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ENRICO STERPI

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SILVIA DI ROSA

SILVIA DI ROSA

PROFESSIONE INGEGNERE: EVOLUZIONE DEL RUOLO

Il ruolo dell’ingegnere è in rapida e radicale mutazione.

Ne abbiamo parlato con Enrico Sterpi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Genova, che per stare al passo con i tanti cambiamenti in fieri propone un Ordine dinamico e attento ai nuovi indirizzi e ai moderni campi di applicazione a cura della redazione

Immobilismo: Non è uno dei leitmotiv di Enrico Sterpi, dallo scorso giugno alla presidenza dell’Ordine degli Ingegneri di Genova e con cui abbiamo fatto un’interessante chiacchierata su moltissimi temi. Dagli obiettivi del Consiglio che presiede, alla capacità di stare al passo con i cambiamenti che il ruolo ingegneristico sta affrontando. Dal progetto di rilancio di attività formative itineranti e di comprensione delle esigenze locali, all’occasione mancata del Superbonus 110% fino alle opportunità che possono nascere dal nuovo Codice appalti…

Quali sono gli obiettivi principali del tuo mandato?

La direzione scelta dall’attuale Consiglio è di consolidare i risultati della precedente consigliatura in cui ero consigliere segretario. Erano stati raggiunti molti obiettivi tra cui l’avere un reale confronto con gli altri enti pubblici territoriali e le associazioni rilanciando la figura professionale dell’Ingegnere. Ovviamente, questa visione passa anche per una riorganizzazione interna dell’Ordine con alcuni punti che, a mio parere sono essenziali, soprattutto per il futuro. Per stare al passo con i cambiamenti che la figura professionale dell’Ingegnere sta subendo in questi ultimi anni.

In passato, abbiamo assistito a un Ordine degli Ingegneri molto statico, almeno fino al 2017. Questa condizione era legata alle antiche tradizioni ordinistiche che però hanno visto un brusco cambiamento una decina di anni fa. La figura dell’Ingegnere è cambiata. Si è evoluta con nuovi indirizzi e campi di applicazione.

Come sta cambiando e in quali campi si sta evolvendo la professione ingegneristica?

Ci sono diversi esempi. Penso agli Ingegneri biomedici e clinici per i quali è stato istituito l’elenco nazionale certificato di cui all’articolo 10, comma 1, della Legge 11 gennaio 2018, n. 3. Soltanto questa disciplina ha lanciato gli ingegneri a pieno titolo nel campo della medicina, non più solo come costruttori o impiantisti, ma come inventori e analisti di sistemi e applicazioni mediche.

Inoltre, si è assistito all’evoluzione dei sistemi gestionali e di Project Management dove il ruolo dell’ingegnere è focale per la struttura e l’organizzazione di aziende o cantieri.

Il “matrimonio” tra il settore dell’ingegneria Civile e Ambientale con quella del terzo settore dell’Informazione, i sistemi BIM hanno di fatto fuso una parte di entrambe le competenze di settore. Oggi, per far funzionare correttamente un sistema BIM, in tutte le accezioni della norma UNI, è necessario che al tavolo di progetto e gestione siano presenti esperti di cyber security e di comunicazione, condizione impensabile fino a 5 / 6 anni fa. Per non parlare della nascita di nuove figure professionali specifiche quali i BIM Specialist, i BIM Coordinator e i BIM Manager

In questo scenario, piuttosto frizzante, è importante condurre l’Ordine verso una nuova visione che evolva con le necessità del mondo professionale.

Quando parli di “nuova visione” quali mete ti vengono in mente?

Una sfida importante è rimuovere le barriere venute a crearsi tra liberi professionisti e professionisti dipendenti. Far capire a tutti, non solo ai colleghi, che la nostra è una professione che si svolge sotto diverse forme contrattuali e non devono esserci atteggiamenti “paraculistici” di posizione. E ciò vale per entrambe le posizioni. Su questo sarà molto importante il lavoro che le nuove commissioni porteranno avanti. Esse, oltre che proporre eventi formativi e lo studio di problemi particolari, dovranno abbattere le barriere e far riscoprire a tutti i colleghi la necessità di essere dei veri professionisti della propria materia indipendentemente dalla posizione che ricoprono.

