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FACCIAMOCI ISPIRARE

MATERIALI TRADIZIONALMENTE UTILIZZATI IN EDILIZIA

COME IL CEMENTO O IL POLIETILENE, DIVENTANO DIROMPENTI FORME

D’ARTE. E CON LA STESSA CREATIVITÀ POSSONO REINVENTARE

GLI AMBIENTI DI CASA.

Materiali tradizionali, utilizzati con razionalità ma ripensati con una grande dose di genialità e arte, e una visione quasi trascendentale del paesaggio. È questa una delle interpretazioni possibili della Land Art, una forma d’arte contemporanea caratterizzata dall’intervento diretto dell’artista sul territorio naturale, specie negli spazi più incontaminati come deserti, laghi salati o praterie. C’è un filo sottile che lega la Land Art all’architettura tradizionale: quella che è indubbiamente uno dei più complessi e affascinanti esperimenti artistici, è anche un modello di creatività che unisce arte, progettazione e materiali, e per questo può essere fonte di ispirazione originale e fuori dagli schemi anche per l’interior design. Dalla Land Art, l’architetto, il progettista o il designer d’interni possono attingere a una visione slegata dai luoghi comuni per interpretare gli spazi in modo non convenzionale, proponendoli in una chiave diversa (talvolta metaforica). Un elogio alla creatività, insita nell’arte come nell’architettura e nella progettazione, un invito a pensare gli edifici e l’ambiente di casa uscendo dagli schemi preconfezionati e giocando con l’uso dei materiali tradizionali e non, che grazie alla fantasia possono trovare nuove forme. Qualche esempio da cui trarre ispirazione? Primo su tutti l’opera The Floating Piers di Christo e Jeanne-Claude, artisti noti nel panorama della Land Art, che intervengono sul paesaggio in modo temporaneo utilizzando drappeggi o lunghi teli di tessuto. Dal 18 giugno al 3 luglio il paesaggio del lago d’Iseo si è trasformato e l’acqua è diventata la superfice di una passerella pedonale flottante. I 220mila cubi in polietilene ad alta densità sono stati applicati in modo creativo, composti per creare un passaggio artificiale sull’acqua di 3 km. Un materiale tradizionalmente utilizzato in edilizia è stato qui reinterpretato per creare un’esperienza sensoriale. L’arte e l’artificialità della costruzione invadono il paesaggio e lo modificano permettendo agli utenti di usufruire del luogo in modo creativo e non convenzionale. Un altro esempio tutto italiano è quello del Cretto di Alberto Burri, opera d’arte contemporanea realizzata tra il 1984 e il 1989 a Gibellina (TP), città completamente distrutta durante il terremoto del 1968. Sul luogo dove sorgeva la cittadina, Burri ha manipolato i resti e cementificato le macerie per creare un gigantesco monumento che ripercorre le vie e vicoli della vecchia città. Il cemento, convenzionalmente usato per edificare e dare nuova vita, è qui utilizzato

A. Ristorante Rayén, Madrid, di (fos)

B. Bundesgymnasium, Kufstein in Austria, di Johannes Wiesflecker e Karl-Heinz Klopf

C. House wz2, Stoccarda, di Bernd Zimmermann

D. Cretto, Ghibellina (TP), di Alberto Burri

E. Antiche vetrate trasformate in box doccia

F. Tourner autour du ried, Muttersholtz in Alsazia, di St. Andrè-Lang Architectes dal dominio di conoscenza e dalla rigida catena logica, si possono trovare delle declinazioni in architettura e design davvero originali. Vecchie finestre di un bistrot che diventano i vetri di un box doccia o porte di fienili applicate in versione scorrevole, un trend quest’ultimo tanto diffuso da proporre anche kit fai da te online. Artisti e designer si cimentano sempre più nell’applicazione non convenzionale di materiali, anche d’uso comune, come ha fatto ad esempio il trio di designer (fos) che utilizzando della pellicola adesiva colorata ha creato un’installazione sulla facciata del ristorante vegano Rayén a Madrid. Una decorazione visiva che mixa prospettiva e volumi colorati per trasformare le superfici orizzontali e verticali. Il nastro adesivo per ricreare un trompe-l’œil di colore ma anche la facciata di una scuola a Kufstein in Austria ricoperta da un “velo” di cemento manipolato per riprodurre la carta appallottolata. Creata dall’architetto Johannes Wiesflecker in collaborazione con l’artista KarlHeinz Klopf , il “muro increspato” è formato da una struttura in cemento tridimensionale che va dal tetto fino al primo piano, staccandosi di 2,5 m dalla facciata esistente in vetro. Un gioco di riflessi deformanti è invece quello realizzato dall’architetto tedesco Bernd Zimmermann che ha rinnovato una casa degli anni ‘50 vicino a Stoccarda rivestendone l’esterno con centinaia di specchi, un complemento d’arredo per interni usato qui all’esterno in modo non certo usuale. Altra idea tanto originale, e insieme ecologica, è quella del progetto Tourner autour du ried in Alsazia, che riprende un’antica tecnica degli agricoltori e utilizza le pannocchie come materiale edile.

Già visto in Trentino Alto Adige dove viene impiegato come rivestimento decorativo di balconi, il mais può anche trasformarsi da elemento vegetale tipico del paesaggio a parte strutturale della costruzione. L’involucro, una sacca di rete metallica, contiene migliaia di pannocchie che rendono la costruzione dinamica nel tempo, la casa avrà infatti diverse rese cromatiche a ogni stagione. La fantasia, del resto, non ha limiti, tranne quelli che noi stessi ci poniamo. ! per accorpare delle macerie con un significato metaforico: cementare i resti per saldare la memoria storica. Dalla Land Art al pensiero laterale, inno ai punti di vista alternativi e soggetto del disegno di copertina realizzato da Fabulo (www.fabiobuonocore.blogspot. it) per questo numero di STYLEUP!, il passo è breve. Così, prescindendo da quello che inizialmente appare l’unico percorso possibile e cercando elementi, idee, intuizioni e spunti fuori