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Visti da dentro parla

Chiara Foletto viola dell'ORT

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Carissimi amici, perché così vi sento, voi che ci avete seguito e sostenuto in un'altra emozionante Stagione di Concerti, purtroppo ... volata! Siamo all'ultimo appuntamento e un “grande” programma ci aspetta per chiudere in bellezza, all'insegna di Schubert. Ma il mio interesse maggiore è condividere con voi la magia che ha creato Luciano Berio, nell'onorare questo Maestro! È sempre una grande emozione per me risuonare Rendering, che regolarmente spalanca il coperchio di una scatola di ricordi scolpiti nella storia della nostra Orchestra. Nel lontano 1983, Berio, facendo ottenere le sovvenzioni ministeriali, trasformò l'Orchestra da Ente Privato a Fondazione. È stato il nostro primo Direttore Artistico e ha intrapreso un percorso di costante sostegno, supporto e collaborazione, rappresentando, anche nei periodi in cui non aveva cariche ufficiali, una sorta di “tutore” o “padre putativo”. Tramite lui l'ORT ha avuto occasioni molto prestigiose: ricordo con immensa emozione il Concerto alla Scala di Milano e quello alla Carnegie Hall di New York! Insomma, ci ha accompagnati con affetto fino alla sua scomparsa, nel 2003.

Rendering è sicuramente uno dei suoi lavori più particolari e se qualcuno di voi pensa di non averlo mai sentito, durante l'esecuzione riconoscerà qualche frammento che è diventato, per tantissimi anni, un jingle quotidiano per i programmi di apertura e chiusura di Rai Radio3. Sulle origini di questo pezzo, proprio Berio raccontava di quante volte avesse declinato l'invito di scrivere qualcosa ispirato a Schubert, perché lo riteneva un'operazione “ingombrante”. Fino a quando non ricevette copia degli appunti che il 31enne Franz andava accumulando nelle ultime settimane della sua vita in vista di una Decima Sinfonia. Fu allora che scattò il genio di Berio e, sedotto da quegli schizzi, decise di restaurarli: “restaurarli e non ricostruirli”, parole sue! Creò dei ponti: riempì gli spazi nel suo stile, creando un tessuto connettivo sempre diverso e cangiante, volutamente pensato nel colore di un pianissimo quasi impalpabile, come venissero da lontano, sempre accompagnati dallo strumento magico qual'è la celesta. Ricordo la sua imponente figura (un po' burbera in apparenza) sul podio, mentre dirigeva Rendering e il fascino che creava faceva perdonare anche un gesto, ahimè un po' goffo!

Carissimi, il mio viaggio nei ricordi finisce con un'ultima condivisione: la parola rendering mi ha sempre colpita perché si può tradurre in svariati modi: interpretazione, rendere grazie, rendere onore a qualcuno. La desinenza “ing” è tradotta in italiano con il verbo al gerundio, ovverosia, una cosa che non è al passato, non è al futuro, ma in divenire, una cosa che continua! Noi qui, oggi, continuiamo questa “restituzione”, che può essere interpretata da Berio a Schubert, come ... dall'Orchestra al pubblico. Ed io, per questo, mi sento grata.