2020_3_Rivista OPAM_Maggio Giugno 2020

disegno di un alunno della Scuola Primaria Istituto Figlie di S. Anna - Cercola (NA)

Editoriale

CONOSCERE, COMPRENDERE, CAMBIARE di Don Robert KASEREKA NGONGI ermando il mondo e facendo chiudere tutti i confini nazionali, il coronavirus (SARS-Cov2) ci porta a credere che siamo ad una svolta epocale mai sperimentata sul pianeta Terra. Quando pensatori, politici ed economisti parlavano di “globalizzazione”, il discorso sembrava ancora librarsi sopra le nuvole. L'arrivo del coronavirus ha reso vivido e concretamente evidente il concetto di globalizzazione, ribadendo in modo drammatico che viviamo in una casa comune e che tutti gli uomini portano in sé la stessa umanità.

Rifacendosi ad un’intervista di Austen Ivereigh a papa Francesco, il gesuita p. Antonio Spadaro, nella presentazione del numero monografico di Civiltà Cattolica dedicato al CoViD19, scrive: ”Tra le cose che emergono con chiarezza è la scoperta della fratellanza. L’essere fratelli non è un’idea: è un dato di fatto. Il virus paradossalmente ce lo dimostra perché non conosce né frontiere, né muri. Non c’è strategia per il futuro che funzioni senza considerare l’umanità, e non solamente il singolo popolo, il singolo Stato o la singola regione. Siamo tutti connessi. L'alternativa è solo l'egoismo degli interessi e sappiamo che questo mette a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni.”1 .

opam maggio-giugno 2020

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Tutti gli uomini condividono gli stessi limiti, la stessa vulnerabilità, ma anche lo stesso desiderio di felicità, lo stesso desiderio di infinito. In effetti, il sistema di interconnessione planetaria in cui viviamo ci ha rivelato un paradosso: più siamo connessi, più il contatto può trasformarsi in contagio, la comunicazione in contaminazione, l'interdipendenza in infezione. Proprio nel momento in cui l'uomo moderno con orgoglio professava la sua fede incondizionata nella tecnologia e nella scienza come unici strumenti per realizzare tutti i suoi sogni, il coronavirus è arrivato e ci ha ricondotto a provare una profonda paura per il futuro.

E questa paura del domani è un virus ben più pericoloso, è un virus dell'anima. L'uomo si sente smarrito, ha la sensazione di non essere più il padrone del tempo e dello spazio.

Tuttavia, mettersi in ascolto di questa paura, sperimentarla in modo pro-attivo, può insegnarci molto sulla verità della condizione umana.

Questo momento di crisi ci interpella tutti perché ogni crisi porta al discernimento, all'apprendimento di nuovi approcci.

Essere capaci di leggere fra le righe della storia e affrontare la vita è il fine ultimo di ogni educazione. Questo è ciò a cui l'OPAM punta sin dalla sua fondazione. L'alfabetizzazione,

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1. ANTONIO SPADARO s.i., Presentazione, in COVID-19. Gli scritti della civiltà Cattolica, col. Accenti, n.12(2020), p. 5

Editoriale riusciti a portare avanti, con le lezioni a distanza il loro anno scolastico, anche se le disparità sociali hanno generato anche qui non poche ingiustizie.

Parlando di queste cose, all’OPAM, abbiamo avuto l’impressione che fosse necessario offrire ai nostri bambini l’occasione per riflettere sul tempo che stiamo vivendo e su cosa rappresenti per loro la possibilità di andare a scuola, affinché questo tempo di grande difficoltà possa diventare un tempo fecondo.

Perché l’istruzione senza la Sapienza può essere persino pericolosa.

All’iniziativa che ne è seguita dedichiamo gran parte di questo numero del giornale.

Ringrazio quanti vi hanno partecipato con entusiasmo e creatività.

Un grazie speciale va agli insegnanti e alle famiglie, in particolare alle mamme alle quali rivolgo un augurio speciale in questo mese di maggio.

Spero che, passata la pandemia, io possa aver la gioia di incontravi tutti nelle vostre scuole e così vi racconterò la storia di un bambino a cui mancava tantissimo la scuola e che, grazie all’aiuto dell’OPAM, ha avuto la possibilità di frequentarla…

opam maggio-giugno 2020

l'istruzione, l'educazione rappresentano strumenti fondamentali per acquisire la metodologia e le conoscenze necessarie per poter rispondere con competenza alle sfide che la vita ci pone.

Per questo la scuola deve essere al primo posto nelle agende dei governi di ogni Paese. Da quasi 50 anni l’OPAM si impegna perché questo diritto sia rispettato, ma purtroppo ancora molto resta da fare e le disparità in questo senso sono state rese più evidenti dalla pandemia.

Le scuole sono chiuse in quasi tutti i Paesi del mondo. Ma nei Paesi del Sud del Mondo questo ha significato l’interruzione dell’anno scolastico: niente computer per la formazione a distanza… ma spesso neanche libri di testo personali per continuare a studiare e fare i compiti.

Un anno perso nella vita di un bambino o di un adolescente, e forse molti di più: se si pensa alle difficoltà che abbiamo qui a riprendere le scuole, immaginate cosa sarà lì, dove la situazione scolastica è drammatica.

E non si sa se e quanti, passata la pandemia, riusciranno a tornare a scuola.

Questo significherà un gap drammatico nel futuro di un Paese che non farà che aggravarne miseria e sottosviluppo.

Quasi tutti i nostri giovani in Italia, in qualche modo, sono

Acquarone Sofia 2 aB - Scuola Secondaria di I grado Biancheri di Ventimiglia IM

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Settore educativo

Mi manca la scuola visita il blog con il link https://opam-mimancalascuola.wixsite.com/mimancalascuola

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non far torto a nessuno, abbiamo creato un blog e li abbiamo pubblicati tutti cercando di dare a ciascuno di essi l’importanza e l’attenzione che meritano.

Non si è trattato di un concorso, non ci sono né vinti né vincitori. L’iniziativa non voleva mettere i bambini e i ragazzi in competizione fra loro, ma voleva essere uno strumento per aiutarli a riflettere sul tempo che stiamo vivendo donando loro uno spazio in cui liberare i propri sentimenti e confrontarli con quelli degli altri.

Quando una persona decide di mettere a nudo la propria anima per condividerne i sentimenti, bisogna aver cura del dono che fa e trattarlo con il dovuto rispetto, ancor più se si tratta di un bambino… e questo abbiamo cercato di fare.

Pubblichiamo sul giornale qualcuno dei lavori ricevuti, scelto soprattutto in base alle tematiche affrontate. Altri lavori saranno pubblicati nei prossimi giornali, per tutti gli altri vi invitiamo a seguire il blog “Mi manca la scuola”.

Grazie ai genitori e agli insegnanti che ci hanno inviato questi lavori.

n questi tre mesi di confinamento forzato l’OPAM ha proseguito nelle sue attività in modalità smart working. E il lavoro non manca: controllare le rendicontazioni dei progetti realizzati, valutare le nuove richieste di aiuto, mantenere i contatti con i centri adozione e i responsabili dei progetti, ringraziare quanti, in mezzo a tanti problemi che sta affrontando il mondo intero e che pesantemente coinvolgono il nostro Paese, hanno fatto arrivare il loro aiuto, preparare l’Assemblea annuale dei soci OPAM da svolgere per la prima volta in modo virtuale…

E intanto dal Sud del Mondo cominciavano ad arrivare le notizie del dilagare della pandemia. Percepiamo da immagini e parole quale dramma stiano vivendo quelle popolazioni, prive di tutto per affrontare un’emergenza che ha messo KO Paesi come il nostro. Ma il pensiero corre subito ai bambini. Le scuole sono chiuse anche lì ma per tutti loro la scuola è vita: e ora che ne sarà di questi piccoli?

Per la prima volta anche i nostri bambini in Italia sono costretti a stare a casa, lontani dalla loro scuola, e così ci è venuta la curiosità di conoscere cosa significasse per loro non poter andare a scuola.

