Portogruaro.Net Magazine

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M A G A Z I N E

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Ore 20.30 - La Compagnia “La Goldoniana” di S. Stino di Livenza presenta: “I pettegolezzi delle donne” di C. Goldoni, regia di G. Visentin Presso teatro G. Toniolo Prenotazioni Biblioteca Comunale (orario di ufficio)

VENERDÌ 5 FEBBRAIO

9 febbraio In caso di maltempo in una delle date previste, si svolgerà una sfilata aggiuntiva DOMENICA 14 FEBBRAIO alle 14.30

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Ore 20.30 - Live music con “EXES” PALATENDA riscaldato Via Duca d’Aosta con bar, snackeria e cucina

Ore 20.30 - Live music con “TOYS” PALATENDA riscaldato Via Duca d’Aosta con bar, snackeria e cucina

SABATO 6 FEBBRAIO

PALATENDA riscaldato Via Duca d’Aosta Ore 15.30 - “Le Scuole in Piazza con Coriandolo” I bambini in passerella La Compagnia “Dietro le quinte teatro per l’AIL” presenta “Robin Hood” Ore 19.30 - MASKERADA atto III Il party mascherato del Carnevale dei Ragazzi di Ceggia (ricchi premi a gruppi e maschere singole più belle) Special Guests “DJ Herry”, “Mister Ricky”, “Chris DJ” & “DJ Donadello”

DOMENICA 7 FEBBRAIO

Ore 14.30 - SFILATA CARRI ALLEGORICI E GRUPPI MASCHERATI Ore 19.30 - La festa continua con gli “EXPLOSION” PALATENDA riscaldato Via Duca d’Aosta con bar, snackeria e cucina

MARTEDÌ 9 FEBBRAIO

Ore 14.30 - SFILATA CARRI ALLEGORICI E GRUPPI MASCHERATI Ore 18.00 - Premiazioni Carri in concorso Ore 19.30 - La festa continua con gli “ABSOLUTE5” PALATENDA riscaldato Via Duca d’Aosta con bar, snackeria e cucina

LUNEDÌ 15 FEBBRAIO AMBIENTE RISCALDATO

30/31 gennaio 5/6/7/9 febbraio LIVE MUSIC | SNACK E CUCINA GRIGLIATE E PIATTI TIPICI VENETI

Ore 20.00 - ESTRAZIONE DELLA LOTTERIA

LA CULTURA È NELLE IDEE

L’editoriale di Vincenzo Zollo

Dieci anni di Portogruaro.Net Magazine Il nostro Magazine festeggia 10 anni di vita.

Dieci anni di storie narrate, personaggi illustrati, fatti e vicende analizzate per raccontare il passato, presente e futuro della città

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ieci anni possono sembrare pochi. Guardati con la lente d’ingrandimento della Storia dieci anni sono un frammento, un’inezia. Per le vite di un uomo e di una donna dieci anni rappresentano la prima di molte altre tappe. Eppure, per la vita di un giornale dieci anni sono un traguardo da cerchiare con il pennarello rosso sul calendario. Sì, perché un giornale – portando all’estremo la definizione che se ne può dare – è “null’altro” che un contenitore di eventi, episodi, mutazioni, ricerche, considerazioni, idee, spunti, di un’intera comunità.

UN SERBATOIO DI IDEE

In dieci anni Portogruaro.Net Magazine ha portato alla luce centinaia di storie, tratteggiato decine e decine di profili, descritto le mille evoluzioni della città. Un serbatoio di parole e inchiostro semplicemente infinito, un vero e proprio patrimonio per Portogruaro e per i portogruaresi. Se avessimo il tempo di rileggere ogni singolo numero di Portogruaro.Net Magazine dal 2006 ad oggi torneremmo a sorprenderci per lo svelamento dei cambiamenti sociali, urbani, storici, che hanno coinvolto questo territorio, riscoprendo nuove e antiche battaglie di idee, posizioni distanti e vicine, frammenti di oggi come di ieri.

Per questi motivi dieci anni per un giornale come il nostro sono una cosa seria. E lo sono ancor di più perché la redazione e i giornalisti tutti sentono forte la responsabilità e il peso di lavorare per un bimestrale come Portogruaro.Net Magazine. Qui non si tratta di fare cronaca; a questo già ci pensano i quotidiani (compreso il nostro giornale online www.portogruaro. net). Qui, metaforicamente, si racconta l’attualità per interpretare il futuro della nostra Portogruaro. Guardare indietro, valutando le cose buone fatte e quelle meno buone, è mestiere di molti. Guardare avanti, considerando una progettualità a medio-lungo periodo, è invece arte di pochi. Noi di Portogruaro.Net Magazine cerchiamo di avvicinarci al secondo rango, guardando al domani con prospettiva d’intenti e lungimiranza.

mitrofi; con più di quaranta autori/ giornalisti che nel tempo si sono alternati a scrivere nelle nostre pagine; con l’apertura alla multicanalità (carta, web, app) per raggiungere, sempre e dovunque, ogni tipo di lettore. Cosa aspettarci, dunque, per il futuro? Rispondere a questa domanda con: “altri dieci anni come quelli appena trascorsi” è abusato ma non banale. Nei suoi primi dieci anni di vita Portogruaro.Net Magazine ha infatti aperto uno squarcio sull’informazione del territorio, trovando una rotta che tutti noi speriamo di mantenere, schivando le burrasche e i mari in tempesta (che sono costantemente dietro l’angolo). Da questo numero, dunque, troverete vecchie rubriche rinnovate nello stile e negli argomenti trattati e altre nuove di zecca

redatte da collaboratori vecchi e nuovi.

Ma soprattutto, da qui a dicembre le copertine del Magazine avranno una veste completamente rinnovata, ideata e realizzata per festeggiare il traguardo dei dieci anni con sei tavole d’autore appositamente realizzate dall’artista Gianni Marella (e che alla fine dell’anno troveranno compimento con un’importante iniziativa).

TANTA LUCE Un universo di novità e tradizioni, insomma, per un Portogruaro.Net Magazine che festeggia assieme ai suoi cari lettori dieci anni di vita e che non intende spegnere le candeline ma che, al contrario, ne vuole accendere di nuove, perché mai come in questo momento vi è un estremo bisogno (qui e altrove) di tanta Luce.

SOMMARIO EDITORIALE

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EXPO e Vallevecchia STIAMO IN SALUTE

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Regole per il buon riposo LEGGIAMOCI SU

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Dove sono i libri?

LA PAROLA A

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Imperial Servizi Confartigianato FUORISCENA

Intervista a Vito SIGNORI, SI CAMBIA

Giovani con le valigie

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RITORNO AL FUTURO

L’e-commerce nelle aziende 12 MA SARÀ VERO?

La leggenda di fra Camucino 13 L’ACQUOLINA IN BOCCA

Gli agrumi in cucina

Cruciverba e crucipuzzle

www.centroricambidue.com

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I 10 anni del Magazine

GIOCHERELLANDO

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Portogruaro.Net Magazine Supplemento a: www.Portogruaro.Net del 29/01/2016 Reg. Trib. di Venezia - n. 10 del 05/05/2006 Iscrizione al ROC n. 17423 Direzione e Redazione: Borgo San Gottardo, 55 - 30026 Portogruaro (VE) Tel. e Fax 0421 280444 Email: magazine@portogruaro.net Direttore Responsabile: Giulio Serra Direttore Editoriale: Vincenzo Zollo In redazione: Lisa Bernardotto, Leandro Costa, Vito Digiorgio, Massimiliano Drigo, Nicola Forte, Gianni Marella, Andrea Pavan, Andrea Rubin “LA PAROLA A...” è una rubrica di inserzioni promozionali redazionali a pagamento.

Nessuna parte di questa pubblicazione può essere utilizzata in alcun modo, incluse le inserzioni pubblicitarie che sono di proprietà dell’editore che ne vieta la riproduzione anche parziale con qualsiasi mezzo.

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I NOSTRI NUMERI Ciò significa rinnovarsi mantenendo ben fermi i capisaldi che fin dal numero zero (dicembre 2005) hanno caratterizzato il nostro giornale: imparzialità, approfondimento, rigore deontologico, sguardo attento ai gusti dei lettori, puntualità nelle uscite e nel dialogo aperto con tutti. Per questo, crediamo, fino ad oggi siamo stati premiati con una media di centomila lettori univoci al mese nella versione online e con oltre cinquemila abbonati; con settantaduemila copie stampate e distribuite ogni anno su Portogruaro, frazioni e comuni li-

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IN COPERTINA

gennaio/febbraio 2016

Tra EXPO e Vallevecchia, un’agricoltura in trasformazione Cosa ci ha lasciato l’anno di EXPO? E come guarderemo al futuro dell’alimentazione dopo l’Esposizione Universale?

