Portogruaro.Net Magazine

MAGAZINE Oltre confine

La nuova ciclabile del Faro di Bibione

SETTEMBRE OTTOBRE 2017

Inserto speciale

L’acquolina in bocca

Fiera della Madonna del Rosario di San Giovanni

La cucina stagionale con le erbe di campo

In copertina

RITORNARE PER RICOMINCIARE

Per i profughi è sempre più grande il desiderio di rimpatriare, oggi è possibile grazie ai progetti di Ritorno Volontario Assistito Stampato in 11.000 copie e distribuito gratuitamente casa per casa a Portogruaro e frazioni

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La cultura è nelle idee

MAGAZINE

MEGLIO IL NOSTRO (POVERO) SPORT L’editoriale di Giulio Serra

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GLI AMANTI DELLO SPORT RICORDERANNO L’ESTATE 2017 PER LE PAZZIE MILIONARIE DEL CALCIOMERCATO (MA NON SOLO). E SE LA SOLUZIONE SI CHIAMASSE “SPORT LOCALE”?

on c’è ombra di dubbio: l’estate 2017 verrà ricordata dagli sportivi di tutta Europa per gli affari milionari del calciomercato.

Solo per fare qualche esempio, il talento brasiliano Neymar Jr. è stato acquistato dal Paris Saint Germain per la cifra monstre di 222 milioni di euro (con l’indotto, tra bonus e diritti d’immagine, si arriva a quasi 600), il Barcelona ha risposto comprando Dembelè per 105 milioni, il Chelsea si è limitato a “soli” 60 per Morata e il Manchester United ha sborsato ben 85 milioni di sterline per Lukaku. Insomma, il calcio sta letteralmente impazzendo.

Ma a dar segni di disequilibrio ci sono anche altri sport illustri, su tutti la formula 1, il circo del motomondiale, il golf, il baseball, il football americano, ecc. Sportivi strapagati, campioni osannati come vere e proprie star, ingaggi milionari tra pubblicità, apparizioni tv e diritti d’immagine, agenti potenti più di capi di stato, e poi yacht, feste di lusso, capi firmati e chi più ne ha più ne metta.

Dove stiamo andando?

La domanda sorge spontanea: di questo passo dove andremo? O meglio: dove andrà lo sport? E cosa resterà dell’essenza dello sport? Sotto la patina dorata, grattando grattando, potremo ancora godere dell’epica gloriosa dello sport puro e fine a se stesso?

Vedremo ancora atleti “normali” che fanno dello sport una passione e non un trampolino per arricchirsi come petrolieri arabi? Le risposte, si sa, nessuno può averle, e solo il tempo potrà fornircele. Ma la sensazione è che tornare indietro sia quanto meno improbabile e che il business dello sport continuerà implacabile a macinare miliardi su miliardi, star su star, ricchi su ricchissimi.

Ma una via d’uscita c’è Non tutto è ancora perduto. Scendendo diversi scalini dalla scala dello sport e riportando i piedi per terra ecco che all’orizzonte ci appare la soluzione. Questa ha un nome e un cognome: sport locale. Ebbene sì, lo sport locale può (deve!) essere la soluzione all’impazzimento generale dello sport dei “piani alti”. Lo sport locale ridimensiona tutto, dagli stipendi ai valori in campo, dal gesto atletico al contorno che lo anima. La scorsa estate, solo per fare un piccolo esempio, la Fossaltese ha scelto di ripartire dalla Prima Categoria, scendendo quindi dalla Promozione e impostando un nuovo corso con un nuovo direttivo fatto di finanze limitate ma con tanto tanto entusiasmo intorno. E molti altri esempi sono lì a confermarci il valore dello sport locale: dai mille sacrifici che ogni anno fanno i super campioni del Pattinaggio Portogruaro a quelli a cui sono costrette a far fronte le nostre società di basket, pallavolo, rugby, tennis, calcio, ciclismo, ecc.

Ma a ripagarle è la moneta più forte e inestimabile: la passione per lo sport.

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SETTEMBRE OTTOBRE 2017

Una passione che tracima e invade il business patinato, che sommerge le star (o pseudo tali) e arriva nei campi di calcio spelacchiati di periferia di tutta Italia, nei palazzetti senza riscaldamento, nei velodromi rattoppati e nelle strade piene di buche. Ma è proprio qui che l’epica dello sport rinasce.

E come un’araba Fenice continuerà a risorgere, anch’essa implacabile.

ormai diversi anni fa e che continua a stupire per le medaglie conquistate e i titoli iridati aggiudicati. Ma ciò che più sorprende è che stiamo parlando di una società che per gran parte si autoalimenta economicamente e che vive di passione autoindotta, da atleta ad atleta, da dirigente a dirigente. Ed è incredibile che una realtà sportiva così piccola nelle dimensioni e nei budget sia in grado di arrivare così in alto nel sacro Olimpo del pattinaggio. Così incredibile che il Piccolo Gruppo Division merita un grande applauso da parte di tutti noi, cittadini orgogliosi di vedere come il nome di Portogruaro raggiunga vette nemmeno sognate.

E a proposito di…

Ne abbiamo parlato molte volte (qui e nel nostro giornale online) ma onestamente credo che per questa società gli elogi non siano mai abbastanza.

Sto parlando del Pattinaggio Artistico Portogruaro, che lo scorso 3 settembre ha conquistato il quinto oro ai World Roller Games 2017 con il Piccolo Gruppo Division. Un trionfo, quello delle pattinatrici e dei pattinatori portogruaresi, dal sapore autentico di leggenda. Una scalata al successo iniziata

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Sommario Editoriale Lo sport locale

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In copertina Opportunità di rimpatrio

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Oltre confine Ciclabile e Faro a Bibione

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Inserto speciale Festa Madonna del Rosario

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La parola a Poliambulatorio Odontoiatrico 11 Ass. Musicale Music Village 11 Fuoriscena Intervista a Gabriele Cirilli 12 Stiamo in salute Mantenere il cuore sano

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Ritorno al futuro Cibo e tecnologia

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L’acquolina in bocca Le erbette di campo

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Portogruaro.Net Magazine Supplemento a: www.Portogruaro.Net del 18/09/2017 Reg. Trib. di Venezia - n. 10 del 05/05/2006 Iscrizione al ROC n. 17423 Direzione e Redazione: Borgo San Gottardo, 55 - 30026 Portogruaro (VE) Tel. e Fax 0421 280444 Email: magazine@portogruaro.net Direttore Responsabile: Giulio Serra Direttore Editoriale: Vincenzo Zollo

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In redazione: Vito Digiorgio, Nicola Forte, Gloria Morettin, Valentina Paro, Riccardo Rodriquez, Andrea Rubin “LA PAROLA A...” è una rubrica di inserzioni promozionali redazionali a pagamento.

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SETTEMBRE OTTOBRE 2017

In copertina

MAGAZINE

UN FUTURO NELLA TERRA D’ORIGINE PER I MIGRANTI RITORNARE IN PATRIA ERA DIFFICILE. OGGI A PERMETTERLO SONO I PROGETTI DI RITORNO VOLONTARIO ASSISITITO

O

gni giorno e per diversi motivi persone di numerosi Paesi in tutto il mondo sentono l’esigenza di abbandonare la propria patria. Fuggono da persecuzioni, torture, guerre. È una scelta estrema che li porta ad affrontare il mare in condizioni disumane, rischiando una morte atroce e spendendo quel poco che hanno per rifarsi una vita altrove.

Giungono da tutti i paesi del mondo, ma principalmente dall’Africa, da quelle zone calde in cui la vita umana ha lo stesso valore di un viaggio in gommone. Arrivano nei nostri paesi per cercare la libertà e una vita normale, ma non sempre riescono a raggiungere il proprio obiettivo. Alle volte l’accoglienza in Italia è complicata e difficile, le politiche di integrazione non sempre sono funzionali. Capita che alcuni profughi sentano il desiderio di ritornare a casa, dove sono nati, ma sempre con la stessa voglia di riscatto e di un futuro migliore che li ha accompagnati fin dal momento della traversata del Mediterraneo. Oggi i richiedenti protezione internazionale hanno la possibilità di ritornare alla propria terra. Enti e organizzazioni si sono impegnati per offrire loro questa opportunità, tutelandoli e formandoli per garantirgli un futuro più sereno. Nel portogruarese due sono i progetti di ritorno assistito presentati ai ragazzi ospitati nelle strutture presenti sul territorio. Conosciamoli.