Infine, deve essere dato rilievo al fatto che all’interno del consiglio di disciplina è stato nominato anche un magistrato al fine di proporre un’evoluzione formativa nella trattazione dell’aspetto più delicato della nostra professione e quindi inserire a pieno titolo una visione giuridica all’interno dell’Ordine stesso.

L’importanza del rilancio dell’Ordine sul territorio è uno dei tuoi cavalli di battaglia…

La mia visione dell’Ordine non è certo quella dell’immobilismo. Bisogna essere dinamici. E per far questo credo molto nel progetto di rilanciare l’Ordine sul Territorio. Ad esempio, con il Consiglio abbiamo avuto modo di interagire con il Comune di Chiavari, grazie al Sindaco e all’ingegner Erik Parpaglione, così abbiamo ottenuto la possibilità di svolgere eventi formativi anche nel Levante con un supporto istituzionale importante, riappropriandoci di un territorio che rischiava di scollegarsi dal contesto genovese.

L’obiettivo è quello di aumentare la connessione anche con gli altri comuni, sperando di avere il supporto delle amministrazioni locali, svolgendo periodicamente, anche, attività formative itineranti e di comprensione delle esigenze locali.

Adesso una domanda d’obbligo, croce e delizia di questi ultimi mesi: Superbonus 110%, cosa ne pensi?

Ho la sensazione che di delizia ci sia ben poco. Il tema ha visto il fallimento di un sistema iniziato male, con regole a mio parere incomplete, e finito peggio.

I Bonus fiscali sono uno stimolo alla rigenerazione del parco edilizio italiano e un grande aiuto nel pagamento dei lavori. Hanno funzionato molto bene in passato quando il controllo dell’appalto era in mano al committente che avrebbe goduto del bonus in 10 anni e quindi aveva tutta la convenienza alla valutazione del prezzo dell’appalto, alla scelta dei materiali e, soprattutto, a non delegare questa sua funzione centrale.

L’inserimento della cessione del credito ha generato forme di appalto “drogate” in cui il committente non era più al controllo subendo il fascino della “corsa all’oro”.

Con questo approccio, però, quella che poteva essere la filosofia di una virtuosa rigenerazione edilizia è diventata una sterile rincorsa ad accaparrarsi lavori di ogni genere. È stata poco sviluppata la possibilità di interventi multidisciplinari e multi obiettivo che potessero coniugare i requisiti energetici con quelli sismici, sociali, estetico/artistici, sviluppando una sorta di tecnologia a scalare per definire la percentuale di recupero fiscale di cui ogni intervento poteva godere.

Il rinnovamento deve passare necessariamente da un miglioramento rispetto alle condizioni preesistenti non solo per tecnologia e tecnica ma anche per abbellimento e contesto sociale, dando seguito alla filosofia dell’esperienza estetica che genera sensazioni piacevoli e che porta a un diretto miglioramento sociale. Alexander Baumgarten (1714-1762) (www.annamariapacilli.it) sosteneva che la bellezza è un sentimento del soggetto che vede, ascolta, “sente” le cose, e dunque riguarda il sentimento dell’io.

Una visione più elevata del Bonus fiscale avrebbe portato a un approccio diverso: più maturo, completo e consapevole della meta da raggiungere.

Un altro aspetto negativo dell’impostazione, in particolare del Superbonus e del Bonus Facciate è dovuto alla tempistica troppo limitata cha ha generato un sistema di rincorsa e non di pensiero e analisi. Un’impostazione differente avrebbe portato le scadenze di questi bonus almeno a quelle fissate dalla Comunità Europea per le riqualificazioni energetiche. E per il singolo intervento le avrebbe al massimo limitate a una durata non inferiore a quella del titolo edilizio. Questo meccanismo di dilatazione dei tempi avrebbe permesso di gestire meglio gli aspetti della cessione del credito limitando l’aumento dei prezzi con l’avvio razionale e progressivo dei cantieri.