Per questo abbiamo lanciato l’iniziativa “Mi manca la scuola”. E’ partita quasi per gioco ma, come da sempre ci insegnano i bambini, il gioco è una cosa (RO) Carlo 3a A – Scuola Primaria Giovanni Pascoli - Adria seria, molto seria.

Pensavamo di ricevere solo qualche contributo e inI valori emersi in questo tempo e le vece siamo stati letteralmente inondati di disegni, componi- difficoltà che abbiamo e dovremo affrontare, possano diventare menti, poesie, video… realizzati individualmente, o con la occasione di crescita umana, personale e sociale, affinché, terpropria classe, da 480 bambini e ragazzi di 50 scuole italiane minata questa pandemia, il mondo sia migliore di prima… e e una lussemburghese. La maggior parte sono scuole primarie per tutti.

(38). Le scuole dell’infanzia sono state 6, le secondarie di I Ci auguriamo che tutti voi, bambini e ragazzi, a settembre posgrado 4, le superiori 3. Ci siamo resi immediatamente conto siate tornare nelle vostre scuole. In quel primo giorno di festa che questa occasione faceva leva su un bisogno enorme di que- vi chiediamo di pensare a quei fratellini e a quelle sorelline del sti bambini e adolescenti di comunicare a qualcuno cosa stes- Sud del Mondo che a scuola non ci sono mai andati o che, sero vivendo, quali paure, ansie, difficoltà, nostalgie… stessero dopo la pandemia, saranno costretti a lavorare per aiutare le sperimentando, ma anche quanti sogni e speranze custodissero famiglie. Alcuni sono molto piccoli. Vi chiediamo di non dinel proprio cuore e per i quali attendevano un cenno di rassi- menticarli e di parlare di loro fra voi, con i vostri insegnanti, curazione che andasse oltre lo slogan “ANDRÀ TUTTO nelle vostre famiglie, a catechismo, in palestra… Ovunque vi BENE”. capiti parlatene a tante persone perché questi vostri coetanei Avevamo promesso di pubblicare i loro lavori sui social, Face- smettano di essere bambini fantasma e possano vivere la probook, Instagram, e sul nostro giornale, ma essendo 256 e per pria infanzia come è diritto di ogni bambino. A presto.

Settore educativo

Apriamo...

La finestra dei ricordi Mi manca!

Destarsi la mattina, di buon’ora, per andare a scuola.

Lesta, lesta dobbiamo andare, in ritardo possiamo arrivare!

E via di corsa… a scuola arrivata.

Ed eccomi in tempo per l’appello.

La classe è al completo non manca nessuno.

La lezione è iniziata, la maestra con la sua spiegazione, ora temo solo l’interrogazione.

Ed ecco la campanella è arrivata!

Mi manca… la ricreazione, quella benedizione che serve per fare confusione.

Andare nel corridoio, vedere i bambini correre saltare e giocare.

Con fare spensierato, arriva il Signor Filippo, su su in classe dovete ritornare.

Mi manca l’aula e le finestre,

Adriana - Scuola dell'Infanzia S. Anna- Cercola (NA)

le ore trascorse con le altre maestre.

Mi manca l’ultima ora, per salutarci e dirci arrivederci a domani.

Mi manca il mondo e lo dico con convinzione presto tutto passerà.

Saremo più buoni e migliori di prima.

E adesso un augurio speciale, con il cuore, ci vedremo appena potremo.

Mi manca la scuola!

Insieme ce la faremo.

Chiara G.

Come in un film Ormai è più di due mesi che si sta a casa e la speranza di tornare a scuola sta pian piano svanendo. Mi ricordo ancora le urla, le risate che si sentivano dal giardino, quel momento era un momento di svago, di felicità, il preferito da tutti i bambini e bambine dopo un’intensa mattinata. Si sentono ancora le urla di gioia durante il pranzo e le maestre che si sgolavano per farci stare zitti, o dal corridoio tutti quei passi continui dal bagno alla classe. Le maestre che parlavano per farci imparare le materie di scuola o a mensa tutti i bambini affacciati alla finestra per vedere se pioveva o no. O i più piccoli che se ne fregavano del mondo esterno e correvano e ridevano con una risata contagiosa e pieni di gioia. Loro sì che sono supereroi come i loro idoli, potranno essere il i PA asin Terr a aldo Cat P. ola Scu pompiere Sam o Pamw Patrol che salvano Adventure Bay. E 2 Sofia Giannola Mi ricordo la facciata della scuola: bianca, piena di finestre con dentro tutte e classi. Insomma per tutti questo è un momento triste e pieno di speranza. Nella mia scuola la quinta doveva vivere questo anno con felicità e a giugno salutarsi per poi con qualche compagno rincontrarsi a settembre alle medie. E’ come se la speranza di rivedersi, negli ultimi mesi fosse svanita e i momenti di gloria e di festa della quinta che dovevamo vivere insieme fossero già passati.

Ormai ci si può vedere solo su zoom sul computer o sul tablet, certo, ci si diverte lo stesso ma non come una volta.

Cosimo Pezzuoli 5a- Scuola S. Maria all’Antella - Bagno a Ripoli (FI)

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Dall’euforia alla nostalgia Oggi sono 60 giorni di quarantena, la scuola mi manca tanto.

Fino a due mesi fa non avrei mai pensato di dire una cosa simile, ma questa esperienza mi sta dimostrando che apprezziamo molte cose solo quando non le abbiamo più.

Mi ricordo come se fosse oggi l’allegria provata mercoledì 4 marzo quando fu annunciato che le scuole sarebbero rimaste chiuse a causa del Coronavirus. Era una vacanza inaspettata, però con il passare dei giorni questo stato di euforia è passato, si è trasformato in insofferenza davanti a una situazione che nessuno si aspettava, anche in rabbia e pianti improvvisi.

Ma dietro a queste sensazioni spiacevoli si nascondeva un disagio profondo… proprio la mancanza della scuola.

Sono iniziate le lezioni virtuali e non è la stessa cosa di andare a scuola fisicamente.

Mi manca non poter chiacchierare con i miei compagni durante la ricreazione, mi manca la maestra Teresa per la lettura, la maestra Rosaria per i nostri abbracci improvvisi, la maestra Rosa che ci incoraggia con le tabelline, la maestra Mariagrazia per i giochi che ci faceva fare alla lavagna elettronica, la maestra Maria per farci imparare l’alfabeto in inglese. Mi manca il cortile della scuola, le scale per raggiungere la mia aula e il suono della campanella.

Questa situazione mi rende triste. Le maestre ci tengono impegnati e non ci fanno mai sentire soli.

Stare a casa tutto il giorno mi fa capire quanto sono fortunata ad avere tutto quello che ho.

Spero di tornare a scuola con più curiosità.

Chiara De Luca - -3a C - I.C. Francesco d'Assisi-Nicola d'Amore - Sant'Anastasia (NA) Benedetta 2 A - Scuola Primaria Carlo Pirzio Biroli - Ciampino (RM)

a Giovanni Pascoli - Adria (RO) Mattia C. 3 A - Scuola Primaria

Settore educativo

L’emozione del primo giorno Sono ormai mesi che non andiamo più a scuola e mi manca passare le giornate insieme ai miei amici e ridere e imparare cose nuove.

Credo che quando ci ritornerò proverò la stessa emozione del primo giorno di scuola alla prima classe. Adesso questa emozione è diventata speranza, speranza che tutto possa passare al più presto.

L’unica cosa che mi fa star bene è questa frase “da soli si va più veloci ma insieme si va più lontano” che io mi ripeto continuamente per darmi forza. In questo modo mi ricordo che non siamo soli ad affrontare questa pandemia ma siamo tutti nella stessa situazione. Solo rispettando le regole e stando a casa potremo ritornare alla normalità e provare emozioni come gioia, spensieratezza e allegria che ora sono solo un ricordo.