L’esempio di Vallevecchia in Brussa

Particolare di Vallevecchia

I

l 2015 per l’Italia (e non solo) è stato l’anno di EXPO, o meglio l’anno in cui alimentazione e agricoltura avrebbero dovuto essere temi centrali nel dibattito pubblico. La questione che qui si intende affrontare riguarda i contenuti portati alla luce dall’Esposizione Universale di Milano anche e soprattutto in relazione al mondo reale e a ciò che sta accadendo in ambito alimentare e agricolo. Nella maggior parte della popolazione il tema dell’alimentazione ha uno spazio minimo di attenzione per il semplice fatto che il cibo, oggi, è dato per scontato e non provoca reale interesse se non quando se ne può esibire un’appariscente preparazione gastronomica, per esempio negli show televisivi. E se torniamo uno o due passi indietro, alla materia prima, mediamente importa ancor meno conoscere la sua origine, di cosa si tratti e come sia stata ottenuta.

Attualmente la grande distribuzione alimentare soddisfa la quasi totalità del fabbisogno energetico occidentale trattando la questione come qualsiasi altro business. Ciò comporta l’effetto collaterale che vede il cibo trattato come uno fra i tanti strumenti di guadagno. Il fine di un alimento, in tal senso, non è nutrirci bensì massimizzare il profitto dell’azienda che lo ha prodotto. I recenti scandali (vedi quello degli oli extravergini italiani truccati) sono semplicemente azioni figlie della ricerca di questa massimizzazione, null’altro. Io credo ci sia in questo un certo grado di corresponsabilità tra noi cittadini-consumatori.

Le scelte che compiamo ogni giorno acquistando un alimento, se sommate, hanno un peso politico ed economico che purtroppo ci sfugge. Nel corso del tempo l’attrazione del centro commerciale, con il suo risparmio di qualche denaro sulla spesa, ha contribuito a modificare il sistema di produzione e distribuzione alimentare portando alle estreme conseguenze tutte le sue criticità (l’impossibilità di controllo, la dispersione geografica delle materie prime, le logiche di speculazione finanziaria, l’esternalizzazione dei costi con il conseguente sfruttamento del lavoro e dell’ambiente, il land-grabbing, ecc...).

COME RISPONDERE? Il premio Nobel Norman Borlaug, padre della rivoluzione verde, la quale ha permesso un grande aumento di disponibilità di risorse alimentari nel Ventesimo secolo, è tra quegli scien-

ziati profondamente preoccupati per il futuro alimentare di una popolazione mondiale in crescita. Su una posizione opposta è il premio Nobel Amartya Sen (marito di una discendente Rothschild), preside di uno dei più prestigiosi college di Oxford, secondo il quale Non è il cibo a mancare, ma il denaro per acquistarlo. Entrambe queste posizioni focalizzano l’attenzione esclusivamente sulla possibilità di avere a disposizione più cibo o più

denaro per acquistarlo. Il punto che voleva invece essere centrale in EXPO era legato al fatto che la disponibilità di cibo per tutti deve essere un obbiettivo che va di pari passo con la possibilità che ha il Pianeta Terra di produrlo a lungo termine. A pensarci un attimo non può che essere così! Focalizzarsi speculativamente sull’economia del cibo o sull’aumento della sua produzione industriale non ci assicura affatto che la Terra abbia la possibilità

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di generarlo per tutti in maniera ecocompatibile e sostenibile nel tempo.

La domanda e la riflessione che ne consegue dunque è: quanto EXPO è riuscito ad esprimere tale concetto?

Analizzando l’offerta dei vari padiglioni questa domanda cruciale ha avuto spunti e risposte spesso tra le righe.

Nella maggior parte dei casi la teatralità della scena l’ha fatta da padrone, a volte nascondendo un nucleo tematico presente e rigoroso come nei casi della Germania e dell’UE, in altri la scenicità e la bellezza dell’offerta non hanno corrisposto ad un altrettanto interessante contenuto scientifico. Se vogliamo trarre degli insegnamenti importanti sul futuro della produzione di cibo dobbiamo comprendere come i messaggi anche lungimiranti lanciati da EXPO debbano essere tradotti prontamente a livello di politiche e a livello tecnico. Questo, evidentemente, è un lavoro che già si sta iniziando a compiere per cercare di rispondere alle criticità per cui l’Esposizione stessa è stata pensata. Il contributo di EXPO a questa sfida è stato decisamente diretto all’aspetto tecnologico, messo in luce in maniera preponderante tra i padiglioni. L’aspetto che è invece venuto meno è quello legato al sapere, sia tradizionale sia esperto, in seno alla produzione di cibo e in seno alle dinamiche di funzionamento del terreno. Si potrebbe dire che è stata tralasciata la parte più noiosa della questione, ma forse la più cruciale. Se è vero che l’investimento tecnologico è fondamentale è vero anche che questo è forzatamente legato alla visione che l’uomo ha della Terra. Attenzione però che può accadere che il pianeta non la veda alla stessa maniera dell’uomo! La problematica di cui stiamo discutendo, infatti, è legata anche al danno che gli esseri umani hanno già provocato ai terreni per generare il surplus agricolo che ha sfamato il mondo nel XX secolo. Con la rivoluzione verde pensavamo di aver risolto i problemi di produzione alimentare. Da qualche tempo ci siamo accorti invece che quella soluzione agricola chimico-industriale figlia della Seconda guerra mondiale è potuta essere efficace solo in un lasso di tempo piuttosto breve, in cambio di una forte depauperazione dei terreni.

Continuando a far fede esclusivamente sulle capacità auto-risolutive dello sviluppo tecnologico ci troviamo al punto di ragionare sullo stesso tema, commettendo gli stessi errori di antropocentrismo dilagante commessi durante l’abbandono dell’agricoltu-

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gennaio/febbraio 2016

Padiglione di Slow Food - EXPO 2015 ra tradizionale. La tecnologia non è un bene né un male, bensì uno strumento che sta nelle mani di una sola delle specie che vivono sulla Terra. Se decidiamo di continuare a plasmare il Creato a nostra immagine dobbiamo perlomeno cercare di imparare dai nostri errori e fare affidamento anche al sapere della terra. Quelle conoscenze ereditate da uomini, generazioni e civiltà con mentalità e culture meno antropocentriche della nostra, dove la natura era parte del sistema e non fuori da esso come accade oggi per noi.

Quando questo tipo di sapere si combina con le rivoluzionarie conoscenze che ci sta offrendo ad esempio la microbiologia del suolo, allora si possono creare esperienze di “AgriCultura” davvero innovative e con grandi margini di produttività ecocompatibile e sostenibile nel tempo.

L’ESEMPIO DI VALLEVECCHIA Questo ci porta direttamente a parlare di un piccolo esempio che si sta compiendo proprio nel nostro territorio, ovvero quello del progetto Life Helpsoil finanziato dalla Comunità Europea. Il progetto ha lo scopo di dimostrare e promuovere pratiche di agricoltura conservativa e tecniche “innovative” con l’obbiettivo di migliorare ad esempio le funzioni ecologiche del suolo. Esso esercita molte funzioni fondamentali per gli equilibri ambientali, quali il sequestro di carbonio organico, la conservazione della biodiversità e della fertilità, la protezione contro l’erosione, la regolazione del ciclo dei nutrienti e dei flussi idrici e gassosi tra l’atmosfera e la litosfera, l’azione di filtro e tampone nei confronti di sostanze estranee e inquinanti. Preservare queste funzioni è fondamentale per favorire processi di adattamento ai prossimi impatti del cambiamento climatico. I suoli, infatti, hanno un’alta resilienza ossia un’alta capacità di assorbire gli impatti negativi se paragonati a qualsiasi altra risorsa naturale. Altro obbiettivo del

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progetto è quello di migliorare l’efficienza irrigua e della fertilizzazione, contenere l’uso di prodotti fitosanitari, aumentare la competitività agricola riducendo i consumi energetici. Globalmente, dunque, l’intento è quello di migliorare la capacità di adattamento dei sistemi agricoli alle sfide che si stanno profilando, in primis quella legata al cambiamento climatico. Le azioni progettuali, con avvio nel luglio 2013 e termine nel luglio 2017, sono applicate in aziende agricole dimostrative localizzate nella Pianura Padana e nelle limitrofe aree collinari appenniniche e prealpine.

