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LE STORIE

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I TALENTI

I TALENTI

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NELLA MACCHINA DEL TEMPO

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Ogni ricostruzione del passato comincia solitamente con il classico C'era una volta. Per riavvolgere il nastro della memoria a noi invece piace solo pensare a quando in una anonima giornata di luglio del 1966 un gruppo di dirigenti decise di fondare la Polisportiva Orani Calcio.

Erano oranesi accomunati dalla passione per lo sport, negli anni in cui il boom economico italiano aveva permesso di mettersi alle spalle la seconda guerra mondiale. A Orani per la verità c'erano stati alcuni tentativi precedenti, quelli della squadra dedicata alla Madonna di Gonare o associata al marchio di una nota azienda produttrici di avvolgibili, l'OraPlast.

Sulla scelta dei colori, a detta dell'allora Presidente Antonio Tolu, non ci fu un legame con la Nuorese, che dagli anni Trenta rappresentava un punto di riferimento per i calciofili della zona, ma il verde speranza e l'azzurro del cielo di Istolo non potevano che combinarsi in una scelta tanto originale quanto coraggiosa.

In quegli anni in paese la Valchisone, l'impresa piemontese che si occupava dell'attività estrattiva, occupava già l'area di Istolo. In mezzo alle montagne di talco i giovani si divertivano a dribblare e bagnare di sudore gli indumenti estivi tanto quelli invernali, per rompere la monotonia pomeridiana, visto che la TV era privilegio di pochi e per lo più in fascia serale.

Erano gli anni della Grande Inter, che oltre a conquistare trofei internazionali, faceva proseliti anche in paese, come dimostrano le decine di tifosi neroazzurri che ancora oggi celebrano le imprese di Francolino Corso o di Helenio Herrera.

Nella terra battuta della Valchisone non si giocavano solo partite ufficiali, ma sfide infinite tra amici che accorrevano anche dai paesi vicini, per condividere quella fede sportiva e perchè no un bicchiere di vino o di birra vrisca.

Chi giocava a calcio lo faceva solo ed esclusivamente per pura passione, non certo per chissà quale rimborso spese, e dopo la fatica agonistica tornava a lavorare, per portare a casa la paga mensile o aiutare i genitori.

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Alcune immagini delle prime squadre del calcio oranese degli anni Sessanta

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L'ATTO COSTITUTIVO

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IL PRIMO ALLENATORE-GIOCATORE

La prima stagione ufficiale fu quella del 1966-67, nel campo ricavato tra le montagne di talco Gonario Corsi guidava la prima squadra oranese al via dei campionati federali . Dopo aver segnato tanti gol con gli amici del paese, fu l'alfiere anche del salto in seconda categoria.

Si intendeva a meraviglia con i vari Giovannino e Chicco Chironi e sapeva essere un leader in campo e fuori, impegnandosi anche in attività organizzative e gestionali.

Gonario era una persona solare, che amava la compagnia e sapeva stare con gli altri, resta sempre vivo nel ricordo della moglie e dei figli.

Ha ereditato i geni di goleador il nipote Giuseppe Meloni figlio del dirigente Sandro che promette bene con la maglia verdeazzurra. Strappato all'affetto dei suoi cari nel 1994, Gonario resta una figura indelebile nella storia del calcio oranese.

La squadra che nel 1967 vinse il primo campionato di Terza categoria

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IL FACTOTUM

Insieme a Gonario Nivola, Maureddu Campus, Bovore Lutzu, è stato tra i promotori del pallone come agenzia di socializzazione. Oltre ad aver iniziato al pallone Gigi e Angelo, cresciuti a pane e palleggi, Antonio Tolu è stato il deus ex machina del calcio oranese a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta.

La creazione di un nuovo campo sportivo poco distante da quello ricavato nei locali della ex Valchisone è stata da subito una sua preoccupazione, così come ha avvertito la necessità di mettere in piedi un settore giovanile. Così nacque l'idea di Forze Nuove, dove trovarono spazio le nuove leve del calcio oranese.Grazie alla miniera di informazioni da lui offerte, si sono potuti ricostuire i primi passi del calcio oranese. Scoprendo tra l'altro che neppure i partiti politici riuscirono a condizionare gli interessi della squadra oranese.

L'INNO

"Forza Orani che siamo alle finali la Pietraia bisogna eliminar..ogni tiro deve essere una rete ogni passo un passo verso il gol....."Questa filastrocca accompagnò la squadra quando vinse il primo campionato di terza categoria. La vincente aveva diritto ad affrontare le vincitrici degli altri gironi . L'inno nacque alla vigilia della trasferta ad Alghero, fu un modo per rendere quel viaggio, allora lungo e faticoso, indimenticabile al di là del risultato, e perchè no, piacevole per il clima da gita scolastica con cui era nato.

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IL GRECO CHE CALCIAVA LE PUNIZIONI

Evangelos Kapatzonis aveva giocato, forse, nell'Olimpiakos. Ma durante il regime dei colonnelli era stato costretto a fuggire, trovando rifugio in Italia. Sapeva fare il formaggio, e così era finito al caseificio di Sarule. Fu lì che mostrò subito che oltre le mani sapeva farci anche con i piedi. Così quando decise di giocare a Orani, insegnò a tutti come si calciavano le punizioni a foglia morta, che i più fortunati avevano avuto la possibilità di vedere in tv, calciate da campioni come Mariolino Corso. Agli altri non restava che ammirare la bravura del greco. Come ci ha confidato Emilio Marongiu, che le osservava bene dal momento che era suo compagno di squadra tra i pali, era stato difficile tesserarlo, perchè l'Olympiakos voleva soldi.

Ma alla fine la diplomazia oranese riuscì a spuntarla senza costi aggiuntivi, se non quelli dei tradizionali spuntini, dove tutti potevano apprezzare anche il sapore di quel formaggio sarulese prodotto dalla inedita maestranza ellenica.