Rosa Russo - 4a A - Scuola Primaria dell'I.C. Statale "Vittorio De Sica" - Volla (NA)

Dall’ebook “Pensieri ed emozioni” Oggi a casa comincio ad annoiarmi un po’: mi mancano la scuola, gli amici, le maestre. Per fortuna ci danno dei compiti così possiamo esercitarci fino al nostro ritorno a scuola. Spero che il Covid-19 passi in fretta perché voglio tornare alla vita di tutti i giorni. Io utilizzo il mio tempo per giocare, fare i compiti, disegnare e scrivere pensieri…

Non mi piace molto stare a casa, anche se posso dormire di più ed addormentarmi tardi la sera.

A me piace la scuola e vorrei tornarci al più presto.

Daniele Pompili - 5a A - Scuola Primaria Sant’ Andrea- I.C Ugo Betti - Fermo (FM)

Alessandro 3aB - Scuola Primaria Giovanni Pascoli - Adria (RO)

Settore educativo

Io VOGLIO andare a scuola La scuola (prima) non mi è mai piaciuta molto. Alzarsi presto la mattina dal letto, ripassare (mentre fai colazione) quella maledetta lezione di scienze che non ti è ancora entrata bene in testa, correre a perdifiato con l’auto verso la scuola cercando di arrivare in orario ma (sfortunatamente) non ce la fai. Bene, per me (e per altri milioni di ragazzini del mondo) questa è stata la mia routine mattutina.

Non avevo mai cambiato idea, fino a quando non è arrivata la quarantena causata dal Covid-19, i giorni sono tutti lenti e ripetitivi, invece di diminuire sembrano aumentare. I passatempi che mi ero scelta fin dall’inizio sono diventati noiosi e nemmeno Netflix a volte riesce ad aiutarmi. Ringrazio il cielo che c’è Harry Potter e il calice di fuoco. Senza il quarto film della mia saga preferita io sarei sicuramente morta, partendo dal 5 marzo. Adesso finalmente si può di nuovo uscire (con qualche precauzione), ma tornare a scuola no, la riapertura è i - Gela (CL) Chloe Civati Scuola dell'Infanzia I.C.S. Don Milan prevista a settembre. Ora voglio modificare una frase che avevo detto in passato: “Io VOGLIO andare a scuola! La scuola che ci ha visti crescere, cha ha insegnato ai nostri cervelli, che ha condiviso momenti sia felici che tristi con ogni studente!

Anna Gaggioli - 5a A - Scuola Elementare Golfo Aranci – Olbia (SS) Davide

Una paura da superare In questo lungo periodo che sono a casa sono tante le paure, ma la più grande è quella di non riuscire a ritornare a vivere serenamente come prima del virus. Ho paura di non poter tornare presto a scuola, di andare a danza, di poter passeggiare in riva al mare e giocare spensierata sulla sabbia bagnata insieme ad altri bambini. La paura è tanta e molto spesso mi sento triste per questo, però poi la mia mamma mi rassicura dicendo che se rispettiamo seguendo le regole “andrà tutto bene!”.

Io le credo, anzi devo crederle perché se così non fosse la paura di non farcela aumenterà e io non voglio questo!

Dal diario di Emma Prete - 2a A - Scuola Primaria R. Gentile - Matino (LE)

Questo virus mi ha stufato La mia mente vola, a quei giorni in cui a scuola gli adorati insegnanti spiegavano a noi birbanti verbi, modi e consonanti…

Ora sono chiuso a casa e la cosa non mi gasa questo virus mi ha stufato!

E lo grido a squarciagola a me manca la mia scuola.

Davide 3a C - I.C. Rita Levi Montalcini - Bitritto (BA)

Salata Yuki 2a A - Scuola Secondaria di 1°Grado Biancheri - Ventimiglia (IM)

Settore educativo

Mi manca la scuola, quella vera Cara scuola mi manchi!

Cara scuola, quanto mi manca quella campanella che suonava alle 8,30 del mattino, mi mancano i miei compagni, le mie maestre, le risate, gli scherzi in classe, la merenda divisa a metà, i suggerimenti, i bigliettini, le interrogazioni saltate, i compiti copiati e le gioie per un bel voto, tutto questo non c’è più, per adesso. Ora ci sono i PC, le connessioni, le spiegazioni da dietro uno schermo e lo studio da soli in casa.

Che nostalgia, perché tutto questo non è la scuola, quella vera, ma prova a sostituirla. Io sento il bisogno di stare in classe, con i miei amici di banco e con la mia maestra di fronte.

Io mi sento molto smarrito, vorrei ritrovare tutte le attività vere e le cose che mi sono rimaste in mente che si facevano in classe insieme alle maestre, in poche parole mi manca la scuola, quella vera, che uno schermo per colpa di covid-19 non riesce a darti.

Le giornate a casa possono essere più rilassanti ma condividere quelle ore con i compagni aveva un sapore più vero.

Gabriel Calvaruso 3a C - Scuola Primaria IV Miglio I.C. Guido Milanesi – Roma

IC2 di Novi Ligure- Basaluzzo (AL) Samira Scuola Primaria G. Mazzini -

Una classe virtuale ricca di sorprese Tutto ebbe inizio all’arrivo del nuovo anno. Sembrava una notizia molto vaga e lontana, da noi difficile a doverci intaccare, eppure pian piano tutto il mondo è stato coinvolto da un maledetto virus che ci ha sconvolto la vita, causando migliaia di morti, contagi e milioni di persone negli ospedali.

Quando c’è stata comunicata dal presidente Conte questa pandemia, disse che anche le scuole dovevano chiudere.

Per noi studenti sembrava grande festa non andare a scuola, ma passarono giorni, settimane, mesi e la cosa è cominciata a pesare.

Devo ammettere che la scuola mi manca tantissimo, non è la stessa cosa studiare da casa di fronte a un computer o un tablet, almeno per me, perché non avendo gli strumenti giusti a disposizione purtroppo mi sento un po' emarginata dalla classe, il contatto con i compagni, le risate in classe, le interrogazioni dirette con tutti, il contatto con i maestri che sono molto disponibili con noi.

Vorrei tanto riabbracciarli anche se adesso purtroppo non si può. Spero tanto che questo disagio sarà presto solo un bruttissimo ricordo e che torneremo come prima tra i banchi di scuola senza queste maledette mascherine che coprono i nostri sorrisi.

Aurora Buttitta - 5a A - I.C. Giovanni XXIII - Terrasini (PA)

Settore educativo

Altro che Paradiso…

Oggi sono qua per raccontarvi la mia storia.

E’ il 2 Marzo, ogni volta la solita routine, mia madre che urla per svegliarmi: ”Sbrigati, devi andare a scuola!

E’ tardi, devi lavarti, vestirti e perfino fare colazione, sbrigati!”

Allora penso: ma perché non chiudono le scuole, è un’agonia…!

4 Marzo, al Tg parlano dell’allerta Covid-19 e mandano il decreto che chiuderanno le scuole a tempo indeterminato. A casa mia c’è il panico ma io penso sto sognando, vi prego svegliatemi, anzi no….! Questo... questo è il Paradiso, è come stare in vacanza! mi sveglio tardi, gioco, faccio un’oretta di compiti e ozio per tutto il resto della giornata.

Ma non è così, anzi questa è un’agonia! perché restare Michela - Scuola dell'Infanzia Paradise College - Acireale (CT) a casa, sì è bello! ma mi ha stufato adesso. Mi manca la scuola, cosa che pensavo neanche potessi provare ma con questa quarantena ho capito il vero senso della scuola: serve ad imparare, certo! Ma anche a divertirsi con i compagni, giocando ed imparando insieme.

Beatrice Bartocci -5a C - I.C. Rita levi Montalcini di Valle Martella, Zagarolo (RM)

I miss school Sono già due mesi che io e la mia famiglia siamo chiusi a casa per colpa della pandemia da coronavirus, ma dobbiamo farlo per evitare la diffusione, anche in TV lo dicono sempre, stare a casa per non contagiare e per non essere contagiati. Solo così possiamo fermare questo virus, almeno fino a quando non trovano un vaccino che lo possa sconfiggere.