Ritorno Volontario Assistito Nato per gli irregolari, poi è diventato un mezzo anche per chi non lo era per tornare nella propria patria. È il Ritorno Volontario Assistito (RVA) rivolto agli stranieri che non vogliono o non possono più rimanere nello stato che li ha ospitati. La destinazione è casa, il proprio paese d’origine. Nessun piano di espulsione: dietro il RVA c’è la scelta volontaria dei migranti.

Questo progetto è attivo anche in Italia dallo scorso maggio e l’Associazione Migranti della Venezia Orienta-

le onlus, d’intesa con l’Agenzia OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni - Nazioni Unite), ha voluto presentarlo, lo scorso 4 settembre, ai richiedenti protezione internazionale accolti nel Portogruarese. A

PROMOZIONI D’AUTUNNO

chiarire le caratteristiche e le opportunità offerte dall’iniziativa c’era la dott.ssa Samantha Bobbo, Regional Counsellor Veneto di OIM - Ufficio di Coordinamento per il Mediterraneo. “Lo scopo principale - spiega la Bobbo - è contrastare la pratica dei ritorni forzati. A tal proposito, l’OIM ha chiesto al Ministero dell’Interno di istituire un fondo internazionale da destinare proprio a questa iniziativa”. Chiunque può fare domanda per entrare nel progetto: clandestini, regolari, irregolari, senza fissa dimora o senza permesso di soggiorno; l’importante è che non abbiano una pendenza penale qui in Italia. La persona che matura la decisione di tornare al proprio paese viene assistita in tutto dagli operatori OIM. “Le ragioni della scelta possono essere diverse - continua la dott.ssa Bobbo -: l’aver messo da parte un gruzzolo da investire in patria, l’essere senza lavoro e reddito o il voler ritornare in famiglia. Noi, grazie a questo progetto, possiamo aiutarli. OIM offre loro l’intero pacchetto per il viaggio che, nel 99% dei casi, parte da Roma e li porta nel luogo da loro richiesto. Inoltre, al momento della partenza, consegna 400 euro in contanti e dispone per ognuno di loro un sussidio di reintegrazione di 1.600 euro da spendere in beni e servizi. Con questa somma potranno pagare l’affitto o le bollette,

In copertina

MAGAZINE

quella artigiana e industriale dando lavoro e reddito a decine di persone formate sia in loco (nella scuola professionale ad Albadar, attiva dal 2008 nella Casamance) che a Portogruaro, all’ISIS Da Vinci, dove verranno acquisite varie competenze utili al rientro in patria. A rendere possibile tutto ciò è stato il lascito del Governo Senegalese che ha permesso ai sindaci delle varie località di assegnare i terreni incolti della savana a coloro che intendono investire nelle coltivazioni e nell’allevamento. “Il Senegal - spiega Sadobou Diop - oggi incentiva l’agricoltura e l’allevamento per far crescere l’economia nazionale e fermare l’emigrazione dei giovani”. “Controesodo” prevede l’acquisizione di 200 ettari di savana dove sorgerà un’azienda a ciclo

SETTEMBRE OTTOBRE 2017

produttivo integrato con laboratori di falegnameria, carpenteria e sartoria, stalle per l’allevamento di mucche da latte e montoni, un caseificio e campi per la coltivazione di ortaggi e frutta.

Mensa ed alloggi saranno a disposizione per i lavoratori. Il progetto si basa su un piano finanziario che prevede inizialmente 30 mila euro di investimento e un mutuo di 100 mila euro dal Credit Agricol del Senegal.

“Le autorità senegalesi – sottolinea Severino Pallamin – ci hanno invitato a dare il via a questo progetto sia per offrire un’occupazione ai giovani che già frequentano la nostra scuola professionale, sia per favorire il rientro dei loro emigrati con competenze specifiche e capacità imprenditoriali.

L’azienda che vogliamo avviare vuole essere una concreta dimostrazione che in Senegal si possono fare investimenti fruttuosi se si realizzano interventi in sintonia con il territorio e con le sue immense potenzialità, specie nel settore agricolo”. Saranno coinvolti anche i richiedenti protezione internazionale provenienti dal Senegal ed ospitati nel Portogruarese.

Gloria Morettin

avviare un’attività per la quale sono stati formati in Italia, coprire le spese mediche per curarsi, provvedere alla formazione professionale in loco o all’educazione scolastica dei figli.

Una volta arrivati, gli operatori OIM li accolgono e accompagnano nelle varie fasi di reintegro”. La prospettiva di ritorno non è sempre possibile, alcuni paesi, infatti, sono “blindati”.

“L’organizzazione ha stilato una lista, la black list - conclude la Bobbo - in cui sono inseriti tutti i paesi in cui la sicurezza per il civile è a rischio. Nel momento in cui riceviamo la richiesta di rimpatrio, verifichiamo le condizioni locali. Nel caso in cui il paese richiesto si trovi nella black list, gli interessati possono scegliere una nazione terza dove potranno risiedere senza aver bisogno di un visto o di un permesso di soggiorno. Nel caso contrario, possono procedere con il normale iter di rimpatrio. I posti di maggior ritorno sono Albania, Kossovo, Brasile, Pakistan, Nigeria e Senegal”. In questi primi quattro mesi di attività sono circa 500 i migranti che hanno fatto richiesta di assistenza, 100 dei quali sono già rientrati.

Le opinioni di

On. Sara Moretto Partito Democratico “Qualsiasi iniziativa volta al rientro volontario dei migranti nei paesi d’origine è assolutamente da sostenere e da far conoscere.

Purché i numeri non siano ancora così significativi, questo progetto è la dimostrazione concreta di un cambiamento di prospettiva sul tema. Un ca m b i a m e n to c h e a n c h e i l Governo italiano, a partire da Renzi e ora attraverso il Ministro Minniti, sta concretamente portando avanti. Basti pensare al patto con la Libia e al dialogo avviato con gli altri stati africani per concretizzare iniziative di sviluppo dell’economia locale di questi paesi. Per troppi anni abbiamo ascoltato vuoti slogan del tipo "aiutiamoli a casa loro", meglio parlare con i fatti”.

On. Emanuele Prataviera FARE! “A i u t i a m o l i a casa loro dovrebbe essere il primo punto nell’agenda politica di qualsiasi governo. Purtroppo è difficile p a s s a re d a l l o s l o g a n a l l a pratica. Iniziative come questa dovrebbero essere sicuramente incoraggiate soprattutto dai governi dei paesi africani. Fino ad oggi l’Unione Europea ha messo a disposizione già molte risorse economiche in diversi programmi di sviluppo con risultati marginali considerate le condizioni dei paesi africani.

Oggi preoccupante è il fenomeno dell’immigrazione clandestina: n o n p o ss i a m o p e n s a re d i ospitare tutti gli africani che desiderano vivere in Europa alla ricerca di un futuro più ricco.

Piuttosto ritengo giusto che i tanti africani presenti in Europa possano essere incoraggiati a ritornare a casa per investire le competenze acquisite nello sviluppo del loro continente di origine”.

On. Arianna Spessotto Movimento 5 Stelle

Progetto “Controesodo” L’altro progetto si divide tra Portogruaro e il Senegal e ha l’obiettivo di aiutare i migranti a costruirsi un futuro professionale nel proprio paese. Si tratta di “Controesodo” che si rifà alle storiche esperienze agro-industriali di Alvisopoli e SFAI e ha come finalità principale quella di proporre opportunità di rientro in patria degli immigrati senegalesi. Promotori dell’iniziativa, presentata lo scorso 23 agosto all’ISIS Da Vinci di Portogruaro, sono il gruppo “Amici del Senegal”, con capofila Severino Pallamin e Sadibou Diop, presidente dell’Associazione Migranti Onlus, che vive e lavora a Caorle. “Controesodo” sarà un’azienda che nella savana senegalese, precisamente nella località di Oulampane (regione della Casamance), punterà ad integrare l’attività agricola con

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“Tra i limiti maggiori del nostro s i ste m a d i a cco g l i e n z a c ’ è proprio quello di non riuscire a valorizzare la presenza di queste persone sul territorio nazionale, trasformando la loro permanenza in un contributo utile a se stessi e alla società: e così accade spesso che gli emigranti, spesso abbandonati a loro stessi, cadano nella trappola dell’illegalità. Giudico quindi molto positivo che associazioni e istituzioni locali collaborino insieme per fare in modo che queste persone possano apprendere quello che le maestranze locali hanno da insegnare, cosicché la loro permanenza sul nostro territorio si trasformi da un mero obbligo - spesso male accolto - in una preziosa opportunità per il loro futuro. È per questo che progetti come questi dovrebbero essere inseriti regolarmente n e l l a re t e d e l S i s t e m a d i protezione per richiedenti asilo e rifugiati (SPRAR) e sostenuti dalla comunità europea, con riconoscimenti per i Paesi che li attivano sul loro territorio”.