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CAMPU VEZZU

Nel 1966 l'iscrizione al primo campionato di terza categoria giocato nel campo della Valchisone fu concessa anche se il terreno era alquanto approssimativo ed non regolamentare. Nonostante tutto vincemmo quel campionato con la conseguenza che per poter giocare in seconda categoria vi era la scelta obbligata di realizzare un nuovo campo in tempi strettissimi, durante il periodo estivo. Fu individuato un lotto a Iniddo dove poi è stato realizzato il terreno di gioco ma sorsero non pochi problemi. L'appezzamento, di proprietà della famiglia Nieddu/Mastinu, era concesso in affitto a Domenico Borrotzu e questo era solo il primo ostacolo. Ci fu una lunga mediazione tra i proprietari e l'affittuario per convincere entrambi a rinunciare al terreno. Grazie all'intervento di Nanneddu Bassu e dell'allora sindaco Gigi Aru, si riuscì, dopo lunghe trattative, ad acquisire il terreno e restarono fermi gli oneri della costruzione in tempi brevi di un campo di gioco pur non disponendo di fondi nè finanziamenti. Tutto il paese collaboró e con il contributo dei mezzi e degli operai della Soim e della Valchisone si cominciò a sbancare il lotto.Dopo tre mesi di lungo e faticoso lavoro si riuscì a realizzare quanto necessario per poter giocare , gli spogliatoi erano costituiti dalle sole mura perimetrali ed il soffitto. Grazie anche a una sovvenzione regionale furono reperiti primi fondi, pari a 5.700.00 mila lire, con i quali si riuscì a pagare le spese vive dei materiali utilizzati.

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Un momento della costruzione dei nuovi spogliatoi

CAMPU NOVU

In occasione dei mondiali di calcio del 1990 il Comune ricevette un contributo per i lavori di rifacimento del terreno di gioco. Alcuni anni dopo l'amministrazione comunale decise di intitolare la struttura a Salvatore Nivola, fratello dell'ex giocatore e allenatore Nunzio, che nonostante la disabilità procurata da un incidente in età giovanile, si era distinto a livello sportivo. Rispetto al campo della Valchisone, il campo di Iniddo è stato adeguato a tutte le normative di legge, i vecchi spogliatoi sono diventati l'attuale sede sociale, è stata realizzata una pista in tartan che ospita le manifestazioni di atletica leggera, alla recinzione esterna si è aggiunto un nuovo spogliatoio contiguo al rettangolo di gioco.

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Il nuovo campo intitolato a Salvatore Nivola (nel 2008)

L'ESULTANZA A RIOLA

Tra gli episodi celebri, un posto speciale spetta anche a un fatto accaduto a Riola Sardo, l'allenatore Ibba al gol della vittoria per 2-1 (stupendo) realizzato in sforbiciata da Antonio Pisone, gioì esclamando "Esu bette rete!!! ", il direttore di gara lo interpretò, probabilmente, come una bestemmia, e lo espulse in malo modo.

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IL CERA VERDEAZZURRO

Doverosa postilla per i più giovani: Cera era il libero del Cagliari dello Scudetto che da centrocampista arretrò nella linea difensiva, trasformando l'interpretazione di questo ruolo da puramente difensivo in quello di un costruttore di gioco. Salvatore Gasola, alias Bovore Farina, forse si ispirava a lui, per l'eleganza nelle giocate, nella sua capacità di farsi sentire anche senza alzare la voce. La difesa verdeazzurra aveva un leader che faceva ripartire l'azione e non buttava la palla a casaccio. Il Cera verdeazzurro se lo ricordano tanti.

IL PIACENTINO

Tra gli allenatori che decisero di allenare la squadra c'era anche un signore piacentino, capitato in paese per ragioni di lavoro. Si chiamava Facchini, e per un incredibile coincidenza, assomigliava nel cognome e anche fisicamente al celebre terzino dell'inter Giacinto Facchetti, bandiera della nazionale.

Rimase in paese per poco tempo, eppure i giocatori dell'epoca conservano un ricordo nitido, di una persona che sapeva farsi rispettare, forse anche per il suo fare spiccio, e perchè nel corso degli anni la squadra aveva maturato esperienza nel calcio della zona. Di lui ci resta una foto sbiadita, ma nella memoria di tanti il ricordo è sempre nitido.

MENOTTI

Il suo appellativo non deriva da una vaga somiglianza con il famoso allenatore argentino che lo ha accompagnato anche quando ormai acciaccato seguiva le partite della squadra da bordocampo, da guardalinee. Parola poco appropriata dal momento che in quegli anni una vistosa bendatura all'occhio ne limitava la visuale e ne faceva il bersaglio privilegiato dei tifosi avversari. Ma lui non faceva una grinza, bisbigliava qualcosa e poi continuava a osservare lo sviluppo della gara. Come quando da portiere assisteva al bel gioco della squadra, che al primo anno seppe vincere il campionato. Vadore Menotti parlava rigorosamente in limba, fumava e beveva in compagnia. E quando c'era da scherzare, era il primo a fare autoironia.

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LA DINASTIA DEI CHIRONI

Giovannino, Tore, Chiccu , Carlo, Mario Piero e Aldo hanno giocato spesso insieme , facendo impazzire gli arbitri alla lettura della distinta ma anche i difensori avversari. Negli anni successivi Angelo, Leonardo e Fabio hanno dato continuità alla dinastia, genio puro e sregolatezza del calcio oranese. Difficile condensare in poche righe le qualità di questa famiglia di calciatori, che sul rettangolo di gioco hanno espresso sprazzi di gioco e di follia, di arte e emozione, di prosa e poesia.

Chironi, basta la parola...

I Chironi in alcune squadre oranesi degli anni Sessanta e Settanta

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L'ALA

La fascia destra l'ha percorsa chissa quante migliaia di volte, sarebbe potuto andare a piedi da Mosca e Lisbona e non si sarebbe fermato mai. Daniele Nivola, Telleddu, è nato con la passione della corsa, tanto che anche dopo aver appeso le scarpette al chiodo ha fondato la società di atletica leggera e ha visto crescere tanti podisti oranesi. Per Magnasco era un maratoneta inesauribile, per i tifosi quello da spingere per l'ultima incursione, per quel cross al centro nei minuti finali, quel recupero a fondo campo, quello scatto infinito.

