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Jolly, quando pulire è un’arte

Giovanni Chiantaretto, amministratore e socio unico di Jolly Srl, rappresenta la quarta generazione di una famiglia specializzata da ben 70 anni nella realizzazione di scope professionali completamente made in Italy, brevettate e super-ecologiche perché realizzate in materiale totalmente riciclabile. Dalla provincia di Torino, dove ha sede l’azienda, i prodotti Jolly vanno in tutta Italia, in Europa e nel mondo: sono apprezzatissimi, oltre che nei comuni della Penisola, anche in tutta Europa. L’ingrediente del successo? “Beh, sono tanti”, spiega Chiantaretto. “Il primo è senza dubbio la durata: un nostro prodotto dura in media 6 mesi, al ritmo d’uso di 8 ore al giorno.” Se a ciò si aggiunge la capacità pulente e la perfetta riciclabilità in un’ottica di econo- mia circolare, si tratta di un plus non da poco. Prosegue Chiantaretto: “Inoltre le nostre scope, a partire dai modelli “storici” Asso Di Briscola (per sostituire le scope in erica o bamboo) e Verdemec (per sostituire le scope in saggina), fanno tesoro della tradizione: sono infatti progettate con forme e angoli spazzanti tipici delle scope tradizionali, ma con tutti i vantaggi di una soluzione moderna e intelligente”.

Non Solo

SCOPE

Completa l’offerta un’ampia gamma di detergenti, attrezzature e altro per la pulizia di ambienti interni, ivi com- presi macchinari per spazi industriali. “L'allargamento della gamma è stata una scelta dettata dall'enorme fiducia che i clienti ci riservano - conclude Chiantaretto -, chiedendoci di essere loro global-partner della pulizia”. Il tutto, ancora prima di toccarlo con mano, lo si può vedere sul rinnovato portale online dell’azienda jollysrl. com, che racchiude la divisione cleaning atomcleaning.it.

Negli ultimi anni molte imprese provenienti dal settore di riferimento della nostra rivista, ovvero il cleaning professionale e il mondo delle imprese di pulizia, hanno abbracciato il mercato dell’FM, per espandere il proprio raggio d’azione: con quali risultati? Pensa che si tratti di un fenomeno positivo?

“Quello delle pulizie è un servizio fondamentale, che ha acquistato ancor più importanza negli anni recenti. Non parlo solo di tutte le necessità di sanificazione derivate dall’emergenza Covid. Le aziende, e questo processo è iniziato ben prima della pandemia, pongono molta enfasi sul concetto di comfort e salubrità degli spazi. Il luogo di lavoro deve non solo essere pulito e sano, deve anche trasmettere al personale un’immagine di luogo confortevole e sicuro. Le imprese del settore pulizie hanno saputo rispondere in maniera tempestiva a questa esigenza e hanno fatto prontamente quell’ulteriore salto di qualità che era richiesto dal mercato. Il loro apporto alla catena del Facility è perciò decisivo. Forti di questi successi, alcune di esse mirano a crescere, aggiungendo alla loro offerta altri servizi, come ad esempio

Ifma Italia

IFMA Italia nasce nel 1995, come capitolo italiano dell'International Facility Management Association, associazione no-profit fondata nel 1980 negli Stati Uniti e che vanta 130 capitoli distribuiti in tutto il mondo. Nel rappresentare il punto di riferimento per i professionisti che operano nel settore del Facility Management in la manutenzione. È un processo positivo, a patto di mantenere lo stesso alto livello raggiunto nelle pulizie, anche nell’erogazione di questi servizi aggiuntivi. Diventare una vera e propria società di Facility Management richiede però di mettere in campo un progetto aziendale di più ampio respiro, diverso dall’aggiunta di un ventaglio di servizi, per quanto consistente esso possa essere. L’essenza di una società di FM è da cercare altrove, ed è data dalla capacità di dotarsi di competenze tecniche numerose ed eterogenee, di una solida abilità di project management, di un sistema informativo all’avanguardia, della capacità di realizzare un’efficace ingegneria degli acquisti. Questi, e non tanto il numero di servizi offerti, sono alcuni degli elementi fondanti di una società di Facility Management. Chiunque riesca a metterli in campo in modo organico potrà senz’altro conquistarsi un posto di rilievo nel mercato dell’FM, a prescindere dal settore di provenienza.”

In conclusione, quali sbocchi futuri sono prevedibili, a breve e medio termine, per il Facility Manager in Italia e in ambito UE?

“La professione sta crescendo in diffusione e popolarità, e non solo nelle multinazionali americane. In questo senso le difficoltà che le aziende hanno dovuto affrontare negli anni della pandemia hanno reso evidente quale apporto fondamentale possano recare alle organizzazioni i professionisti e le società del settore del FM. A livello europeo la figura del Facility Manager è comunque associata in gran parte a temi energetici e di sostenibilità ambientale, che saranno senz’altro al centro della sfida del futuro per chi ricopre questo ruolo. Ma la professione è molto più di questo, anche se si tratta di un ambito in cui il facility Manager è sempre stato in prima linea, e stiamo lavorando anche a livello europeo per far comprendere a tutti quanto ampia sia la sfera d’azione di chi ricopre questo ruolo e quanto grandi e numerosi siano i benefici che può recare ad un’azienda, sia essa pubblica o privata. Per quanto riguarda l’Italia, come già accennato, ci aspettiamo di vedere crescere gli spazi per i Facility manager all’interno delle Pubbliche Amministrazioni, con grandi benefici sia per il settore dell’FM che per il “sistema Paese””.

Italia, l’Associazione si pone l’obiettivo di valorizzare la professione del Facility Manager e contribuire alla crescita del mercato dell’FM insistendo sui concetti di valore, cultura e partnership, e offrendo un ventaglio di iniziative che vanno dalla formazione al networking, dal benchmarking allo studio continuo del mercato e delle sue dinamiche di sviluppo. Tra i suoi soci annovera circa 171 aziende, distribuite su tutto il territorio nazionale, che rappresentano sia la professione (Soci Professional) che il mercato dell’offerta FM (Soci Fornitori o Soci Sponsor) nella proporzione del 58% per i primi e 42% per i secondi. Oltre alle aziende associate, IFMA Italia può contare su un network di quasi 4.000 aziende di medie e grandi dimensioni (con oltre 250 dipendenti). All’interno dell’Associazione è attivo il Centro Studi IFMA Italia, che compie analisi approfondite e un monitoraggio costante dei trend del mercato italiano ed europeo, guardando anche alle dinamiche di sviluppo dei mercati oltre oceano.