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Oltre confine

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SETTEMBRE OTTOBRE 2017

BIBIONE: UN FARO, IL MARE E LA BICICLETTA

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PIAZZALE ZENITH

L

e giornate che si accorciano e le lunghe ombre dei pini marittimi che si proiettano sulla sabbia sono il segno che una nuova estate sta terminando a Bibione. Racchiusa tra il Mar Adriatico, la laguna di Vallevecchia e la foce del fiume Tagliamento, Bibione sa regalare paesaggi differenti nell’arco di pochi chilometri, panorami che la rete capillare di piste ciclabili rende ancora più facile esplorare. Così, mentre la località balneare si appresta a entrare in letargo dopo la vivace stagione estiva, per chi apprezza le temperature miti e la brezza marina, una gita in bicicletta sotto il sole settembrino sembra essere il modo perfetto per godere appieno del paesaggio e della natura circostante in totale pace e tranquillità. Raggiungere sulle due ruote Bibione da Portogruaro è cosa impegnativa, più adatta per i fisici allenati, ma non impossibile! I percorsi che collegano la nostra piccola cittadina alla costa sono molteplici e vari, basti pensare alle strade secondarie che attraversano la campagna costeggiando i campi coltivati, come quelle che conducono nel Terzo Bacino, o agli itinerari tracciati appositamente per i ciclisti, come il GiraTagliamento che costeggia l’argine del fiume da San Michele a Bibione. Ma è di un percorso in particolare che vi voglio parlare qui, un tratto di ciclabile da poco inaugurato che conduce ad uno degli angoli più suggestivi di tutta la costa, la ciclabile del Faro.

Immersi nella pineta fino al Faro Partiamo da Piazzale Zenit in sella alla bicicletta per dirigerci verso Lido dei Pini, l’area più orientale di Bibione, tranquilla ed immersa nel verde della pineta. La pista ciclabile che costeggia la spiaggia collega l’intera località in tutta la sua lunghezza: noi la percorriamo in direzione del Faro fino a raggiungere via Procione. A questo punto lasciati alle spalle case, condomini e vie poco trafficate ci addentriamo dapprima tra i campi, e poi in un paesaggio più selvaggio fatto di pini marittimi, prati che si mescolano alla sabbia, dune e sterpaglie.

Scivoliamo verso la foce del fiume Tagliamento mentre alla nostra destra scorre la spiaggia morbida e dorata lambita da un mare spumoso che la accarezza a volte delicato, altre tumultuoso. La stradina asfaltata lascia

SPIAGGIA DI PLUTO

FARO DI BIBIONE

Il faro di Bibione

spazio ad una passerella di legno delimitata da staccionate che dissuadono i visitatori dall’uscire dal percorso tracciato al fine di preservare l’ambiente circostante. La natura qui è preziosissima: l’incontro tra il mare e le acque del fiume Tagliamento dà vita ad un paesaggio unico nel quale piante, animali ed uccelli vivono in perfetto equilibrio.

Siamo ormai quasi arrivati alla foce del fiume quando tra i pini in lontananza scorgiamo la sagoma del faro, una costruzione rettangolare affiancata da una tozza torre. Questo punto di riferimento fu eretto sulla bocca del fiume agli inizi del Novecento, distrutto dopo poco e poi subito ricostruito.

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Lasciando da parte il percorso tracciato raggiungiamo il faro con una breve passeggiata a piedi nudi sulla sabbia; scattiamo qualche foto a questo tratto di spiaggia selvaggia respirando a pieni polmoni l’aria del mare e godendoci il silenzio che caratterizza questo luogo magico.

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Di nuovo in sella alla bici potremmo ritornare sui nostri passi ripercorrendo l’itinerario in senso inverso, ma non ancora stanchi decidiamo di proseguire lungo il sentiero sterrato che costeggia il fiume Tagliamento e si addentra nel bosco. La pineta selvaggia ci avvolge con i suoi giochi di luci ed ombre ed i suoi rumori; il frinire delle cicale si sovrappone alle urla dei gabbiani, in una singolare gara a chi fa la voce più grossa. Dopo l’intenso pedalare sul sentiero sterrato e sconnesso il paesaggio muta e i pini lasciano spazio ai campi, agli orti, ai frutteti. Ci fermiamo in una delle tante aziende agricole che espongono cartelli scritti a mano declamando la vendita di “pesche nettarine”, “asparagi bianchi” o altri prodotti locali secondo la stagionalità. Riprendiamo fiato all’ombra di una pergola e, come premio di questa escursione, carichiamo il portapacchi di qualche souvenir enogastronomico prima di risalire in sella e ritornare al nostro punto di partenza.

Lunghezza del percorso: 12-15 km Tipologia percorso: strade asfaltate e sterrato Valentina Paro

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BORGO SAN GIOVANNI - PORTOGRUARO

30 settembre -1 ottobre 2017

FESTA DELLA MADONNA DEL ROSARIO DI BORGO S. GIOVANNI A PORTOGRUARO

Ritorna anche quest’anno l’appuntamento della Festa della Madonna del Rosario di Borgo S. Giovanni a Portogruaro, una festa della tradizione veneta particolarmente sentita dalla popolazione.

Mi piace sottolineare come abbia mantenuto una caratterizzazione tipica che raccoglie in sé aspetti di religiosità popolare e altri più laici, attraverso cui esternare comunque il senso di appartenenza ad una comunità. E’ una festa che riesce ancora a far incontrare la gente, all’interno di un’atmosfera gioiosa di cui si sente tanto il bisogno.

Mi sembra giusto additare questa festa proprio

Inserto speciale a cura di Riccardo Rodriquez

QUANDO LA TRADIZIONE È STORIA

In apertura vorrei ringraziare l’editore di Portogruaro.Net, il quale ci ospita ormai da diversi anni in occasione dei festeggiamenti della Madonna del Rosario di San Giovanni a Portogruaro con questo inserto speciale all’interno del giornale, a dimostrazione di quanto questo appuntamento grazie a questa testata sia ancor più sentito.

I festeggiamenti della Madonna del Rosario 2017 entrano di fatto nella storia in quanto alla fine del mese di Ottobre, per raggiunti limiti di età, il parroco Monsignor Pietro Cesco lascerà il Duomo di Sant’Andrea. Durante il suo mandato don Pietro ha dimostrato dal primo giorno di avere molto a cuore i festeggiamenti d’inizio ottobre a San Giovanni in

come esempio di tutte quelle manifestazioni radicate nella sensibilità delle genti venete, per dire che dal nostro passato intriso di tradizioni popolari possiamo e dobbiamo trovare i segni che ci aiutino a conservare la memoria delle nostre identità culturali.

Un patrimonio storico e culturale comune del nostro sistema sociale che la Regione cerca, compatibilmente con le risorse a disposizione, di contribuire a mantenere e sostenere, attraverso leggi e bandi appropriati, soprattutto in questo particolare momento storico, condizionato dalla linea politica tenuta dall’attuale Governo centrale in ambito internazionale che rischia di sostituire la sana integrazione, all’insegna del rispetto reciproco, da sempre portata avanti nella nostra Regione, con una invasione multietnica incontrollata che rischia di cancellare irrimediabilmente secoli di storia veneta.

Se dovesse venire a mancare la continuità sul piano culturale, le nostre tradizioni finirebbero con lo

sparire del tutto e difficilmente potrebbero essere recuperate, in un’epoca come la nostra, già caratterizzata da forme sempre più marcate di globalizzazione, di dipendenza da modelli a cui, con indifferenza, ci adeguiamo e lasciamo che si adeguino soprattutto i più giovani.

Per questo torno a sottolineare che quella della Madonna del Rosario è una festa della tradizione veneta che, pur rinnovandosi negli aspetti esteriori ed organizzativi, resta un momento significativo nella vita di una comunità che si apre e si confronta con una realtà sempre più articolata e complessa, come quella in cui viviamo oggi.

quanto, fin dalla sua nomina, ne ha colto l’importanza e la profonda tradizione che la Madonna del Rosario rappresenta per tutta Portogruaro ma in modo particolare per Borgo San Giovanni. Tra tutti i borghi della nostra città questo ha sempre avuto un fascino particolare. Monsignor Giuseppe Grillo che succederà a don Pietro, il quale peraltro conosce bene Portogruaro, sono convinto rafforzerà nei prossimi anni questa festa.

