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IL DADAISMO

Questo movimento nasce nel 1916, allude all’esaltazione della ragione contro l’irrazionalità della guerra. Il promotore di questa iniziativa è Hugo Ball, che per sfuggire alla guerra si rifugiò in Svizzera fin dall’anno precedente. A lui successivamente si uniscono altri esuli, tra i quali il poeta, Tristan Tzara e il pittore Hans Arp. Il gruppo che si creò negava qualsiasi valore del passato, perché era stato capace di creare i presupposti della Grande Guerra, diventando automaticamente negativo.

Nasce così il Dada, un movimento che è nonsenso per definizione, a partire dal nome che non significa nulla che è stato inventato aprendo a caso un vocabolario tedescofrancese. In russo significa due volte “si”, in tedesco due volte ”questo”, in italiano ed in francese costituisce una della prime parole che i bambini pronunciano, con la quale essi indicano tutto: dal giocattolo alla persona.

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Quindi dada è tutto ed è nulla. Dada è libertà di essere dada o di non esserlo, dada è arte e al tempo stesso negazione dell’arte.

L’ambiziosa scommessa del dada è quella di riscattare l’umanità dalla follia che l’ha portata alla guerra. Per far ciò occorre azzerare tutte le ideologie e tutti i valori. La società che è riuscita a produrre l’orrore del conflitto totale ha perso ogni sua credibilità, non valgono più nulla né i suoi principi, né la sua politica, né tantomeno la sua arte. Ci vuole un’arte nuova, elementare, capace di ridare agli uomini la forza di essere ancora uomini e non folli assassini accecati dallo spirito di sopraffazione.

Dada non è un gruppo è un modo di essere e di sentire, il modo più lirico per dire no alla follia camuffata da ragion di Stato. Nel 1918 Tzara scrive il Manifesto Dada, che fornisce alcune direttive ideologiche ed estetiche del movimento.

L’opera d’arte in particolare non deve più rappresentare la bellezza che ormai è morta, non deve essere ne gaia, ne triste, ne chiara ne scura.

Hanna Hoch, fu una grande artista tedesca, che aderì al movimento dadaista. Nelle sue opere utilizzò per lo più la tecnica del fotomontaggio.

Una delle sue opere più importante, dalla quale ho deciso di prendere ispirazione per il mio primo bozzetto, è proprio “Tagliato col coltello da cucina Dada attraverso l’ultima epoca weimariana della cultura della pancia da birra in Germania”, l’opera riportata qui a lato, data 1919.

La Hoch realizzò quest’opera con un chiaro intento politico, infatti mescolò nel collage immagini di leader politici della repubblica di Weimar, foto di sportivi in voga all’epoca, ritratti di artisti dadaisti e immagini di città. Sono presenti anche parole create con lettere ritagliate come il temine “Dada” che ricorre su tutta la superficie del collage. Nacque un’opera che all’epoca colpiva come un pugno in un occhio ed ebbe una grande risonanza.

Questo collage è indicato dagli storici come una provocazione sociale e culturale. Si tratta di una dichiarazione artistica contro la cultura borghese dell’epoca che era favorevole alla guerra, in particolare alla Prima Guerra Mondiale. Hanna Hoch e i dadaisti rifiutano la guerra e l’idea del valoroso soldato che muore per la patria.

In questo periodo si sviluppò una nuova tecnica, il ready made, che letteralmente si dice “prefabbricato”, “pronto all’uso”. Si tratta di impiegare in campo artistico, cioè fuori dal loro contesto abituale, oggetti di vita quotidiana, la cui vista e il cui uso ci sono stati da sempre familiari.

Il significato profondo, di questa provocazione, infatti, consiste proprio nel riproporli come oggetti d’arte, spiazzando e stravolgendo ogni nostra possibile aspettativa.

Ho riportato due delle opere più importanti che rappresentano a pieno il ready made, alle quali mi sono ispirata per la realizzazione del mio bozzetto. La prima è un’opera di Man Ray, si chiama “Cadeau”, rappresenta un ferro da stiro sul quale sono stati applicati dei chiodi, che ne annullano la sua funzione.

La seconda opera invece è di Marcel Duchamp si chiama “Fontana”, si tratta di un ordinatorio rovesciato, l’autore ha preso un articolo usuale della vita di ogni giorno e lo ha collocato in modo tale che il suo significato d’uso è scomparso sotto il nuovo titolo e il nuovo punto di vista e ha creato un nuovo modo di pensare quell’oggetto.

Per la realizzazione del primo bozzetto dadaista, mi sono ispirata alle opere di Hanna Hoch, la quale utilizzò la tecnica del collage e del fotomontaggio, per mandare messaggi di denuncia sociale, in particolare nell’opera da cui ho preso spunto: “Tagliato col coltello da cucina Dada attraverso l’ultima epoca weimariana della cultura della pancia da birra in Germania”, l’artista denuncia la cultura borgese dell’epoca che era stata capace di causare una cosa tanto brutale come la Prima Guerra Mondiale.

Allo stesso modo anch’io ho deciso di creare un’opera che possa trasmettere un messaggio di denuncia sociale, però su un tema differente rispetto alla Grande Guerra, un tema più attuale: l’impatto disastroso delle azioni dell’uomo sul pianeta.

Per fare questo ho deciso di creare un collage in cui ho sovrapposto varie immagini delle catastrofi di ciò che l’agire umano ha commesso in questi anni e sta continuando a commettere.

Ho riportato immagini delle isole di plastica, dei fumi e dell’inquinamento prodotto dalle industrie, delle tonnellate di rifiuti che vagano nell’oceano e distruggono l’ambiente marino, di come l’uomo stia prosciugando la terra delle sue risorse.

A queste ho contrapposto immagini di gente felice, che sorride e salta, gente spensierata, che non pensa a cosa stia succedendo al mondo. La mia opera ha un come scopo principale quello di denunciare l’agire umana che nonostante si sia reso conto dei suoi abusi sulla natura, che sia conscio di come la sta prosciugando le risorse terresti e di come stia distruggendo il mondo, non si pone il problema, sembra che la questione non lo tocchi minimamente.

Quest’opera vuole essere una denuncia contro il non agire umano, contro il non generare un cambiamento che possa salvare il mondo in cui vivono e di conseguenza loro stessi.

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