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INDEPENDENT AZERBAIJAN IN 1919 1920
HISTORICAL SCIENCES
THE ITALIAN POLICY IN TRANSCAUCASIA AND THE INDEPENDENT AZERBAIJAN IN 1919 – 1920
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Nesterov A.
Ph.D. (History), Prof., Head of the Department of Foreign Regional Studies, Ural Humanitarian Institute, Ural Federal University (Yekaterinburg, Russian Federation)
LA POLITICA ITALIANA IN TRANSCAUCASIA ED AZERBAJGIAN INDEPENDENTE NEGLI ANNI 1919-1920
Nesterov A.
Ph.D. (Storia), Prof. Titolare della cattedra di studi regionali stranieri, Istituto humanitario degli Urali, Università Federale degli Urali (Ekaterinburgo, Federazione Russa)
Abstract
The article discusses Italy's policy towards independent Azerbaijan (1919-1920). it is shown that Italy sought to strengthen its influence in the South Caucasus. At the same time, Italy feared the possibility of being drawn into a conflict between the countries of the region. As a result, Italy refused the possibility of obtaining a League of Nations mandate to govern Azerbaijan.
Astratto
L'articolo tratta della politica italiana nei confronti dell'Azerbaigian indipendente (1919-1920). È dimostrato che l'Italia ha cercato di rafforzare la sua influenza nel Caucaso meridionale. Allo stesso tempo, l'Italia temeva la possibilità di essere coinvolta in un conflitto tra i paesi della regione. Di conseguenza, l'Italia ha rifiutato la possibilità di ottenere un mandato della Società delle Nazioni per governare l'Azerbaigian.
Keywords: Azerbaijan, Italian Foreign Policy, League of Nations, Melchiade Gabba, Azerbaijan’s Foreign Policy, Italian Mission in Transcaucasia.
Parole chiave: Azerbaigian, politica estera italiana, Società delle Nazioni, Melchiade Gabba, politica estera dell'Azerbaigian, missione italiana in Transcaucasia.
28 di Maggio 1918, dopo la dissoluzione della Dieta (Sejm) Trascaucasa e la proclamazione della indipendenza di Georgia, i rappresentanti di Azerbaigian alla Dieta hanno proclamato anche l’indipendenza del proprio paese –l’Azerbaigian (come Repubblica Democratica di Azerbajgian – Azerbaycan Halq Respublikası, Azerbaycan Halq Cümhuriyyəti).
Pero la questione della indipendenza di Azerbaigian non si poteva risolvere così facilmente: la declarazione della indipendenza è stata proclamata a Tiflis invece di Bakù, siccome la capitale fosse sotto il controllo del potere sovietico. Sempre a Tiflis è stato formato il governo provvisorio del Azerbajgian. Fino a settembre di 1918 il nuovo potere Azerbajgiano non riusciva a stabilire il controllo sopra la città di Bakù, nel luglio di 1918 la città è stata occupata dagli inglesi, invitati dal Consiglio di Bakù per la difesa contro la offensiva turca. Il 15 di Settembre 1918 le truppe del impero Osmano sono entrate nella città. Solo il 18 di Settembre del 1918 il governo provissorio del Azerbajgian è arrivato nella capitale. La capitulazione del Impero Osmano il 30 di ottobre 1918 è risulta nella uscita dal paese delle truppe turche, di cui posto è stato preso dagli inglesi (2, p. 212). Le truppe inglese sono state in Azerbajgian fino all’autunno di 1919, durante il qual periodo gli inglesi sono riusciti, in qualita del aiuto militare, ad ottenere il controllo sopra il petrolio azerbajgiano ed anche portare via dal paese circa 500 tonnellate di petrolio e prodoti petroliferi. Il “consiglio dei dieci” della conferenza di pace a Parigi ha cominciato a discuttere la questione della possibilita di concedere all’Italia il mandato per Transcaucasia, prima di tutto, Georgia e Azerbajgiano, anche prima della uscita dalla regione delle truppe brittaniche.
