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Jacopo Rosatelli

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Ezio Ghigo

Ezio Ghigo

Assessore al Welfare, Diritti e Pari opportunità della Città di Torino

Il Covid ha modificato sostanzialmente la nostra vita e nella fase che ci apprestiamo ad affrontare, quella della possibile endemizzazione del virus, dobbiamo pianificare le nostre città secondo nuovi modelli e parametri, per dare valore e protezione a comunità che sono improvvisamente diventate più fragili e che sono a forte rischio di impoverimento e marginalizzazione.

Tutti i dati socio-demografici ci indicano come l’aumento dell’urbanizzazione e delle malattie croniche non trasmissibili siano fattori strettamente correlati. La politica e gli amministratori devono guardare alla sempre maggiore urbanizzazione allargata in termini nuovi, comprendendo che il carico di disabilità che le malattie croniche portano con sé, come loro naturale conseguenza, incide sullo sviluppo e sulla sostenibilità delle città da essi governate.

Lo stile di vita urbano, che caratterizza non solo le città capoluogo ma le intere aree metropolitane, è considerato un fattore determinante per l’aumento del carico delle malattie croniche non trasmissibili.

Alle peculiarità dell’ambiente cittadino, sulle quali solo di recente si è posta un’attenzione specifica, si aggiunge l’invecchiamento della popolazione urbana, che contribuisce ad un ulteriore aumento del carico delle cronicità.

Si sta oggi affermando la necessità di un nuovo modello di welfare urbano, che va compreso, analizzato e studiato in tutti i suoi possibili dettagli. Un welfare che, seppur inserito in un quadro di riferimento nazionale, deve essere costruito sempre più alla luce dei bisogni locali mettendo a sistema le nuove pratiche che si sono sviluppate e si stanno sviluppando nei territori.

Il PNRR dedica al welfare ben tre delle sei missioni prospettate (istruzione, inclusione e coesione sociale e salute). A ciò si aggiungono le disposizioni trasversali presenti nelle altre missioni, in primis quelle relative al sostegno all’occupazione di giovani e donne.

In questo contesto, bisogna accelerare lo sviluppo di tutti gli strumenti tecnologici per superare definitivamente il divario digitale in città, specie in un periodo in cui molte attività della vita quotidiana si sono spostate online, dallo smart working alla didattica a distanza, sino alle prestazioni sanitarie.

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Torino Cities Changing Diabetes

Strumenti come lo smart working, la teleassistenza e la telemedicina, la mobilità intelligente possono contribuire ad arrestare la decrescita demografica della nostra città dovuta alla bassa natalità e a fenomeni migratori interni ed esterni, ma soprattutto serviranno a riprogettare la città di Torino dei prossimi anni.,

Immigrazione, disoccupazione, nuove povertà, evoluzione tecnologica, sono questioni che Torino ha affrontato con capacità di innovazione nel corso dei secoli, a partire dall’esperienza dei Santi Sociali, del movimento operaio e di quello cooperativo. Questa tradizione di solidarietà e di innovazione deve continuare ancora oggi e nei prossimi anni.

Per questo la Città di Torino aderisce al Programma “Torino Cities Changing Diabetes”, al fine di analizzare i determinanti della salute nella città, per avere maggiori strumenti per poter fare scelte ponderate a livello locale. La crisi economica e quella del welfare hanno aiutato a capire come oggi sia impossibile, per tutti i soggetti del territorio (istituzioni, Terzo settore, agenzie per il lavoro, scuola, famiglie, imprese, ecc.), immaginarsi come i risolutori solitari dei drammi sociali che colpiscono le persone. Si è resa evidente la necessità di lavorare tutti insieme in rete per ottenere moltiplicatori di risultati positivi per la società, attivando strategie che portino a rivedere gli obiettivi urbanistici, ambientali e socio-economici.

Solo in questo modo gli amministratori ed i cittadini stessi possono essere più propensi a sostenere il miglioramento della qualità della vita e della salute attraverso un progressivo miglioramento del modo di vivere.

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