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DRIVING RANGE IPOGEO SUI COLLI BOLOGNESI

Una progettazione sostenibile e organica, in un dialogo continuo con il territorio

a cura della REDAZIONE

In questo particolare periodo di emergenza sanitaria si è sempre più alla ricerca di locus amoenus, dove stare bene con sé stessi e ritrovare il rapporto originario con la natura. Ne è un esempio Palazzo di Varignana, un luogo senza tempo nel suggestivo scenario dei colli bolognesi e circondato da un giardino inserito nel prestigioso network Grandi Giardini Italiani. In questo meraviglioso contesto, Polistudio A.E.S. ha realizzato un driving range ipogeo: un progetto sostenibile, organico e paesaggistico che ha coinvolto diverse professionalità, in una vera e propria progettazione integrata. Per conoscerne le peculiarità, abbiamo intervistato l’arch Marco Fabbri e l’ing Antonio Scarano di Polistudio A.E.S. che hanno seguito personalmente il progetto.

C&C: Ing. Scarano, com’è nato il progetto? Qual era l’idea iniziale della committenza?

A.S.: La filosofia di Palazzo di Varignana è quella di offrire ai suoi ospiti comfort, bellezza e storia del territorio collinare bolognese. Oltre all’offerta ricettiva, il resort offre diversi servizi ed è dotato di molteplici strutture per attività sportive. Siamo stati coinvolti perché la committenza tra i servizi voleva aggiungere quello di un nuovo driving range per gli appassionati di golf. Una richiesta molto attuale se si considera il fatto che in questi anni si è registrato un incremento significativo del numero di campi da golf in tutto il mondo, in particolare negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Giappone, Germania, Canada, Corea del Sud, Svezia, Francia e Italia. Attualmente nel mondo ci sono più di 200 campi da golf in costruzione e circa 350 sono in fase di progettazione. In realtà, il driving range non è il classico campo da golf come si potrebbe immaginare. Si tratta di una struttura o zona in cui i golfisti possono fare pratica di lancio; un campo per calibrare i tiri a una lunghezza di circa 200 metri.

Quali sono stati gli step principali di lavoro?

A.S.: Il leitmotiv di tutto il progetto è stato quello di rispettare l’equilibrio ambientale. Questa attenzione è stata seguita in tutti gli step di progettazione. Si è trattata di una vera e propria progettazione integrata che ha coinvolto architetti, ingegneri strutturisti, impiantisti elettrici e un professionista paesaggista. Innanzitutto, abbiamo cercato di capire il giusto posizionamento del driving range e fatto uno studio accurato della conformazione e della topografia del terreno. Dopodi-

ché di che abbiamo fatto prima un tracciamento per definire il posizionamento corretto della struttura. Per fare questo è stata preziosa la collaborazione con il paesaggista Sandro Ricci, un professionista competente che lavora da anni per la committenza e che ha seguito con noi tutto l’aspetto ambientale, di piantumazione e del verde. Il progetto si è dunque sviluppato in stretta relazione con la natura ed è stato modificato grazie agli input dell’esperto paesaggista. Il progetto è diventato quindi la spinta per un intervento ambientale esteso al pendio e ai laghi sottostanti. Attraverso azioni antropiche di stabilizzazione si è salvaguardato l’equilibrio naturale del territorio.

Qual è la filosofia che sta dietro a questo progetto?

M.F.: Il progetto si inserisce all’interno di un contesto magnifico, in cui la natura si impone. Abbiamo cercato di seguire la filosofia propria di Palazzo di Varignana, progettando una struttura a basso impatto ambientale, non invasiva, ma che si integrasse perfettamente con l’ambiente circostante. Per questo lo possiamo definire un vero e proprio intervento di architettura organica. Abbiamo dunque studiato una struttura che non fosse visibile dalle camere degli ospiti collocate appena sopra al driving range, ritagliando uno spazio ad hoc per i giocatori. Allo stesso tempo gli ospiti non verranno disturbati dalla presenza dei giocatori. Il driving range si presenta come una sorta di cavità nel terreno, tanto che non la si percepisce come una struttura staccata dall’ambiente circostante. È un vero e proprio driving range ipogeo, una costruzione insolita e affascinante, quasi invisibile dall’alto.

Potete descrivere il progetto nei dettagli?