Nell’azienda dimostrativa a noi più vicina, quella di Vallevecchia presso la Brussa, vengono messe a confronto (in 385 ettari di superficie) pratiche di Agricoltura Conservativa con pratiche convenzionali di gestione dei terreni; pratiche di Agricoltura Conservativa e tecniche innovative per la gestione della difesa fitosanitaria, ossia tecniche innovative finalizzate a ridurre i consumi irrigui. A conclusione del progetto verranno definite linee guida per l’applicazione e la diffusione dell’Agricoltura Conservativa in modo da trovare attuazione nel contesto dei Programmi di Sviluppo Rurale regionali, individuando per l’intero bacino Padano-Veneto pratiche di gestione considerabili come Best Available Techniques (migliori tecniche disponibili) per un’agricoltura durevole e in grado di produrre più ampi servizi ecosistemici. Questo esempio è solo una goccia nel mare di ettari coltivati, e direi nemmeno il più estremo a livello tecnico e di ecocompatibilità. Esso, tuttavia, è indubitabilmente il segno di uno scarto nella direzione giusta. Stiamo pian piano ritornando a comprendere che poggiamo i piedi sullo stesso pianeta che ci nutre e che, se lo distruggiamo, come si suol dire in termini agricoli, non facciamo altro che “Tirarci la zappa sui piedi”.

Andrea Pavan |

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STIAMO IN SALUTE

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Sonno (dormiamoci su) Il sonno non solo deve farci dormire, ma deve anche essere ristoratore nel fisico e nella mente.

Qui, accorgimenti, regole e terapie per favorire un riposo di qualità

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utti ben sappiamo che il sonno, come il cibo, è fondamentale per il bene del nostro organismo. Il sonno, infatti, è definito come una sorta di “stacco” caratterizzato oltre che dal riposo fisico e psichico da una sospensione completa e da un’interruzione parziale dei rapporti sensitivi del soggetto con l’ambiente. Più precisamente, il sonno è il periodo in cui il nostro cervello elabora le nuove informazioni ricevute, di qualunque natura esse siano, immagazzinandole nella sede giusta della nostra mente.

Una volta sistemate, le informazioni potranno essere richiamate nel momento in cui possono ritornarci più utili. Non a caso, nel neonato le ore di sonno sono 18/20 circa, mentre negli anziani si riducono a 5/6 circa. Il carattere ristoratore del sonno permette, inoltre, alle strutture del nostro fisico (muscoli, articolazioni,…) di riposare, ovvero di avere un periodo apposito per “ripararsi” e “rigenerarsi”.

loro insieme vengono definite “Regole di igiene del sonno”. Le più importanti sono: andare a dormire sempre alla stessa ora; nel scegliere l’ora più adatta per favorire il nostro riposo, è necessario tenere presente che le ore di sonno necessarie all’organismo diminuiscono con il crescere dell’età (es. se ho sessant’anni e vado a dormire alle 21, è normale che alle 4 sia sveglio e non riesca più a dormire!); il riposino

pomeridiano dovrebbe essere senza sonno, mirato solo a ricaricare il nostro fisico; la stanza dove si dorme deve essere buia, evitando l’eccesso di caldo o di freddo (la temperatura ideale è di 17/18 gradi); evitare di avere in camera apparecchiature elettroniche (radio, televisore, computer,…); evitare di assumere bevande eccitanti, quali caffè, thè, cioccolata, nel tardo pomeriggio o in serata; evitare pasti

SONNO DISTURBATO, IMPORTANTE SENTINELLA Quando ci svegliamo, tutte le parti del nostro corpo dovrebbero essere riposate. Ma non sempre è così. Può accadere, infatti, che al mattino ci alziamo dal letto già stanchi o con la convinzione di non aver dormito abbastanza.

In questi casi, il sonno non ha svolto la sua normale funzione fisiologica. Prima di intraprendere qualsiasi iniziativa, è bene capire la causa di questa stanchezza. Il disturbo del sonno può essere causato dal manifestarsi dei sintomi di altre malattie, quali: disturbi respiratori del sonno (sindrome delle apnee notturne, asma,…); disturbi del ritmo e della funzione cardiaca; disturbi motori (sindrome delle gambe senza riposo, bruxismo,…); dolore (qualunque sia la sua origine); malattie endocrine (ipertiroidismo); abuso di sostanze stupefacenti eccitanti (tra questi anche gli energy drink). È ovvio che il sonno migliorerà solo se le cause che lo opprimono vengono rimosse o attenuate.

LE “REGOLE DI IGIENE DEL SONNO” Il sonno, sia come durata che qualità, è influenzato molto dalla capacità di “staccare la spina”. Riuscire a prendere le distanze dai problemi che ci assillano, non è da tutti e non è sempre possibile. Quello che possiamo fare, per avere un buon riposo, è osservare alcune norme comportamentali che nel

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serali ipercalorici e ad alto contenuto di proteine; evitare l’assunzione di bevande alcoliche nelle ore serali; l’esercizio fisico dovrebbe essere fatto nel pomeriggio e non nelle ore serali; prima di coricarsi, evitare di impegnarsi in attività che coinvolgono il nostro piano mentale ed emotivo; evitare di addormentarsi in poltrona o sul divano.

LA TERAPIA DEL SONNO Nonostante tutti questi accorgimenti, il sonno può comunque non arrivare o essere di scarsa qualità. In questi casi, è necessario rivolgersi al proprio medico per seguire una terapia farmacologica. Le scelte terapeutiche possono essere due. La prima è caratterizzata da dei rimedi contenenti principi attivi di origine naturale, come i fitoterapici a base di valeriana o biancospino.

Questi possono essere utilizzati sia come tisane sia come capsule da assumere sempre 30 minuti prima di coricarsi. Si può trarre giovamento anche dall’assunzione di magnesio nel tardo pomeriggio. La seconda, invece, è quella dei farmaci di sintesi che, a loro volta, si dividono in farmaci ipno-induttori, che favoriscono il nostro addormentamento, e in farmaci ansiolitici che, diminuendo la componente eccitatoria dell’ansia, favoriscono il sonno. La terapia è soggettiva: essa, infatti, verrà scelta insieme al vostro medico, in base all’origine del vostro disturbo e alle vostre esigenze. Si tratta di farmaci dall’effetto assicurato, se assunti correttamente 15 minuti prima di coricarsi ed entro la mezzanotte. È sbagliato assumere il farmaco durante la notte se non si dorme: se lo si assume troppo tardi si rischia che l’effetto si manifesti durante le ore del mattino quando, invece, dovremmo essere svegli e vigili, soprattutto se dobbiamo svolgere attività in cui l’attenzione è importante, come guidare un veicolo.

La terapia farmacologica del sonno, come tutte le altre terapie, è individuale e situazionale. Se c’è una causa del disturbo del sonno, questa deve essere sempre rimossa se possibile, e la terapia deve essere seguita solo per il periodo necessario al ripristino del sonno stesso. In altri casi, la terapia va assunta sempre perché far riposare il nostro corpo e la nostra mente è una condizione necessaria per il nostro benessere psicofisico.

Nicola Forte |

LEGGIAMOCI SU

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Dove sono finiti i libri?

Libreria L ab

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a lettura è cultura, lo è sempre stata. Ed è evasione. Eppure non sembra più in “voga”. Perché? Cos’ha influito sul suo declino?

Negli ultimi dieci/quindici anni siamo diventati una società di persone iperattive, sempre in movimento, abbiamo mille cose da fare in mille posti diversi, siamo super tecnologici, quindi parlare di una cosa semplice come un libro sembra addirittura obsoleto. Ormai le nostre vite sono così assorbite dalla tecnologia che in pochi riescono ancora ad apprezzare il valore delle cose semplici, come appunto l’odore della carta di un buon vecchio libro.

Per capire che fine hanno fatto i libri andiamo direttamente da chi ci “vive” con i libri. Facciamo due chiacchiere con il responsabile della libreria “Al Segno”, Dino Sartori, e con la titolare della libreria “Lab”, Chiara Pauletto, entrambi di Portogruaro. Infine raggiungiamo la nuova Biblioteca Comunale per parlare con la direttrice, Loretta Balasso.

In questo periodo di crisi presumiamo che le vendite di libri (che non sono un bene primario) siano in declino. È vero oppure vedete una situazione tutto sommato ancora stabile?

DINO SARTORI: Sì, sono in diminuzione, anche se per le librerie è difficile capire cosa influenzi davvero questa diminuzione, nel senso che il mercato sta cambiando notevolmente. Incidono sicuramente le vendite online, dove quello sconto in più fa la differenza per il lettore, e certamente sono significativi anche gli strumenti di lettura alternativa.