Daniele Nivola con la maglia numero 9 si complimenta con i compagni dopo un gol

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CAPITAN NIEDDU

Ha collezionato centinaia di presenze con la maglia oranese, fino a conquistare i gradi capitano. Ma oltre ad essere tra i più presenti, era un difensore di quelli difficili da superare. Francesco Nieddu entra di diritto nella galleria dei grandi giocatori oranesi degli anni Settanta. Fisico imponente, senso della posizione, capacità di leggere ogni pallone con tempismo. Ancora oggi ricorda i duelli epici con i bomber del periodo.

I nostri giocatori guidati dal capitano Francesco Nieddu (noto Giangianu) all'ingresso in campo a Istolo in una celebre sfida con la San Marco di Cabras.

IL FIUTO DI GIANNI

Arrivò in paese a metà degli anni Settanta, portando una professionalità una capacità di insegnare calcio fuori dal comune. Con lui giocarono i più grandi oranesi di sempre, da Chicchitto Cosseddu a Francesco Nieddu, da Alfio Sulis ai Chironi, senza dimenticare un certo Tore Podda, un giocatore fuori dagli schemi. Gianni Magnasco, che a Nuoro ha messo in piedi un impresa specializzata nella produzione di infissi, portò con sè giocatori che hanno lasciato il segno da Franco Capello a Graziano Tolu. Quando la prima categoria era la seconda serie regionale, la sua squadra dettava legge ovunque. Un tecnico che pur non avendo vinto campionati a Orani, rappresenta per molti ancora oggi

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un punto di riferimento.

Da sinistra Chicchittu Cosseddu, Franco Carta, Gianni Magnasco, Francesco Nieddu e Graziano Tolu

Gianni Magnasco in panchina con Franco Carta, dirigente

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Da sinistra Aurelio Cosseddu con Chicchitto Cosseddu , Pietro Francello e Franco Carta

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Il presidente Pietro Fancello premia Graziano Tolu davanti a Giovanni Pireddu

Nunzio Nivola, Pietro Fancello e Franco Carta

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Altre formazioni oranesi degli anni Ottanta guidate tra i pali da Federico Cossu, uno dei migliori portieri arrivati a Orani in quel decennio

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LA DONNA DIRIGENTE

Negli Settanta, il calcio era spesso indice di maschilismo, come cantava Rita Pavone la domenica gli uomini lasciavano le donne sole per andare a vedere la partita di pallone. Invece lei pur di seguire il marito che correva sulla fascia come pochi non esitava a preparare i bagagli ed entrare anche nello staff dirigenziale. Maria Mannone era un appassionata di sport, e vedeva nel calcio un buon motivo di distrazione, nonchè l'occasione per socializzare e uscire fuori dalla routine paesana dimostrando che il pallone non piaceva soltanto ai maschietti. Due decadi più tardi sarà tra i fondatori della società di atletica leggera, con altrettanti lodevoli risultati.

QUANDO GINO SORPRESE TUTTI

Ls storia verdeazzurra degli anni Settanta è costellata di episodi che meritano di essere citati per dare un'idea dello spirito goliardico e dilettantistico con cui la magior parte dei giocatori scendevano in campo.Una volta il mitico Gino Cheri, che oltre ad essere stato un eccellente giocatore ha allenato con passione le squadre giovanili, nella partita con la squadra riserve mentre l'arbitro era di spalle in occasione di una punizione, prese la palla e si diresse verso la porta segnando un gol tra lo stupore di tutti, dicendo "Hanno tirato..." e l'arbitro convalidò...

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DA NORD A SUD

Negli anni Settanta la Promozione era il primo livello del calcio regionale, così giocare in prima categoria significava affrontare squadre di tutta la regione. La posizione geografica dava alla federazione la possibilità di collocarci sia a Nord che a Sud. Così i più anziani ricordano mitiche trasferte da La Maddalena a Villasor , da Orosei a Bosa. La squadra partiva al mattino presto, si fermava a pranzo fuori, con mogli e figli al seguito (io ero tra questi, anche se ero bambino e non lo ricordo) , le strade erano ancora inadeguate non come le provviste sempre abbondanti sopratutto in termini alcolici.

La domenica volava via sui campi di calcio, ascoltando le radioline e coprendo i pianti dei poppanti, tra abbondanti improperi verso le giacchette nere o temporali improvvisi che rendevano difficoltosa la visione della partita .

Una squadra guidata dal mister Gianni Magnasco che militava in Prima categoria, seconda serie regionale negli Anni Settanta

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LA ROVESCIATA

Chi l'ha vista dal vivo assicura che il gesto tecnico è rimasto impresso per sempre come un'opera d'arte. Di spalle alle porta si alzò in cielo e con l'incoscienza di chi non ha paura di nulla scaraventò la sfera con la massima potenza e precisione. Da far applaudire anche i tifosi avversari. La rovesciata di Tore Podda a Cabras è stato uno dei momenti sublimi del calcio. Poddeddu aveva trovato in paese una dimensione ideale, gli volevano bene in tanti, e mister Magnasco sapeva che con lui non c'era bisogno di dare indicazioni. Se era in giornata non ce n'era per nessuno, si partiva con un gol di vantaggio. Poddeddu ha infiammato le domeniche oranesi, ha fatto sognare tanti, su un campo di calcio ha trovato la sua platea preferita.

Tore Podda (il secondo accosciato da destra) in una foto degli anni Settanta con mister Magnasco in panchina

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IL BICCHIERE

Il bicchiere non può restare vuoto. Questa regola non scritta del dopo partita in Barbagia vige da anni anche nel campo di Istolo. Al bettolino, negli spogliatoi, nella zona dedicato a quello che ora si chiama terzo tempo. Il tradizionale rinfresco offerto al forestiero in segno di ospitalità dai tempi in cui si arrivava a Orani da ogni angolo dell''isola, e nonostante il paese avesse una posizione centrale facilmente raggiungibile da Nuoro, un momento atteso per raffreddare gli spiriti più caldi, ma anche per condividere una passione comune, fatta non solo di pallone, ma anche di lavoro , figli, fidanzate, storie più o meno felici.

