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Classificazione Tipografica
Per riuscire a destreggiarsi tra le centinaia di caratteri esistenti, possiamo fare riferimento ad una classificazione in modo da poterle raggruppare in classi omogenee, per poi organizzarle in famiglie definite. La suddivisione principale è quella tra i caratteri Sans Serif e i Serif (lineari e graziati), si definisce “graziato” un carattere dotato di grazie e “lineare” se invece ne è privo.
Esistono varie classificazioni dei caratteri tipografici, quella che prenderò in considerazione è redatta da Aldo Novarese nel 1956. Nato nel 1920, Novarese è stato uno degli artisti della Fonderia Caratteri Nebiolo di Torino, fondata nel 1880, creando vari caratteri tipografici di successo. La sua classificazione è ispirata a quella proposta nel 1954 da Maximilien Vox. Per la distinzione dei caratteri utilizza i tratti terminali del piede dei font, classificandoli in dieci distinte famiglie secondo una caratterizzazione storica, estetica e del disegno.
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I Lapidari, chiamati anche “capitale quadrata” o “maiuscola elegante” si rifanno ai caratteri romani antichi. Hanno grazie triangolari che terminano con una punta di 30 gradi, rispetto alla base che appare completamente piatta e formano un angolo acuto con la linea di base. Nasce per essere usato per le epigrafi e per le iscrizioni sui monumenti. Un esempio è il Sabon.
I Medievali, chiamati anche gotici. Erano i caratteri tipici del periodo di Gutenberg, ma oggi di difficile lettura. Hanno estremità allungate caratterizzate da angoli accentuati che imitano le forme delle lettere che venivano eseguite a inchiostro con la penna d’oca. Le grazie sono definite “a punta di lancia rivolta verso il basso”. Il Textura è uno di quello.
I Veneziani, detti anche Umanistici, derivano dai caratteri romani antichi e si chiamano così perché nascono a Venezia verso il 1450, dove i primi stampatori disegnavano ed incidevano con il bulino (scalpello con punta in acciaio). Le grazie dei Veneziani sono simili a quelle dei lapidari ma più arrotondate e le differenze di spessore tra aste verticali e orizzontali sono più accentuate. Alcuni di questi caratteri sono il Garamond e il Caslon.
I Transizionali sono tutti quei caratteri nati tra la fine del XVII e il XVIII. Hanno grazie orizzontali e sottili, terminano con un’asta la cui base ha andamento lineare. Sono facili da leggere e non hanno molte variazioni rispetto ai Veneziani. Alcuni esempi sono il Baskerville e il Times New Roman.
I Bodoniani sono caratteri classici ispirati a Giovanbattista Bodoni e sono caratterizzati da un forte contrasto tra gli spessori delle grazie e delle aste. Le grazie, che si uniscono con l’asta verticale della lettera, sono solitamente ridotte a un filo piatto e risultano di difficile lettura nei testi lunghi scritti in corpo piccolo. Ne è esempio il carattere Bodoni.
Gli Egiziani compaiono nel XIX secolo, sono riconoscibili per le grazie ad angolo retto, e sono di due tipi: quelli a grazie raccordate e quelli a grazie non raccordate. È un carattere un po’ pesante ma ben leggibile. Un esempio è il Clarendon.
I Lineari sono detti anche bastoni. Sono i caratteri di concezione più moderna, privi di grazie e spessori delle aste uniformi, oggi chiamati comunemente sans serif. Si usano spesso per i titoli di giornale, l’editoria, la segnaletica, i manifesti. Esempi famosi sono l’Helvetica e il Futura.
Gli Script , chiamati anche Calligrafici, sono tutti i tipi di carattere che si avvicinano alla scrittura a mano (per questo sono anche detti calligrafici). Assumono pertanto caratteristiche assai eterogenee in relazione al tipo di strumento di scrittura che si imita. Possono essere suddivisi in calligrafici legati o non legati, come ad esempio il Palace Script.
Gli Ornati sono detti anche amanuensi. Sono quei caratteri che hanno decorazioni e ombreggiature molto accentuate, presentano svolazzi, figure umane e floreali e sono poco leggibili, solitamente sono utilizzati come capilettera, un esempio è il Cottonwood .
Nella categoria “Fantasia” rientrano tutti quei caratteri che non rientrano nelle altre classificazioni e che sono stati inventati senza nessuna regola costruttiva. Spesso sono caratterizzati da una grande quantità di dettagli e sono utilizzati soltanto in lettere maiuscole poiché di difficile lettura. Ad esempio, quelli creati per film o serie tv, come quello di
Harry Potter ”.
Garamond
Il Garamond è un carattere tipografico con le grazie classificato come Veneziano, ideato nel 1500 dal tipografo Claude Garamond, creato per dare vita ad un carattere con grande leggibilità, ma mantenendo l’eleganza tipica del Rinascimento, epoca di grande sviluppo delle industrie di stampa e di pubblicazione editoriale. Esso tenta di trasmettere la traccia di una mano ben educata, che scrive in un corsivo posato, d’altri tempi. Evoluto nel corso della storia, fiorirono diverse versioni del carattere.
Il Garamond-Simoncini fu commissionato nel 1958 dalla casa editrice Einaudi. La casa editrice lo adottò per le sue pubblicazioni e subito prese piede anche in altre case editrici, come la Rizzoli, la Salani, la Feltrinelli, l’Iperborea, diventando uno dei caratteri più utilizzati nel mondo dell’editoria.
Nel 1989, Adobe creò una propria versione del carattere Garamond, allargando di fatto la famiglia. La conformazione del carattere di Adobe è considerata una delle più versatili ad oggi disponibili, senza considerare che sia uno dei font più sostenibili da stampare, in quanto le forme delle sue lettere usano meno inchiostro rispetto ad altri.
L’EB Garamond è una delle versioni più recenti, ideata nel 2011 e resa totalmente open-source, disponibile su Google Fonts.
Times New Roman
Il Times è un carattere tipografico con grazie classificato come Transizionale, ideato nel 1931 da Stanley Morison, comparso per la prima volta nel 1932 sul quotidiano britannico The Times. Lo scopo era di ottenere un carattere leggibile e con un occhio medio “stretto”, cioè più sviluppato in altezza che in larghezza, che permettesse di comporre facilmente le strette colonne tipiche dei quotidiani.
Il giornale londinese The Times chiese a Morison di creare un carattere dopo che il designer criticò il quotidiano per essere fuori moda. Il nuovo carattere aveva due obiettivi, l’efficienza e la leggibilità e prese ispirazione dei disegni dei caratteri classici. Morison ha aumentato l’altezza della x ed ha ridotto la spaziatura tra le lettere, per creare un carattere più condensato, questo ha aperto una problematica sulla leggibilità, obbligandolo ad alterare la forma delle lettere, allargando le parti più spesse delle lettere, in modo che le lettere contengano più inchiostro e appaiano più scure quando stampate. Le intersezioni dei tratti più spessi, invece, furono assottigliati, permettendo alle lettere di rimanere leggibili, dando un aspetto più rotondo e fu così che nacque il Times New Roman.
Il 3 ottobre 1932 il Times pubblicò per la prima volta il suo carattere, suscitando un grande scalpore, fu la prima volta che un giornale creò il proprio carattere, detenendo i diritti esclusivi per un anno.