CHIARA PAULETTO: La situazione del libro in generale è drammatica.

Sono scese di molto le vendite; tengono alcuni generi ma in linea di massima sono tutti in discesa. È dovuto solo parzialmente all’affluire dei nuovi metodi di lettura alternativa perché ritengo che un vero lettore, se è tale, continua a leggere sulla carta anche in tempi di crisi. Magari oggi invece di comprare il libro in libreria si va a prenderlo in prestito in biblioteca, risparmiando sull’acquisto.

Il lettore occasionale resiste? O meglio, ci sono ancora persone che entrano in libreria, sfogliano dei libri, ne leggono le trame e poi comprano?

DINO SARTORI: Paradossalmente io vedo in crisi la figura del lettore forte, quel lettore che tradizionalmente acquistava un certo numero di libri: è lì che noto il cambiamento più radicale. C’è però ancora la figura del lettore casuale che magari sente parlare di un libro in televisione o da amici e se ne interessa. Ripeto: la crisi è sulla figura del lettore forte. Non so se abbiano inciso le difficoltà economiche

Libreria Al Segno

Biblioteca Comunale o il cambiamento di abitudini di leggere, ma c’è una diminuzione del tempo materiale da dedicare alla lettura dopo la diffusione di internet e degli smartphone.

CHIARA PAULETTO: Essendo questa libreria abbastanza particolare, visto che non vendiamo romanzi né narrativa, non entrano molte persone per dare soltanto un’occhiata. Io credo tuttavia che ci sia ancora il lettore occasionale, anche se probabilmente il numero è diminuito in proporzione alle possibilità.

Passiamo ora a chiacchierare con la direttrice della Biblioteca Comunale, Loretta Balasso. Negli ultimi tempi, anche in relazione al trasloco della biblioteca a Palazzo

Leggere è un buon modo per evadere dai nostri pensieri, sedersi comodi e prepararsi a scoprire mondi diversi dalla quotidianità che ci circonda.

Ma c’è ancora qualcuno che passa il suo tempo così, al giorno d’oggi?

Venanzio, ha notato dei cambiamenti nella frequenza degli utenti?

C’è stato inizialmente un periodo di assestamento dovuto al cambiamento, sia per noi che per l’utenza. All’inizio l’affluenza sembrava minima, soprattutto perché l’edificio è più grande rispetto al locale precedente. Adesso invece sembra che ci sia molto più movimento.

Nota un calo d’interesse verso la lettura?

No, non ho notato cali; anzi. Vi è stato un aumento nella richiesta di prestiti dovuto forse alla crisi economica, obbligando i lettori a risparmiare sull’acquisto di libri e a rivolgersi al prestito bibliotecario. Abbiamo perso molti utenti, però, che si sono avvicinati

all’ebook, ma non è un fattore generazionale come si potrebbe pensare.

L’ebook è usato sia dai giovani che dai meno giovani, è questione di gusto e di comodità. L’estate scorsa abbiamo lanciato un’attività, la MLOL (media library online), che viene sfruttata sia da amanti del cartaceo e sia da lettori di ebook, in cui si possono trovare libri, riviste e molto altro. Secondo me lo strumento ebook, che i dati internazionali vedono in ritiro, in futuro conviverà con il libro cartaceo. Nessuno dei due prevarrà sull’altro, anche se a parer mio il rapporto che un lettore instaura con il libro non potrà mai averlo con l’ebook.

Lisa Bernardotto

CONSIGLI DI LETTURA DINO SARTORI Non sempre il libro più venduto corrisponde al libro più bello. Quest’anno, per esempio, è stato l’anno de “La ragazza del treno” di Paula Hawkins, che non è propriamente un gran libro, ma continua a vendere tantissimo. Personalmente consiglio invece “Stoner” di John Williams, che non è per niente recente, ma grazie a un passaparola di lettori entusiasti e di ottime recensioni ha avuto un grande successo.

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CHIARA PAULETTO Consiglierei il “Bestiario universale del professor Revillod. Mirabolante almanacco della fauna mondiale” di Miguel Murugarren, che è uno dei libri che più ho venduto in questo periodo. Oppure “A map of the world according to illustrators & storytellers”, che contiene una grafica molto bella delle mappe.

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LORETTA BALASSO Consiglio l’ultimo libro di Claudio Magris, “Non luogo a procedere”. E visto che siamo nel periodo della Memoria e del Ricordo, consiglio caldamente anche “Alcune questioni di filosofia morale” di Hannah Arendt. Vorrei ricordare, a proposito, che la biblioteca affronterà questo tema in una serie di quattro incontri pubblici: il primo si è tenuto il 27 gennaio, i prossimi saranno il 5, 12 e 19 febbraio. Tratteremo il tema della Shoah attraverso conversazioni, proiezioni e letture approfondite.

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FUORISCENA

gennaio/febbraio 2016

Va bene il teatro ma la cucina…

Lo scorso 18 dicembre al Teatro Russolo è andato in scena Ogni martedì alle 18, con Claudia Penoni e Vito.

Qui il comico emiliano ci parla di teatro, Gambero Rosso e di una trattoria che poteva guadagnare ma non gliel’hanno permesso

Stefano (ma per tutti Vito), partiamo dal suo amore per la cucina…

La adoro. Fin da bambino avevo questa passione che mi arrivava dalle nonne e da mio padre, uno chef niente male. Con gli anni l’ho coltivata e qualche tempo fa ho realizzato un mio sogno: aprire una trattoria nella mia terra di origine con un menu di piatti tradizionali e dagli ingredienti di stagione.

E poi perché il sogno si è spento nel giro di un paio d’anni?

Purtroppo la mia gestione andava da una parte e l’idea di locale che avevano in mente i proprietari da un’altra.

A un certo punto toccava fare delle rinunce e, ancor peggio, trovare dei compromessi e così ho lasciato la trattoria “da Vito” con un grande rammarico che sento ancora oggi.

Ma la passione per la cucina non si è esaurita. Giusto?

Giustissimo! Dal 2013 conduco direttamente da casa mia un programma di cucina assieme a mia mamma e a mio nipote che va in onda sul canale del Gambero Rosso. È un programma che mi sta dando grandissime soddisfazioni e che mi permette di fare televisione di qualità abbinandola all’amore per il cibo.

A proposito di televisione: ma sulle reti “regine” non la rivedremo più?

Negli anni Ottanta e Novanta fare televisione aveva un senso. Ho preso parte a programmi leggendari come “Drive In”, “Bulldozer”, “Va ora in onda” e tanti altri. A quei tempi per costruire una puntata si studiava anche un mese intero, adesso invece bastano due o tre minuti di sceneggiatura e si confeziona una trasmissione. Questa non è la televisione che mi piace; va bene per un giovane che ha voglia di farsi notare ma io, per fortuna, la mia carriera l’ho fatta e non ho bisogno di comparsate.

Ricapitoliamo: negli ultimi anni ha aperto (e chiuso) una trattoria, condotto un programma di cucina emiliana e abbandonato la televisione generalista. E il teatro?

Rimarrà per sempre il mio più grande amore. Ogni volta che salgo sul palcoscenico sento un brivido e questo

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F

ino a poco tempo fa se vi capitava di passare dalle parti di San Giovanni in Persiceto, un comune grande quanto Portogruaro a una ventina di chilometri da Bologna, non potevate non notare la facciata di una trattoria dipinta dallo scenografo Gino Pellegrini.

Questa cucina tipicamente emiliana si trovava in piazzetta Betlemme, l’insegna ne indicava il titolare, “da Vito”, aveva i mattoni rossi e sulla facciata era rappresentata una scena allegorica di vita contadina novecentesca. Stefano Bicocchi ne era il gestore assieme alla mamma, alla nipote Carlotta e al papà, chef di prim’ordine. Ma chi è Stefano Bicocchi? E cosa c’entra una trattoria con il teatro? È presto detto.

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mi dà la carica per andare avanti. Con “Ogni martedì alle 18” mi diverto un sacco. Sono un uomo che va da una psicoanalista (interpretata dalla bravissima Claudia Penoni, ndr) e ogni volta cambia personalità, vestendo i panni del vescovo, del postino, addirittura di Batman. È una commedia divertente, capace di portare lo spettatore a riflettere sulla condizione umana e psicologica dell’uomo e della donna del Ventunesimo secolo. Insomma, come si fa a non amare un lavoro così?

