle proprie identità-appartenenze (allegato al libro individuale)

Osservazioni conclusive  Esistono strade “laterali” (l’educazione linguistica in questo caso) in grado di far da supporto al consolidamento dei prerequisiti che conducono alla costruzione progressiva della conoscenza storica.

 Le esperienze personali possono essere accumulate per costituire/ricostruire la storia dell’individuo.  Sapere che esistono altre esperienze/storie simili e allo stesso tempo diverse dalla propria, pone le bambine e i bambini in condizione di cominciare a comprendere di essere parte della storia dell’umanità.  Le bambine e i bambini scoprono progressivamente le loro pluriappartenenze.  Anche le bambine e i bambini stranieri hanno una loro storia che val la pena di conoscere, raccontare e far conoscere.  Le bambine e i bambini stranieri sono testimonianza della diversità della storia ma anche della sua somiglianza.  Il confronto fa emergere via via che tutte le bambine e i bambini appartengono all’umanità.  Lo strumento dell’autobiografia porta a livello di coscienza e di riflessione le esperienze e le mette in relazione tra loro (relazione affettiva, emotiva, cognitiva, storica).  L’autobiografia permette di dimostrare e raccontare concretamente le proprie appartenenze.

Allegato 1 Alcuni degli input per la scrittura * I grandi dicono sempre: “Beato te che sei ancor un bambino!” I grandi non hanno sempre ragione. Ma in questo caso sì.

Perché ci sono un sacco di buoni motivi per essere un bambino. * Da bambini si possono sognare un sacco di cose: di diventare astronauta, ballerina, casellante dell’autostrada pompiere, fornaio, gelataio…

Da grande farò Da grande farò il guardiano di un faro di trentasei colori.

Il pilota di un autobus con le ruote-girandola.

Il fornaio-salumaio dei panini imbottiti.

Il prete di una chiesa tutta di vetro.

L’avvocato dei ladri che rubano fiori.

Il vigile cow-boy a un incrocio di mucche.

Il maestro di nuoto dei delfini d’argento.

Il sarto delle vele che strappò il vento.

Accompagnerò al mare ogni piccolo fiume.

Farò il sollevatore di piume.

(Roberto Piumini, Io mi ricordo quieto patato, NER)

Io da grande… (racconta).

* Il mio nome Chi ha deciso il tuo nome e perché? * Si può andare alle feste di compleanno degli altri bambini e si possono fare delle feste di compleanno.

Solo una all’anno, però.

Racconto una mia festa di compleanno memorabile. * Si può imparare a leggere e a scrivere, perché prima non si era capaci ed è bello imparare cose nuove. Difficile, ma bello.

Si può amare la lettura. Si può odiare la lettura. Forse dipende tutto dai libri che uno legge. Buona fortuna.

A me piace / non piace leggere. * Quando non si riesce a fare una cosa si può sempre dire “Ma io sono piccolo”.

Quando si vuole fare una cosa a tutti i costi si può sempre dire “Ma io sono grande!”

Racconta un’esperienza che ti è capitata in cui hai detto “Ma io sono piccolo!”

oppure “Ma io sono grande!”

* Quando si è bambini si può ricevere in regalo un computer, un cane, un bel golfino oppure…

Un regalo davvero speciale… * Si può giocare con gli altri bambini e si può giocare da soli.

L’importante è fare un po’ e un po’.

Mi piace giocare da solo, mi piace giocare con gli altri. * Si può avere paura del buio. Si può avere paura dei mostri o di molte altre cose…

Io ho paura… (Racconta un episodio che ti è capitato in cui hai provato paura oppure racconta quali sono le cose che ti fanno paura).

* Si possono insegnare delle cose alla mamma e al papà (e anche ai fratelli e alle sorelle). A volte, anche ai nonni.

E si possono imparare delle cose dalla mamma e dal papà.

Io ho insegnato…

Io ho imparato… * Si può chiedere alla mamma di raccontarci una storia, si può chiedere al papà di raccontarci un’avventura.

Anche i nonni hanno storie da raccontare.

Qualche volta anch’io posso raccontare loro delle storie.

