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SUMMERS OF ZANDA
from PINK BASKET N.19
by Pink Basket
FOCUS di Manuel Beck
PER CELEBRARE L’INSERIMENTO DI CECILIA ZANDALASINI NEL QUINTETTO IDEALE DI EUROLEGA, RIVIVIAMO LE MAGICHE ESTATI 2016 E 2017, CHE L’HANNO LANCIATA COME GIOCATRICE DI STATURA INTERNAZIONALE E COME PERSONAGGIO NUMERO 1 DEL NOSTRO MOVIMENTO
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“E chi non ha mai visto nascere una dea / non lo sa che cos’è la felicità...”, cantava Cesare Cremonini all’inizio del decennio scorso. Cecilia Zandalasini, come divinità del basket (sì, esageriamo, ma nemmeno troppo), l’abbiamo vista nascere in due estati con la maglia azzurra, che l’hanno trasformata da promessa in solida realtà; da nome noto solo agli adepti del femminile a personaggio apprezzato ben oltre la cerchia dei cultori della materia. Quando la Gazzetta dello Sport ha prodotto un numero speciale del suo magazine, con una serie di copertine dedicate ad atlete-simbolo della propria disciplina, ha scelto Zanda per il basket.
A oggi, maggio 2020, la 24enne da Broni, sud-ovest della Lombardia, raccoglie 64mila followers su Instagram e quasi 50mila su Facebook. Certo, la sua popolarità in Italia non ha ancora la dimensione universale di una Sofia Goggia, di una Paola Egonu o di una Sara Gama (senza scomodare sua maestà Federica Pellegrini), cioè di atlete che hanno goduto di vetrine olimpiche e mondiali per le loro imprese. Succederà anche per Cecilia? Serve l’occasione; le potenzialità ci sono. Perché lei ha tutto per piacere. Non solo per quello che fa, e non è poco, ma per come lo fa. La perfezione stilistica, la capacità di emozionare, soprattutto nei momenti in cui sembra posseduta da una forza superiore, conquistano tanto le ragazzine, che la prendono a modello, quanto gli appassionati del maschile, solitamente poco propensi a esaltarsi per l’altra metà del cielo cestistico.
LUGLIO 2016
A Matosinhos, Portogallo, Cecilia Zandalasini affronta l’ultimo Europeo della sua carriera giovanile. Nelle estati precedenti, la ragazza da Broni ha fatto la sua brillante parte nell’epoca di rifioritura delle nostre Nazionali “under”: nel 2011 medaglia di bronzo U16 e quintetto ideale per lei; nel 2012 argento U16 e ancora quintetto ideale. Poi, però, bene ma non benissimo, sia lei sia l'Italia, nel triennio 2013-15. Il suo palmarès, certo, è già di lusso per una ventenne (a livello di club vanta 6 titoli giovanili col Geas Sesto S. Giovanni; 2 scudetti e altri 3 trofei in due stagioni a Schio), ma tra talento e rendimento c’è ancora qualche passo da compiere.
L’IMPREVISTO
L’Italia U20 di Massimo Riga esordisce nell’Europeo senza troppo credito nei pronostici. Luci e ombre nelle amichevoli di preparazione; carenza di stazza; attacco fin troppo legato alle due punte di diamante, Zandalasini e Tagliamento. Che infatti segnano 37 punti su 61 dell’Italia nella vittoria inaugurale sulla Germania. La seconda partita, con la Serbia, è esaltante per il risultato (+27 su un’avversaria fra le più dure), ma letale per le nostre prospettive, o almeno così sembra: Tagliamento si rompe un ginocchio. Sì, poi battiamo anche la Svezia, finendo il girone a punteggio pieno, e passiamo il primo turno a eliminazione diretta sulla Bosnia, con varie giocatrici – ad esempio Pan, Kacerik, Costa – brave a salire di rendimento per colmare il vuoto lasciato da Marzia. Ma per andare oltre un onesto piazzamento fra le prime 8, serve qualcuna che indossi il costume da Wonder Woman. La chiamata è per Zanda; e lei risponde presente. Già ottima con 20 punti negli ottavi, è dai quarti che diventa leggenda, inanellando tre prestazioni fra le migliori mai viste a questi livelli. Al punto che due anni dopo, quando la Fiba farà votare la miglior giocatrice di sempre dell’Europeo U20, vincerà lei.