Oggi i social network come facebook o twitter ci permettono di indossare mille maschere. La sua pagina ufficiale su facebook è curata direttamente da lei o da qualcun altro? È tutta opera mia. Mi piace facebook e spesso lo uso per postare brevi filmati di sperimentazioni artistiche che io o altri facciamo. Per me è una sorta di laboratorio di idee e di confronto. Poi, fondamentalmente, mi diverte. Tutto qui.

Meglio il mondo virtuale o quello reale?

Quello reale, assolutamente. Io, oltretutto, credo che per un attore sia fondamentale il rapporto diretto con la gente. Il colloquio, le battute di spirito, i modi di dire, sono la base del nostro lavoro. Per questo, dopo aver vissuto per alcuni anni a Milano e a Roma, di recente sono tornato dalle mie parti, a San Giovanni in Persiceto. Sentivo l’esigenza di ritrovare le mie radici.

Che funzione ha, oggi, il teatro?

Una funzione di socializzazione tra le persone. D’altronde il teatro è nato proprio per questo. Oggi le persone escono di casa, si recano al teatro, fanno due chiacchiere, guardano lo spettacolo e poi si salutano scambiandosi qualche altra parola. Sta tutta qui la funzione del teatro. Purtroppo abbiamo dei politici che lo mettono al quarto, quinto, posto nella scala ideale della cultura e questo ne sta determinando un lento ma progressivo declino. L’Italia in passato ha avuto dei grandissimi attori e altrettanti bravissimi autori. Oggi ci sono scuole di eccellenza e ottimi registi ma se la politica non fa la sua parte il teatro da solo può fare ben poco per sopravvivere a se stesso.

Giulio Serra |

SIGNORI, SI CAMBIA

gennaio/febbraio 2016

Mondo chiama, Portogruaro risponde

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“Signori, si cambia”. Una nuova rubrica dedicata a chi parte e a chi torna.

Storie di uomini e donne che hanno fatto la valigia per cercare una vita migliore fuori dal Portogruarese e di altri che hanno scelto Portogruaro come meta finale del loro viaggio.

Allacciate le cinture: si viaggia!

I

l mondo è sempre più “connesso”.

L’evoluzione di trasporti e web è arrivata al punto da permetterci con un semplice click di volare da una parte all’altra del pianeta e spalancare finestre infinite su realtà tanto diverse quanto lontane: l’ideale per appagare l’inesauribile curiosità dell’uomo, il suo bisogno di progresso e di una circolazione quasi istantanea di risorse e know how. L’altra faccia della medaglia, però, è rappresentata dalla migrazione forzata, dovuta a guerre, fame, disoccupazione, nonché a una distribuzione della ricchezza ogni giorno più disomogenea. Negli anni, anche il Portogruarese ha potuto toccare con mano gli effetti dei fenomeni migratori. Cosa spinge davvero le persone a partire: la corsa verso un futuro migliore? La speranza di una sicurezza economica che nel proprio Paese appare introvabile? Il semplice e puro desiderio di conoscere? La prima risposta ci arriva da Alessio, ventinovenne di Villanova, da quattro anni residente in Cina come expat. “Lavoro per una joint venture italo-cinese con sede a Zhongshan, nella regione del Guangdong - ci spiega -. Mi trovo qui grazie ai miei studi. Dopo aver

Veduta dal luogo di lavoro di Alessio frequentato un Istituto Tecnico, ho deciso di cambiare strada iscrivendomi alla facoltà di Lingue e Istituzioni Economiche dell’Asia Orientale. Attualmente sono Responsabile Controllo Qualità presso la filiale cinese di un’azienda operante nel settore dei mobili per ufficio; mi occupo di garantire che i prodotti abbiano lo stesso standard qualitativo europeo”.

La molla che ha spinto Alessio a guardare verso la Grande Muraglia è stata prima di tutto la sua grande curiosità.

“Ho sempre amato viaggiare e vedere cose che mi dessero nuovi stimoli - chiarisce -. Quand’ero prossimo alla laurea, ho cercato subito un lavoro all’estero. Volevo fare un’esperienza che mi permettesse di approcciarmi a culture differenti, sia dal punto di vista umano che lavorativo. E la Cina, posso dirlo con certezza, è una realtà molto lontana da quella italiana o europea”. Alessio aveva già frequentato un corso di cinese presso l’università di Shanghai nel 2008. Questa prima esperienza gli aveva dato la possibilità di approfondire le sue conoscenze linguistiche e di misurarsi con le difficoltà legate al trasferimento e alla

vita quotidiana. Dopo essere tornato in Italia e aver concluso il suo ciclo di studi, Alessio ha trovato la sua attuale occupazione: qualche mese di preparazione a Brescia e poi eccolo di nuovo in Cina. Nonostante il passare del tempo, vivere all’estero non si è rivelato semplice. “Capire e accettare un modo di vivere così diverso dal mio è stato un processo lungo, e non credo sia ancora terminato - precisa -, molte cose che vedo e affronto quotidianamente, soprattutto nel contesto lavorativo, sono difficili da comprendere. In città grandi come Shanghai, Pechino e Canton le persone hanno una mentalità più aperta e meno “provinciale”, ma dove risiedo io non è così”. La storia di Alessio, così dinamica e positiva, è un

esempio dell’intraprendenza di molti giovani italiani (e portogruaresi) e del loro desiderio di costruirsi una cultura non limitata ai confini nazionali. Tanti altri, però, si sono ritrovati costretti a fare i bagagli a fronte della difficile situazione occupazionale del Belpaese. Questo vale anche per Tommaso, ventinovenne di Giussago che attualmente risiede a Londra. “Dopo la laurea sono rimasto qui in Italia all’incirca per un anno e mezzo - spiega -. Lavoricchiavo nell’ambito di quello che avevo studiato, ma non riuscivo a trovare delle soddisfazioni professionali ed economiche. Non cercavo scorciatoie, ma mi sono reso conto che le cose non sarebbero migliorate nemmeno nel lungo periodo. Nel frattempo la

mia ragazza stava per terminare la specialistica. Prossima alla conclusione degli studi, ha pensato che potesse essere una buona idea prendere parte al progetto Erasmus. Ne abbiamo discusso un po’ e ho deciso di partire con lei”. La decisione di Tommaso, quindi, non è stata completamente libera. “Se le condizioni fossero state diverse non credo che sarei partito - afferma -. Mi è sempre piaciuto viaggiare, ma non ho mai pensato di costruire la mia vita in un Paese che non fosse il mio”. L’esperienza londinese ha portato il giovane a confrontarsi con una realtà molto diversa rispetto a quella italiana, per certi versi più appagante. “Apprezzo molto il fatto di vivere in un luogo in cui si ha la sensazione di poter esprimere veramente sé stessi. Con una buona dose di impegno, a Londra è possibile coltivare i propri interessi e riuscire a camparci. In Italia no: ti devi adattare. Oggi troppe persone si trovano a fare un lavoro per necessità, sapendo di doverselo tenere ben stretto perché è la sola cosa disponibile. È una bella sensazione non avere questo vincolo”. Tuttavia, vivere in un Paese straniero, anche se occidentale, comporta dei sacrifici e la vita di Tommaso e della sua ragazza è cambiata profondamente. “Mi reputo una persona con un buon livello di adattabilità. Mi chiedi se le nostre condizioni di vita sono belle come prima di partire? No, ma è una cosa con cui convivo abbastanza tranquillamente. Il costo della vita a Londra è diverso. Se parti senza alcuna qualifica o professionalità non farai una vita semplice: probabilmente ti ritroverai a lavorare molte ore, ad abitare lontano e a spendere molto tempo solo per i trasporti.

Però puoi pensare di andare a Londra, trovarti un lavoro qualsiasi e vivere una vita normale? Sì. Hai solo voglia di muovere le mani? È più semplice.

Sei ambizioso e hai delle qualifiche?

Vivere è più facile”. Insomma, il gioco vale la candela. Ripartire da zero in un Paese straniero può spaventare, ma le occasioni per autorealizzarsi sono uno stimolo sufficiente a preferire la fuga dall’Italia. “È vero che probabilmente ci ritroviamo a sacrificare aspetti della vita per come l’abbiamo conosciuta.

Siamo nati in Italia e siamo abituati a una certa qualità della vita. È Londra il paese dei balocchi? Sì e no. Quello che è sicuro è che oggi offre molte più opportunità”. Alla domanda su quali siano i suoi progetti futuri Tommaso risponde: “Trovare una stabilità. Riuscire a tornare in Italia e mettermi in una situazione di tranquillità economica. In questo momento, però, mi sembra difficile. Ogni volta che torno mi informo su come vanno le cose e quello che sento mi frena sempre”.

