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I CORTI

dismessa nel 2011 è un vuoto di conoscenza per una comunità che si trova a doverne prevedere il recu - pero. Per questo motivo l’amministrazione comunale ha predisposto una iniziativa di esplorazione e copro - gettazione (coordinata dagli architetti Annalisa Marini e Moreno Baccichet) strutturata in tre fasi: una prima fase di conoscenza del problema delle dismissioni militari, una seconda di ricognizione e rappresenta zione dei luoghi e infine una di laboratorio di copro gettazione. Due giornate di esplorazione partecipata hanno permesso a circa 350 cittadini di entrare nel grande recinto e produrre una ricognizione fotografica che ha raccolto circa 5.000 scatti tra i quali un terzo pubblica - ti e condivisi in rete. Il processo è documentato da un blog , mentre gli esiti progettuali sono strut turati in tre fasi temporali: le azioni di proget - tazione tattica, i microprogetti da realizzarsi in un tempo breve (5 anni) e i progetti di lunga durata (10 anni). Il disegno delle azioni definisce una idea di politica territoriale condivisa sul fronte del recupero naturalistico dei cento ettari di patrimonio collettivo. Il progetto intende valorizzare e gestire le componen ti naturalistiche e recentemente si è espresso anche con la disponibilità dell’area a un progetto nell’asse dei programmi europei Life . Il grande vuoto segregato al di là degli otto chilo - metri di rete metallica diventa il solo grande parco pubblico del Montello progettato per tutelare le spe cie animali e vegetali di interesse comunitario. *

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BIBLIOGRAFIA – Baccichet, M. (a cura di) (2015). Fortezza FVG. Dalla guerra fredda alle aree militari dismesse . Monfalcone: Edicom. – Gastaldi, F., Camerin, F. (2019). Aree militari dismesse e rigenera - zione urbana. Potenzialità di valorizzazione del territorio, innovazioni legislative e di processo . Siracusa: LetteraVentidue Edizioni. – Basso, M. (2020). Un parco pubblico per il Montello? Il percorso partecipativo per il recupero della ex Polveriera di Volpago del Montello (TV). Urbanistica Informazioni , n. 289. Roma: INU Edizioni, pp. 93-96.

In merito alle dismissioni delle aree militari è evi - dente come negli ultimi quindici anni la critica si sia interessata a strutture, per lo più genericamente iden tificate come caserme, che avevano a che fare con gli ambiti urbani (Gastaldi e Camerin, 2019). Già nel 2015, trattando delle strutture militari del Friuli Venezia Giu - lia, ponevo invece l’attenzione sul fatto che la maggior parte degli spazi militari dismessi erano in realtà dei grandi vuoti. Strutture che si trovavano ben lontane dai luoghi abitati e che non potevano usufruire di pra - tiche rigenerative ordinarie (Baccichet, 2015). I grandi poligoni di tiro sui Magredi (Pordenone), in montagna o sul Carso, insieme a circa duemila piccole postazio - ni di difesa distribuite lungo le strade e i principali corsi d’acqua del Nord Est disegnavano un sistema poroso, spesso immerso in situazioni ambientali più che urba - ne. Persino la maggior parte delle caserme si trovava il più delle volte in un ambiente agricolo o naturale. Non a caso molti siti che nel primo decennio degli anni 2000 furono ceduti gratuitamente ai comuni si trovarono a essere in zone vincolate dalle normative ambientali dell’UE. A Volpago del Montello è accadu - to proprio questo. Il SIC del Montello comprende al suo interno due ampie strutture militari, la prima, un deposito di carburante, è ancora presidiata dai militari, mentre la grande polveriera è abbandonata da qual che decennio. polveriera è consisten La superficie della te, circa un chilometro per un chilometro, e venne espropriata allontanando tre famiglie che abitavano quel settore della collina. L’azione dello Stato comportò una profonda segregazione di questi cento ettari di territorio dalle pratiche e dalla vita che si svolgeva al di là del doppio recinto di rete metallica. All’interno furono costruiti una sessantina di edifici e sei bunker interrati in calcestruzzo. Questa grande porzione del Montello, una sorta di tassello, subì uno sviluppo del tutto diverso dal resto della regione geografica progredendo verso un pa esaggio selvatico seminaturale. I campi coltivati fu rono i primi a scomparire sostituiti dalle successioni secondarie. Le iniziative di manutenzione erano po che e concentrate lungo i percorsi, lungo i recinti e attorno agli edifici. Il grande quadrato della polveriera divenne una vera amnesia territoriale e oggi questa grande area

La natura dentro al recinto quadrato della polveriera

Nature inside the squared fence of the powder keg

Moreno Baccichet Architetto, dottore di ricerca in Storia dell’architettura e dell’urbanistica, insegna urbanistica come professore a contratto presso gli atenei di Ferrara e Venezia. moreno.baccichet@gmail.com

Il bosco subirà diversi indirizzi di selvicoltura verso nuovi paesaggi forestali. The forest will undergo different paths of forestry towards new forest landscapes. Silvio Dal Mas

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