L’ESPLOSIONE
Tutto scatta quando siamo spalle al muro, il 15 luglio. La Lettonia ci domina: siamo a meno 16 e mancano 11 minuti. Servono miracoli. E Zanda inizia a produrne, uno dopo l’altro; le compagne la seguono. Ribaltiamo tutto con un parziale di 29-6 e vinciamo 61-54. Cecilia: 31 punti e 11 rimbalzi. Siamo in zona-medaglie: in semifinale ritroviamo la Serbia, ben determinata a rifarsi della batosta di pochi giorni prima. È un thriller dall’inizio alla fine; si va al supplementare, dove Zanda segna 9 dei suoi 27 punti e ci porta al traguardo: 63-60. Finale per l’oro, 17 luglio; di fronte la Spagna, favoritissima. Che però perde la stella Quevedo per infortunio dopo pochi minuti. Invece di approfittarne, ci sgonfiamo: iberiche a +18 all’intervallo. La nostra reazione arriva, ma sembra insufficiente: ancora meno 12 a 6 minuti dalla fine.
Lì gettiamo il cuore oltre l’ostacolo: tutte a difendere con la bava alla bocca, in attacco ci pensa Zanda, in piena trance agonistica. Riceve spalle a canestro, esegue un giro dorsale verso centro area e galleggia in aria beffando due avversarie per il meno 8. Poco dopo, ruba palla e la trasforma nel contropiede del meno 4. Non solo: ingaggia una sfida di sguardi con la panchina spagnola, “dedicando” ogni canestro; incita le compagne, rincuora, urla a tutte di crederci. Mai l’avevamo vista così carica a livello emotivo. L’ultimo minuto e mezzo è da cinema. Zanda prende sfondamento; segna in arresto e tiro sovrastando la difesa spagnola: meno 2. Rispondono le iberiche. Tripla di Pan dall’angolo: meno 1. Due liberi per la Spagna. Trenta secondi alla fine, meno 3. Ed ecco la perla assoluta di Cecilia: riceve poco oltre metà campo, palleggia verso destra con l’avversaria incollata, si alza per la tripla con una sicurezza paranormale: canestro, parità. Boato del pubblico mentre lei urla e mostra la maglia.

CECILIA ZANDALASINI NEL 2016 PARTECIPA AGLI EUROPEI U20: ARRIVANDO IN FINALE E SEGNANDO 28PT. VIENE NOMINATA MVP DELLA MANIFESTAZIONE.
DELUSIONE ED ECHI
Momento epico senza lieto fine, perché Zandalasini, onnipresente, stoppa l’ultima entrata avversaria ma la palla carambola in mano alla Spagna e gli arbitri vedono un fallo della nostra difesa, con 1” sul cronometro. Flores segna i due liberi del 71-69 che vale l’oro. Cecilia, però, con 28 punti e 10 rimbalzi in finale, è eletta miglior giocatrice dell’edizione, a dispetto della sconfitta. La risonanza dell’impresa va oltre ogni aspettativa. Contano anche fattori propizi: quindici giorni prima, l’Italia U17 ha vinto uno storico argento ai Mondiali, ma si era nel pieno degli Europei di calcio e di altri grandi eventi sportivi, così l’exploit aveva avuto meno risalto di quanto meritasse. Invece ora siamo verso fine luglio, c’è poco altro di cui parlare, e l’Italia cestistica ha voglia di consolarsi dell’epocale sconfitta nel Preolimpico maschile. Insomma, il terreno è fertile e le magie di Zandalasini lo coltivano alla grande. Nei social e nei forum di appassionati diventa l’argomento numero uno; tanti la scoprono ora.
Qualche esempio: “Dove si compra la maglietta di questo fenomeno?”; “Ieri sera mi hai fatto emozionare più della nazionale maschile”; “Ha un tiro, un approccio al canestro, perfino la corsa, che molti colleghi maschi, anche di notevole caratura, non avranno mai”. E lei scrive così su Facebook: “Da queste settimane ho imparato che i sacrifici vengono sempre ripagati. Che il momento arriva, non importa quando, ma arriva. sempre. Bisogna solo avere la forza e la pazienza di aspettare”.
GIUGNO 2017
Passano undici mesi. Il primo Europeo senior di Zandalasini, in Repubblica Ceca, con Andrea Capobianco c.t., arriva dopo una delusione in finale-scudetto con Lucca. C’è attesa intorno alla debuttante, ma alla vigilia la tecnica azzurra – giustamente – è in mano ad elementi più esperti: Sottana, Francesca Dotto, Ress, la venerabile Macchi.