A.S.: La struttura del driving range è in calcestruzzo rivestita. Le sue linee ricordano quelle di una grotta scavata nel terreno. Si tratta di una struttura avvolgente, progettata per ospitare le postazioni dei giocatori. La sfida più importante è stata quella di trovare la giusta mediazione tra concept e realtà. È stato fatto uno studio molto approfondito sulla forma e sui materiali da utilizzare per la copertura del controsoffitto. Abbiamo optato per il Greenwood, un materiale in legno composito, che ricorda quello utilizzato sulle barche. Pur man-

tenendo il pregio estetico, l’eleganza e il calore del legno offrono notevoli vantaggi propri del materiale plastico. La struttura è sostenuta e intervallata da dieci pilastri che corrispondono alle postazioni da gioco. Anche per i pilastri abbiamo deciso di utilizzare un materiale che si modifica nel tempo e soggetto a ossidazione, la lamiera COR-TEN. Si tratta di una lega di ferro e carbonio di grande robustezza e resistenza ai fenomeni corrosivi. È un materiale che sta diventando molto popolare in architettura, si presta molto bene a essere utilizzato come un rivestimento cucito su misura. Infatti, grazie alle sue capacità di modificarsi nel tempo, si instaura un dialogo visivo con l’ambiente circostante. La lamiera ricopre altri pilastri in acciaio più sottili che avrebbero dato, da soli, un’immagine più funzionale e specifica di un edificio. Invece, la nuova struttura è più massiccia ed è progettata per riprodurre la stessa biforcazione dei rami di ulivo presenti in loco. All’interno dell’edificio sono previsti tre spazi di servizio: sanitario, per distributori automatici di palline e un piccolo garage per i Ballpicker, piccoli robot per la raccolta di palline.

MATERIALI E SOSTENIBILITÀ

Tutto è relazione. Forme, materiali e colori del driving range sono in dialogo continuo con il territorio. Sostenibilità e tradizione sono centrali, sia nell’uso dei materiali, che nelle tecniche di costruzione. Sono stati privilegiati materiali quali pietra, acciaio e legno. Gli stessi pilastri che sostengono la struttura sono in acciaio e riprendono il colore e le forme dei tronchi di ulivo del luogo. La struttura dell’edificio non toglie spazio al verde. Infatti, il tetto è stato completamente ricoperto da prato e da piante autoctone, come un giardino pensile. La pavimentazione è fortemente drenante ed ecocompatibile, in modo da non interrompere l’equilibrio ambientale nello smaltimento dell’acqua piovana. Si ha dunque il cosiddetto “effetto prato”, l’acqua defluisce nel substrato sottostante e alimenta in modo naturale e costante le falde acquifere. Inoltre, sono pavimenti sicuri ed antiscivolo.

SCHEDA PROGETTO

PROJECT MANAGEMENT/ DIREZIONE LAVORI

Ing. Alberto Casalboni ARCHITETTURA

Ci sono stati dei punti di criticità?

A.S.: La sfida più importante è stata quella di realizzare certi dettagli della struttura, come quella di portare le doghe lineari a una forma curva. Specialmente nelle zone della conca d’angolo, questo ha comportato uno studio approfondito e simulazioni mirate. Abbiamo utilizzato una tecnologia quasi navale e si può parlare di ingegnerizzazione sia meccanica che architettonica. M.F.: Lo considero un vero e proprio lavoro di sartoria. È come se avessimo rivestito un’infrastruttura in cemento armato. Per fare un progetto integrato è stato necessario sviluppare il singolo dettaglio delle doghe e delle sezioni dei pali. Ogni dettaglio è stato studiato insieme all’impresa Tonon che si è occupata della realizzazione del progetto. Ad esempio, per realizzare le forme dei pali sono state fatte delle simulazioni, predisponendo delle dime di cartone. Successivamente, hanno tracciato con il cartone i profili dell’acciaio, utilizzando una macchina a taglio numerico (CNC).

Per chi è pensato il driving range?

Il progetto non si rivolge solo agli ospiti di Palazzo di Varignana, ma a scuole o associazioni sportive. Il risultato ottenuto ha suscitato nuove idee di progettazione e di rigenerazione del territorio. Ad esempio, stiamo progettando una zona ad hoc con piscina, solarium e zona bar per i giocatori. Questo diventerà un nuovo punto focale all’interno del resort. Arch. Gianluca Corvina, Arch. Marco Fabbri, Ing. Antonio Scarano STRUTTURE

Ing. Mauro Cevoli, Ing. Alessandro Fiorani, Ing. Claudia Conti COMPUTI

Geom. Fabrizio Ripari SICUREZZA

Ing. Andrea Amaducci IMPIANTI ELETTRICI

Ing. Alberto Frisoni, Per.Ind. Pierluigi Ferri PAESAGGIO E VERDE

Per.Agr. Sandro Ricci

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