Nello stesso tempo gli italiani hanno trattato la questione di tale mandato con molta attenzione e il 26 di marzo 1919 l’adetto stampa della delegazione italiana a Parigi ha richiesto il ministero degli esteri di non menzionare se possibile presso la stampa italiana né la probabilità di partecipazione italiana nella occupazione di Ungheria, né la possibilità del mandato per Transcaucasia (4, p. 35). 18 di aprile 1919 il governo italiano ha giunto la decisione di recare la missione militare a Transcaucasia, nominandole il capo il colonello Melchiade Gabba (4, p. 223). L’obbiettivo della missione è stato chiarire la situazione a Transcaucasia e stabilire le relazioni de facto coi paesi creati nella regione dopo la dissoluzione del Impero Russo, estimare le prospettive di ammissione di Transcaucasia sotto il mandato italiano. Sottolineando la necessità di tale missione il comissario superiore a Constantinopoli Carlo Sforza ha scritto nella sua lettera al ministro degli esteri Sidney Sonnino che il momento fosse megliore per la realizzazione dei progetti italiani
38 per dilargare l’influenza economica e militare nel bacino del Mare Nero e sopratutto in Transcaucasia (4, p. 232). Sidney Sonnino metteva a fuoco che secondo le informazioni ricevuti da Georgia, il governo di Giorgia crede la presenza delle truppe stranieri a Transcaucasia assolutamente necessaria, lui ha anche detto che la missione potesse risolvere il numero dei problemi tecnici legati alla colloborazione economica d’Italia con i paesi della regione (4, p. 329). 3 di maggio 1919 il consigliere della delegazione italiana alla conferenza di pace a Parigi Giacomo De Martino ha telegrafato a Roma che i membri della delegazione giorgiana hanno contattato la delegazione italiana con la richiesta di discutere la questione dello possibile cambio delle truppe inglese per quelle italiane ed hanno sottolineato la necessita della immediata spedizione della missione militare italiana a Tiflis (4, p. 413).
La missione e partita via mare da Taranto il 27 aprile 1919 ed e arrivata a Batum tramite Constantinopoli il 9 maggio 1919. Contemporaneamente il governo italiano stava trattando la questione della trasportazione della parte delle truppe italiane a Transcaucasia dalla penisola balcanica per rinforzare la influenza della missione militare italiana in questa regione inquieta (4, p. 270).
Il capo della missione, il colonello Melchiade Gabba (1874 – 1952) fin a quel momento ha gia passato il numero di gradi del servizio militare. Dopo aver finito l’accademia militare di Milano (1892) lui ha servito in diversi divisioni della armata italiana; negli anni 1911 – 1915 è stato il capo della rappresentanza dello stato maggiore d’esercito italiano nella colonia di Eritrea. Negli anni 1916 – 1918 tenente colonello M. Gabba ha partecipato direttamente in azione militare in Europa. In aprile di 1919 il colonello Melchiade Gadda ha ottenuto lo statuto del agente diplomatico del regno italiano a Transcaucasia ed ha cappeggiato la missione particolare nella regione. 15 di maggio 1919 Melchiade Gabba ha spedito l’informazione ufficiale dell’inizio del lavoro della missione alla sezione militare della delegazione italiana alla conferenza di pace a parigi. Informava da Batum che il paese fosse nella situazione difficile, la sicurezza sociale quasi non esistesse e il controllo realle fosse effetuato dalla parte brittanica, che manteneva le relazioni amichevole con generale Denikin, e il potere giorgiano sperava di ottenere l’unita del paese col aiuto delle forze estranee. Il governo di Giorgia temeva l’invazione delle truppe di generale Denikin dal Abkhasia e Vladikavkaz e cercava di manovrare tra Denikin ed i musulmani di Azerbajgian. Il colonello Gabba notava che l’informazione della situazione in Armenia ed Azerbajgian non era sufficiente e ha scritto che il 15 di maggio di 1919 la missione marina militare italiana recava a Bakù. Il capo di missione diceva che gli inglesi volentieri discutassero la questione di evacuazione di proprie truppe dalla Transcaucasia e il loro cambio per queste italiane (4, p. 523 – 524).