L’EREDITÀ
Ma l’Europeo di Chicca dura una partita e mezza: il tempo di battere la Bielorussia, poi nel terzo quarto della battaglia contro la Turchia, il 17 giugno, un gomito alzato a tradimento dalla naturalizzata Hollingsworth le frattura la mandibola. Tocca a Zanda prendere il suo posto. Come un anno prima, ecco la chiamata alla grandezza dopo l’infortunio a una compagna-chiave. E anche stavolta lei risponde “sì, ci sono”. Passano pochi minuti, sempre in quel terzo quarto. Zandalasini segna in palleggio-arresto-tiro, il suo marchio di fabbrica. Poi addomestica una palla vagante nella nostra metà campo difensiva, scatta avanti, brucia in velocità il play turco Alben e deposita a canestro.
Fa il bis attraversando l’area in entrata e reggendo il contatto col totem Hollingsworth senza perdere il controllo del corpo. Poi rifila pure una stoppata alla turca d’America. Pochi istanti dopo, riceve un lancio di Dotto e appoggia altri due punti in contropiede. Finito? No, ci mette anche una tripla. Si materializza, nel più inatteso e rapido dei modi, quel passaggio di consegne che Macchi aveva simbolicamente annunciato pochi mesi prima, in diretta tv dopo una partita di qualificazione, investendo Cecilia del ruolo di sua erede. Il resto della storia lo conoscete. Quella partita con la Turchia la perdiamo di un punto (Zanda 23+10 rimbalzi), ma Cecilia continua a correre, e le compagne con lei. Battiamo la Slovacchia, poi l’Ungheria in un ottavo soffertissimo (49-48). Nella corsa alle medaglie è troppo alto l’ostacolo-Belgio della sublime Meesseman (cui Zanda tiene testa con 23 punti e 8 rimbalzi). Ma non è finita: c’è lo spareggio con la Lettonia per andare ai Mondiali 2018.
MAGIE E BEFFA
“Ma che roba è? Da che pianeta viene?”, twitta Flavio Tranquillo, principe dei telecronisti Nba d’Italia, dopo una tripla in transizione di Zanda contro le baltiche. L’ennesima giocata da salto sulla sedia in una prestazione clamorosa: 25 punti, 14 rimbalzi. E il canestro che sarebbe decisivo per andare ai Mondiali: penetrazione regale sulla linea di fondo, 67-66 Italia a 15” dalla fine. Il resto vorremmo cancellarlo. Come l’anno prima è un fallo a condannarci alla sconfitta. E stavolta è proprio lei a commetterlo.
Il famigerato “antisportivo” che regalerà la vittoria alla Lettonia, facendo impazzire di rabbia l’Italia cestistica nei commenti dei giorni successivi. Rimane l’amaro per i Mondiali persi così, un danno irreversibile; ma c’è anche il dolce, un posto nel quintetto ideale del torneo per Cecilia: onore insolito per chi si piazza al settimo posto. Segno che ha fatto davvero qualcosa di speciale. E la Zanda-mania dilaga, come e più dell’estate prima. “Zandalasini ha portato il suo gioco a un nuovo livello, una nuova stratosfera. Con incredibile classe”, scrive Paul Nilsen, penna prestigiosa del basket femminile europeo. Sbalordito, come tutti, da un salto di qualità così improvviso e così prepotente sul palcoscenico più difficile.
AMERICA
Quell’estate 2017 non finirà così per Cecilia. Si apre un secondo capitolo: il viaggio in Wnba, alla corte delle Minnesota Lynx. “Minneapolis. Minnesota. America. Esco sul balcone. Fa freddo, ma non mi importa. Sono in America. Chiudo gli occhi e la respiro, a pieni polmoni. Ero solo una bambina che voleva imitare suo fratello con un pallone da basket. Ero solo una bambina quando ho preso in mano il pallone. Ora guarda dove sono”. Così scrive lei stessa su Facebook, raccogliendo quasi 4000 “like” in meno di un’ora. Le Lynx vinceranno il titolo, ma ormai sarà autunno, e questa è una storia di estati. Nelle ultime due, lo sappiamo, non s’è accesa la magia. Nel 2018 niente azzurro, nel 2019 un Europeo poco esaltante. Quest’anno si è messo di traverso il coronavirus, anche se la Wnba, con Cecilia di nuovo a Minnesota, potrebbe partire, seppure in ritardo. Nell’incertezza, meglio puntare sul 2021, quando potrà e dovrà essere ancora... Summer of Zanda.