Scrivendo queste righe ho un sogno, probabilmente memore dei ricordi di gioventù, riportare in futuro parecchi giovani, le nuove generazioni di Portogruaro, ad essere i protagonisti di questi festeggiamenti. Sono convinto, infatti, che sono pochi i giovani portogruaresi che conoscono la tradizione e dunque la storia di questo importantissimo appuntamento che fa parte del DNA di Portogruaro.

Anche quest’anno i festeggiamenti, grazie al generosissimo contributo degli organizzatori, saranno

come sempre impeccabili e coinvolgenti, per iniziare il mese d’Ottobre (uno dei più belli dell’anno) in allegria e spensieratezza.

I festeggiamenti della Madonna del Rosario a Portogruaro, potessero essere rivisitati uno ad uno, dimostrerebbero in modo inconfutabile come alcuni aspetti siano rimasti assolutamente immutati nel tempo, come ad esempio la semplicità, l’allegria e la continuità della tradizione, vero motore della due giorni che mette in risalto tutta la straordinaria storia e cultura di Portogruaro.

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UNA FESTA PER I PORTOGRUARESI

Inizio doverosamente col portare un saluto ed un forte abbraccio a nome della Giunta e del Consiglio comunale, e dell’Amministrazione comunale tutta, alla comunità di San Giovanni che festeggia in questi giorni la Madonna del Rosario. È una grande soddisfazione vedere il Borgo vestito a festa e perpetrare una tradizione storica come questa, che all’aspetto religioso sa unire anche quello laico, rendendo ancor più carico di significato l’evento.

Ringrazio quindi per questo spazio che mi consente di portare ai nostri concittadini una serie di considerazioni legate al ruolo di Presidente del Consiglio che sto cercando di svolgere al meglio nel rispetto di tutto il Consiglio Comunale e della Città di Por-

UNA SENTITA RICORRENZA RELIGIOSA

Giunge sempre gradita e attesa la Festa della Madonna del Rosario che è entrata ormai da secoli nella tradizione della Città di Portogruaro e della Parrocchia di S. Andrea, e la vogliamo celebrare anche quest’anno con solennità e ci auguriamo con sempre maggiore partecipazione. La parte religiosa da sempre caratterizza la Solennità del Rosario, perché tale venerazione alla Madonna del Rosario è stata iniziata e proposta dai Padri Domenicani, la prima congregazione religiosa a cui fu dato il compito di gestire la trecentesca e bella Chiesa di S. Giovanni. Mi sia concesso se non di chiarire ma almeno di ricordare che nei documenti e nella storia, il titolo della chiesa viene talvolta attribuito a S. Giovanni Battista altre volte a S. Giovanni Evangelista, come oggi comunemente dedicata questa chiesa.

Probabilmente all’inizio erano ricordati ambedue i Giovanni come li si vedono ritratti nella bellissima pala dell’altare maggiore di Leandro Da Ponte (uno dei fratelli Bassano) del fine XVI. Ma ritorniamo alla devozione del Rosario da cui la Festa prende il nome. I Domenicani, detti anche Padri Predicatori, fondati da S. Domenico di Gusman nel 13° secolo in cui l’analfabetismo era alquanto diffuso, propongono e diffondono questa preghiera semplice e popolare che se da un lato onorava la Madonna, dall’altro offriva un modo per meditare i misteri più significativi della vita di Gesù. Sono i Domenicani a fornire la chiesa di S. Giovanni della prima immagine della Madonna del Rosario dello scultore Terilli e datata 1412. Poi nel 1896 fu commissionata allo scultore friulano Luigi Pizzini (Udinese) un’altra più voluminosa e barocca immagine della Madonna del Rosario, derubata del Gesù Bambino che portava in braccio e dei due piccoli angeli che ornavano il trono. Dobbiamo alla coppia Scarpa Bonazza Buora Giorgio e Beatrice il rifacimento del Bambino Gesù e il delicato restauro dell’immagine della Madonna

togruaro, che ho l’onore di rappresentare in diverse occasioni durante il mandato. Ricordo così brevemente la sostituzione delle telecamere della sala Consiliare per permettere ai Cittadini di seguire in diretta i Consigli Comunali, con la possibilità di archiviare sul sito del Comune tutte le registrazioni che rimangono a disposizione della cittadinanza; il dimezzamento del budget, per motivi di bilancio, al Premio Consiglio Comunale ma, vista la carenza di fondi cui versano le scuole, raddoppiando il premio consegnato a tutte le classi partecipanti che quest’anno è stato di quattrocento euro; il mantenimento delle visite a Palazzo per le varie classi elementari, medie e superiori, e la consegna della bandiera Italiana, Europea e della Regione Veneto alle quinte elementari nei vari Istituti; l’attivazione di visite per studenti delle Superiori, con età 16/18 anni, alla Caserma Capitò per offrire una eventuale ulteriore opportunità e/o strada da poter intrapren-

dere per il futuro.

Un ringraziamento sentito va infine a tutta la struttura operativa, ai vari uffici in cui dirigenti e collaboratori stanno dando molto per permettere alla politica di dare risposte alla Città, ed inoltre a tutti coloro - persone, associazioni, enti, aziende - che si mettono al servizio della comunità per portare avanti tradizioni come queste, che oltre a mantenere vivo il ricordo delle nostre origini consentono di avvicinare e coinvolgere i più giovani, perché possano innamorarsi della propria città e delle proprie usanze per farne un giorno da porta bandiera.

Gastone Mascarin Presidente del Consiglio comunale

inopportunamente ridipinta negli anni precedenti dallo scultore fossaltese Scalambrin. Il Borgo S. Giovanni si addobba in festa e viene popolato da fedeli e visitatori provenienti da diverse parti. Da qualche anno poi la Proloco si sta impegnando a ridare vita a questa festa con un ricco programma di giochi popolari. Sarebbe un vero impoverimento delle tradizioni paesane della Città di Portogruaro trascurare questa festa antica e sempre nuova che fa vivere la memoria del passato con la costante novità del presente.

Il Parroco Mons. Pietro Cesco

PROGRAMMA

SABATO 30 SETTEMBRE ore 10.00 Apertura festeggiamenti, chiosco

enogastronomico, con esposizione

bancarelle e auto ore 15.00 Spettacolo di animazione per

bambini a cura di “Arte e Magia” ore 17.30 Esibizione scuola di danza

“Dance Theatre School” ore 18.30 Concerto “Paper Rock” ore 20.45 Tradizionale concerto d’organo con

coro “Città di Portogruaro” diretto

dal Maestro don Giuseppe Russolo

DOMENICA 1 OTTOBRE ore 10.00 Apertura festeggiamenti, chiosco

enogastronomico, con esposizione

bancarelle e auto ore 10.00 Prove di tiro con l’arco con

“Arcieri Curtis Vadi” ore 11.30 Concerto del gruppo

“Black Rock Live Music Fest” ore 14.00 Palio dei Borghi e

giochi della tradizione ore 15.00 Solenne Santa Messa e processione

con l’immagine della Madonna del Rosario ore 17.30 Spettacolo di animazione a cura di

“Arte e Magia” ore 18.00 Concerto del coro “La Martinella” ore 18.30 Premiazioni del Palio dei Borghi ore 19.00 Concerto dei Ragazzi del Pio X