Massimiliano Drigo |

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RITORNO AL FUTURO

gennaio/febbraio 2016

Internet: un canale per battere la crisi Tra le aziende del territorio il web viene percepito in modo ambivalente.

Osserviamo alcune aziende che hanno fatto del commercio elettronico un punto di forza per il loro budget

L

a crisi che perdura dal 2007, i negozi chiusi, le vendite in calo e i consumi che sembrano timidamente in leggera crescita. Questo lo scenario economico che attanaglia il nostro Paese. Eppure c’è un settore che da anni è in espansione: stiamo parlando del commercio online. Il web è la nuova frontiera per gli scambi commerciali e se ne fa un gran parlare in ogni sede come strumento utile a superare la crisi, ma l’Italia è molto indietro rispetto al resto d’Europa. L’Eurostat ha pubblicato poco tempo fa dei dati che dimostrano l’arretratezza dell’Italia in questo settore. Nell’Unione Europea, il 2014 ha generato dalle vendite elettroniche un volume d’affari pari al 17% del totale. In Italia ci si è fermati al 9%. Si registra, tuttavia, un fatto molto interessante: gli imprenditori, dimostrano di fare affidamento sul web più per l’approvvigionamento che non per l’estensione della propria presenza commerciale. Ben il 40% fa acquisti online ma sono solo il 19% coloro che invece utilizzano la Rete per vendere e proporre i propri prodotti. Il numero di acquirenti online, in Italia, si attesta comunque sulla media europea, aggirandosi attorno al 38%. Mentre, molto inferiore (10%) è il numero di coloro che vendono merci sul web.

L’import-export rimane uno dei maggiori limiti ancora persistenti. Complici anche le normative nazionali. L’Irlanda esporta fuori dai propri confini il 37% delle proprie vendite online, seguono Repubblica Ceca (30%), Slovacchia, Finlandia e Gran Bretagna (21%).

Nelle ultime posizioni troviamo Romania (8%), Cipro (6%), Bulgaria (5%) e Grecia (1%).

L’E-COMMERCE NELLE AZIENDE VITIVINICOLE DEL PORTOGRUARESE Qualche tempo fa la Regione Veneto e le associazioni di categoria hanno cercato di incentivare l’uso di piattaforme di commercio elettronico (e-commerce) anche nel nostro territorio. Ė stato rilevato che nel 2014 le imprese che utilizzavano l’e-commerce in Veneto erano 919. La provincia di Padova è in testa alle vendite online con 222 imprese attive, il 24% del totale regionale (+12,1% rispetto al 2013). Il gradino più alto della classifica per crescita in valore percentuale spetta però a Rovigo che, con un +34,6%, ha raggiunto quota 35 imprese, scavalcando cosi la

provincia di Belluno che, unico caso in Regione, ha perduto nell’ultimo anno 4 realtà. Nella classifica assoluta seguono quindi Verona (189 imprese, +15,2%), Vicenza (167, +8,4%), Treviso (157, +9%) e Venezia (121, +14,2%). In linea con la storica tradizione delle micro e piccole-medie imprese, i due terzi delle attività che utilizzano il commercio online sono ditte individuali. L’ecommerce sembra però essere sempre più un settore femminile e per imprenditori giovani. In quasi un caso su tre, infatti, il titolare è donna e in circa la metà dei casi ha meno di 40 anni. Tra le attività più attive nel nostro territorio con il commercio online ci sono le aziende vitivinicole. “Utilizziamo la vendita online attraverso portali de-

dicati e, in particolare, attraverso il sito aziendale di e-commerce” ci hanno confermato dall’azienda Le Carline di Pramaggiore. La fiducia in questo mezzo è confermata anche dagli investimenti che sono stati fatti verso siti web e piattaforme multimediali. “La nostra azienda crede fortemente in questo strumento, tanto che lo utilizziamo ormai da diversi anni e recentemente abbiamo fatto un considerevole restyling al sito istituzionale e a quello per la vendita online” hanno tenuto a ribadire. Anche l’azienda Paladin Spa di Annone Veneto ci ha raccontato della soddisfazione che ha riscontrato dall’uso del proprio sito di e-commerce. Lanciato online da circa due anni, nonostante un periodo di attivazione piuttosto breve e senza una particolare promozione sia in rete che offline, ha ottenuto importanti risultati commerciali tanto che, ci ha detto Alessan-

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dra Gorgato, dell’ufficio stampa della Paladin Spa, l’azienda ha avviato per i prossimi mesi una nuova strategia di marketing per implementare questo strumento.

NON SOLO SVAGO: AL LAVORO SUI SOCIAL! I social non sono solo uno strumento di divertissement. E le aziende sembrano averlo capito. Sempre più persone trascorrono molto tempo sui social network. Per questo la presenza anche in queste piattaforme virtuali è un fattore molto importante. Il social media marketing è un’attività delicata e complessa che, se ben gestita, permette di aprire un dialogo e una comunicazione efficace con il proprio mercato di riferimento, contribuendo a incrementare l’accesso e la fidelizzazione dei clienti al proprio sito. Molte aziende utilizzano ormai quotidianamente piattaforme come Facebook, Twitter o LinkedIn. Strumenti che le aziende stanno utilizzando con una crescita esponenziale.

Molte e utili sono le loro funzionalità: integrazione tra le diverse piattaforme, monitoraggio della propria pagina, profilazione del pubblico, tanto per fare qualche esempio. Inoltre, gli strumenti di e-business sui principali social network permettono di veicolare messaggi promozionali, trasformando i social network in un canale pubblicitario molto efficace e potente grazie alla capacità che hanno di coinvolgere, incentivare e convincere gli utenti, i quali sui social network ricercano e condividono ogni genere di informazioni, anche quelle relative ai loro acquisti online. Occorre farne buon uso però. Pagine aggiornate raramente o l’incapacità di rispondere alle richieste dei clienti possono trasformarsi in un boomerang con esiti nefasti. Gli utenti vedono nei social un mezzo non filtrato e di elevata credibilità. Il profilo aziendale nei social può condizionare, positivamente o negativamente, la propensione all’acquisto da parte degli utenti. I social possono rivelarsi anche ottimi strumenti per la fidelizzazione dei clienti, fornendo loro informazioni e approfondimenti sui prodotti acquistati o in procinto di acquistare, ma anche come piattaforme di Customer Relationship Management con le quali dare supporto e assistenza post-vendita al cliente, canalizzando quindi eventuali criticità riscontrate nel prodotto o nell’acquisto online, controllando e gestendo al meglio situazioni che potrebbero danneggiare l’immagine di un sito di commercio elettronico, anche irrimediabilmente. “Il nostro sito”, ci dicono Le Carline “è stato ripensato in modo da renderlo più vicino alle esigenze dei clienti, fornendo la possibilità di creare il proprio account per procedere più velocemente all’ordine e per avere una tracciabilità dei propri acquisti, inoltre si può scegliere il metodo di pagamento che si preferisce”.

Andrea Rubin |

MA SARÀ VERO?

gennaio/febbraio 2016

La viuzza del santo eremita

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Leggende e misteri rendono affascinanti luoghi e città.

La storia di fra Camucino da Portogruaro, cui è intitolata una via a ridosso del centro storico

A

Padova c’è un luogo chiamato “ponte della morte”. Siamo in pieno centro storico, a due passi dalla Basilica del Santo, tra Riviera Ruzzante e Riviera del Businello, lungo il canale Santa Chiara.

Un nome certo non benaugurante, sulla cui origine si sono susseguite nei secoli diverse leggende. Secondo una di queste, nei pressi di questo ponte vi era una casa fortificata di ladri che con il calare della sera uscivano per aggredire e derubare i passanti e molestare le donne. Un problema che spinse il Consiglio cittadino ad intervenire dando la caccia ai malviventi.

Tre di loro furono arrestati e impiccati sul ponte, che assunse da allora la sinistra denominazione di “ponte della morte”. Come spesso accade leggenda e storia si mescolano tanto da creare un groviglio indissolubile. E così, stando ad un’altra ipotesi, l’origine andrebbe fatta risalire ad un fatto di cronaca del 1422, quando il ponte crollò e diverse persone morirono annegate. Il sinistro nome potrebbe, secondo un’ulteriore leggenda, derivare dalla vicinanza del ponte all’antico cimitero di San Daniele, che sorgeva sul retro dell’omonima chiesa. E le suggestioni su questo luogo non mancano.