Una rappresentanza di appassionati tifosi oranesi subito dopo una vittoria, festeggia vicino al bettolino del campo comunale di Orani.

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QUELLA VOLTA A LA MADDALENA

Sono tantissime le trasferte che sono rimaste scolpite nella memoria ma ce n'è una che ancora oggi solletica la curiosità dei tifosi più anziani che allora magari giocavano o seguivano la squadra. Il viaggio a La Maddalena fu un autentica odissea, chilometri e curve che non finivano più sull'orientale sarda, e poi anche il supplemento del traghetto per giocare una partita di calcio. Quando nell'arcipelago c'erano gli americani a proteggerci in tempi di guerra fredda.

In tanti ricordano l'epicità di quel viaggio, perchè della partita meglio non parlarne, fu una sconfitta sonora. Ma arrampicarsi sino al capo estremo della Sardegna, in quella meraviglia della Natura che solo pochi avevano avuto la fortuna di conoscere fu emozionante.

Gianni Magnasco a sinistra con Franco Carta e Cosimo Brundu in trasferta

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SINDIA SPROFONDA ORANI VA IN SECONDA!!!

Faceva caldo a Bolotana quella domenica di maggio, il 18 maggio 1987, ma non era solo colpa del primo sole estivo che si affacciava nel centro che sovrasta la piana industriale di Ottana. Era un calore particolare, quello di un paese che dopo un testa a testa lungo un anno intero si giocava l'atteso ritorno in seconda categoria. Non bastarono 90 minuti per coronare un sogno, perchè dopo il gol dell'indomabile guerriero Angelo Chironi, Chendo come il famoso terzino del Real Madrid, arrivò nel finale la beffa del pareggio del Sindia. Ma ai rigori i nostri furono più bravi, Mureddu Nieddu Pinna Mastio e Marratzu, cinque tiri cinque gol, Mario Crudu invece ne parò uno e dopo l'ultimo penalty le tribune dello stadio di Bolotana non riuscirono a contenere le emozioni di centinaia di oranesi. Lacrime di gioia, di fatica si mischiarono in un abbraccio finale liberatorio con annessi gavettoni a mister Baingiu che aprì un ciclo di anni con giocatori fatti in casa. "Sindia sprofonda Orani va in seconda" il grido di battaglia di quella marea di tifosi, anziani giovani e bambini, uomini e donne che incitarono la squadra senza fermarsi un attimo e vennero ripagati.

La squadra guidata da Angelo Baingiu che vinse il campionato di Terza categoria nel 1987

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UNA SQUADRA FATTA IN CASA

Una vittoria sofferta perchè ottenuta soltanto ai calci di rigori di uno spareggio, ma dal sapore davvero speciale perchè ottenuta in modo diverso. Trent'anni fa vincemmo il primo e unico campionato con soli giocatori del posto. Angelo Baingiu che aveva appena appeso le scarpette al chiodo, potè contare su una generazione di ferro, che aveva una voglia e uno spirito del gruppo eccezzionali.

Gli anni Ottanta furono segnati da alti e bassi ma quella squadra restà ancora scolpita nella memoria di generazioni di oranesi. Crudu, Chironi, Nieddu, Nivola, Carroni, Salvai Mannoni, Mureddu, Marratzu, Mastio e Pinna l'undici standard con Succu, Scano, Deriu , Angelo e Tore Noli pronti a entrare, cominciavano a sbocciare i vari Franco Tolu, Alberto e Angelo Ziranu, i gemelli Antonello e Simone Masini.

L'ostinazione nel voler puntare solo sul prodotto locale, non avendo ancora completato il passaggio generazionale, forse fu la causa dei risultati successivi, ma quella squadra che giocava con un'insolita maglia a strisce giallo-blu, più simili a un completo da rugby (poi copiate anni dopo dal Parma di Malesani) ci ha fatto sognare

Una squadra unita anche fuori dal campo

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UN ESEMPIO DI ATLETA

Se dovessimo scegliere uno dei protagonisti di quel decennio, punteremo a occhi chiusi sul capitano coraggioso, inossidabile, in grado di collezionare quaasi 400 partite con la maglia tatuata. Mai un gesto fuori luogo, sempre puntuale e preciso negli intervento. Francesco Salvai era il leader della difesa, sapeva farsi sentire anche se non era uno che alzava la voce facilmente. Stopper libero sapeva occupare più ruoli con la solta eleganza e diligenza, con il passare degli anni ha conservato la sua freschezza atletica da professionista.Un esempio di sportivo vero.

Francesco Salvai, il primo accosciato a destra, in una formazione allenata da Angelo Baingiu a fine anni Ottanta

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LE API DI BURGOS

1988, campionato di seconda categoria, la squadra ripescata all'ultimo si ritrova a giocare in un girone composto dalle formazioni del Sassarese. Burgos è una delle trasferte più vicine, la gara finisce con un rocambolesco 3 a 3 in rimonta. Ma a a passare agli annali non è la girandola di gol, ma un episodio singolare che capita alla fine del primo tempo. Il compianto Mario Crudu, che ci ha lasciato proprio pochi giorni dopo le celebrazioni dei 50 anni, viene attaccato dall'avversario più imprevedibile e anche più pericoloso. Uno sciame di api che ha trovato casa nella porta da lui difesa. Lui appena sente il fastidioso sibilo comincia ad agitarsi e a sentire un certo prurito in testa. Morale partita sospesa e ci vuole il medico per prestare soccorsi. Fu costretto a uscire, al suo posto entro Franco Scano che passò il secondo tempo più a guardarsi alle spalle che agli avversari che sfrecciavano sotto il castello del Goceano.

