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ACTINIDIA ARGUTA INGREDIENTE IN PRODOTTI PER LA CURA DELLA PELLE
Tra i suoi componenti c’è vitamina C, acidi clorogenico e neoclorogenico, acido caffeico, quercetina, catechina, kaempferolo, acido p-cumarico, minerali e acidi grassi
L’Actinidia arguta è una pianta da frutto rampicante che ha suscitato molto interesse, perché durante la sua produzione, vengono generati diversi sottoprodotti (frutti, foglie, steli, fiori e radici), riconosciuti per gli effetti sulla salute, il cui riutilizzo è una sfida da superare da parte dei produttori di cosmetici. Tra questi svolgono un ruolo fondamentale: la vitamina C, gli acidi clorogenico e neoclorogenico, l’acido caffeico, la quercetina, la catechina, il kaempferolo, l’acido p-cumarico, i minerali e gli acidi grassi.
Tratto da “Extraordinary composition of Actinidia arguta by-products as skin ingredients: A new challenge for cosmetic and medical skincare industries”, di Ana Margarida Silva, Paulo C. Costa, Cristina Delerue-Matos, Piotr Latocha, Francisca Rodrigues.
Negli ultimi anni, i sottoprodotti alimentari e i problemi ambientali associati a questi sono diventati una sfida per le industrie agroalimentari, per i governi e la società civile (Fernández, Espino, Gomez e Silva, 2018). Gli ultimi dati dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) rilevano che i sottoprodotti pari all’
8% dello spreco alimentare totale (Stenmarck A et al., 2016), sono composti: da bucce, fiori, steli, foglie, semi e polpe (Comunian, Silva e Souza, 2021), e la maggior parte di questi residui non viene trasformata per limitazioni tecniche o difficoltà di accesso al mercato.
L’UE ha come obiettivo di dimezzare lo spreco alimentare pro capite a tutti i livelli entro il 2030, i ricercatori mostrano interesse sulla composizione bioattiva degli scarti alimenta- ri, dai quali potrebbero essere ottenuti nuovi principi attivi, un’idea in linea con l’economia circolare, compresi gli aspetti economici, sociali e ambientali dell’Agenda 2030, il tutto dovrebbe essere attuato da diversi settori, comprese le industrie cosmetiche che si dedicano alla produzione di prodotti destinati alla cura della pelle. Tra l’ampia gamma di composti bioattivi, i polifenoli, sono i più interessanti, essendo particolarmente presenti nei sottoprodotti della frutta, di questi sono ampiamente riconosciute le attività antiossidanti, antinfiammatorie, antimicrobiche o persino antitumorali.

I consumatori moderni pongono attenzioni ai prodotti naturali per vari morivi: potenziali azioni biologiche, sicurezza, efficacia e redditività, ecco che così si crea una nuova nicchia di mercato. È indispensabile però effettuare per ogni sottoprodotto un’analisi approfondita e imparziale, evidenziando i vantaggi ma anche la normativa attuata. I prodotti cosmetici hanno un ruolo importante nell’aspetto della pelle, perché devono fornire una sensazione e un odore gradevole, mantenendo e migliorando la salute di essa.

Proprio perché gli ingredienti cosmetici aumentano, il regolamento dell’UE estremamente restrittivo, ha implementato un vasto elenco di test da eseguire per convalidare nuovi ingredienti, essendo vietati i test sugli animali in Europa dal 2004 per i prodotti finali e successivamente (2009) per gli ingredienti, è stata introdotta come alternativa il test in vitro, perché valutare la sicurezza di ciascun ingrediente cosmetico è alla base della valutazione della sicurezza di un prodotto cosmetico. La struttura della pelle si basa su una disposizione di cellule, tessuti ed elementi della matrice che raggiunge quasi il 16% del peso corporeo. L’epidermide, strato più esterno, costituito da cheratinociti, melanociti, cellule di Langerhans e Merkel, responsabili di fornire una barriera tra l’ambiente e il corpo interno. Lo strato corneo, livello superficiale dell’epidermide, è un sottile strato eterogeneo è la principale barriera al trasporto di ingredienti, vale a dire composti bioattivi.
Il derma promuove la forza, il sostegno e la flessibilità della pelle ed è composto da uno strato papillare superiore, che contie - ne fibre di collagene disposte in modo non serrato e da uno strato reticolare con fibre di collagene dense disposte parallelamente alla superficie. I fibroblasti situati nel derma producono collagene, elastina e proteoglicani strutturali, infatti, parliamo di una struttura vascolare, irrigata da vasi sanguigni e linfatici, con nervi, ghiandole sebacee, follicoli piliferi.
I composti bioattivi non raggiungono il derma e agiscano principalmente nello strato superiore della pelle, che dovrebbe essere garantito e verificato dall’industria cosmetica e dalle autorità di regolamentazione.

Alla luce del crescente interesse per l’utilizzo di sottoprodotti vegetali o rifiuti generati durante la produzione di frutta sotto forma di additivi alimentari, integratori, cosmetici, l’actinidia può diventare una preziosa fonte di tale materia prima, infatti è stata finora al centro dell’interesse mondiale. L’interesse per la coltivazione di Actinidia arguta per il suo frutto (kiwiberry) è aumentato per i diversi sottoprodotti e rifiuti generati durante la loro produzione, per la ricchezza di composti bioattivi, come polifenoli, vitamine, minerali, pigmenti e sostanze volatili.
In Actinidia arguta (kiwiberry) ci sono più di 20 nutrienti essenziali, essendo uno dei frutti più ricchi di nutrienti, e soprattutto una fonte preziosa di vitamine tra cui la C. È possibile ottenere numerosi composti bioattivi dai sottoprodotti di A. arguta, ma, nessuno di essi è stato incorporato in formulazioni cosmetiche per la cura della pelle, nonostante questi potrebbero avere un effetto benefico sulla pelle se somministrati come ingrediente cosmetico, infatti qualsiasi studio ne ha esaminato le potenzialità proprio come possibili ingrediente.
I prodotti cosmetici contenenti sottoprodotti di A. arguta per la cura della pelle sono visti come una modalità sostenibile ed ecologica, che oltre a contribuire all’aspetto e alla salute della pelle, può fornire effetti: fotoprotezione, antietà e antinfiammatori, depigmentanti ed emollienti. Infine l’impatto sulla valorizzazione dei sottoprodotti alimentari e sull’economia circolare sarà il futuro della cosmetica.