Di sicuro questo ha cambiato le nostre vite, le mie giornate sono tanto diverse: adesso, mi alzo intorno alle 08:30/09:00 am, mi lavo e se ho una video lezione ripasso le materie e mi preparo davanti al computer. Infatti a causa di questa pandemia le scuole sono state chiuse, e il nostro modo di studiare è cambiato, ci siamo dovuti adattare ad un nuovo modo di fare scuola.

Adesso studiamo da casa grazie ad un’applicazione che si chiama “classroom”, dove le maestre mandano i compiti e noi dopo averli svolti li rimandiamo, e un’altra applicazione che si chiama “meet” dove invece facciamo lezioni orali e correzioni dei compiti, e dove riusciamo a vederci tutti. All’inizio non ho avvertito il disagio di questo nuovo modo di studiare, la novità era carina, avremmo potuto usare di più il computer, meno ore per le lezioni, non dovevamo alzarci per forza alle 07:00 am. Ma questo entusiasmo è durato una decina di giorni, dopo è diventato tutto un po' più complicato, ho cominciato a sentire la mancanza di tante cose che prima davo per scontate, per esempio essere interrogati di presenza, vedere ogni giorno i miei compagni, il contatto fisico, il poter avere un dialogo diretto con le maestre, fare la pausa merenda e magari anche farmi rimproverare.

Non pensavo mi potessero mancare queste cose, ma è così, e questo mi rende davvero triste perché mi fa capire oltre a quanto sono importanti questi scontati gesti quotidiani per me, anche che per lo Stato avere preso questa decisione di chiudere le scuole, significa che la nostra situazione è davvero tanto grave, e questo fa molta paura.

Ho capito che sicuramente quest’anno scolastico finirà così. Nonostante tutto cerco di occupare i miei pomeriggi cercando di mantenere i miei hobby, infatti faccio delle video lezioni di scacchi e scout, e gioco anche un po’ con la mia sorellina ai videogiochi.

Spero che almeno a settembre potremo tornare tra i nostri banchi di scuola, con i nostri compagni, i nostri libri, le nostre maestre e perché no?!.. anche le nostre marachelle, ma soprattutto per recuperare quanto abbiamo perso, e che trovino un vaccino contro questo coronavirus, così se dovesse ritornare, saremo preparati per affrontarlo.

Thomas - 4a - Plesso Rocco Chinnici - II° Circolo V. Landolina - Misilmeri (PA)

Settore educativo

Il profumo delle maestre Quest’anno è stato un anno un po’ particolare. Era iniziato come tutti gli altri, carico di emozioni e progetti.

All’improvviso è arrivato un brutto virus che ci ha fatto perdere tutto, anche il contatto con i miei amichetti perché la scuola ha dovuto chiudere.

All’inizio sembrava bello dormire tanto tempo la mattina ma dopo un po’ mi sono reso conto che mi mancano tante cose, come prepararmi lo zaino con tutte le mie cose, indossare la mia divisa blu, mi manca la ricreazione durante la quale chiacchieravo e giocavo con i miei amichetti.

Mi mancano anche le interrogazioni nonostante mi mettessero ansia e, a volte, non mi facevano dormire la notte ma, alla fine, mi regalavano tante soddisfazioni.

Per questo spero che presto tutto finisca, soprattutto per poter stringere forte le mie maestre e sentire di nuovo il loro profumo che mi rassicurava e mi faceva sentire come se FOSSI A CASA. Francesco Brugnone - 4a A - Scuola Primaria I.C. Vittorio De Sica Volla (NA)

Aurora R . - I.C. Don L. Milani, Plesso Nicholas Green – Gela

Coronavirus vattene via Senza maestre e senza amici, non siamo per niente felici!

Coronavirus vattene via, facci passare l’estate in compagnia!

Un giorno tutto finirà e grande festa si farà.

Ora gioco, dormo, mangio e studio, ma la libertà sarà un tripudio!

A casa buoni buoni ce ne stiamo, ma sempre alla nostra scuola pensiamo!

Andrea Foti - 2a D - Circolo Didattico Sant'Agata Li Battiati (CT)

Siria Romano 2a A - Scuola Nazario Sauro- I.C. Matino (BA)

Sara 2a B - Scuola Primaria Giulio Cesare - I. C. Via dal Verme – Roma

Settore educativo

Lettera ad una prof al tempo del covid Carissima professoressa, in questi ultimi tempi ho ripensato alla scuola e all’enorme vuoto che ha creato nella mia vita il fatto di non poterci andare per un periodo così lungo. Fino a circa un mese fa non avrei mai pensato di poter affermare una cosa del genere!

Molte volte le persone credono che la scuola sia noiosa e del tutto inutile. Forse questo è un po’ esagerato! Non nascondo però che anche io, quando siamo vicini alle vacanze, non sia affatto dispiaciuta! Soprattutto quando devo affrontare argomenti difficili o per me poco interessanti vedo la scuola come un obbligo e la ritengo anche molto monotona. In questi giorni, però, ho capito la fortuna che ho a frequentare la seconda media. Mi sono resa conto che non bisogna dire che la scuola è noiosa perché non lo è affatto! Faccio questa affermazione perché ho capito che non serve solo per studiare! Serve per creare delle amicizie, è piena di momenti divertenti, come i progetti e le uscite, e ogni lezione ci insegna qualcosa che ci può sempre tornare utile per il nostro futuro e per aumentare le nostre conoscenze.

Quando ero piccola mi facevo sempre una domanda: “Che cosa farei se non ci fosse la scuola?”. Ora, finalmente posso rispondermi… mi alzo più tardi, riesco a guardare la televisione e a “usare” il cellulare! Ora però mi chiedo un’altra cosa: “Che cosa facevo quando andavo a scuola?”. Dunque… mi alzavo molto presto, non avevo tempo di prendere in mano il cellulare neanche per cinque minuti al giorno e studiavo di più! a Rispondendo a queste due domande sem- Diego Casabianca 2 D - Circolo Didattico S. Agata li Battiati (CT) bra che sia più bello stare a casa! Però non bisogna guardare solo gli aspetti negativi! Ce ne sono tanti positivi! Quando andavo a scuola vedevo tutti i giorni i miei amici, imparavo cose nuove, potevo mettere a confronto il mio pensiero con quello dei miei coetanei e dei miei professori e, riflettendo attentamente, gli argomenti che studiavo erano per la maggior parte interessanti. Mi rendo conto che tutte queste cose sono sicuramente molto più importanti del fatto di dormire di più o di “giocare” con il cellulare. Per questo ho deciso di fare un patto con me stessa. Se è vero che i primi di giorni di “vacanza forzata” li ho passati a poltrire sul divano avendo come unico obiettivo quello di riposarmi (ero anche sfinita perché avevo avuto la febbre altissima la settimana precedente), ora ho deciso di tornare ad impegnarmi come quando c’erano le lezioni, allenando la mia mente con lo studio ed il mio corpo, per quanto possibile, con l’attività fisica. Il mio obiettivo è quello di riposarmi un po’ cercando di non sprecare questo tempo di “riposo obbligatorio”. Se durante l’anno scolastico sono abituata ad allenarmi a pallavolo cinque volte alla settimana, a frequentare un corso di inglese ed uno di violino, ora la mia vita è “vuota” e piena di tempo che non si può sprecare! Sarebbe da stupidi! Ho l’opportunità e il dovere di sfruttarlo nel migliore dei modi per non annientare il lavoro e il sacrificio fatto nella prima parte dell’anno scolastico e per continuare ad imparare e a crescere! Questo periodo mi ha dato anche la possibilità di fare cose a cui, durante la scuola, non posso nemmeno pensare. Ho tempo di fare le torte con la mamma, le videochiamate con i miei amici, leggere libri con la massima tranquillità.