LA RABONA DI PUGGIONI

1991:quel campionato di seconda categoria finì con una retrocessione annunciata da un organico non all'altezza, troppo inesperto per garantirsi la salvezza. Da Nuoro con Bobore Selis allenatore che aveva guidato anche la Nuorese, arrivarono il difensore Gianfranco Cossu il centrocampista Antonello Pellegrini e l' attaccante Marcello Puggioni. Di lui si ricordano pochi gol in quella annata sfortunata ma uno stupì tutti. Era un gelida domenica di inverno , il campo reso pesante dalla pioggia. Sotto di due gol l'arbitro ci diede un rigore, sul dischetto si presentò lui, non ci pensò due volte, gambe incrociate e il portiere che osservò la palla infilarsi all'angolino. 2 a 1 e partita riaperta, una rabona mai vista. Il nervosismo dei tifosi che aspettavano da mesi una vittoria si sciolse in un risata liberatoria. Meno male la palla finì in rete, non osiamo immaginare cosa sarebbe succcesso in caso di errore...

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I SASSOLINI DI BOBORE

Bobore Selis guidò la squadra per soli due mesi, tra cui una incredibile partita con il Tain (acronimo di Tanti amici insieme nuoresi ) dove poi giocò anche il figlio Antonello. Portava sempre gli occhiali e due lenti spesse come fondi di bottiglia che lo aiutavano a leggere la partita. Lui che amava il Grande Torino aveva allenato calciatori di spessore, peraltro sull'erba del Quadrivio. Immaginatevi il fastidio quando calcò la terra battuta di Iniddo, così mentre la squadra si allenava, lui si divertiva a togliere dal campo i sassolini , mica pochi sopratutto quando pioveva. Ma più di una volta colpiva i giocatori che già allertati dal gelo autunnale di Istolo non esitavano a riprenderlo.

Una formazione allenata da Giovanni Pireddu nella stagione 1991-1992

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LA RINASCITA NEL 1993

La precedente stagione era stato il punto più basso della storia verdeazzurra, nell'anonimato della terza categoria. Del vecchio gruppo dirigente era rimasto Gonario Nivola, che era stato uno dei fondatori nel 1966. Lui che aveva vinto la battaglia più difficile, quella contro una terribile malattia, non voleva gettare la spugna nel momento della disperazione, animato da una fede incrollabile.

Chiese una mano all'amico Gianni Milia, vicino di casa che come lui sapeva rimboccarsi le maniche. Nell'estate del 1992 erano in pochi nella vecchia sede della Polisportiva nelle ormai dismesse scuole medie, sulle ceneri di quello che restava quel gruppo dirigente richiamò in paese Andrea Mastio, che mise in piedi la scuola calcio, e i giocatori del posto, diversi della mitica leva del 1966 ,che avevano scritto le pagine più gloriose e vinsero a mani basse il campionato di Terza categoria con l'aiuto di alcuni nuoresi, Gianfranco Manca Graziano Satta e Marco Basolu e a stagione in corso di un Antonello Stocchi che aveva preso il posto tra i pali di Paolo Seddone. I nostri beniamini erano guidati da una bandiera del calcio nuorese che il verdeazzurro lo aveva tatuato nel cuore, Chicco Piras.

1994 al ritorno in seconda categoria la squadra centra il quarto posto

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IL SORRISO DI CHICCO

Quando arrivò a Orani veniva da una vita passata a Nuoro, dove dopo aver appeso le scarpette al chiodo, aveva aperto un negozio di articoli sportivi. Quando Gonario Nivola e Gianni Milia lo convinsero a accettare la panchina verdeazzurra, lui si fece subito voler bene nella realtà paesana. Era quello che cercava l'affetto della gente, dopo aver dato tutto per un altra maglia verdeazzurra ,quella della Nuorese. Così rimaneva in paese anche oltre gli orari degli allenamenti, per scambiare due chiacchere con i giocatori, per dare qualche consiglio ai più giovani. Il primo anno fu una cavalcata trionfale, la sua cinquecento sfrecciava nelle curve di Oniferi pimpante come la squadra nel campionato di Terza . L'anno successivo in Seconda, una stagione molto positiva culminata con il quarto posto alle spalle di Folgore, Attilia e Atletico Nuoro. L'anno dopo, la squadra puntava alla promozione ma fallì il salto di categoria E lui per necessità scese anche in campo a 50 anni, mostrando che la classe non ha età. Era taciturno e amava osservare gli altri prima di parlare. Centellinava i sorrisi, ma i suoi erano sinceri e spontanei come quelli di un bambino. Se ne è andato via in silenzio.

Una foto del 1995 quando Chicco Piras scese in campo per dare una mano alla squadra rinforzata dai siniscolesi Peppe Mulargia, Marco Selis e Franco Scanu

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LA PROMOZIONE DEL 1997

18 maggio 1997, dieci anni esatti dallo spareggio di Bolotana, un' altra gara decisiva. Le tribune del Quadrivio di Nuoro non erano in grado di contenere le centinaia di oranesi arrivati al momento più importante di una stagione entusiasmante. Non erano bastate 30 partite, due scontri diretti entrambi persi, per stabilire chi tra noi e Benetutti dovesse andare in Prima categoria. Per vincere il primo caldo estivo e la munita retroguardia del Benetutti, comandata da un immenso Carpenti, Pietro Corrias ne inventò una delle sue, basta tatticismi, tutti avanti, così sotto di un gol per un incertezza, l'unica di un campionato stupendo dell'eterno Franco Mureddu, quando si fece male Salvatore Argiolas, il celebre Amarildo fece entrare un altro giocatore offensivo Alessandro Brundu, e con Alex Cossu Tore Gungui Tore Marratzu e Tore Noli la squadra diventò un treno lanciato a massima velocità .bum bum due gol e punteggio ribaltato prima del riposo. Nel secondo tempo il caldo e la pressione crescente del Benetutti misero a repentaglio le coronarie delle famiglie verdeazzurre all'ombra del Quadrivio, ci vollero alcuni interventi prodigiosi di un super Seddone a blindare la vittoria. Per la prima volta nella storia L'Orani vinse il campionato di seconda categoria.