Nello stesso tempo il ministero di commercio italiano ha recato la richiesta alla missione militare italiana sulla convenienza dello stabilimento dei contatti tra le strutture finanziarie italiane “Banco Annali d’Italia №12/2020 Roma” ed il Sindicato coloniale italiano e, da l’altra parte, gruppo armeno Damov ed Oganezov.
La missione italiana doveva rispondere alle seguente domande: - Che cosa di concreto sono riusciti di fare a Transcaucasia gli inglesi, i francesi ed, in particolare, gli americani, quanto la realita corrisponde alla presentazione propagandista degli eventi; - quali sono i possibili campi d’azione per l’Italia; - quali sono gli impianti, la merce, gli istituti relegiosi, stampa presenti nella regione; - qual’è l’orientamento politico dei nuovi paesi transcaucasi, particolarmente le loro relazioni con il mondo musulmano, prima di tutto, con Turchia (4, p. 525).
E necessario notare che il governo del sultano osmano Mehmet VI Vahdeddin, pur avendo evacuato le sue truppe dal Azerbajgian secondo le condizioni di tregua, mirava di mantenere i certi contatti con questa regione e cercava in qualche modo usare le contraddizioni che esistevano tra Gran Bretagna ed Italia (5, p. 199-200). Però tutti i tentativi non hanno raggiunto lo scopo – i paesi d’Intesa cercavano di indebolire l’impero osmano il più possibile e privarlo di alcuna influenza sui musulmani transcausasi (7, p. 445-446).
Gli stati transcaucasi erano molto interessati nello stabilimento dei contatti con gli italiani.Non solo Giorgia ed Azerbajgian avevano bisogno del aiuto militare italiano. Il 21 di maggio del 1919 al governo italiano si è rivolto il ministro degli esteri della repubblica Nord-Caucasa, chi stava in quel momento a Parigi. Nella sua distesa lettera lui si lamentava del pericolo non solo alla esistenza della repubblica da parte di Denikin ed il potere bolshevico, ma sottolineava che si trattava della soppravivenza dei popoli di ceceni ed ingusci. Nello stesso tempo la maggiore minaccia emane da Denikin, però né I governi di limitrofi Georgia e Azerbaijano, né la missione militare britanica non lo vogliono capire. Per questo il governo di Caucaso Settentrionale e Daghestan si recano con una richiesta al governo italiano ad influezzare gli altri governi di Intesa e togliere il supporto finanziario e materiale alle truppe di Denikin fino al momento in quale lui avrebbe amesso l’indipendenza del Caucaso Settentrionale (4, p. 585587). Questa richesta non ha ricevuto nessuna reazione diretta, ma il 26 di Maggio 1919 il segretariato della conferenza di pace a Parigi ha mandato ai capi della Russia “bianca” – ammiraglio A. Kolciak e capo delle Forze armate del Sud di Russia, generale A. Denikin la richiesta ufficiale di riconoscere la piena indipendenza di Polonia e Finlanda ed indipendenza de facto dei paesi baltici e transcaucasi (4, p. 649-650). Nonostante tutti i due Kolciak e Denikin hanno risposto che l’unità di Russia era essenziale per il successo della lotta contro i bolsheviki, e che non avessero l’intenzione di riconoscere neanche l’indipendenza di Finlanda. 9 di Giugno del 1919 il colonello Gabba ha mandato il nuovo rapporto al governo, presentando nel unico documento le informazioni raccolte dalla missione in un mese di soggiorno a Transcaucasia. Sottolineava che esistessero le contradizioni molto
Annali d’Italia №12/2020 serie tra i paesi del Caucaso Meridionale, emersi nel processo di dissoluzione del Impero Russo, ed il governo di generale Denikin. Avendo dato la caratteristica al movimento bianco in Transcaucasia il colonello Gabba ha tratto seguenti conclusioni: 1. Tutte le Quattro repubbliche (Georgia, Azerbajgian, Transcaucasia, Armenia) vogliono ottenere l’indipendenza e cercano il riconoscimento di essa dalla conferenza di Pace a Parigi; 2. Esiste il problema molto serio di confine tra i paesi caucasi, in particolare nelle aree con la populazione mista; 3. La necessità del intervento europeo nella politica caucasa appare ovvia; 4. Introduzione delle truppe italiane nella regione sara accolta in modo molto positivo; 5. Realizazzione dell’idea di Quattro repubbliche sarebbe stata ottimale per risolvere i problemi della regione, però in realta tale federazione appare poco probabile per le esistenti contradizzioni tra i due poteri locali.