La mamma, il papà, i nonni mi hanno raccontato…

Un giorno io ho raccontato …………………. una storia. * Se per caso arriva un fratello nuovo (o una sorella), lo si può amare o lo si può detestare. Tanto non cambia niente. È arrivato e resterà.

Io e mio fratello Io e mia sorella * Si può cominciare ad andare a scuola. Non è male come sembra.

Si può fare un giornalino, a scuola.

Si possono fare le collane con la pastina da regalare alla mamma per il suo compleanno. Anche gli animali con la creta o la pasta al sale vanno benissimo.

Per i papà, però.

Si possono, poi, fare gli esperimenti per imparare le scienze. E conoscere tante tante altre cose…

A volte è un po’ faticoso, ma ci si può far aiutare a fare i compiti.

Un giorno di scuola memorabile… * Si può avere un’amica o un amico speciale, o anche tantissimi amici coi quali giocare, ridere, leggere, parlare, guardare la tv, studiare o correre in giardino…

Il mio amico speciale…

La mia amica speciale…

I miei amici…

* Si può litigare, talvolta, con il proprio amico o la propria amica.

Così dopo si può far la pace ed è ancora meglio di prima.

Io litigo… io faccio la pace… * Si possono fare gli scherzi. Alla mamma, al papà, ai nonni, ai fratellini e alle sorelline.

Si può spaventare la mamma con un serpente finto di gomma che però sembra vero (funzionano anche il ragno e lo scarafaggio).

Si possono nascondere le sigarette del papà così lui perde un po’ di tempo a cercarle e forse fuma un poco di meno…

Un giorno ho fatto uno scherzo a… * Si possono far ridere i grandi anche quando non hanno voglia di ridere.

Si possono stupire i grandi quando meno se lo aspettano.

Una volta ho fatto ridere…

Una volta ho stupito… * Si può chiedere alla nonna se per favore compera quel regalo che si vuole proprio tanto. Le nonne dicono sempre di sì.

Si possono costruire castelli di sabbia così anche il nonno può giocare un po’.

I miei nonni sono… * I nonni hanno una vita molto lunga. Anche loro sono stati bambini.

Basta chiederglielo e loro ti raccontano di quei tempi così lontani e tanto diversi.

Qualcuno ha una storia bella da raccontarti, qualcun altro, invece, ti potrà raccontare una storia un poco triste.

Ma sono tutte storie molto importanti da ascoltare e ricordare anche quando si diventerà grandi.

Un giorno la nonna mi ha raccontato di quando era bambina…

Un giorno il nonno mi ha raccontato di quando era bambino… * Si possono fare un sacco di cose per la prima volta: viaggiare in aereo, andare a teatro, fare i tuffi, scrivere una poesia,

costruire una nave in bottiglia.

Tutte le prime volte sono un po’ speciali.

Io mi ricordo la prima volta che… * Si vuol bene alla mamma e al papà anche quando non se lo meritano del tutto…

Io voglio moltissimo bene alla mamma e al papà anche se qualche volta… * Tanti buoni motivi per fare teatro.

Nei mesi e nei giorni scorsi io e i miei compagni abbiamo fatto un’esperienza davvero speciale: ora te la racconto. * Quando si vede una stella cadente si può esprimere un desiderio.

Se non si avvera, pazienza. Però non si sa mai.

Questa è una cosa che possono fare anche i grandi.

Ma questa è una di quelle cose che di solito si dimenticano.

Io ho un desiderio… * Fin qui le cose che mi riguardano adesso proverò a “far finta di…”

Cosa faresti?

Completa queste frasi…2 Se io fossi una mela .……………..………………………..……………..

Se io fossi un aquilone ……………………………………………….…..

Se io fossi un cane abbandonato …………………………………….…..

Se io fossi un bambino solo …...………………………………………...

Se io fossi una città inquinata …………………………………………...

Se io fossi un libro che nessun bambino ha mai letto …..……………….

Se io fossi una scarpetta di cristallo ……..………………………..……..

Se io fossi un orso feroce ………………………………………………..

Se io fossi un fiore solo su un prato ..…………………………..………..

2

Questa proposta è stata preceduta da una serie di attività per capire cosa fosse il punto di vista. Attraverso la scrittura hanno raccontato o descritto situazioni dal punto di vista di animali, persone od oggetti.