La squadra che vinse il campionato 1996-1997 con Pietro Corrias

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LA GRINTA DI PIETRO

Ha visto crescere un certo Gianfranco Zola, ha allenato il Taloro il Fonni e la Nuorese ottenendo risultati ovunque. Pietro Corrias da Oliena ha lasciato un segno indelebile a Orani. Maestro alle scuole elementari del paese, dopo un anno di transizione seppe costruire una squadra capace di vincere divertendo . L'anno seguente con pochi innesti fece faville anche in prima categoria, togliendosi lo sfizio di battere le due battistrada del girone, prima il Bosa con un perentorio 4 a 1 poi il Fonni 3 a 0 a domicilio. La squadra lottò a lungo per il secondo posto insieme ad avversari quali Ghilarza e San Teodoro. Il celebre Amarildo si fece apprezzare anche per la grande capacità di incitare la squadra tirando il meglio da ogni giocatore.

Pietro Corrias è stato un allenatore capace di dare un' impronta di gioco, l'unico a vincere il campionato di Seconda categoria al termine di un lungo duello col Benetutti, concluso nel celebre spareggio al Quadrivio.

La squadra che nel 1998 battè le battistrada Bosa e Fonni in Prima categoria

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PICCOLO GRANDE UOMO

Quando lo vedevi in campo in mezzo a tanti centrocampisti prestanti ti chiedevi come potesse competere. Eppure lui sapeva sempre cosa fare della palla. Sventagliare in avanti, appoggiarla al compagno o metterla in porta. Qui era uno specialista nei calci da fermo. Sapeva dosare la forza, calcolare bene la distanza.

Gigi Gungui da Orgosolo è stato uno dei migliori giocatori dell'unica squadra che vinse il campionato di seconda, nella stagione 1996 1997. Con lui arrivò anche il fratello Tore che contribuì alla fondamentale vittoria all'ultima giornata a Nuoro con il San Giovanni che portò allo spareggio decisivo con il Benetutti. Gigetto era basso come Zola ma illuminava la manovra con le sue aperture in fascia, con le giocate sempre precise e puntuali. Rimase anche l'anno successivo e fu uno splendido direttore d'orchestra anche allora. E' tornato ad allenare le giovanili e anche lì ha insegnato a tanti come si gioca la palla nonostante la statura.

LA QUATERNA DI ALEX

Avversario il Tresnuraghes, era una domenica di inverno gelida, ma quella volta fu capace di segnare 4 gol in una partita. Alessandro Cossu è stato uno di quei giocatori che quando trovava la combinazione astrale giusta, diventava imprendibile. A fine stagione lui e Ivano Argiolas andarono in doppia cifra e portarono la squadra al quarto posto.

Dopo aver contribuito a suon di reti e sgroppate sulla fascia alla promozione dell'anno precedente, nel girone d' andata di quel campionato di Prima categoria, con Ivano Argiolas diventò l'arma in più di Pietro Corrias, capace di spaccare la partita con quella falcata portentosa e la capacità di trovare la via della rete anche dalla fascia destra.

Peccato che tra guai alla caviglia e altri problemi fisici il suo campionato finì anzitempo e con lui le speranze di promozione. Ma Alex quando era in vena, inventava magie come quello celebre della Juve.

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LA RIMONTA DEL 1999

La miseria di otto punti, penultimo posto in classifica, il dopo Corrias non era iniziato nel migliore dei modi. Nel primi mesi della stagione 1998- 1999 la squadra annaspava nei bassifondi del girone C di prima categoria. Rispetto alla stagione precedente, erano cambiati pochi giocatori, eppure la squadra costruiva tanto ma concretizzava poco. Gli avversari ci facevano i complimenti ma si prendevano i punti. In fondo al tunnel non si vedeva la luce, qualcuno storceva il naso per la scelta del nuovo allenatore che rispetto al predecessore usava toni più pacati, non alzava la voce e seguiva la partita con un modo apparentemente dimesso. La squadra che poteva contare finalmente su un preparatore atletico, correva tanto ma raccoglieva poco e alla fine un po' di rassegnazione serpeggiava nello spogliatoio.

Ma quando Tore Noli alla fine del girone di andata segnò il gol decisivo nella trasferta a Cuglieri il vento cominciò a girare.

Oltre ai complimenti arrivarono anche le vittorie e con il passare delle settimane risalimmo in classifica fino a chiudere al quarto posto, perdendo soltanto con la Nuorese lanciata verso la promozione e la Dorgalese . Una scalata inarrestabile che premiò la pazienza del direttivo che ebbe fiducia nel lavoro dell'allenatore Giorgio Muggianu. Arrivando a vincere sette partite di fila con un premio partita succulento ...a base di pesce.

La foto della squadra del 1999 allenata da Giorgio Muggianu

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UN SIGNORE IN PANCHINA

Un articolo de l'Ortobene celebra il campionato del 1999

Si dice che gli allenatori per lasciare il segno in una squadra hanno sempre bisogno di qualche anno, per raccogliere i frutti del lavoro. Ma lui in appena nove mesi ha conquistato la stima di tutti. Giorgio Muggianu da Macomer portò con sè un bagaglio di competenze, saggezza e anche un preparatore atletico Sergio Masia, figura ormai in disuso nell'ambiente calcistico oranese. Dopo la gestione di Pietro Corrias culminata con la promozione in prima categoria e un ottimo quarto posto, era difficile raccogliere l'eredità. Ma lui che aveva portato la Corrasi in Eccellenza, non si è perso d'animo. Nemmeno quando dopo otto giornate la squadra vivacchiava nei bassifondi e qualcuno ne chiedeva l'esonero.Ma il direttivo che non vedeva i risultati sul campo si rendeva conto che la squadra comunque cresceva e aveva a che fare con episodi sfortunati, gli rinnovò la fiducia. A dicembre arrivò un gigante, Tore Caria, che compattò lo spogliatoio e aggiunse centimetri alla squadra. Da allora fu un escalation di vittorie, ben sette di fila, con un girone di ritorno al ritmo delle prime. Il quarto posto finale non bastò per andare agli spareggi nè per guadagnarsi la conferma visto che l'anno dopo, era il 2000 la dirigenza rassegnò le dimissioni e Giorgio tornò nella sua Macomer a occuparsi di giovani. Con la flemma che lo aveva contraddistinto a Orani.