sostiene Associazione Diritti Diversamente Abili

TECNOLOGIE PER IL RISANAMENTO E L’IMPERMEABILIZZAZIONE

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RISANAMENTI

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IL PERSONAGGIO

mo a esto anno, lo dedichia Un doveroso ricordo, qu gruaro zza che in tanti a Porto Don Giovanni Dalla Po metà utto chi lavorava tra ricorderanno, sopratt dale a anni settanta in ospe anni sessanta e fine di San tava appunto la Chiesa Portogruaro o frequen iaro: e un ricordo molto ch Giovanni. A tutti riman te mite persona assolutamen Don Giovanni era una se ervata, quasi non voles e introversa, molto ris de zio l re precisa nell’eserci disturbare, ma semp va in cerdotale, che incarna proprio ministero sa poca. ura del sacerdote dell’e tutto e per tutto la fig qu ind i n ne es iston o più , e Og gi fig ure sim ili no l tutto particolare. to sacerdote presenta un fascino de ricordarne alcune rap dicembre 1906 e ordina 22 il ) (VI grè Ma a to zza, na dell’ospedale e Don Giovanni Dalla Po carico di Cappellano l’in n co ro ua gr rto Po rivò a i anni prima la il 30 maggio 1931, ar gno 1961. Fino a poch giu 13 il i nn va Gio n Sa ra e in seguito iesa di responsabile della ch lla dirigenza ospedalie de o ric ca a era ne tio vanni è stata in ques la gestione di San Gio gestione della chiesa no an he alc qu Da ia. sanitar fu affidata all’azienda Andrea. hia del Duomo di Sant’ cc vanni, di epoca rro pa a all demandata che l’organo di San Gio to ita ev er av di o rit il me o era collocato A Don Giovanni si deve to. Fino al 1926 l’organ tui sti so se nis ve ta, la vene de ll’A dd olo ra ta, settecentesca e scuo pa rte de lla Ca pp ell a lla da va de ce ac si e vi e oggi non esiste so pra la po rta gran de do per una scaletta ch len sa , lio tig os rip iocorrido essere sostituito passando attraverso il stava, come detto, per e i on izi nd co vi gra in versava te della musica, più. Nel 1939 l’organo e era un grande aman ch i, nn va Gio n Do o. l Vescov be stato di valore con autorizzazione de e per la chiesa sareb ch o nn da un re ita ev nella storia e ed ro dell’organo lo assurge riuscì a farlo restaurar tau res al tto pe ris ia ac sua ten gli animali, e in inestimabile. Di fatto la ssione era quella per pa e nd gra a su tra ’al una gabbia un . Ma un era solito portarsi in di questo luogo sacro so es sp lto mo a sti cre ili. In sa le ospitava una particolare per i volat no del vecchio ospeda rdi gia l ne e ntr me , nia mpag del Rosario che si merlo che gli faceva co la festa della Madonna va ora ad i nn va Gio n e. Do tivato le molteplici grande voliera di tortor li anni ne aveva incen eg qu in e re tob Ot di nica coli. All’epoca celebra la prima dome menti ludici per i più pic mo a re olt , ne sio es oc te la Pr prematuramente iniziative, prima fra tut igi Perulli, scomparso Lu a er re ato izz an o org a del Rosario, Presidente del comitat giamenti della Madonn teg fes i nte ra du i nn Giova nandosi in modo da qualche anno. Don , si trasformava, illumi zza ate erv ris e ial rb ve a pro Riguardando gli pur mantenendo la su importante dell’anno. più nto me mo il era per lui entarie notizie su gioioso per quello che cogliere queste framm rac di so es rm pe o nn e ci ha vanni. Don Giovanni annali della chiesa, ch cappellano di San Gio o ltim nu pe il to sta sia clero a San Vito al di lui, è accertato come anni fa, nella casa del nt’ tre re olt , 87 19 aio febbr venne a mancare il 14 suo mandato. trasferito alla fine del era si ve do to, Tagliamen

UN CAMBIO ALLA GUIDA PASTORALE

Se co nd o le ind ica zio ni vo lu te da l ve sc ov o Gi us ep pe pe r la no str a Di oces i, è sta bil ito che ogni parroco, giu nto al 75° anno di età , pres en ti la su a dis po nib ilit à al ve scovo. Se il sa ce rd ote int eressa to è pa rro co di più o di gr an di pa rro cc hie , au tom ati ca me nt e la disponibilità ad altro servizio viene accolta , verso piccole comunit à in cui il parroco pu ò continuare il proprio mi nistero fintanto che le forze lo permettono.

Come tutti sappiamo è giunto il tempo per il nostro Mons. Pietro Ce sco di affrontare questo nuovo tratto del suo ca mmino, che lo porterà a Spilimbergo come collaboratore pastora le di Mo ns . Na tale Pa do ve se . A lui un gr az ie sconfinato per quanto ha fatto in tutti questi anni per le nostre pa rrocchie di S. Andrea e di S. Agnese, e per le fatiche affrontate per il nuovo oratorio Pio X, con cui ha dimostrato grande attenzione all e future generazioni ed alle giovani famiglie.

Rimarrà a Portogrua ro fino al 24 settembre, gio rno in cui ci saluterà.

La ter za do me nica di ott ob re , qu ind i, av rà ufficialmente avvio il m in ist er o de l nuovo parroco don Giuseppe Gr illo ch e giu ng e da lla pa rro cc hia di Cristo Re in Pordenone.

A lu i l’a ug ur io di tutta la nostra co m un ità ed un caldo ed affettuoso benvenuto!

INAUGURATO IL RESTAURO DEL CROCIFISSO LIGNEO IN DUOMO

Si è svolta lo scorso 14 settembre la cerimonia di inaugurazione del restauro del crocifisso ligneo presente in Duomo e risalente al XIV secolo.

L’opera scultorea, delle dimensioni di cm 180x170 (con la croce di cm 320x180), da quasi un secolo era collocata nella zona più alta della controfacciata della navata centrale e molto probabilmente proprio per la sua sistemazione venne poco valorizzata anche dalla critica. Il Crocifisso, di cui niente di preciso sappiamo circa la commissione, ha avuto bisogno di un certosino restauro in quanto si presentava in pessime condizioni dovute sia alle travagliate vicende, sia all’uso diversificato liturgico, fatti che motivano i rudimentali interventi eseguiti nel tempo che ne avevano stravolto l’aspetto primitivo. L’opera di restauro ha così rimesso in luce il Crocifisso originale, imponente e maestoso, descritto da un’anatomia precisa, austero e coinvolgente insieme.

Ritorna ora all’antica devozione e venerazione nel Duomo di Sant’Andrea, ove gli è stato dedicato uno degli altari della navata di sinistra.

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La parola a

SETTEMBRE OTTOBRE 2017

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mobilità anche minima del dente, spesso è già troppo tardi. La malattia parodontale è subdola, caratterizzata da una minima sintomatologia, eppure è la prima causa di perdita degli elementi dentari.

PROFESSIONALITÀ, QUALITÀ E CORTESIA ALLA PORTATA DI TUTTI

HO TUTTI I DENTI SANI MA IL DENTISTA MI HA DETTO CHE SONO PERSI… Qualche volta capita che ci si senta dire che un dente sano, non dolente, solo un po’ mobile, è da estrarre. Questo accade, e neanche poi così raramente, perché c’è una malattia che ha colpito tutto l’apparato che sostiene il dente stesso: la parodontopatia (o parodontite, o parodontosi, o piorrea).

Bisogna sapere che i nostri denti non sono infissi nell’osso come può esserlo un chiodo nel legno; tra il dente e l’osso c’è un sistema di ancoraggio formato da un particolare tessuto definito parodonto.

Il primo segno (ma molto spesso anche l’unico) di un’infiammazione del parodonto è il sanguinamento delle gengive. Quando questo si associa a una

Hai le gengive che sanguinano, si sono abbassate, hai sensibilità al caldo e freddo, i denti si muovono e hai l’alito cattivo? Potresti avere proprio la parodontite e rischiare di perdere i tuoi denti!

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INIZIANO I CORSI DI MUSICA 2017/2018! moderna national school di Milano).

Lunedì 4 settembre 2017, presso la sede dell’associazione Music Village in viale Isonzo 86 a Portogruaro, sono stati ufficialmente aperti i corsi di musica 2017/2018.

Gli insegnamenti programmati riguardano lezioni di strumento, di canto e di musica d’insieme. Le materie specifiche dei corsi individuali per adulti e bambini saranno le seguenti: chitarra elettrica, chitarra acustica, batteria, basso elettrico, sassofono, pianoforte moderno e tastiere, canto moderno. Le lezioni individuali saranno affiancate da quelle di musica d’insieme che, distinte per livelli, coinvolgeranno bambini, principianti e allievi di livello avanzato.

Obiettivo finale di tale attività, oltre a quello prettamente didattico, saranno i concerti degli allievi che si terranno nel mese di giugno nei vari comuni del nostro territorio.

A disposizione degli allievi con finalità più prettamente professionali ci saranno anche corsi di carattere maggiormente specialistico e tecnico di chitarra, basso, canto e batteria con esami di livello e conseguimento finale di attestato di diploma, certificati da AMM (Accademia di musica

I bambini (fino a 12 anni) potranno invece seguire percorsi di apprendimento dello strumento e del canto pensati specificamente per loro, nel corso dei quali gioco, fondamenti di tecnica strumentale, nozioni di teoria e socializzazione (musica d’insieme), si fonderanno tra loro con l’obiettivo di coinvolgere e appassionare al meraviglioso mondo dei suoni e dei ritmi.