Ecco Prof., le ho raccontato come trascorro le mie giornate a casa senza aver puntualizzato che, comunque, quando tornerò a scuola per me sarà un momento di gioia enorme anche perché vorrà dire che la situazione dell’Italia legata al coronavirus si sarà normalizzata.

Non vedo l’ora di riabbracciare lei e i miei compagni, gesto che fino a poco tempo fa mi sembrava molto scontato e a cui non davo l’immenso valore che ha!

Con affetto Federica Giunchi - 2a A - Scuola Media Caterina Sforza – Forlì (FC)

Settore educativo

La quarantena della Va C Mi manca la scuola, il banco e la sedia cose che rivedremo in prima media.

In quarantena ci hanno messo ma noi facciamo lezione lo stesso.

La 5 C rimarrà sempre unita perché ci conosciamo ormai da una vita.

Non ci lasceremo mai ci aiuteremo quando saremo nei guai.

Le nostre maestre lasceremo ma mai ce le dimenticheremo.

Lo stesso è per i nostri amici con cui abbiamo passato momenti felici.

Le video lezioni non sono rose e fiori perché ne combiniamo di tutti i colori.

Se i nostri incontri vogliamo migliorare sempre a fondo ci dovremo impegnare.

Stiamo facendo tanti progetti che stiamo riempiendo di lavori perfetti.

Con la maestra Elena per spiegarci e la maestra Carmen per interrogarci, abbiamo due gruppi nei quali coordinarci.

Scacchi a distanza stiamo eseguendo e tutti insieme ci stiamo divertendo.

Ogni cosa possiamo fare Zaira 5 a C- I.C. Rita Levi Montalcini – Bitritto (BA) perché sappiamo collaborare.

Quando potremo uscire tutti insieme ci riusciremo a divertire.

Ranya, Filippo, Beatrice, Alessio, Emma, Serena, Martina.V, Simone, Marco, Camilla, Emelda 5^ C - Scuola Primaria Tadini - Cameri (NO).

Mi manca... il laboratorio del pensiero Dai primi giorni di marzo siamo dovuti stare a casa per colpa del virus che sta facendo del male alle persone. La cosa che mi manca di più non andando a scuola sono i miei amici e le maestre, ma una delle tante attività che mi manca è la lettura di un libro nel laboratorio del pensiero con la maestra Teresa.

Nel momento che la maestra leggeva io avevo la mente piena di pensieri belli e fantasticavo.

Come vorrei rivivere quel momento!

Testo e disegno di: Alessandra Gargiulo - 3aC - I.C. San Francesco d’Assisi - Nicola D’Amore - Sant’Anastasia (NA)

Settore educativo

Pensando a Kanita All’inizio di questa situazione noi ragazzi benestanti eravamo contenti di non andare a scuola, sottovalutando il pericolo del virus. Ci siamo chiusi nelle nostre camerette contenti di allontanarci dai libri e dalle voci incessanti dei professori che richiamano la nostra attenzione ogni giorno.

Poi però, con il passare del tempo, ci siamo resi conto che quella straziante monotonia che caratterizzava le nostre giornate, la routine che ripetevamo ogni giorno, le voci dei professori e dei nostri compagni, i nostri libri accatastati sul banco, il nostro zaino pesante sulla nostra schiena, l’ansia, l’impegno, in un certo senso ci mancano. Ci manca appassionarci ad una materia. Ci manca vivere la scuola come un luogo per crescere e imparare a vivere. Quello che desideriamo ora è che i nostri professori capiscano che invece di sbrigarsi a mettere i voti sul registro dovrebbero aiutarci ad imparare anche in una situazione come questa.

Ed il nostro pensiero va a tutti i bambini e i ragazzi che ora non possono usufruire della LORO routine, opposta alla nostra, che li stava salvando. Quella stessa monotonia che per noi era insopportabile per loro era un sogno. Il nostro pensiero va a Kanita, la nostra bambina adottata a distanza. Va a tutti i bambini che non sono ancora stati adottati. Va a tutte le famiglie in difficoltà che si sentono abbandonate. In questo momento di fragilità possiamo solo sperare che la situazione migliori il prima possibile, facendoci forza gli uni con gli altri. Seppur lontani, siamo comunque tutti umani.

Un saluto a tutti gli amici dell’OPAM. - Elisa Corti (IV° liceo classico) e Maria Corti (I° Liceo Scientifico)

Chiara Damiano 2a E - Circolo Didattico Sant'Agata li Battiati (CT)

Settore educativo

Lettera della Va B all’amata scuola

Diego Casabianca 2ad_Bella Come Il Sole_S Agata Li Battiati Ct

Cara scuola, se potessi avere una bacchetta magica ti farei tornare nella mia quotidianità. Per noi sei sfidante, creativa, sempre con nuove soluzioni così che nessuno resti indietro e nessuno si senta fuori posto.

Ci mancano i tuoi ingredienti quelli capaci di affascinare noi bambini e fare scattare in noi la scintilla del sapere.

Tu scuola, per noi non hai mai avuto posto per la noia perché ci hai sempre regalato la tavolozza con i tuoi colori: motivazione, creatività, arte, sport e tutti i tuoi saperi.

Ogni giorno corriamo da te felici di essere una goccia del tuo immenso mare di conoscenze.

Come ci sentiamo oggi ci chiederai? Ma tu, carissima amica di viaggio come ci vedi oggi?

Non possiamo per adesso condividere la nostra empatia, abbiamo ancora il tuo termometro delle emozioni ed il nostro sorrisometro per controllare le infinite emozioni che ci regali ogni giorno.

Tu amata scuola dal cuore grande, in un batter d’occhio sei diventata fragile e silenziosa.

Tu che regalavi le tue chiavi a noi bambini per scoprire i nostri talenti, tu che ci hai sempre incoraggiato all’avventura del futuro.

Siamo tristi, amica scuola, e forse tu più di Sara 2a - Scuola Primaria Carlo Pirzio Biroli – Ciampino (RM) noi stai soffrendo nel più totale silenzio.

Sono parole che ci escono dal cuore forse perché il tempo sta passando e si avvicina il giorno della chiusura. Grazie per tutto quello che fai per noi in questo momento di lockdown.

Grazie perché, “grazie a te” (scusa il gioco di parole) impariamo ad avere fiducia in noi stessi. Grazie perché riesci a capire le sfumature della nostra personalità a volte un po’ contorta e non l’hai mai fatto notare.

Cara, dolcissima scuola, forse una lettera per te sarà poco rispetto a tutto quello che fai per noi. Senza di te tutto è più grigio, più difficile, più malinconico. Quasi sempre non è la lunghezza, non è la grammatica che conta, ma il pensiero che abbiamo cercato in poche righe di mandarti. Non è solo un grazie o un semplice “ci manchi”, noi aspettiamo ogni giorno un tuo segnale perché l’emozione di poterti riabbracciare non avrà mai fine.

Fatti forza amica di noi bambini, insieme raccoglieremo i pezzi di questo puzzle per poterlo ricostruire…

Il nostro legame è così forte che non ci saranno covid, problemi, lontananze che potranno dividerci.

Adesso dobbiamo lasciarci, ci attende la tua amica “didattica a distanza”. Ti manda i suoi saluti e si augura che presto ritorni a prendere il tuo posto, anche se per lei questa è stata la sua prima esperienza lavorativa le servirà per fare punteggio in graduatoria. Avrà ancora molta strada da fare.

Un abbraccio fortissimo, non distanziato dai tuoi congiunti alunni della 5° B del plesso Borsellino di Quarto (NA)

Testimonianze di gratitudine che ci giungono dai responsabili dei progetti realizzati e che ci aiutano a capire che insieme si può contribuire realmente a rendere migliore il nostro mondo e a far rifiorire la speranza.

Lisala – Rep. Dem del Congo

Filo diretto

Prog. 2184/2019

Dalla teoria alla pratica

opam maggio-giugno 2020

Carissimi Amici dell’OPAM, vi scrivo queste poche righe per ringraziarvi per l’aiuto che avete dato all’Institut Technique Médical Tobikisa (ISTM - Tobikisa) di Lisala.