Chi dice che in certe sere si vedano loschi figuri, chi invece sostiene che si possa udire un lungo e lugubre rintocco, tipico della campana che suona da morto, provenire dal campanile della chiesa di San Daniele.

Venezia è uno scrigno di leggende.

Nei pressi della stazione di Santa Lucia, lungo il Canal Grande, si apre Riva de Biasio. Si racconta che su queste fondamenta sorgesse la bottega di Biasio Carnico, un luganegher molto apprezzato in città per il suo spezzatino appetitoso. Una specialità che attirava nobili e popolani. Il sapore di questo piatto restava un mistero, finché un giorno un operaio fece la macabra scoperta: rinvenne un piccolo dito nello spezzatino. Il luganegher, messo di fronte alle autorità, confessò che l’ingrediente segreto del suo piatto era la carne di bambino frollata. La riva veneziana fu intitolata proprio a questo moderno Jack lo Squartatore.

Non si sa se si tratti di una verità storica o di una leggenda. Fatto sta che queste narrazioni formano stratificazioni nella storia.

MITI E LEGGENDE Ogni città conserva luoghi e leggende che si tramandano nei secoli. Anche la nostra Portogruaro, crocevia di popoli e culture, vanta una serie di leggende.

Legate alla storia, alla cultura popolare.

A ridosso del centro storico si snoda via Camucina. Una via silenziosa, costeggiata da un lato da un gruppetto di case e dall’altro da una piccola roggia. Chi imbocca la via per dirigersi in centro storico, in lontananza vede stagliarsi la sagoma del campanile.

In certe mattinate d’estate, o in certe sere d’autunno, in cui la nebbia avvol-

ge e confonde ogni cosa, il rimbombo dei passi si mescola al gorgheggiare dell’acqua. Un silenzio nel quale il pensiero trova modo di perdersi. Distolto solo dalla presenza di qualche felino. Questa “viuzza silenziosa” è intitolata al santo eremita fra Camucino. Sulla sua figura c’è una leggenda raccolta nello Zibaldone Portogruarese di Attilio Nodari, libro edito nel 1997 dalla Pro Loco di Portogruaro, che raccoglie aneddoti e curiosità sulla città e sui suoi abitanti, storie degli antichi palazzi e dei proprietari, intrecci e vicissitudini delle famiglie nobiliari. La leggenda ci riporta al V secolo a.C. quando la città di Concordia Sagittaria fu rasa al suolo da Attila. Marcello e Nicola, pescatori cristiani, unici superstiti del massacro, decisero di ricostruire la città sulle rive del Lemene, più a nord. Ma il loro lavoro fu del tutto inutile. Le

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pietre, posate durante il giorno per edificare la chiesa, sprofondavano di notte nel terreno paludoso per effetto del sale che Attila aveva cosparso.

I due decisero di chiedere consulto al santo eremita fra Camucino, che viveva tra Porto Baseleghe e Bibione, in un’umile capanna fatta di rami di pino e canne palustri. Racconta il Nodari: “Il santo pianse; poi raccolse una conchiglia ripiena delle sue lacrime e la diede ai pescatori dicendo che ritornassero a riedificare la città, dopo aver deterso con quelle la prima pietra dal malefico sale di Attila.

Essi obbedirono e chiesa e campanile sorsero a specchiarsi nelle acque del Lemene”. Eretta la chiesa, restava un altro problema: quello di popolare la città. Marcello e Nicola interpellarono nuovamente fra Camucino. Il santo compì un secondo miracolo: fece in modo che mille gru si posassero sulle acque del Lemene e portassero altrettanti bambini, metà maschi e metà femmine. Seguiamo la vicenda così come raccontata nello Zibaldone Portogruarese: “Allevati con dolci cure, essi crebbero meravigliosamente, ma, facendosi adulti, palesarono il grave difetto di un’inesauribile loquacità.

Fra Camucino quando di domenica, trasportato dagli angeli, compariva in Sant’Andrea per celebrare la messa, rimaneva frastornato per l’incessante brusio che sommergeva la sua fioca voce. Il castigo arrivò quando al vizio della loquacità si aggiunse lo scandalo del ballo; una domenica le coppie di giovani, strettamente avvinghiate, si misero ad eseguire una sfrenata polca rusticana che disturbò e offese fra Camucino mentre saliva l’altare. Come il santo vegliardo indignato e triste apparve poi sul sagrato, i giovani peccatori ansanti si sciolsero e lo fissarono con occhi infuocati e stravolti. Egli chiese perché offendessero il Signore ed una giovane ardì rispondergli che per la conturbante emozione del ballo il loro sangue scottava ancor più delle lingue”. Il santo eremita, di fronte ad una tale sfrontatezza trasformò peccatori e peccatrici rispettivamente in pesci e rane. I primi caddero nelle acque del Lemene e affogarono, mentre le rane finirono a popolare le paludi di San Giusto. “Il terribile castigo - narra il Nodari - valse a bandire per sempre i balli, ma le chiacchiere continuarono a fiorire sulle labbra delle graziose abitatrici, sì che soltanto i baci potevano servire da freno. E i baci si davano facilmente in quei tempi beati in una città ancor priva di sagge suocere e di vereconde zitelle. Fra Camucino ebbe tempo di benedire numerose nozze e poi s’addormentò nel Signore, seguito a breve distanza da Marcello e Nicola”.

I brani citati sono tratti da ZIBALDONE PORTOGRUARESE di Attilio Nodari, a cura di Luciano Guareschi, edizioni Pro Loco, 1997 Vito Digiorgio |

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L’ACQUOLINA IN BOCCA

gennaio/febbraio 2016

Viva gli agrumi!

Originari dell’Asia, oggi gli agrumi sono i frutti più consumati al mondo Ma arance, limoni e mandarini non vengono usati soltanto in cucina.

Leggere per credere

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o sapete che i frutti più consumati al mondo sono gli agrumi?

Essi vengono mangiati freschi e utilizzati per la preparazione di spremute, succhi naturali, marmellate e gelatine. In molti Paesi europei il loro consumo supera addirittura i 100 Kg pro capite, usati in special modo per preparare degli ottimi dissetanti ricchi di vitamine A, B, C e P. Come mi spiega Elisa, di professione nutrizionista e dietologa, gli agrumi sono dei frutti eccezionali che contengono numerose sostanze aromatiche, sono ricchi di polifenoli (pectina e flavonoidi) che hanno proprietà antiossidanti, rinforzano il sistema immunitario inibendo lo sviluppo dei tumori e favoriscono la normalizzazione delle cellule colpite, difendono l’organismo da infezioni ed accelerano la cicatrizzazione di ferite.

DI PROVENIENZA ASIATICA Andiamo a conoscerli più da vicino!

Scopriamo che gli agrumi originariamente provenivano dall’Asia (Cina e India in particolare) dove erano coltivati più di 4000 anni fa, e sin da allora godevano di una grande reputazione.

In India, ad esempio, un detto afferma che mangiare cinque arance al giorno fa mantenere una buona salute tanto da dimenticare l’indirizzo del dottore (qualcosa di simile al nostro “Una mela al giorno leva il medico di torno…”). La loro coltivazione richiede climi miti e caldi ed è molto diffusa nei Paesi mediterranei, per esempio il nostro Meridione, specialmente in Sicilia, dove questo prezioso frutto fu introdotto dagli Arabi durante il loro Impero. La coltivazione delle arance si è sviluppata pure in particolari e limitate aree con microclimi favorevoli della Toscana, costa ligure e di alcuni laghi del Nord: di Garda, di Como, Iseo, Maggiore. Elisa mi spiega inoltre che arance, mandarini, cedri, limoni, pompelmi, sono frutti che appartengono al genere “citrus”, sono ipocalorici e si possono mangiare a volontà, sono ricchi di potassio e migliorano la circolazione dei capillari. È bene consumarli allorquando assumono la massima colorazione e sono ricchi di antiossidanti, e per intero con la pellicina che ricopre gli spicchi, la quale contiene pectina, ottimo riducente del colesterolo “cattivo”.

mi immunitari; la piccola quantità di zuccheri contenuta nel frutto rende il suo consumo alla portata anche di coloro che soffrono di diabete. Molto consumato nella stagione invernale è il mandarino, frutto a forma sferica, un po’ appiattito all’attaccatura, con la polpa di colore arancio chiaro, costituita da spicchi facilmente divisibili, molto succosa e dolce, entro la quale vi sono immersi numerosi semi, anch’essi commestibili. La sua polpa, ricca di vitamina C, è utile per prevenire il raffreddore e protegge mucose e capillari; la vitamina P, invece, combatte la ritenzione idrica e favorisce la diuresi; inoltre contiene calcio, potassio e fibre, indispensabili per le ossa e per l’intestino, e regola la pressione arteriosa. Particolare curioso: i semi del mandarino si possono masticare perché apportano tante vitamine.

