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Liszt, Dante e il diabolus in musica

LIszT, DAnTE e IL DIABuLus In MusIcA

Alla ricerca dei fili segreti che collegano musica e poesia, un seminario sulla Sonata Dante di Liszt svoltosi al Conservatorio Casella nel maggio scorso ha offerto nuovi spunti. Per l’occasione alcuni studenti iscritti al Corso di Tecniche della Comunicazione hanno realizzato dopo il concerto un’intervista pubblica, curandone poi la trascrizione che segue e un documento multimediale disponibile online.

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di federica pasquarelli e Alessandro sciarretta

un seminario, incentrato su Liszt e la Sonata Dante, nel maggio scorso ha raccontato la genesi compositiva del pezzo e i rapporti con le altre arti. Protagonisti la relatrice Ida Zicari, pianista e giornalista, e il giovane concertista Federico Clementi. La Zicari, docente presso il Conservatorio “Giacomantonio” di Cosenza, sull’argomento ha condotto una lunga ricerca il cui esito ha portato alla pubblicazione di Aprés une lecture du Dante. Fantasia quasi sonata di Franz Liszt. La poesia dei suoni. Ed. Il Corriere Musicale (e-book, i riferimenti nel box allegato). Alla sua relazione ha fatto seguito l’esecuzione affidata a Federico Clementi. Entrambi, Ida Zicari e Federico Clementi, provengono dalla scuola pianistica di Carlo Benedetti, docente presso il Conservatorio “Casella”.

Professoressa Zicari, Perché la scelta della Dante Sonata di Liszt? Tutto è iniziato quando studiavo con il maestro Benedetti che mi ha trasmesso questo amore per Liszt e l’abitudine a considerare la musica oltre il fatto tecnico. Poi c’è stato l’incontro con una coreografia sulla Dante Sonata nell’anno lisztiano, 2011, e da lì ho cominciato a curiosare nella letteratura critica iniziando ad avere una visione umanistica. Infatti a mio avviso un’eredità dell’insegnamento di Benedetti è avere una visione più ampia della musica che non si ferma all’aspetto tecnico legato allo strumento e alla fisicità ma abbraccia una prospettiva umanistica della musica. È iniziato poi lo studio della coreografia di Frederick Ashton su la Dante Sonata, leggendo la letteratura critica mi sono posta degli interrogativi e attraverso la ricerca svolta nel corso degli anni ho trovato alcune risposte. Abbiamo letto dal suo curriculum che lei ha scritto diversi saggi riguardanti la danza, perchè questa attenzione al balletto? Per un amore di gioventù, da bambina ho frequentato la scuola di danza per molti anni, ed è rimasto in me l’interesse per questa forma espressiva. Sempre in quella prospettiva umanistica di cui parlavo prima, la mia attenzione è stata di tipo plurilinguistico perchè la settorialità nella cultura umanistica non aiuta ad arrivare fino in fondo alle cose. Ho cominciato a collaborare con un giornale locale seguendo gli spettacoli di danza, ed è stato un approfondimento continuo perché la curiosità mi spinge laddove si intrecciano i diversi linguaggi.

Lei è sia pianista che giornalista: quali aspetti mette più in evidenza nel suo lavoro di insegnante, di studiosa e di interprete? Come insegnante dipende dalle situazioni, ce ne sono alcune in cui si possono aprire orizzonti nuovi e altre in cui non è opportuno. Questo interesse multidisciplinare rispecchia il mio modo di interpretare che non si limita al dato tecnico, allo spartito, ma a quello che c’è dentro lo spartito. Il corpo e il pianoforte sono solo il veicolo, lo strumento per dire quello che è dentro la musica; è un atteggiamento che caratterizza il mio modo di essere.

Maestro Clementi per quale motivo ha deciso di studiare ed eseguire la Dante Sonata? È l’unico brano di Liszt nel suo repertorio? Ho scelto questo tipo di repertorio perché, quando iniziai a studiare in conservatorio, uno dei primi pezzi che il Maestro Benedetti mi diede fu lo Sposalizio della Vergine. Da allora ho continuato a studiare Liszt e devo dire che l’impatto con la sua musica mi ha segnato sia dal punto di vista musicale che tecnico. Studiare Liszt ha cambiato il mio modo di rapportarmi alla musica, ho iniziato ad apprezzarla profondamente. Come ha detto la mia collega devo tanto al mio Maestro che mi ha fatto avvicinare a Liszt.

Ci sono esecuzioni di particolari interpreti che sono stati per lei punto di riferimento? Mi è piaciuta particolarmente quella di Enrico Pace. Sono rimasto colpito dal pathos che trasmette la sua esecuzione.

Quali sono le difficoltà tecniche ed espressive nell’eseguire questo pezzo? Da un punto di vista tecnico richiede una formazione completa, il problema non è tanto il passaggio in sè per sè, ma l’assemblare e dare un senso a quello che si vuole suonare. La difficoltà sta nel bilanciare questa maestria tecnica con la profondità di temi così significativi. Mi colpisce come da un solo intervallo si può costruire un pezzo di questa importanza. Tutto sembra incentrato sull’intervallo di tritono che viene chiamato ‘Diabolus in Musica’, non a caso vuole rimandare all’inferno di Dante.

Rivolgiamo questa domanda a entrambi: dalla vostra esperienza come viene percepita dal pubblico questa Sonata, quali sono le reazioni che suscita? Credo di interpretare anche il pensiero di Federico nel dire che secondo noi questo pezzo, come tutta la musica, viene percepito per come viene trasmesso. L’idea che ha l’interprete arriva al pubblico, anche chi non è esperto viene sempre colpito dalla forza della musica.

inquadra qui per il video dell’intervista