La nostra scuola è stata fondata il 15 maggio 2018 dalla Diocesi per migliorare le drammatiche condizioni di assistenza sanitaria legate alla povertà, alla carenza di strutture e di personale sanitario formato. L’ISTM è un istituto superiore post diploma di maturità per la formazione di infermieri A1 con competenze avanzate in campo assistenziale, preventivo e gestionale, permettendo così di supplire in parte alla carenza di personale medico nelle zone rurali più isolate, e ridurre l’elevato tasso di mortalità legato alla gravidanza, al parto e a malattie facilmente curabili se diagnosticate e trattate in tempo.

Gli iscritti sono 152 divisi in 3 indirizzi: Scienze Infermieristiche, Ostetricia e Gestionale. Cerchiamo di assicurare ai futuri infermieri un’eccellente offerta formativa. Il contributo finanziario richiesto all’OPAM è stato utilizzato per acquistare materiale tecnico/didattico, così da permettere ai ragazzi e alle ragazze che studiano all’ISTM - Tobikisa di affiancare la teoria con la pratica. Il vostro contributo ci ha permesso di acquistare manichini didattici, microscopi, bilance, stetoscopi, termometri, sfigmomanometri, lettini da visita e ostetrici, ferri chirurgici e attrezzature per assistenza al parto, materiale per medicazioni… Gli aspiranti infermieri provengono da ogni angolo della Provincia di Mongala e dalle Province limitrofe.

Durante le vacanze estive gli allievi infermieri svolgono uno stage nei 2 ospedali generali e nei centri sanitari del territorio per applicare le conoscenze acquisite all’esercizio della loro professione.

Siamo convinti che questi giovani studenti renderanno un enorme e fedele servizio ai loro fratelli e sorelle delle zone più remote.

Un sincero ringraziamento all’OPAM e a tutti voi, cari benefattori, per la vostra generosità.

Assicuriamo a loro i nostri sentimenti di gratitudine e le nostre preghiere mentre svolgono il loro lavoro al servizio dei più bisognosi.

Mgr. Ernest Ngboko Ngombe (Arcivescovo di Mbandaka e Amm. Ap. della Diocesi di Lisala)

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Filo diretto Karen - Eritrea

Prog. 2155/2018

opam maggio-giugno 2020

Grazie da tutte!

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Cari Amici, un affettuoso e riconoscente saluto dalla Casa di Accoglienza “S. Giuseppe” di Keren. Questa istituzione dal 1989 accoglie bambine provenienti da diverse regioni del Paese. La maggior parte delle attuali 19 ospiti sono orfane.

Altre appartengono a famiglie incapaci di prendersi cura di loro perché hanno la mamma malata e la maggior parte dei papà arruolati come militari a tempo indeterminato, e non hanno parenti ai quali affidarle. Accogliamo bambine dai tre anni in su senza distinzione di etnia o religione, cercando di dar loro l’affetto di cui sono state private. Ci impegniamo a farle crescere con amore assicurando loro una formazione umana, morale, intellettuale e spirituale perché siano preparate ad affrontare la vita e abbiano una visione positiva del loro futuro.

Nella Casa di Accoglienza vivono quattro suore e una cuoca e vi lavorano inoltre l’insegnante del doposcuola e quello che conduce il corso di informatica.

Grazie al vostro sostegno abbiamo potuto coprire le spese dei nostri due insegnanti, i costi per l’istruzione delle bambine che frequentano le scuole dei dintorni (iscrizione, materiale scolastico, refezione, trasporto, uniformi) e quelli per le cure mediche. Nove bambine frequentano la scuola elementare, tre la scuola media, e sette le superiori.

Le giornate sono divise fra scuola, doposcuola e tempo libero. Ogni momento è pensato in modo da soddisfare la necessità di socializzazione, offrire sollecitazioni culturali, sviluppare la creatività, valorizzare e far crescere i talenti individuali. Attenzione particolare viene data a tutto ciò che favorisce l’autostima e la crescita dell’identità personale, lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale.

Le bambine, a seconda dell’età e delle proprie capacità, vengono coinvolte nell’organizzazione e nella conduzione della vita quotidiana per stimolare in loro il senso di responsabilità e di appartenenza.

Le regole della vita nella casa-famiglia, inoltre, favoriscono il senso di partecipazione e di corresponsabilità nella vita comune.

Sull’esempio della fondatrice del nostro Istituto, Beata Rosa Gattorno, che aveva un amore particolare per gli orfani, anche noi cerchiamo in tutti modi di dare loro amore e affetto e garantire una presenza anche oltre il tempo di permanenza nella Casa di Accoglienza. Le seguiamo anche quando a 17 anni ci lasciano per l’addestramento militare obbligatorio dopo il quale possono continuare i loro studi o cercare un lavoro.

Ovunque siano, noi siamo sempre vicine a loro con consigli e supporto morale. Molte ragazze cresciute qui hanno creato una loro famiglia, crescono bene i loro figli e vivono una serena vita coniugale. Non sono poche quelle che lavorano e sono donne indipendenti e realizzate. I legami costruiti all’interno dell’istituto si mantengono saldi anche una volta fuori, aiutandosi a vicenda e restando un riferimento l’una per l’altra.

Spesso vengono in visita alla Casa di Accoglienza e danno consigli alle bambine in base alla loro esperienza di vita trascorsa qui.

Grazie a Dio e a voi benefattori queste piccole potranno crescere serene e diventare cittadine al servizio di un futuro migliore. I vostri sacrifici siano considerati agli occhi di Dio come quelli di Abele.

La nostra gratitudine è infinita e vi assicuriamo le nostre preghiere giornaliere.

Le suore e le vostre figlie della Casa di Accoglienza “S.Giuseppe” di Keren

Adotta un catechista

FORMARSI PER... FORMARE

Carissimi amici dell’OPAM, è con grande gioia che vi inviamo questa relazione sull’attività delle nostre famiglie di catechisti di Lolo.

La nostra Diocesi è una delle sette della Provincia ecclesiastica di Mbandaka, nella Repubblica Democratica del Congo. Si estende su un territorio in gran parte coperto dalla foresta equatoriale. Il pesante isolamento, causato dalla posizione geografica e dalla totale mancanza di strade, è alla base della povertà della sua popolazione. Tutti gli spostamenti avvengono su due ruote o con la piroga.

L’evangelizzazione e la promozione umana delle popolazioni dei villaggi più isolati sono da sempre compito dei laici. Per molto tempo questo ruolo è stato svolto da persone di buona volontà che accettavano di farsi carico per tutta la vita di quelle comunità che i parroci, alla guida di parrocchie grandi come le vostre Diocesi, potevano raggiungere solo saltuariamente.

La presenza della famiglia del catechista è stata fondamentale nei villaggi sin dagli inizi della Chiesa, non solo per la cura pastorale ma anche per lo sviluppo umano integrale. Dove i catechisti sono presenti, con l’insegnamento di semplici norme igienico-sanitarie e la lotta alla superstizione si ha una riduzione delle malattie infettive, della mortalità materna e infantile e un miglioramento delle condizioni generali di salute.

Benefici della loro presenza sono tangibili anche in campo agro-forestale con un aumento della produttività delle terre coltivabili grazie all’insegnamento che essi fanno di tecniche agrarie più moderne e per la tutela dell’ambiente. Dove ci sono i catechisti, le donne riacquistano la dignità perduta a causa di discriminazioni legate alla cultura tradizionale e, grazie all’alfabetizzazione che essi realizzano nei villaggi, nelle persone migliorano la comprensione della realtà, la conoscenza e la possibilità di difendere i propri diritti e maturare una cittadinanza attiva.

Oggi sempre più il ruolo di queste famiglie ha un’importanza vitale, ma richiede una formazione accurata sia dal punto di vista pastorale che dal versante della promozione umana e dello sviluppo.