Secondo l’opinione del colonello Gabba, l’uscita delle truppe europee dalla regione sarebbe stata contraria al buonsenso, e si sarebbe risultato nella anarchia totale, ed avrebbe dato la liberta di azione ai bolsheviki. Il capo della missione italiana sottolineava l’opportunità della introduzione nella regione proprio delle truppe italiane, sopratutto in Azerbajgian, perché questo avrebbe dato al Italia i vantaggi strategici ed economici. Lui parlava delle ampie risorse naturali della regione, prima di tutto, le risorse petrolifiche di Azerbajgian, e metteva a fuoco che i popoli di Caucaso Meridionale volessero essere independenti e non far parte della Russia reformata, unitaria o federativa. La missione d’Italia in questo tempo puo essere la protezione dei paesi di Transcaucasia dall’invasione delle truppe di Denikin ed incorporazione della regione nella Russia rinnovata. Nello stesso tempo secondo l’opinone del colonello Gabba ci si puo emergere il problema della consegna di prodotti petrolofici dal Azerbajgian all’Italia dando il sistema di communicazione poco sviluppata (4, p. 760-763). Adetto militare di Azerbajgian in Georgia ha fatto la relazione al capo di Stato maggiore di repubblica, che “nella forma molto gentile” il colonello Gabba mi ha detto che l’accelerazione del ricevimento di mille tonne di petrolio gli avrebbe permesso di telegrafare in Italia dell’istaurazione delle relazioni economiche de facto con la repubblica di Azerbajgian, e questo fatto senza dubbi avrà l’influenza sul sucessо della nostra comissione in Italia (1, p. 76).
Il governo di Nasib bek Usubbekov voleva fare l’Italia il suo partner permanente, legandola alle consegne continue dei prodotti petrolifici dalla repubblica che avrebbe permesso di aumentare la vendita. Per questo al capo della missione italiana sono state proposte le condizoni abbastanza favorevoli. «Adesso c’è la possibilità di communicarLe che il governo di Azerbajgian può consegnare a Batum mensilmente per il governo italiano circa cinque cento mila (500 000) pudi (1 pud = 16,38 kg) di kerosina e circa sessanta mila (60 000) pudi di masut e petrolio, per i prezzi franco-Batum – il serbatorio per kerosina 39 per trentecinque (35) dollari a tonnellata e per masut o petrolio venti cinque (25) dollari a tonnellata. L’esportazione di masut sarà iniziata in prossimi giorni», – scriveva Usubbekov in dicembre di 1919 al colonello Gabba (1, p. 63).
L’accordo con l’Italia era di massima importanza per l’amministrazione di Azerbajgian perché sarebbe stato il controppeso alle condizioni stringenti proposte dalla parte di Inghilterra ed America. Per esempio, la missione Americana, usando la formula “petrolio in cambio al vitto” ha raggiunto l’aumento del ricevimento settimanale di masut da 500 a 1000 tonnellate. Nello stesso tempo gli americani insistevano che la parte azerbajgiana prendesse l’obbligo di porre responsibilità per la sicurezza del cargo lungo tutto il percorso fino a Batum, ciò vuol dire compresa la parte giorgiana delle ferrovie( 3, p. 212).