Nel corso dell’anno, come di consueto, verranno proposti anche alcuni corsi di gruppo a carattere tematico e seminari di strumento con artisti del panorama nazionale ed internazionale.

una struttura formata da locali pensati e realizzati appositamente per le attività musicali singole e di gruppo, dotati di ogni attrezzatura necessaria e di ogni comfort. L’associazione è iscritta al registro delle associazioni del comune di Portogruaro e collabora da sempre con molti enti pubblici e privati di tutto il territorio.

Ricordiamo che le attività di Music Village sono riservate agli associati e che per esserlo è sufficiente recarsi presso la sede di viale Isonzo 86 a Portogruaro e inoltrare la richiesta.

Per ogni informazione: tel/fax 0421 73267associazionemusicvillage@gmail.com

Music Village si pone ormai da parecchi anni come principale interlocutore, nel nostro territorio, di tutti coloro che vogliono imparare la musica con approccio moderno. Molti dei protagonisti della nuova scena musicale che vediamo esibirsi nelle piazze e nei locali della zona, hanno ricevuto la loro formazione presso Music Village.

Alcuni di loro attualmente hanno spinto la loro attività musicale ben oltre i confini del territorio o addirittura all’estero.

Music Village inoltre propone ai propri associati

Ass. Musicale Music Village: viale Isonzo, 86 - Portogruaro - tel/fax 0421 73267 - associazionemusicvillage@gmail.com

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Fuoriscena

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NON PRENDIAMOCI TROPPO SUL SERIO #TALEEQUALEAME È L’ULTIMO SPETTACOLO DI CABARET DI GABRIELE CIRILLI. UN ONE MAN SHOW DI PURO DIVERTIMENTO

“U

no dei miei mentori, Gigi Proietti, mi ripeteva spesso che negli spettacoli teatrali non è necessario stravolgere ogni volta tutto; il segreto sta nel prendere il buono che c’è, togliere ciò che non funziona e aggiungere altre cose buone. Tutto qui!”. A darci la ricetta magica del successo di uno spettacolo teatrale è l’attore comico Gabriele Cirilli, che ha fatto visita al Teatro Russolo di Portogruaro con il suo “#TaleEQualeAMe”, un one man show tutto da ridere. In questo spettacolo Cirilli racconta come ogni vecchio ricordo sia racchiuso in qualche album, oggetto o fotografia, poi conservato magari dentro a scatole o a un vecchio baule in soffitta o in cantina.

Ma come le è venuta l’idea di questo spettacolo?

Tempo fa ero da mia madre. Sono finito nella soffitta di casa e lì ho ritrovato, immersi in vecchi bauli, i ricordi della mia infanzia. Erano fotografie ingiallite e album da tempo dimenticati. In quel momento mi sono detto: quali sono i contenitori, oggi, dei nostri ricordi? La risposta è semplice: sono i nostri smartphone, computer, tablet,… e come li cataloghiamo se non attraverso degli “hashtag”? Così mi è nato il desiderio di spalancare i miei ricordi al pubblico, raccontando vecchi aneddoti, facendo gag sul momento, cantando e interpretando i miei personaggi più riusciti. È una sorta di monologo divertito in cui mi metto completamente a nudo davanti agli spettatori.

Lei è diventato noto al grande pubblico grazie alla partecipazione a varie edizioni di “Zelig”, vestendo i panni della borgatara Kruska, l’amica di Tatiana, da cui nasce il tormentone “Chi è Tatiana?!?...”

Ecco, dopo anni in cui la abbiamo vista “nei panni di…”, stavolta sale sul palco in quelli di Gabriele Cirilli. È una scelta data dalla volontà di “maturare” come attore?

Non particolarmente. Da tempo, infatti, mi dedico in egual misura al cabaret, alla recitazione drammaturgica, alla televisione, al cinema, alla radio, dove faccio e sperimento di tutto, dai ruoli più divertenti a quelli più seri. È vero, piuttosto, che stavolta mi trovo

per la prima volta sul palco senza particolari trucchi o travestimenti. È una bella sfida, figlia della volontà di fare sempre cose nuove senza mai dimenticare il passato: me lo hanno insegnato alla scuola di recitazione, tanti anni fa.

Ma il fatto di essere un attore etichettato, in prevalenza, come “comico” non le hai pesato nella sua carriera?

Non direi. Come dicevo, sono sempre stato un attore poliedrico e il pubblico ha saputo apprezzarmi anche

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quando ho fatto ruoli più impegnati.

La comicità, la positività, la voglia di ridere e scherzare fanno parte di me: è la mia natura. La gente questa cosa la percepisce per cui sa distinguere il Cirilli “comico” dal Cirilli “persona”.

Anche quando sono al bar, per esempio, a me piace scherzare, fare battute, divertirmi con i miei amici… se non fosse nella mia natura non potrei mai fa r l o , n o n sarei credibile né dentro e né fuori dal palcoscenico.

Il Teatro Russolo di Portogruaro per lei ha significato un vero e proprio debutto nella nostra città.

Come è andata?

Sono stato molto contento di aver conosciuto Portogruaro e il Teatro Russolo; avrei voglia di fare molte più date dalle vostre parti, trovo che il pubblico sia particolarmente attento e puntuale nella critica. Dico sempre, infatti, che il Nordest per me e per i miei spettacoli è una specie di termometro: se il pubblico di questi teatri apprezza significa che gli spettacoli funzionano, altrimenti sono obbligato a cambiare strada.

Da anni lei è al fianco di Carlo Conti, su Rai Uno, a “Tale e quale show”: immagino che dopo tutto questo tempo senta questo programma come una sorta di seconda casa. O sbaglio?

Esatto! A “Tale e quale show” mi sento proprio a casa. Non lo reputo neppure un lavoro, tanto mi piace. Con Carlo Conti ho un feeling speciale e poi adoro cantare e travestirmi. Mi piace a tal punto che ne ho parafrasato il titolo, usandolo per il mio spettacolo!

S. G.

Stiamo in salute

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PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI: DIETA E ATTIVITÁ FISICA

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n un precedente articolo ci siamo occupati di diete, definendo il loro significato, classificandole e indicando la loro utilità per la prevenzione e il controllo di alcune comuni patologie. In un altro, invece, abbiamo descritto le varie attività fisiche/sportive che possiamo praticare per mantenere uno stato psicofisico adeguato alle nostre necessità di benessere. Questa volta indicheremo le combinazioni di dieta e attività fisica più idonee a mantenere il corretto funzionamento del nostro apparato cardiocircolatorio.

tenuto di grassi, oppure caratterizzate da elevate percentuali di grassi e pochi carboidrati, sono risultate efficaci dal punto di vista del calo ponderale, ma non hanno evidenze particolari per poterle consigliare per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.

iciale della ff u to n e im r e Centro di rif “OLISTIC WORKOUT” disciplina

La dieta mediterranea Vivendo in Italia possiamo ritenerci fortunati: basta seguire il regime alimentare tramandatoci dai nostri nonni per avere un’alimentazione capace di ridurre l’incidenza delle malattie cardiovascolari. Ci riferiamo alla dieta mediterranea, in cui viene esaltata l’importanza della diversità e della stagionalità degli alimenti: frutta, verdura, cereali integrali, olio di oliva, moderato consumo di pesce e prodotti caseari. Diversi studi di coorte (con persone scelte a caso nella popolazione, quindi non esclusivamente a rischio) concordano nell’affermare che le persone che seguono la dieta mediterranea riportano una diminuzione del 10% degli eventi cardiovascolari e una diminuzione dell’8% dei tassi di mortalità (per tutte le cause). Successive ricerche hanno, poi, evidenziato che i benefici della dieta mediterranea sono ulteriormente migliorati dall’introduzione di frutta secca negli spuntini di metà mattina e pomeriggio. Di grande importanza è anche la restrizione del consumo di sodio, meglio conosciuto come sale da cucina. Per ricevere benefici da una dieta iposodica, il sale introdotto non dovrebbe superare i 5 grammi. I vantaggi sull’apparato cardiovascolare sono indiretti: un basso impiego di sale da cucina contribuisce principalmente alla diminuzione della pressione arteriosa, il più importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari. La dieta svedese, ad esempio, si basa su un alto consumo di pesce, frutta, verdura e fibre e un basso consumo di carne e zuccheri, mentre la dieta dash è caratterizzata da un’elevata introduzione di frutta e verdura integrata da prodotti caseari e carni bianche. Altri tipi di diete a basso con-

Il nostro menù, dunque, in base alle puntualizzazioni fatte finora, dovrebbe comprendere due porzioni di frutta e due contorni di verdure al giorno, almeno un primo piatto a base di verdure, due porzioni di pesce (preferibilmente azzurro) e di cereali (me-

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/fitness.akademy

Fitness Akademy Gym & Fitness Centre Via Enrico Fermi, 30025 Fossalta di Portogruaro (VE) www.fitnessakademy.it | Cell: Sonia 3382878329 Resp.le tecnico: dr.Daniele Nadalin – Resp.le scientifico: dr.Cristiano Lollo Resp.le Formazioni Sonia Zanin Formazione Istruttori: dr.Cristiano Lollo, dr.Luca Perini, pt.Guido Bruscia

glio se integrali) a settimana.