Per questo, le famiglie catechiste si trasferiscono per due anni in un’apposita struttura diocesana: il Centro Mobokoli di Lolo. Recentemente, grazie ad un finanzia-

mento di Missio, abbiamo potuto finalmente costruire gli alloggi in muratura per ospitare queste famiglie perché le casupole in paglia e fango erano ormai pericolanti.

Le famiglie in formazione al momento sono 10. Durante la permanenza seguono i corsi teorico pratici nelle diverse materie e coltivano un pezzo di terra. Le donne seguono un percorso formativo specifico che prevede anche un corso di taglio e cucito perché acquisiscano questa competenza e la possano a loro volta insegnare.

Ogni famiglia ha in media 4 figli ed il progetto di sostegno prevede anche la copertura delle spese per la loro scolarizzazione. Quelli che frequentano la scuola, fra materna, primaria e superiore al momento sono 32.

A giugno i corsi termineranno e grazie al vostro sostegno potremo concludere l’anno in modo positivo.

Sappiamo che l’appellativo “catechista” per definire questi che in realtà sono operatori al servizio dell’evangelizzazione, della formazione umana integrale e della salvaguardia dell’ambiente, può rendere difficile la comprensione dell’importanza del progetto e quindi trovare donatori disposti a sostenerlo, ma per le comunità dei nostri villaggi la presenza e l’opera di queste famiglie sono vitali.

La pandemia di Covid-19 qui, grazie a Dio, non è ancora arrivata e speriamo che l’isolamento, che tanto penalizza il nostro territorio, questa volta sia utile a proteggerlo. Intanto i catechisti stanno sensibilizzando la popolazione sulle misure preventive perché, se il virus arriva, non ci trovi impreparati…. In tutta la Diocesi c’è un solo respiratore per una popolazione di 229.244 abitanti…

Seguiamo con apprensione l’evolversi della pandemia in Italia e preghiamo ogni giorno per voi.

Il Signore vi benedica, vi protegga e vi ricompensi per la vostra generosità verso tanti fratelli.

Mons. Jean Bertin Nadonye Ndongo Vescovo di Lolo

opam maggio-giugno 2020

Lolo

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Progetti in attesa di aiuto A causa dell’epidemia di Covid, lo scorso numero del giornale è stato inviato solo per email. Riproponiamo dunque i progetti pubblicati a Marzo che attendono di essere finanziati. Anche un piccolo aiuto può fare la differenza. Grazie anticipatamente a quanti contribuiranno alla loro realizzazione.

Contributo OPAM:

Progetto 2210: Banchi per la scuola “Mandey”

Contributo OPAM:

Progetto 2211: Costruiamo la scuola materna “Boboto”

opam maggio-giugno 2020

20

6.025 €

Luogo: Boshoka (Eritrea) Scuola: Scuola primaria Tipologia: stipendi insegnanti Beneficiari diretti: 6 insegnati Partner locale: Frati Minori Cappuccini La scuola Dahani che accoglie bambini Cumana, etnia tra le più emarginate, rischia di chiudere perché non riusciamo a pagare i nostri 6 maestri. Ci rivolgiamo a voi per salvare il presente e il futuro di questi piccoli. Il Signore vi ricompensi.

P. Gabriel Tesfamicael

Contributo OPAM:

Progetto 2213: Servizi igienici per la St. Sebastian School

14.120 €

Luogo: Lolo (Rep. Dem. del Congo) Scuola: Scuola materna Tipologia: Edilizia scolastica Beneficiari diretti: 91 bambini Partner locale: diocesi di Lolo Attualmente si fa scuola nel refettorio di una scuola superiore mentre le ragazze sono in classe. Vorremmo costruire una scuola di 3 aule, una veranda, un ufficio e le toilette. Il contributo locale è di 5.508 €.

Grazie anticipatamente di cuore.

Sr. Esther Nenge

Contributo OPAM:

Progetto 2212: Stipendi agli insegnanti dei Cunama

7.115 €

Luogo: Mangbele (Rep. Dem. del Congo) Scuola: primaria Tipologia: arredi scolastici Beneficiari diretti: 253 bambini Partner locale: diocesi di Wamba Chiediamo il vostro aiuto per arredare le 6 aule della nostra scuola, con 126 banchi biposto, 6 cattedre e 1 scrivania p er la direzione.

A nome dei nostri bambini e delle loro famiglie vi ringrazio anticipatamente.

P. Laurent Bobi, Responsabile del progetto

7.500 €

Luogo: Palakkad (India) Scuola: primaria Tipologia: edilizia scolastica Beneficiari diretti: 450 bambini Partner locale: diocesi di Sultanpet Vi chiediamo di aiutarci a costruire 8 toilette per i bambini e le bambine, 2 per gli insegnanti e 1 per disabili. Oltre che a migliorare l’igiene ci aiuterete a evitare l’abbandono scolastico delle bambine che si avvicinano all’adolescenza.

P. Jamabalai Lorance

Tam tam

LE MASCHERINE DI CETTINA: PROTEGGERCI PER PROTEGGERLI

“N

on posso crederci! Incredibile ma vero, le nostre mascherine OPAM sono arrivate stamattina a Messina e poco fa è arrivato il bonifico da Bolzano per 10 mascherine più spedizione, tutto grazie a un'amica che si è messa a disposizione volontariamente. Nel pacco ho messo giornale e bigliettini OPAM… Ringraziamo il Signore per tutta la grazia che mi sta regalando in questo tempo. Non avrei mai pensato tutto questo bene in così poco tempo e non è finita…

Continuo senza sosta a creare mascherine e mi auguro di poter riuscire a farle arrivare a Roma.

Le stoffe delle mascherine che vedete nella foto mi sono state donate da una carissima amica super volontaria, Antonella, che le aveva comprate per lei ma ha volute donarle all'OPAM. Buona giornata, Cettina Ringraziamo Cettina per questo servizio. I volontari sono il sostegno dell'OPAM e sono persone dal cuore grande.

E a Noto l’entusiasmo è davvero contagioso tanto che abbiamo un nuovo volontario OPAM. Si chiama Raffaele. Vive a Noto dove, dopo l'esperienza della malattia del suo bambino, ha deciso di creare "I sorrisi degli ultimi " per regalare sorrisi ai bambini malati oncologici principalmente attraverso il DONO di giocattoli, l'aiuto alle famiglie in difficoltà che si devono spostare in altre città per le cure dei propri figli, e anche aiutando i reparti di oncologia pediatrica.

Ci scrive: "Il DONO, in qualunque sua forma, rimane un miracolo tangibile; gli ultimi, e tutti noi ne abbiamo bisogno. Regalare sorrisi è la mia missione e adempirò a tale missione fin quando la Madonnina vorrà".

La presenza di Maria è centrale nella vita di Raffaele, sia nella malattia di suo figlio, sia nel suo servizio verso gli ultimi. "Nel mio percorso, e non ne sono sorpreso, ho incontrato l’OPAM".

E' per DONARE SORRISI attraverso l'istruzione e l'educazione che Raffaele ha deciso di diventare nostro volontario.

"Mandare a scuola questi meravigliosi bambini li aiuterà a crescere e avranno più "armi" nel loro cuore per difendersi dal male e dalle ingiustizie, e meno nelle loro mani ed il mondo sarà migliore. Per questo mi sono messo in gioco".

opam maggio-giugno 2020

Raffaele sta aiutando Cettina a vendere le sue coloratissime mascherine a sostegno dei progetti OPAM. Grazie Raffaele e benvenuto! Grazie al gruppo OPAM di Noto per il suo costante impegno.

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Guarire

Kathleen, Kitty o …Irene?