Si consuma invece nel corso di tutto

l’anno il limone. Il frutto del limone ha notevoli proprietà salutistiche come tutti gli agrumi e, come mi suggerisce Elisa, nutrizionista ma anche estetista, è un ottimo alleato della bellezza e può essere un valido scrub fai-da-te per prendersi cura del nostro corpo.

Usato nella dieta, aiuta a perdere peso mescolando il suo succo in un bicchiere di acqua tiepida con un cucchiaino di miele. Nei capelli, poi, riduce la forfora riequilibrando il ph, e con l’aggiunta di olio di oliva ripara i capelli troppo secchi. Essendo un ottimo antibatterico, il limone può essere usato per eliminare i punti neri della pelle; se aggiunto a bicarbonato e applicato ai denti diventa un ottimo ed economico sbiancante naturale. Se si vuole rendere la propria pelle più luminosa e brillante basta strofinarsi con succo di limone unito a farina di ceci e acqua di rose. Strofinato nelle unghie, le ren-

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LE PROPRIETA’ DEGLI AGRUMI Oltre che essere preziosi alimenti della salute, gli agrumi trovano impiego anche nell’industria farmaceutica come aromizzanti, nell’industria alimentare ed in profumeria. Le loro bucce essiccate e gli stessi frutti trovano impiego per la preparazione di essenze, polveri e canditi e vengono usati in profumeria, gelateria e nell’industria dei liquori. I più consumati, specie in questa stagione, sono arance, mandarini e limoni. L’arancia è certamente un frutto “eletto” che rafforza i siste-

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de meno fragili e le pulisce dagli aloni gialli (dei fumatori). Mangiare un limone intero ai primi sintomi combatte l’influenza, allevia anche il mal di gola attraverso gargarismi ed alcune gocce del suo succo instillate nel naso liberano le narici in caso di persistente raffreddore. Funziona da disinfettante in caso di punture d’insetti (zanzare, pulci o altro) strofinandone una fettina sulla zona interessata. Da appassionato cultore del cibo, ricordo che è una buona abitudine grattugiare un po’ di scorza di limone sulle verdure e sulle insalate, oltre a dare sapore al piatto, la scorza è particolarmente ricca di limonene. È anche possibile sostituire il limone all’aceto di vino nel condire le insalate. Il limone ha un aroma meno aggressivo dell’aceto, si adatta a vivande delicate come pesci, crostacei o verdure di gusto non accentuato. Il succo di limone ha la capacità di “cuocere” le carni, ammorbidendone le fibre e rendendole più digeribili. La scorza grattugiata del limone conferisce un aroma gradevole a dolci, gelati, paste frolle e lievitate, creme, carni e salse (grattugiarne solo la parte gialla e non quella bianca che è amara). Il limone è anche un ottimo alleato della massaia: il suo succo mescolato a due cucchiaini di bicarbonato di sodio crea una pasta molto utile per la pulizia dei sanitari; mescolato al sale ha un grande potere sbiancante sui vestiti. Esso può ridare il vecchio smalto a monili, teiere, caffettiere lavate assieme ad una soluzione d’acqua; anche gli oggetti di rame e di ottone ottengono effetti di notevole brillantezza. Cattivi odori come quelli che si formano negli armadi si eliminano collocandovi un limone infilzato da chiodi di garofano e quelli emessi dai cibi tenuti in frigo si sconfiggono depositandovi all’interno mezzo limone.

Leandro Costa |

RICETTE Tisana al limone sciogli grasso Preparare una tisana spremendo il succo di un limone e di mezzo pompelmo, aggiungere dello sciroppo di acero e pepe di cayenna, mescolare e mettere in un pentolino con un bicchiere di acqua calda. Si prepara la mattina e la si consuma subito.

Bevanda al limone e zenzero È un classico nelle diete, permette di bruciare i grassi, migliorare la digestione e ridurre la ritenzione idrica. Spremere due limoni e metterli in infusione su fuoco a fiamma bassa con delle fettine di zenzero, addolcire con un cucchiaino di miele. Portare all’ebollizione, poi abbassare la fiamma, aggiungere un litro d’acqua e due scorze di limone. Da bere prima dei pasti.

Cocktail ABC (Amici Bevete Cointreau) In uno shaker con ghiaccio versate 3 parti di succo di limone, 4 parti di arancia, 1 parte di Gin e 2 parti di Cointreau. Agitate con vigore e versate il cocktail nelle coppe Martini raffreddate in frigo, guarnite con una ciliegina e servite.

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gennaio/febbraio 2016

V E O T U R M E R I T O M Z I E

E D O M E N I C A I C U D I F R

R D E R A T N E S E R P P A R A

B O E S G R I D A R E R A G A P

CRUCIVERBA

Ippolito Nievo nelle pagine delle Confessioni scrive: “Son luoghi che fanno pensare agli abitatori dell’Eden prima del peccato”.

A quale località si riferisce? Risolvi lo schema e la soluzione apparirà nelle caselle cerchiate.

ORIZZONTALI 1. La videata iniziale del PC - 7. La regola... di Bellini - 11. Mostro mitologico con corpo di uccello e volto di donna - 12. Antichi spagnoli - 14. Loro Altezze - 15. Croato o bosniaco - 16. A coppie nel cassetto - 17. Gli Zeppelin del rock - 18. Alcinoo era il loro re - 19. Street (abbrev.) - 20. Simbolo di schiavitù - 25. Il Fernando della F. 1 - 27. Essi o esse - 28. Si possono mangiare in brodo - 29. Cin cin nordico - 30. Storica battaglia francese - 31. Antico canto corale - 33. La località citata da Ippolito Nievo - 35. Un vecchio ballo - 36. Rovinare i denti - 37. Il principio dell’ambizioso - 38. I fori del naso - 39. Come l’onestà... che non esiste - 40. Arti con le penne - 41. Dispensa dall’obbligo - 42. Studia il funzionamento dei viventi VERTICALI 1. Il Lucio di “Attenti al lupo” - 2. Il Gardner “papà” di Perry Mason - 3. Odoardo, “chansonnier” fiorentino - 4. Una marca d’auto - 5. A fine parata - 6. Piccole colonne - 7. Eterne sulle alte cime - 8. C’è quello zecchino - 9. Centro di Parigi - 10. La scienza “celeste” - 13. Produttore di seta - 15. Gli anziani nello sport - 16. Lo sono certi cartelli - 18. I due... di un’opera di Verdi - 19. A volte è caustica - 20. Al gangster - 21. Frutto col ciuffo - 22. Combatte nella corrida - 23.

Boris, ex Presidente russo - 24. Il “no” dei Moscoviti - 26. Articolo maschile - 27. Hanno un fulcro - 29. Un amico di Topolino - 30. Il Jean di “Bella di giorno” - 32. E’ vicino per gli inglesi - 34.

Consegnato - 36. Centro Assistenza Fiscale - 40. Agrigento

CRUCIPUZZLE

Quale piatto a base di legumi veniva in passato tradizionalmente preparato “col pesto” (battuto di lardo, cipolla e prezzemolo)?

Le lettere rimanenti daranno la soluzione della domanda.

ALCUNO AMORE ANIMA ATTORE BREVE BRUTTO CAMPO CARNE CERTO COMPORRE CONTO CORRERE COSTRINGERE CREDERE CROCE DOLORE DOMENICA ESTENDERE

FACILE FIDUCIA FIUME FRASE FREDDO FUOCO GRIDARE ISOLA ISTANTE LETTO LIMITARE MERITO METRO MONTE NOTARE NOTIZIA NUMERO NUOVO

OPERA PADRE PAGARE PARERE PARETE PIENO PRIMO PROVA QUELLO RAPPRESENTARE SCRIVERE SICURO SOLITO TANTO TEATRO TERRENO TERZO

LE SOLUZIONI DEI GIOCHI DEL NUMERO PRECEDENTE

T O M A I A

C A M P O E R A T O N D

A S I M O V

S I G N O R E R E S S E

C A R O T A

O G O D R R L R D A O S

E R A A R

M A R T R E E A G L E I A

C R I S I O A R E M A C

E E A U S P N C S L G R

A R I N E F R I A E E O S S T E S P I E S T E L L P I C I L O R I A R P E T E E S T E

O P E R A N G A P M O C C A A I

T A O M R E F A E O I O O O M V

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