Nello stesso tempo la discussione della questione delle repubbliche caucase alla conferenza di Pace era continuamente rimandato – veniva sottolineata l’importanza della soluzione della questione russa in maniera integrale. I capi dei paesi di Entente erano pronti a trattare la questione di rientro dei paesi caucasi nel territorio russo a patto che questo aiutasse la lotta contro i bolsheviki.. Questo e ovvio dai appunti dei rappresentanti italiani all conferenza di pace a Parigi, e delle communicazioni dei rappresentanti di Georgia ed Azerbaijano a Parigi (4, p. 804-805; 1, p. 108-112). Il capo della delegazione azerbaijana Ali Mardan bek Topchibashev (Əli Mərdan bey Topçibaşev) scriveva al capo di governo azerbaijano Fathali Khan Khoyski (Fətəli xan Xoyski): «Sulla questione del arrive da noi degli italiani mi ha parlato in modo definitivo Valeri, chi faceva parte della missione militare di Gabba. Valeri mi ha visitato 13 di giugno. Avendo tratto un quadro della situazione economica della Transcaucasia con fosche tinte, in particolare la situazione finanziaria vicinando la catastrophe, Valeri ha parlato della attitudine della popolozione indigina agli inglesi e ha detto che il governo azerbaijano se stesso ha dato il consenso che ci fossero inviato il piu possibile numero delle truppe italiane. Lui ha aggiunto – se noi inviamo queste truppe da voi, sara non con il proposito di occupazione o controllo ma con gli obiettivi culturali ed economici, pero in questo momento e difficile per noi accettare questo ruolo impegnativo e sono venuto a chiedere il suo avviso della situazione e per questo devo fare chiaro che al momento non posso trattare il lato politico della questione. Prossimamente si e diventato chiaro che gli italiani vorreberro essere invitati da noi in modo generale, e che noi in qualche maniera esmrimessimo il consento per il loro arrivo » (8, p. 3435).
Il colonello Gabba ha estimto l’approssimativo numero dei soldati per realizazzione del mandato: all’inizio la missione deve essere composta da 40 mila soldati, piu tardi – 100 mila. Per fare in tempo prima che comnici l’inverno, il 17 di luglio è stato dato l’ordine per preparare i navi italiani a trasportare le truppe per via di mare a Poti. Il diplomato Stefano Nogara che sopraintendeva la missione ha insistito sulla spedizione degli inviati ai capi di Russia “bianca” “governante supremo” ammiraglio A.V.Kolchak e
40 commandante delle Forze armate di Sud di Russia generale A.I.Denikin per negoziare la zona precisa dell’occupazione italiana.
La situazione è cambiata il 19 giugno 1919, quando ha dato le dimissioni il gabinetto di Vittorio Emmanuele Orlando, chi era un sostenitore di approvazione di un mandate per la Transcaucasia, ma il nuovo governo di Francesco Nitti ha deciso di rifiutare la vicenda dubbia in Caucaso.
I capo della delegazione azerbajgiana Ali Mardan bek Topçibaşev comunicava al capo di governi di Azerbajgian 9 giugno di 1919: «Le relazioni con gli italiani sono state impedite dalla caduta del governo (italiano) e la nomina di nuova composizione (назначениеновогосостава) della delegazione itlaiana di pace. Su questo si basava Valeri chi mi ha visitato il 28/VI, nel confermare le esitazioni del governo italiano sulla questione della venuta a Caucaso.