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L'INTERMINABILE RECUPERO

Un' altra domenica di maggio difficile da dimenticare, nel nuovo Millennio. Dopo una stagione con l'acqua alla gola bisognava battere la Dorgalese per garantirsi la prima categoria. A inizio stagione la società guidata dal neopresidente Daniele Nieddu aveva voltato pagina puntando su un allenatore navigato come Gianni Coccone che a Gavoi e Fonni aveva ottenuto grandi risultati. L'obiettivo era quello di ringiovanire la squadra che era stata capace di salire dalla Terza alla prima sfiorando anche il salto in Promozione. Ma l'inesperienza e la scarsa vena realizzativa costarono care e a otto giornate dalla fine la decisione disperata, via l'allenatore e la chiamata della vecchia guardia, Andrea Mastio in panchina e Franco Mureddu costretto a riallacciare le scarpette. Con due punti di vantaggio sull'Ottana dell'ex Gigi Gungui che dopo dieci minuti vinceva già 2 a 0 la sua gara, contava solo un risultato, per non doversi giocare la salvezza in un altro scontro diretto. La gara si mise bene quando Tore Noli superò l'inossidabile Stocchi. Ma sbagliammo tante volte il 2 a 0 e la Dorgalese ci punì. Al terzo minuto di recupero quando tutti aspettavano il triplice fischio finale Fancello indovinò un tiro dalla trequarti che si infilò all'incrocio dei pali. Il gelo scese a Istolo come in alcune notti di gennaio, la squadra ancora choccata si gettò in avanti e riuscì a conquistare un rigore, dal dischetto Gianni Secchi mantenne la calma e firmò la rete della salvezza.

La squadra del 2000 sotto la guida di Gianni Coccone

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SPEEDY GONZALES

Stagione 2006-2007, qualche mese prima l'Italia tornò sul tetto del mondo. Per noi era l'anno in cui festeggiavamo il quarantesimo anniversario, ma c'era poco da essere felici. Ci giocavamo la salvezza in seconda categoria, in una finale spareggio a Borore senza appello con il Tadasuni. Un mezzo miracolo si era consumato la domenica precedente, quando Alberto Mattu aveva scacciato l'incubo retrocessione condannando l'Olzai dell'ex Baingiu in pieno recupero. Ci pensò lui a gara in corso a decidere il risultato. Emiliano Silvas stava tagliando il traguardo delle trenta candeline, dopo tanti anni sempre in attesa della chance giusta. Quel giorno con la sua velocità, che gli era valsa l'appellativo di Speedy Gonzales, sorprese tutti siglando il gol decisivo. E il presidente Vittorio Bruno che aveva sofferto tantissimo per quella stagione in apnea, potè tirare finalmente un sospiro di sollievo.

La squadra del 2006- 2007 sotto la guida di Gianluca Cuccui

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LA PROMOZIONE DEL 2008

Stagione 2007-2008 dopo una stagione a mille sotto la guida di Antonio Attene arriviamo terzi nel girone ogliastrino, nonostante i 90 gol che ci valgono il miglior attacco della Sardegna, nonostante la vittoria sulla capolista Idolo battuta a Istolo davanti a un pubblico delle grandi occasioni. Ma c'è ancora un posto per tornare in prima, ce lo offre la Federazione che premia la migliore terza e ci oppone alla Calmedia di Bosa. All'andata a Orani è un trionfo un 5 a 1 che sembra metterci al riparo da ogni pericolo. Sembra, perchè nel calcio guai a pensare di aver già vinto prima di scendere in campo, al ritorno al Campo Italia succede l'incredibile, l'arbitro Zou di Ozieri ci fischia tre rigori contro in appena 45 minuti, due dei quali perlomeno dubbi. Sulle tribune scoppia il finimondo, si pensa al complotto. Ma con un' incredibile forza d'orgoglio, per non deludere le centinaia di oranesi arrivati in riva al Temo per godersi anche il mare e la malvasia, i nostri sono meravigliosi e più forti dell'arbitro e degli eventi, con una doppietta Giovanni Deiana mette la ciliegina sulla torta di una stagione irrepetibile con 42 gol a 42 anni. Di quella squadra ricordiamo le parate di Succu e Paddeu, le sgroppate di Alex Cossu e Gigi Pala, i sombreri di Pibirone, le punizioni di Massi Pinna, ma anche la sicurezza di Di Cesare Rocca e Dessolis, le invenzioni di Fabio Chironi, gli allunghi di Gino Fadda. Bosa si tinge di verdeazzurro, l'ultima promozione assomiglia tanto a un thriller a lieto fine

La squadra prima dello spareggio a Bosa con la Calmedia

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ORANI BATTE CAGLIARI

Quella notte sulle tribune dello stadio Terramaini di Pirri eravamo in pochi a seguire quel triangolare per giovanissimi dove avevamo l'onore di sfidare i padroni di casa e il Cagliari. Quando Marco Gaias e Giovanni Tilocca siglarono i gol della vittoria stentavamo a credere ai nostri occhi. La nostra squadra aveva battuto i pari età del Cagliari, al fischio finale la gioia fu tanta e mister Pianu sorrideva come forse non aveva mai fatto nella sua carriera di allenatore delle giovanili.

Tornammo in Barbagia alla velocità della luce, sul jet gommato del solito Bastiano Campus, che sornione si godeva l'impresa, mentre i riflettori della notte cagliaritana risplendevano sui nostri occhi felici per una impresa da raccontare ai nipoti.

Aprile 2008: il capitano Nicola Silvas alza la Coppa a Pirri

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LA LAZIO A INIDDO

Nel 2008 la società ottiene i fondi per l'allestimento di un torneo nazionale a livello giovanile che celebri il binomio sport e cultura. Da un anno la società è patrocinata dal Museo Nivola, dedicato al compianto artista oranese che si è fatto valere negli Stati Uniti. Per l'occasione arrivano in paese le migliori squadre allievi sarde, con Cagliari Torres Olbia e Nuorese. Ci sono anche i ragazzi di Tore Mastio che hanno appena vinto il campionato provinciale, insieme alla Bittese e al Macomer. A dare lustro al torneo anche i pari età della Lazio che ammirano le bellezze della zona e mettono in mostra il loro talento nella polvere del comunale Iniddo. Alla fine ad alzare il trofeo è però il Cagliari con il capitano Daniele Giorico che diventerà poco dopo un calciatore professionista.