L’attività fisica Un’adeguata attività fisica contribuisce alla nostra salute cardiovascolare, mentre uno stile di vita poco attivo o, ancora peggio, l’inattività sono associati ad un significativo aumento del rischio di malattie dell’apparato cardiovascolare. L’attività fisica è anche più importante di una dieta corretta tanto che molti studi evidenziano come qualsiasi livello di sport risulti essere associato ad una diminuzione del rischio cardiovascolare. Ovviamente i benefici aumentano con l’intensificazione dell’attività fisica. In base alla nostra attitudine, rischio e “capacità” fisica, possiamo scegliere l’esercizio che più ci gratifica e che può contribuire al miglioramento del nostro stato di salute. Le attività fisiche possono essere divise, a seconda dell’intensità, in lievi, moderate ed elevate. Per lievi si intende il nuoto lento per 30 minuti, Tai Chi, una camminata di 5 chilometri in un’ora, yoga e pilates.

Moderate, invece, sono il nuoto a velocità moderata per 30 minuti, l’esercizio in palestra con i pesi, la ginnastica in acqua, il ballo, una biciclettata di 15 chilometri in un’ora e una camminata di 8 chilometri in un’ora. Le attività ad alta intensità, infine, sono il nuoto ad andatura veloce per 30 minuti, la danza aerobica, i 25 chilometri in bicicletta in un’ora, una camminata di 8 chilometri in un’ora con uno zaino pesante, la marcia, la corsa, il tennis e la mountain bike. A portare giovamento alla nostra salute sono la frequenza e la costanza dell’allenamento che va praticato costantemente nel tempo e almeno due volte alla settimana. Praticare sforzi intensi e prolungati, ma lontani nel tempo (ad esempio l’esercizio ogni 15 giorni), non migliora il nostro benessere, anzi, può mettere a rischio il nostro sistema osteomuscolare. Le ricerche condotte sugli effetti dell’associazione degli interventi di dieta e attività fisica sul rischio di malattie cardiovascolari evidenziano che con questo connubio gli effetti sono più evidenti rispetto a quanto ottenibile da uno solo degli interventi.

Nicola Forte

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Ritorno al futuro

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SETTEMBRE OTTOBRE 2017

LO STRANO RAPPORTO TRA CIBO E TECNOLOGIA ATTORNO AL CIBO SI SONO AGGREGATI MOLTI INTERESSI: SOCIALI, ECONOMICI E INDUSTRIALI. PER SFAMARE UNA POPOLAZIONE IN COSTANTE AUMENTO SERVE INNOVARE ANCHE LE NOSTRE TAVOLE MA SIAMO VERAMENTE PRONTI A FARLO?

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l cibo e l’alimentazione dominano ampiamente i palinsesti televisivi e le pagine dei giornali. Con effetti talvolta curiosi. Capita, infatti, di assistere a due ore di preparazione di cibi ipercalorici per ritrovarsi subito dopo spettatori di trasmissioni con protagonisti corpi oversize costretti a diete massacranti o addirittura interventi chirurgici per dimagrire. Già nel 1999, il sociologo Zygmunt Bauman, osservava che tra i libri più venduti vi fossero sempre i manuali di cucina e i libri delle diete. Quasi vent’anni dopo i media appaiono invasi dal tema food e dai consigli di medici e nutrizionisti per raggiungere il benessere e la perfetta forma fisica. Un interesse crescente verso il tema dell’alimentazione che ha spinto anche la scienza e la tecnologia a concentrarsi su questo tema. Real vegan cheese®, per esempio, è un progetto per produrre un formaggio ricavato interamente da vegetali.

Muufri® e Clara Foods® puntano invece a ottenere rispettivamente latte senza lo sfruttamento delle mucche e albume d’uovo senza l’impiego di galline. Usare sostanze vegetali per ottenere qualcosa di simile alla carne, per valore nutritivo, aspetto e gusto, è l’obiettivo di Beyond Meat® e Impossible Foods® anche se è stata Memphis Meat®, un’azienda statunitense, ad aver creato “la prima polpetta senza animali”. Non solo cibi ma anche bevande: a San Francisco, la start-up Ava Winery® sta cercando di creare il vino sintetico, senza uva. Semplicemente combinando composti aromatici ed etanolo. E in un territorio ricco di profumi e sapori come il Veneto come si muovono le aziende? Eccone due esempi.

Aziende agricole 4.0 e pizzerie Uno dei settori che si considera poco incline all’innovazione è il settore agricolo. Eppure, nel nostro territorio sono molte le aziende agricole che sfruttano le più moderne tecnologie.

Nelle campagne gruaresi, l’Azienda Agricola Oddone ha appena innovato la propria attività con un sistema di mungitura automatico, attivo 24 ore su 24. Le mucche cariche di latte si accodano autonomamente alla mungitrice che provvede alla spremitura in modo automatico dopo aver valutato, attraverso un microchip, l’intervallo trascorso dall’ultima mungitura. Inoltre il sistema misura in tempo reale la produzione, le qualità, e lo stato di benessere o stress dell’animale. Nel caso si riscontrino anomalie e problemi vengono avvertiti gli operatori. L’Antica Pizzeria di La Salute di Livenza è, invece, un’azienda che produce pizze e snack soprattutto per il mercato estero. Ha recentemente acquistato un nuovo macchinario con un’elevata componente tecnologica. Tuttavia, ci tiene a precisare Roberto Marchesin, “siamo un’azienda artigiana e la componente tecnologica e molto limitata”.

La scelta è stata di differenziare la

produzione rispetto alle grandi industrie alimentari dove gli operatori non intervengono mai nella fase di realizzazione del prodotto. “Il prodotto industriale - spiega Marchesin -, soddisfa esigenze di prezzo e questo penalizza la qualità delle materie prime impiegate. Noi, invece, abbiamo ridotto gli automatismi presenti nella fase di realizzazione dei nostri prodotti e i nostri operatori intervengono, conferendo qualità e artigianalità”.

Inoltre, l’eccesso di automazione non soddisferebbe i tempi necessari a una giusta e corretta lievitazione degli impasti. Per queste ragioni, l’Antica Pizzeria di La Salute ha fatto, a detta di Marchesin, “un investimento più sulle materie prime che sulla tecnologia produttiva”. I due casi rendono evidente come la contrapposizione tra artigianale e industriale sia un argomento controverso quando parliamo di cibo e di alimentazione.

Il Nord-Est a tavola Il settore agroalimentare è attraversato da una doppia tensione: da un lato, le richieste di “naturalità” provenienti dai consumatori; dall’altro, le necessità di produzione e innovazione delle aziende. Si tratta di una tensione presente anche tra gli stessi consumatori, i quali temono prevalentemente che i prodotti alimentari vengano manomessi o sottoposti e eccessive manipolazioni. Un’indagine condotta qualche anno fa ha rilevato che i cittadini veneti sono molto preoccupati per la salubrità dei prodotti alimentari. A preoccuparci, secondo la ricerca, sarebbero i cibi freschi e facilmente deperibili, ma anche gli alimenti con molti conservanti e coloranti come i dolci, le bibite gassate, i succhi di frutta o i piatti pronti e surgelati. Mentre ci si fida maggiormente dei prodotti fatti in casa. Appare nuovamente evidente la riproposizione del dualismo

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tra prodotti “naturali” e prodotti “artificiali” (o “industriali”). Ma si tratta realmente di una contrapposizione necessaria? La storia di un semplice ortaggio come la carota potrebbe dimostrarci che quanto consideriamo naturale è semplicemente un’innovazione ben riuscita. La carota è una pianta erbacea originaria dell’Europa sud-orientale e dell’Asia occidentale il cui nome scientifico è daucus carota (dal greco Karotón). Siamo abituati ad espressioni come “color prugna”, “verde pisello” o “rosso come un peperone” ma “viola come una carota” non si è mai sentito. Anche perché le carote sono comunemente arancioni.

Immaginarle diverse è perfino difficile.

In origine però esse avevano un colore che oscillava fra il porpora e il viola.

