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Valentina PARASECOLO

Qual è il romanzo che avresti voluto scrivere?

Vorrei aver scritto le storie di Collodi, o parole d’attacco musicali come “Quel ramo del lago di Como”, o scene di scalpi e frecce come quelle di Meyer. Vorrei scrivere qualcosa che ricordi un film mai girato di Pietro Marcello.

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Da dove arrivano le idee per le tue storie?

Quanta Umbria c’è nei tuoi libri?

Solitamente da domande alle quali io non ho ancora trovato una risposta: non mi è mai capitato di avere in mente una storia, sempre e solo un argomento o un personaggio. Un tema che sento vicino e che ho bisogno, o voglia, di indagare attraverso una storia.

Quello che cerco di fare è provare a scrivere racconti che io vorrei leggere o che comunque mi incuriosirebbe sapere come vengono sviluppate.

Nei miei libri c’è tantissima provincia per due motivi. Il primo è che non sono capace di scrivere di quello che non ho visto o vissuto. Il secondo è che per me non esiste un teatro di narrazione più interessante di quello che la provincia, le sue storie, le sue persone, sa restituire, a patto di sapere guardare e ascoltare nella giusta direzione.