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Daniele Giorico alza il trofeo ricevuto dal presidente della Fondazione Nivola, Ugo Collu

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L'apertura della manifestazione

Luis Oliveira a Orani per il torneo Sport e Cultura dedicato a Costantino Nivola

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Gli ex giocatori del Cagliari Gianfranco Matteoli e Gianluca Festa a Orani per il torneo Nivola con i dirigenti Bastiano Campus e Mario Zichi

I bambini della scuola calcio sfilano prima del calcio di inizio

A BOLOGNA CON SINISA

Sinisa Mihailovic con lo staff oranese

2010: per fare il salto di qualità livello giovanile, il direttivo guidato da Gonario Nivola tornato al timone della società dopo dieci anni di assenza, punta all'affiliazione con una società professionistica. Grazie a una geniale intuizione di Bastiano Campus e Pietro Olianas, responsabili del settore giovanile, nasce l'accordo col Bologna.

I massimi referenti della società emiliana, Giancarlo Marocchi, un passato nella Juve di Lippi, e Daniele Corazza, responsabile della scuola calcio felsinea, arrivano in paese e visionano centinaia di giovani, selezionandone due che vivono una esperienza unica con la maglia rossoblu, si tratta di Luca Frassu e Giovanni Tilocca, giovani di Ottana e Bottidda che hanno già fatto valere il loro valore nelle giovanili verdeazzurre.

L'accordo prevede anche la formazione dei tecnici nel campus di Casteldebole, una comitiva oranese di tecnici e dirigenti partecipa agli incontri periodici oltre Tirreno e in uno di questi ha il piacere di incontrare un allenatore slavo che già promette bene: Sinisa Mihailovic.

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Luca Frassu e Giovanni Tilocca nello stage a Bologna con i responsabili del vivaio verdeazzurro Bastiano Campus e Pietro Olianas

Lo staff oranese con Giancarlo Marocchi e Daniele Corazza responsabili del settore giovanile del Bologna

LE FINALI REGIONALI

Tra il 2009 e il 2011 la squadra allievi diventa una rappresentativa di giovani del territorio. Vista l'esiguità di atleti in paese, la società apre le porte ai giovani del circondario, Oniferi Sarule Orotelli Ottana fino al Goceano, che non trovano spazio nella vetrina regionale. Alla prima partecipazione da matricola Michele Fadda e compagni arrivano dietro solo al Budoni che milita in serie D interrompendo il dominio provinciale della Puri e Forti di Nuoro.

Tra le migliori otto squadre isolane, la squadra di Tore Mastio supera 3 a 1 anche il Porto Torres a Orani ma il 2 a 0 al ritorno nel catino infernale di via delle Vigne viene punita dalla differenza reti e esce dalla competizione.

Due anni più tardi gli allievi sempre guidati da Tore Mastio arrivano ancora alle spalle del Budoni, ma precedendo la San Paolo Oristano battuta a domicilio con un incredibile 3 a 0. Negli ottavi di finale il Fertilia che vincerà titoli regionali a catena espugna il comunale Nivola 4 a 2 e spegne il sogno oranese.

Gli allievi vincono il campionato provinciale davanti all'Ovodda nel 2008

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Gli allievi di Tore Mastio finalisti nel 2009 prima della gara col Porto Torres

Gli allievi di Tore Mastio finalisti nel 2011 prima della sfida con il Fertilia

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LE COPPE DISCIPLINA

Tra i trofei di cui dobbiamo andare fieri ce ne sono alcuni che non danno diritto a promozioni o titoli speciali ma danno una dimensione dello spessore umano e dei valori alla base della nostra educazione sportiva. Le coppe disciplina non sono semplici consolazioni per perdenti, ma segni evidenti di un lavoro che va oltre il gioco. Nella stagione 2010 siamo stati capaci di vincere contemporaneamente il premio nelle categorie juniores e giovanissimi, ottenendo anche risultati brillanti.

I giovanissimi di Gianpaolo Pianu

La juniores di Mauro Delogu

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HASSANE E IL CALCIO GLOBALE

Eccoci alla stagione dei 50 anni , consapevoli che il percorso è stato lungo e tortuoso, non privo di periodi difficili che hanno forgiato lo spirito di questa creatura, ormai di mezza età ma orgogliosa delle sue origini. Se nei primi anni di vita aveva ospitato un greco fuggito al regime dei colonnelli, la Polisportiva Orani Calcio ora è capace di dare una occasione di speranza in un futuro migliore a un giovane africano, Hassane, sfuggito al dramma dell'ebola nella sua Guinea e capace di scaldare i cuori verdeazzurri con una voglia di emergere e un temperamento unici. Nella squadra che con Pietro Canu ha chiuso al terzo posto in seconda categoria, è stato tra i più bravi, più forte di tutto, accendendo le domeniche insieme ai vari Forno, Dessolis, Dessena, Zori, Sechi Daga Mura Zirulia. Il primo africano a vestire la maglia verdeazzurra è uno di noi, è come noi.

La squadra del 2006 sotto la guida di Pietro Canu

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LA FESTA DEI 50 ANNI

Settembre 2016, per celebrare al meglio le 50 candeline il direttivo guidato da Antonio Zirulia ha voluto invitare tutti coloro che hanno scritto pagine gloriose. Ecco sfilare a Istolo i presidenti allenatori e giocatori che hanno vinto i campionati. In campo tre selezioni, quella del cinquantesimo annoversario, quella dell'ultima promozione del 2008, una selezione del passato con tanti capelli bianchi o teste pelate ma sempre pronti a sgambettare in mezzo alla polvere. Un tuffo nel passato, uno sguardo al presente perchè il futuro sia sempre più glorioso.

Graziano Tolu e Giovanni Pireddu, vecchie glorie verdeazzurre si ritrovano

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