Probabilmente la versione 1.0 di questi bonus è stata un’occasione persa. Speriamo si possa reimpostare il discorso con una visione decisamente differente.

Non ultimo va ricordato che con il sistema delle asseverazioni previste dai Bonus si è avviata una sequenza di richieste professionali volte allo svilimento della dignità dell’Ingegnere o del professionista in genere. Ci si dimentica spesso che l’Ingegnere che assevera è soggetto alla responsabilità deontologica “Qualsiasi dichiarazione, attestazione o asseverazione resa dall’ingegnere deve essere preceduta da verifiche al fine di renderle coerenti con la realtà dei fatti e dei luoghi” art. 4.4 del nostro codice deontologico, oltre alle responsabilità civili e penali che l’asseverazione determina. Imporre ulteriori balzelli da parte di Enti Pubblici o Privati è generare una burocrazia fine a sé stessa senza utilità alcuna, poiché i mezzi per porre rimedio a situazioni anomale già esistono, vanno solo utilizzati.

Qual è la tua opinione riguardo al Codice appalti 2023? Il nuovo testo normativo che disciplina i contratti pubblici è stato molto criticato dal mondo della professione…

È vero, ha subito diverse critiche, ma a mio parere può essere un’opportunità. A differenza di quanto detto, credo ricentri il tema progettuale su quello che a mio giudizio è il livello progettuale più importante, ossia il progetto di fattibilità tecnico-economica con cui la stazione appaltante definisce cosa desidera che sia realizzato. Questo approccio si combina in modo perfetto col principio del risultato di cui il codice è particolarmente impregnato.

È stata fortemente osteggiata la perdita della fase di progetto definitivo, ma è cambiato l’approccio filosofico alla progettazione dell’opera pubblica, e, di fatto i contenuti del progetto definitivo confluiscono nel progetto di fattibilità tecnico-economica che non deve essere banalizzato dalle stazioni appaltanti come un elaborato interlocutorio, in quanto in quel livello progettuale devono esprimere tutte le loro necessità.

Il progetto esecutivo, quindi, diventa la fase progettuale che traduce o “cantierizza” il progetto tecnico-economico. Questo può portare anche a rivedere l’assetto delle imprese che dovranno potenziare i loro uffici tecnici.

All’interno del Codice appalti, la spinta alla digitalizzazione è molto forte e questa è una nuova opportunità per i professionisti in quanto apre le porte a nuove possibilità di lavoro. Prima fra tutte, la necessità di digitalizzare il costruito esistente, un passo essenziale per procedere alla successiva gestione delle infrastrutture realizzate e alla loro manutenzione.

Questo passo apre a una visione professionale differente dove la gestione e la manutenzione sono parte integrante degli aspetti progettuali e intimamente legati, con il vantaggio di avere il progetto come nucleo portante della vita dell’infrastruttura. Certamente questa revisione del codice porta con sé una rivoluzione della gestione dell’appalto. Io non credo che professionalmente vi sia uno svilimento delle nostre attività, viceversa vedo una nuova impostazione che porta con sé il fastidio di dover cambiare, ma il vantaggio di reimpostare le regole del gioco chiarendo bene i ruoli degli attori all’interno del processo.

Doveroso l’inserimento della giusta remunerazione approvato il 22/03/2023 con cui anche il Viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto indica la fine dei contratti capestro ai danni dei professionisti. Tale passaggio era doveroso sia per la dignità della nostra professione, che lo Stato con la Legge n. 1395 del 24 Giugno 1923 ha ritenuto di tutelare e riservare in quanto professione strategica per le responsabilità che assume nei confronti della società civile.

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