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Medici e infermieri della Squadra navale: “sempre al pezzo!” di Vincenzo Aglieri

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Medici e infermieri della Squadra navale: “sempre al pezzo!”

“la nostra mission: supportare gli equipaggi in mare, sott’acqua, in cielo e a terra”

di Vincenzo Aglieri (*)

Nello scenario internazionale in atto, l’attività e il ruolo del personale sanitario suscita un particolare interesse da parte dei media e della pubblica opinione. Per quanto attiene al caso della Squadra navale, l’impegno del personale sanitario è da sempre molto intenso al fine di supportare gli equipaggi e i reparti operativi nelle attività che costituiscono la routine quotidiana delle navi, dei sommergibili, della componente aerea, della forza da sbarco, dei centri di telecomunicazioni, delle stazioni navali e di tutte le altre realtà del supporto tecnico-logistico e amministrativo. Da Capo Ufficio Sanitario di CINCNAV ho cercato di visitare tutte le articolazioni della Squadra navale per conoscere di persona medici, paramedici e tutti i professionisti sanitari che operano nella linea funzionale operativa. Parlando con loro ho sentito la necessità di “parlare di loro”. E credo che la cosa migliore sia farlo tramite il racconto di alcuni episodi accaduti sulle navi della Squadra navale usando nomi di fantasia per i colleghi. Giorgio, medico di bordo. Durante una visita di controllo al rientro dal riposo domiciliare, visita un militare che riferisce prurito generalizzato e comparsa di lesioni cutanee. La paziente era già in cura dal suo dermatologo. Giorgio è scrupoloso: persistendo la sintomatologia invita la paziente a tornare in infermeria per una rivalutazione clinica che riparte da una più dettagliata raccolta anamnestica. Si scopre che analoga sintomatologia e lesioni erano presenti nella madre e nella sorella che seguivano la stessa terapia prescritta dallo specialista. La paziente aveva trascorso l’ultimo mese a casa causa COVID-19. Il prurito risultava essere più intenso nell’arco notturno. Giorgio non è solo scrupoloso ma anche curioso: prova ad effettuare un grattamento delle lesioni cutanee con bisturi e analizza tre 3 vetrini raccolti. Giorgio, che non è dermatologo, diagnostica la scabbia. Aver intercettato questa patologia precocemente e aver messo in atto tutte le necessarie azioni discendenti, non ha solo curato la paziente (e la famiglia), ma evitato la diffusione a tutto l’equipaggio! Alice, medico di bordo. Nel pieno del dilagare della variante Omicron si destreggia fra le attività operative della

(*) contrammiraglio, capo Ufficio Sanitario del Comando in Capo della Squadra navale;

nella foto di sfondo, il tenente di vascello Elisabetta Pelagatti in plancia di nave Vesuvio. (foto di S.Scialpi)

sua nave, le normative sempre in aggiornamento sulla gestione della pandemia e il personale di bordo che da una parte deve e vorrebbe vaccinarsi, dall’altra stando in mare, non si sa come fare. Alice non è solo un bravo medico di bordo, è anche una “testa pensante”. Durante una sosta “tecnica” pensa e realizza in piena autonomia con il supporto di una ASL locale la vaccinazione del personale che ne aveva i requisiti assicurando il mantenimento della “bolla”. Alice ha fatto quello che altri colleghi hanno, come Mara, Francesco e altri ancora e non dobbiamo vergognarci di ammetterlo, hanno permesso a chi doveva prendere decisioni, di decidere che la loro idea era buona e fattibile. Carla, anche lei è medico di bordo. È in

mezzo al Mediterraneo. Non è lontana ma nemmeno vicina. Il suo infermiere sta male. Carla fa la sua valutazione clinica; fa la sua ipotesi diagnostica. Valuta il caso e ci ragiona. Mentre elabora accompagnata dal rollio della nave le sue valutazioni cliniche, si ricorda che ha anche un ecografo in dotazione. Certo ne sa poco di ecografia, non ha mai avuto una formazione specifica. Ma Carla è curiosa, non si fa spaventare dalla sua inesperienza. Accende l’ecografo e esamina il paziente. Qualcosa intorno al cuore non le piace. Ci contatta e ci facciamo mandare qualche fotogramma. Siamo d’accordo con lei, potrebbe essere una pericardite. Con la “telemedicina” di oggi (gestita tramite un semplice collegamento telefonico su whatsapp) consultiamo anche una collega cardiologa e le forniamo un supporto decisionale. Certo lo dobbiamo sbarcare ma possiamo aspettare che la nave si avvicini a terra e procedere con relativa tranquillità e sicurezza con il minor impatto possibile sull’operatività. Bene per tutti, o quasi, perché l’infermiere Anselmo senza sapere come e perché, si ritrova a bordo a prendere il posto del collega. Ma è un infermiere di Marina! Di questi episodi ne potremmo raccontare molti, … molti altri! Tutti appartenenti alla nostra vita di marinai. Vorrei che il personale sanitario della Marina si riconoscesse in questi aneddoti e si sentisse orgoglioso di far parte di questa “famiglia”. Io sono uno di loro, orgoglioso di esserlo!

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