Una poesia piena di speranza in cerca di autrice di Luisa Marquardt

opam maggio-giugno 2020

L

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a corrente pandemia ha comportato tante limitazioni. Molti di noi all’improvviso si sono trovati a studiare o lavorare da casa e, recuperando il tempo speso per gli spostamenti, hanno potuto dedicarsi a qualcosa che era stato accantonato: un hobby non più coltivato, l’approfondimento di un argomento di studio o ricerca, la lettura, una più attenta cura di sé e dei propri familiari…

Oltre alle tante notizie sconfortanti sulla diffusione del virus chi di noi non ha ricevuto sul proprio cellulare vignette, parodie, “TikTok”, brani di musica o di poesia, ad alleviare un po’ la nostra clausura? Nella fretta della condivisione con parenti, amici e colleghi, “vicini ma lontani”, spesso, non facendo caso alla fonte, finiamo con l’alimentare inconsapevolmente la diffusione di notizie false, in toto o in parte.

Un caso esemplare è una bella poesia nota in Italia con i titoli “Guarire” o “E la gente rimase a casa”. Sia il primo, seppure carico di speranza, sia il secondo, traduzione del primo verso, tradiscono quello originale e molto esplicito: “In the Time of Pandemic”. Ma ancora più interessante è l’attribuzione. Più siti e versioni, individuano nella poetessa franco-irlandese Kathleen O’Meara (1839-1888) l’autrice, che, invece, è, come riporta anche Elisabetta Colla1, Kitty O’Meara, insegnante del Wisconsin in pensione, assistente spirituale in cliniche per lungodegenti, poetessa. Sul suo blog, “The Daily Round”, è possibile leggere delicate annotazioni, profonde riflessioni, accompagnate da foto suggestive. Ed è qui che il 16 marzo ha pubblicato la poesia 2 che si è diffusa in modo …virale in tutto il mondo, colpendo dritto al cuore tanti lettori e stimolandone la creatività, come riporta la stessa autrice in un post intitolato “Gifts” (Doni)3: la varietà di traduzioni e rielaborazioni è veramente impressionante. Ma, non c’è due senza tre! Pasquale Funelli4 sostiene che la versione originaria, molto più lunga, sia invece tutta italiana: l’autrice Irene Vella, l’ha pubblicata su Facebook l’11 marzo scorso5. Quindi, la versione che circola come “Guarire” è, correttamente, di Kitty O’Meara ma, a questo punto, bisognerebbe capire se

Kitty non si sia ispirata a Irene. Quali lezioni trarre?

Almeno due. La poesia, quale che sia la sua fonte, sicuramente ci aiuta a lenire la sofferenza e il disorientamento, ci invita a guardare con fiducia al futuro, sa generare positività, è espressione creativa che sa stimolare ulteriore creatività. L’altra, molto più pragmatica, riguarda la necessità di sviluppare uno spirito più attento e critico che ci aiuti a non contribuire alla diffusione di informazioni e notizie false, approssimative, incomplete o fuorvianti, errore in cui possiamo incorrere anche con un semplice e apparentemente innocente “like” o un inoltro superficiale nei nostri “social”.

Al tempo della pandemia “E la gente rimase a casa e lesse libri e ascoltò e si riposò e fece esercizi e fece arte e giocò e imparò nuovi modi di essere e si fermò e ascoltò più in profondità qualcuno meditava qualcuno pregava qualcuno ballava qualcuno incontrò la propria ombra e la gente cominciò a pensare in modo differente e la gente guarì.

E nell’assenza di gente che viveva in modi ignoranti pericolosi senza senso e senza cuore, anche la terra cominciò a guarire e quando il pericolo finì e la gente si ritrovò si addolorarono per i morti e fecero nuove scelte e sognarono nuove visioni e crearono nuovi modi di vivere e guarirono completamente la terra così come erano guariti loro.”

Kitty O’Meara

1 Colla E. (2020, marzo 31). ‘Guarire’, scrive la poetessa O’Meara. Non nell’Ottocento ma oggi, NoiDonne.org. https://bit.ly/3dKLJBE 2 https://bit.ly/2ybul9X 3. https://the-daily-round.com/2020/03/30/gifts/ 4. Funelli P. (2020, marzo 20). La poesia Guarire non è stata scritta durante la peste e non è di Kathleen O’Meara, Optimagazine.com. https://bit.ly/3g4m4pF 5. Irene Vella post su Facebook 11 marzo 2020 https://bit.ly/2ZjK0Pw

Adozioni OPAM: UN AMORE CHE ARRIVA LONTANO Adozioni scolastiche di un bambino o di un gruppo

26€ AL MESE

Le Adozioni scolastiche a distanza OPAM costituiscono un sostegno che permette ai bambini e ai ragazzi dei Paesi in Via di Sviluppo di ricevere una istruzione di qualità senza abbandonare il proprio Paese.

Il sostegno può riguardare un singolo bambino/a o un gruppo o una classe. Le adozioni di gruppo vengono avviate in realtà estremamente difficili nelle quali, per motivi diversi (isolamento, guerre, forti flussi migratori...) è difficile garantire una costante comunicazione fra adottato e adottante, ma nelle quali è fondamentale assicurare la possibilità ad un gruppo di ragazzi di frequentare la scuola.

Adotta un infermiere

360€ L’ANNO

Nel Sud del Mondo la situazione sanitaria è drammatica: spesso la sopravvivenza media non raggiunge i 50 anni, la mortalità infantile è altissima e la gente muore a causa di malattie banali per l'impossibilità di ricevere un'educazione e cure adeguate.

Assicurare una formazione infermieristica in loco serve a frenare la fuga dei cervelli e a garantire personale sanitario in grado di migliorare la qualità di vita, e di salute della popolazione.� Attraverso le adozioni si assume l' impegno a sostenere agli studi un gruppo di ragazzi della Rep. Dem. del Congo che desiderano ottenere un diploma di infermiere di classe A1.

Adotta un seminarista

120€ L’ANNO

Nel Sud del Mondo le vocazioni sacerdotali sono tante, ma per mancanza di scuole in grado di offrire istruzione di qualità, molti giovani che si presentano al Seminario Maggiore non riescono ad accedervi per la loro scarsa preparazione.

Sostenere l'istruzione in un Seminario Minore significa aiutare questi ragazzi a maturare e verificare la loro vocazione e ad acquisire gli strumenti necessari per realizzarla.

Non tutti alla fine del percorso diventeranno preti ma da queste scuole escono bravi professionisti, cittadini e padri di famiglia che sapranno comunque mettere le loro mani e il loro cuore a servizio del Paese.

Adotta una famiglia

125€ L’ANNO

In Africa dove le parrocchie sono più grandi delle nostre diocesi, l'evangelizzazione e la promozione sociale delle popolazioni dei villaggi più remoti è affidata ai laici.

Si tratta di famiglie che seguono un percorso formativo di due anni in un centro specifico. La formazione degli uomini è soprattutto orientata alla pastorale, alla catechesi e alla metodologia di alfabetizzazione degli adulti.

Alle donne invece viene assicurata l’alfabetizzazione di base insieme a corsi specifici di tecniche agrarie, educazione sanitaria, micro-economia, puericultura, taglio e cucito. I loro bambini sono sostenuti agli studi.

a t s o c n A te no o r o l r e nulla, p a r t s e n i è una f l u s a t r e ap futuro

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0 0 0 5 1 COME FARE UNA DONAZIONE: Versamento intestato a OPAM mediante: • conto corrente postale 749010 • bonifico bancario UniCredit IBAN: IT77X0200805017000401385075 BIC SWIFT UNCRITM1008 bonifici dall’estero • pagamento on-line sul sito www.opam.it

cod. fiscale

80192470583

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O.P.A.M. - Opera di Promozione dell’Alfabetizzazione nel Mondo - ONLUS. Mensile di informazione - Capo redattore: Robert Kasereka Ngongi Direttore Responsabile: Mario Sgarbossa - Redazione: Anna Maria Errera, Fabrizio Consorti, Fabrizio Corti, Carla Degli Esposti, Michele Lambiase, Debora Roncari, Franco Di Tella - Autorizz. del Tribunale di Roma n. 14589 del 7-6-1972.

Grafica: Stefano Carfora. Stampa: ABILGRAPH - Via Pietro Ottoboni, 11 - 00159 Roma, Tel. 06.4393933

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