Il motivo principale per l’arrivo se fosse efettuato rimanerebbe solo il campo dei profitti economici, cui possono essere ottenuti dal’Italia nel compenso per Fiume ed altro, dove non sembra che avrebbe ricevuto qualsiasi cosa. Tutto questo sono allora solo suggerimenti,ma che l’ecomomia in questo caso è al primo posto, ne potevamo assicurarci il 7/VII durante il pranzo preparato dai montagnari, a cui era invitato l’adetto diplomatico dell’ambasciata italiana a Parigi, conte Sadino ed i rappresentanti della delegazione giorgiana. Dallo scambio di opinione si è fatto chiaro che 1. L’italia persegue a Caucaso solo gli obiettivi economici invece di quelli politici; 2. L’Italia riceverà dalla Lega di Nazioni il mandato per gestire il Caucaso, ma vuole usufruire questo diritto solo al consenso della popolazione della regione; 3.L’Italia rimarrà a Caucaso non più di 3’5 anni; 4. In questo periodo le repubbliche caucase formeranno la confederazione, prenderanno forza e potranno decidere la propria sorte. Prendiamo in considerazione che se durante questo periodo sarà formata la repubblica federativa russa, la confederazione caucasa ne potrà fare parte e in tal caso l’Italia lascerà il Caucaso 5. L’Italia non entrerà in guerra ne con Denikin, ne con nessun altro; 6. Caucaso può avere le proprie truppe e l’Italia può aiutarlo in questo» (8, p. 47-48).
Di conseguenza il governo italiano ha rinunciato di fatto la partecipazione nelle vicende Transcaucase.
Però la questione del’intervento politico e militare d’Italia a Trascaucasia non fu chiusa completamente. In gennaio di 1920 alla seduta di organi dirigenti di conferenza di pace a Parigi ebbe avuto luogo il riconoscimento politico di Georgia e Azerbajgiano Nello stesso tempo alle sedute di consiglio d’Intesa fu notato che gli alleati non possedevano le risorse per mandare una armata a Transcaucasia e fu proposto di esaminare la possibilità di consegna di armi nella rgione. Il primo ministro italiano Francesco Nitti proclamò che il parlamento italiano non sarebbe stato Annali d’Italia №12/2020 coinvolto nelle vicende inteni di Russia e per questo le consegne di armi non fossero possibili per l’Italia. Sotto la pressione di George Clemenceau e David Lloyd George, Francesco Nitti però fu costretto di accettare la consegne non ufficiali a Georgia ed Azerbajgiano (6, p. 479-480).
I circoli politici italiani hanno cominciato a prestare molto di più attenzione alle relazioni economiche con i paesi di Caucaso Meridionale, prima di tutto Azerbajgian.In decembre di 1919 il governo italiano ha recato a Transcaucasia la missione civica, composta da 33 persone, capeggiata dal senatore ed imprenditore famoso Ettore Conti, conte di Verampio (1871 – 1972). 22 febraio di 1920 la missione ha giunto Bakù. Dopo le seguenti trattative l’Italia ha preso l’obbligo di consegnare a Azerbajgian i navi militari, idroplani, artiglieria, in cambio al petrolio e prodotti petrolifici, ed altre materie prime (6, p. 491). Per l’Italia a Transcaucasia Azerbajgiano fu particolarmente attraente dal punto di vista economica, Georgia fu trattata piuttosto come il territorio di transito, da dove tramite il porto di Batum la merce azerbajgiano potrebbe essere spedita al’Italia. L’Armenia producesse l’interesse considerevolmente minore ed a conferenza a San Remo a febbraio di 1920 Francesco Nitti rifiutò l’idea di protettorato italiano sopra questo paese, proposta di presidente americano Woodrow Wilson.
Lo svolgimento seguente delle relazioni tra l’Italia ed Azerbajgian fu interrotto dalla offensiva della armata rossa in aprile di 1920. La missione di colonello Gabba che fu in Tiflis fino alla metà del 1920 ed lasciò Georgia solo alla vigilia della entrata delle truppe sovietiche nel paese. La missione di senatore E. Conti tornò in Italia in primavera di 1920.
References
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