Se io fossi un albero che sta per essere abbattuto .……………….…….

Se io fossi un bambino in un paese di guerra .….………………………..

Se io fossi una formica…………….……………………………………..

Se io fossi un paio di scarpe …..………………..………………………..

Se io fossi un gigante ………………………..…………………………..

Se io fossi un regalo magico .………………...…………………………..

Se io fossi un mago potentissimo ..……………..………………………..

Se io fossi un videogame ….……………………………………………..

Se io fossi una pistola ..…………………………………………………..

Se io fossi una casa ..……………………………………………………..

Se io fossi un colore ……………………………………………………..

Se tu fossi un’altra bambina o un altro bambino, chi ti piacerebbe essere?

Perché? .………………………………………………………………… * Si può immaginare di essere qualcos’altro o qualcun altro, ad esempio un cane o un uccello o un dinosauro. Oppure essere una mamma, un papà o una principessa o un personaggio dei cartoni più OK. È divertente far finta di essere un altro e immaginare di fare come lui (o lei), di pensare come lui (o lei): chissà quante situazioni nuove e sorprendenti potrebbero nascere!

Se io fossi… (a scelta libera) Se io fossi uno dei miei compagni di classe Se io fossi un extraterrestre Se io fossi un bambino straniero in un paese nuovo

Conclusione Ci sono tanti buoni motivi per essere un bambino.

Anche il poter “far finta diâ€?‌ Io qui ne ho raccontati alcuni, prima di diventare grande e raccontarne degli altri.

Allegato 2

Domande per capire 1. Secondo te, cosa contiene il tuo libro?

2. Quale parte del libro ti piace di più? Perché?

3. Quale dei lavori fatti useresti per farne un libro collettivo, da mettere, cioè assieme a quelli dei compagni? Perché?

4. Secondo te, perché lo hai scritto?

5. Immagina che il tuo libro venga scoperto e letto tra 100 anni da una bambina o un bambino della tua età: cosa potrebbe capirci?

6. E se fosse, invece, una bambina o un bambino straniero o che non ti conosce a leggere il tuo libro, che idea si farebbe, secondo te?

7. Secondo te, se si facesse un unico grande libro mettendo assieme il tuo e quello di ogni compagno cosa ne risulterebbe?

8. Quanto ti è interessato fare questo libro? Perché?     

TANTISSIMO TANTO ABBASTANZA POCO PER NIENTE

1- Secondo me contiene il mio passato e i miei ricordi. Libro contiene tante storie passate con i miei genitori, con i miei parenti e con i miei fratelli. (Sabrina) 2- La parte del libro che mi è piaciuta di più è quella dei nonni quando mia nonna mi aveva raccontato la sua vita da piccola. È stato bello sentire la storia di un tempo passato. (Elena) 3- Per fare un libro collettivo userei il lavoro del teatro perché mi è sembrato un giorno in cui tutti si sono divertiti. (Andrea) 4- Secondo me ho scritto questo libro perché volevo conservare i miei ricordi delle elementari su questo libro. (Stefano) 5- Secondo me il bambino del 2100 penserebbe certamente: “Guarda, guarda, ha quasi i miei stessi hobby! Faceva anche lui calcio! Esisteva già la scuola!Wow! (Alessandro)

6- Un bambino straniero invece potrebbe pensare: “Che strani i bambini del 2005”. Forse penserebbe così perché magari ha usanze diverse. (Veronica) 7- Secondo me risulterebbe un mega libro “storie di bambini”.

(Riccardo) 8- Mi è interessato tantissimo perché mi piace l’idea che molte persone che lo leggeranno conosceranno le mie avventure da bambina. (Claudia)

