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“Sanificazione” e “igienizzazione” degli impianti: di cosa stiamo parlando?

Spesso i due termini vengono utilizzati come sinonimi, generando una certa confusione sulle operazioni da svolgere e la responsabilità degli operatori che dovrebbero occuparsene

Con la ripresa delle attività produttive e il progressivo “ritorno C alla normalità” dopo il lockdown, molta attenzione è stata posta sugli impianti di climatizzazione, per il timore che questi ultimi possano influire sulla salubrità degli ambienti chiusi e favorire il rischio di contagio da Covid-19. Come abbiamo chiarito nell’approfondimento alle pagine precedenti, è dimostrato che gli impianti aeraulici non costituiscono di per sé una fonte di rischio, dal momento che il virus non può essere veicolato allo stesso modo dei batteri. In presenza di persone infette possono contribuire a diffondere nell’aria le cosiddette droplets – le “goccioline” di saliva che veicolano il virus – ma se usati correttamente favoriscono anzi il ricambio d’aria e quindi riducono il rischio di contagio. Le disposizioni relative all’igienizzazione degli impianti, dunque, si possono considerare come dettate da un principio di precauzione: trattandosi di un virus ancora relativamente poco conosciuto, si preferisce fornire indicazioni il più possibile ampie ed esaustive per evitare il rischio di contagio in ogni ambito. Si è tuttavia generata una certa confusione sull’utilizzo dei termini sanificazione e igienizzazione, usati spesso come sinonimi benché si tratti di operazioni ben distinte. Come ha fatto notare CNA, la dizione “sanificazione degli impianti” non consente un’interpretazione univoca e sembra frutto di un’approssimazione lessicale, intesa come estensione agli impianti di attività da svolgersi negli ambienti, piuttosto che un’attività definita in modo chiaro sia negli obiettivi che nei confini, anche e soprattutto in termini di responsabilità da parte degli operatori chiamati in causa. Per questo alcune ordinanze regionali (ad es. la n. 42 del 20 aprile 2020 della Regione Abruzzo) hanno speci-

Le indicazioni dell’ISS Nel documento intitolato Indicazioni ad

interim per la prevenzione e gestione degli ambienti indoor in relazione alla trasmissione dell’infezione da

virus SARS-CoV-2 (l’ultima versione è del 21 aprile), per gli ambienti domestici l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di: – Garantire un buon ricambio dell’aria in maniera naturale, aprendo finestre e i balconi con maggiore frequenza; – Pulire regolarmente, in base alle indicazioni fornite dal produttore e ad impianto fermo, i filtri dell’aria di ricircolo in dotazione all’impianto/climatizzatore per mantenere livelli di filtrazione/rimozione adeguati. La polvere catturata dai filtri rappresenta un ambiente favorevole alla proliferazione di batteri e funghi, e comunque di agenti biologici. Evitare di utilizzare e spruzzare prodotti per la pulizia detergenti/disinfettanti spray direttamente sul filtro per non inalare sostanze inquinanti (es. COV), durante il funzionamento. – Pulire regolarmente le prese e le griglie di ventilazione con panni in microfibra inumiditi con acqua e con i comuni saponi, oppure con una soluzione di alcool etilico con una percentuale minima del 70% v/v asciugando successivamente. Per quanto riguarda gli ambienti lavorativi, le raccomandazioni dell’ISS sono le seguenti: – In presenza di impianti di VMC, mantenere attivi l’ingresso e l’estrazione dell’aria 24 ore su 24, 7 giorni su 7 (possibilmente con un decremento dei tassi di ventilazione nelle ore notturne di non utilizzo dell’edificio), eliminando totalmente la funzione di ricircolo dell’aria per evitare l’eventuale trasporto di agenti patogeni; – Mantenere fermi gli impianti misti di riscaldamento/raffrescamento con apparecchi terminali locali come fancoil o ventilconvettori, a meno che non si riesca a prevedere la presenza di un singolo lavoratore (sempre lo stesso) per ogni ambiente o stanza. Si raccomanda inoltre di verificare che nelle vicinanze delle prese e griglie di ventilazione dei terminali, non siamo presenti tendaggi, oggetti e piante, che possano interferire con il corretto funzionamento. Al tal fine pulire periodicamente, ogni quattro settimane, in base alle indicazioni fornite dal produttore ad impianto fermo, filtri dell’aria di ricircolo del fancoil o del ventilconvettore per mantenere gli adeguati livelli di filtrazione/ rimozione. – Resta sempre valida la procedura di pulizia settimanale degli apparecchi terminali locali (fancoil o ventilconvettore) nel caso di contemporanea condivisione dello stesso ambiente o stanza da parte di più lavoratori.

ficato che, per “sanificazione”, si intende “esclusivamente l’attività di pulizia, lavaggio, disinfezione/sterilizzazione o sostituzione, da azionare, quali tipologie lavorative, in relazione allo stato di manutenzione e conservazione dell’impianto”, inquadrabile quindi “nel ciclo di manutenzione già programmata dell’impianto”.

Il quadro normativo

Il DM 274/1997 (“Regolamento di attuazione degli articoli 1 e 4 della legge 25 gennaio 1994, n. 82, per la disciplina delle attività di pulizia, di disinfezione, di disinfestazione, di derattizzazione e di sanificazione”), alla lettera e), specifica che “sono attività di sanificazione quelle che riguardano il complesso di procedimenti e ope

razioni atti a rendere sani determinati ambienti

mediante l’attività di pulizia e/o di disinfezione e/o di disinfestazione ovvero mediante il controllo e il miglioramento delle condizioni del Covid-19 e impianti di climatizzazione: il parere microclima per quanto riguarda la temperatura, l’umidità e la ventilazione ovvero per quanto riguarda l’illuminazione e il rumore”. La sanificazione, quindi, è intesa come “summa” di attività dell’esperto L’utilizzo degli impianti aeraudiverse e si estende anche alla salubrità degli ambienti nel senso più ampio del lici pone davvero dei rischi termine. per il contagio? I terminali vanno spenti o possono Chi può intervenire? rimanere accesi? Che differenza c’è tra droplet e aerosol? Ne abbiamo parlato con Michele Vio, ingegnere termotecnico, ex Presidente di AiCARR ed esperto di impianti di climatizzazione. Scansiona il codice QR per guardare la video-intervista. Per impianti HVAC&R deve intervenire un’impresa abilitata ai sensi del DM 37/08 lettera c): impianti di riscaldamento, di climatizzazione, di condizionamento e di refrigerazione di qualsiasi natura o specie, comprese le opere di evacuazione dei prodotti della combustione e delle condense, e di ventilazione ed aerazione dei locali. L’intervento a cui è chiamato l’impiantista, naturalmente, dipenderà dalla destinazione d’uso dell’immobile e dalla tipologia di impianto sul quale deve intervenire. Per quanto riguarda invece la sanificazione degli ambienti, deve intervenire un’impresa abilitata ai sensi del DM 274/1997, con un responsabile tecnico in possesso dei requisiti di cui all’art. 2, comma 3. 

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