La storia biologica della carota è stata ricostruita anche con l’aiuto di una disciplina come la storia dell’arte. Nei dipinti fiamminghi, infatti, sono raffigurati banconi dei mercati con delle carote viola e gialle.

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Questo fatto ha insospettito i ricercatori che hanno ricostruito la storia genetica della carota e hanno scoperto che ci sono voluti decenni, o meglio secoli, perché la carota assumesse il colore che oggi la caratterizza. Gli scienziati concordano soprattutto su un fatto: il viola è il colore originario delle carote. L’attuale colorazione risalirebbe alla fine del XVII secolo quando sul trono d’Olanda sedeva la famiglia degli Orange. Fu in quegli anni, e per onorare la famiglia reale, che attraverso degli incroci tra specie diverse di carote, gli agricoltori olandesi dettero origine alla carota dal vivace colore nazionale: l’arancione, appunto. La storia della carota, dunque, ci ricorda come la storia dell’alimentazione, “della scienza e della tecnologia e delle società procedano su binari paralleli”. Forse, dovremmo abituarci a mucche munte da robot o all’idea di rinunciare a pizze impastate a mano. Ma le nostre attitudini e scelte alimentari sono soprattutto frutto di un bagaglio nazionale – se non culturale – con il quale giudichiamo anche il nostro rapporto col cibo. E, forse, proprio per questo faticheremo ad accettare dei cibi in cui sia intervenuta la scienza e la tecnologia.

Andrea Rubin

L’acquolina in bocca

MAGAZINE

SETTEMBRE OTTOBRE 2017

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ERBE DI CAMPO: LA CUCINA NATURALE CHE CI FA STAR BENE GERMOGLIANO IN PRIMAVERA E AUTUNNO. CRUDE, COTTE O LESSE RAPPRESENTANO UNA FONTE ESSENZIALE DI NUTRIENTI. PROTAGONISTE DI ZUPPE, MINESTRE O GUSTOSE FRITTATE

E

rbe spontanee, selvatiche, di campo. Sono solo alcuni dei nomi con cui si indicano quelle verdure che crescono spontaneamente nei boschi o in campagna.

Conosciute fin dall’antichità, le erbe spontanee hanno trovato largo utilizzo in cucina, in cosmesi e per scopi curativi. Un patrimonio ricchissimo, tramandato nei secoli, appartenente ad una cultura contadina che ha fatto dello stretto rapporto con la natura uno dei principali cardini.

Andare in cerca di erbe di campo significa riappropriarsi di quel legame con la natura che si sta progressivamente perdendo. Allontanarsi dalla vita caotica delle città, immergersi in un’atmosfera dove il tempo sembra scorrere lento. Senza dimenticare un altro importante elemento: la stagionalità dell’alimentazione. Un tempo una necessità per le famiglie contadine costrette a sfamare tante persone.

Oggi, invece, un mantra che sentiamo ripetere sempre più spesso, che ci invita a consumare frutta e verdura di stagione per una sana e corretta alimentazione.

germoglia in primavera e in autunnoinverno. Nella stagione primaverile si possono usare i teneri germogli, mentre in autunno l’apice e le foglie.

Diversi i suoi usi ai fornelli. Può essere usata per cucinare minestre, risotti e frittate. Un esempio di utilizzo è il piatto ravioli ripieni con ricotta e ortiche. L’infuso di ortiche è un ottimo depurativo, soprattutto in primavera, stagione in cui è bene pulire l’organismo da scorie e tossine accumulate durante l’inverno. Possiamo utilizzare l’ortica per rinforzare i capelli e prevenirne la caduta, soprattutto in primavera ed autunno. Pianta molto diffusa è il tarassaco, o dente di leone, erba spontanea conosciuta per le proprietà depurative. La sua particolarità è che

si possono consumare fiori, foglie e radici. Le foglie di questo ingrediente della “cucina naturale” possono essere consumate in insalata. Le foglie più vecchie possono essere cotte, come si faceva un tempo, per minestre, minestroni e zuppe. Cotte da sole o assieme ad altre erbette, magari con una dadolata di pancetta o lardo, rappresentano un ottimo contorno. Invece i fiori di tarassaco in alcune zone d’Italia vengono messi sott’aceto e consumati come i capperi. I frutti formano i cosiddetti “soffioni” che tanto divertono i bambini.

Tradizioni a cui non si può rinunciare Per alcuni costituisce una vera e pro-

Il ritorno alla natura Ad ogni stagione la sua erba spontanea. E le modalità di preparazione sono molteplici. Cruda, bollita, stufata, ogni erba selvatica è in grado di apportare notevoli benefici alla nostra salute. Con la fine dell’inverno, la natura si apre a nuova vita.

Un tripudio di colori e profumi di cui veniamo inondati non appena la primavera spalanca le sue porte. Ecco, allora, trovarci di fronte la cicoria. Erba spontanea che può essere consumata cruda nella preparazione di insalate o, in alternativa, lessa. Disintossicante, stimola l’attività dei reni e aiuta il processo di digestione. L’erba cotta è un ottimo accompagnamento della carne lessa, assieme alla radice di cren grattugiata, oppure nella preparazione di torte salate assieme a formaggi freschi. Il radicchio di campo (radicchiella) è una pianta a forma di rosetta e può essere raccolta in primavera e autunno. Condito con olio a aceto, con pancetta saltata e un paio di cucchiai di pasta e fagioli freddi, costituisce un gustoso piatto. La rucola selvatica (o ruchetta) fa da sempre parte dei rimedi officinali, oltre ad essere un alimento eccezionale per la nostra salute. Aromatica e pungente, viene consumata soprattutto a crudo. Noto è il suo utilizzo assieme al radicchio nella preparazione di insalate.

Depurarsi e disintossicarsi Tra le protagoniste indiscusse c’è, poi, l’ortica, da sempre riconosciuta e utilizzata per le sue proprietà antiossidanti. Contiene, infatti, sali minerali (ferro), vitamina C e proteine. L’ortica

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pria tradizione cui non si può rinunciare: quella di andare a bruscandoli.

Conosciuta anche come luppolo selvatico, è una piantina rampicante con germogli tenerissimi, fragranti e dal sapore amarognolo. I germogli primaverili possono essere lessati in acqua e conditi, oppure si possono passare in padella con olio e cipolla come base per risotti e frittate. Le inflorescenze femminili, che si raccolgono invece a settembre, si usano per aromatizzare birra, liquori e grappe. A far bella compagnia ci sono poi i carletti, erba spontanea che cresce un po’ ovunque, dal mare alla montagna. Sono noti anche come s-ciopetini e il motivo è curioso. I bambini per gioco fanno scoppiare i boccioli battendoli sul palmo della mano: ciò è dovuto al fatto che il calice, che avvolge l’ovario, è molto più largo dell’ovario stesso e quindi ne risulta una struttura rigonfia che quando viene schiacciata scoppia.

La loro raccolta è piuttosto difficile in virtù del fatto che vanno cercati e riconosciuti nei prati. Un’erba ottima per risotti, frittate, zuppe. Viene utilizzata nella preparazione di torte salate e come ripieno dei ravioli. Può essere consumata cruda nelle misticanze primaverili, dati il gradevole sapore e la consistenza delle foglie.

Diffusa a bordo di strade e nei terreni incolti, la piantaggine è una pianta perenne. Viene utilizzata nelle zuppe e minestroni; le foglioline più tenere possono dare un buon contributo alle misticanze. La malva è una pianta molto comune e il suo uso alimentare è diffuso. Gli antichi greci la raccomandavano per le sue proprietà emollienti e lassative. Le foglie e i germogli vengono preparati crudi in insalata, assieme ai fiori che danno un tocco di colore. Trova utilizzo nelle minestre, nelle zuppe, nella preparazione del ripieno dei ravioli e nell’impasto delle polpette.

Vito Digiorgio

FRITTATA DI ORTICHE Dal Lunedì al Sabato 11.30 - 15.00 18.00 - 03.00 Domenica 18.00 - 03.00 Gradita la prenotazione Tel. 0421.1849021 ARNOLD’S PORTOGRUARO Borgo S. Agnese, 96 PORTOGRUARO

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Preparazione: Lavate accuratamente le ortiche, lasciatele scolare bene e fatale saltare per qualche minuto in una padella antiaderente con un po’ di olio, in modo da farle appassire.

Salatele e mescolate continuamente. In una scodella sbattete le uova, aggiungendo il formaggio grattugiato. Quando le ortiche saranno diventate tenere, versate nella stessa padella le uova sbattute e proseguite la cottura finché la frittata sarà ben rappresa.

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