Allegato 3 Secondo te, cos’è la “storia”?  È il passato della vita dei miei nonni e poi dei dinosauri (Antonio).  La storia siamo noi, la formiamo noi, la viviamo noi. Noi scriviamo la storia dei primitivi e gli uomini del futuro scriveranno la nostra storia (Sara).  È una materia che ti spiega la storia del mondo. La storia può essere la nostra storia da quando eravamo nati e siamo diventati ragazzi. La storia non finirà mai perché ognuno di noi ha una storia. Anche uno storico che studia storia ha una storia. Mentre scrivevo mi sono accorta che anche adesso che sto scrivendo è la mia storia. La storia è veramente tutto (Francesca).  La storia è una cosa che si deve studiare per imparare cosa hanno fatto molto tempo fa gli uomini. È formata da “pezzi” di tempo in cui si sono sviluppate molte cose (Andrea).  È una specie di racconto che ci spiega l’evoluzione della Terra. È nata quando gli uomini impararono a scrivere (Stella).  La storia per me l’ha fatta l’uomo, con le sue avventure e le sue invenzioni e con le sue capacità di fare le cose. Anche noi saremo storia, però fra un milione di anni e altri bambini della nostra età ci studieranno (Sandy).  È passato, presente e futuro messi assieme (Riccardo).  È un racconto dell’uomo (Tianhao).  Tutti gli uomini fanno parte della storia (e anche io), infatti l’uomo sapiens sapiens fa parte della storia, e visto che l’uomo sapiens sapiens siamo noi, è ovvio che la storia siamo noi. E poi, la storia continua ancora adesso, infatti, fra qualche millennio, in storia si studierà anche l’uomo del 2000, che siamo noi (Silvia).  La “storia” significa molte cose: il tempo dei dinosauri, le STORIE di molti racconti, insomma, per me ogni cosa che faccio è sempre una STORIA da raccontare (Elena).  Sono tutti gi avvenimenti realmente accaduti come la mia storia, la storia del mio cane, la storia che c’insegna la maestra Paola. È fatta da decine di migliaia di avvenimenti importanti, dallo sviluppo dell’uomo alla costruzione delle piramidi di

Giza, e da triliardi di avvenimenti meno importanti come un matrimoni o un nuovo nato (Alessandro).  È il passato, la preistoria, il presente, il futuro, le tue storie, le tue avventure, quello che è successo veramente, come hanno fatto gli studiosi a capire i perché delle loro domande. Anche io racconto storie vere, ma soltanto se me le ricordo bene (Davide).  Secondo me vuol dire una cosa che ricordiamo oppure una cosa che abbiamo imparato. La storia è importante perché ci racconta quel che è accaduto in passato. Per me è come viaggiare nella “macchina del tempo”. Anch’io faccio parte della storia perché ho vissuto tante cose belle e quando sarò grande le racconterò ai miei figli e loro penseranno quante cose belle ho fatto da piccola (Lisa).  La storia è l’uomo che fa invenzioni o che racconta avvenimenti passati. Anche emozioni. È anche un racconto del mondo e dei paesi, delle città, dei popoli, di tutto quello che è avvenuto nel mondo. È storia anche la storia dei nonni. Anche un libro che parla di 40 anni fa. È la storia di noi bambini. Anch’io faccio e sono la storia (Freddy).

Allegato 4

LA MIA IDENTITÀ La mia storia è parte della storia dell’umanità BAMBINA/O CITTADINA/O DEL MONDO

DI RELIGIONE (1)……………..

CITTADINA/O EUROPEO/A

FEMMINA / MASCHIO

CITTADINA/O ITALIANA/O

FIGLIA/O

IO SONO ………….. .

ALTRA (2) NAZIONALITÀ

FAMILIARE

SORELLA / FRATELLO

PARENTE

ESSERE UMANO

ALUNNA/O

AMICA/O

COMPAGNA/O

(1) gli alunni stranieri hanno scritto la religione praticata.

(2) gli alunni stranieri hanno scritto la loro nazionalità.

Riferimenti bibliografici Bordin L., Luise L. (2002), Frutti di bosco 3, Signum, Torino.

Facchini V. (1998), Le femmine non mi piacciono perché, Fatatrac, Firenze.

Facchini V. (1998), I maschi non mi piacciono perché, Fatatrac, Firenze.

Masini B. (1998), 101 buoni motivi per essere un bambino, BompianiFabbri, Milano.

Piumini R. (1996), Io mi ricordo quieto patato, Nuove Edizioni Romane, Roma.

Fabietti U. (1995), L'identità etnica. Storia e critica di un concetto equivoco, La Nuova Italia Scientifica, Roma.

Maloouf A. (1999), L’identità, Bompiani, Milano.