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MAFIA AL NORD: NON SPARA, MA UCCIDE COMUNQUE
SCONFORTO - E’ sconcertante pensare che la mafia non abbia limiti. Perché, contrariamente a ciò che si pensa, la criminalità organizzata non è diffusa solo al Sud e il Nord non ne è immune. Ogni volta che si nomina la parola “mafia” si pensa alla Sicilia, poiché in quei territori il controllo territoriale è capillare, esercitato con la violenza; al Nord invece la mafia è quasi impercettibile, mai violenta, ma efficace. Se in passato l'estorsione ai danni di imprenditori non era praticata per il timore di una denuncia certa, oggi è invece sostenuta da organizzazioni ben strutturate, in grado di intimidire le vittime che finiscono per diventare fiancheggiatori o prestanome. La storia della mafia al Nord ha inizio verso la fine del primo decennio del XXI secolo, quando la sua espansione viene alla luce principalmente attraverso inchieste giudiziarie.La magistratura scopre l'esistenza di una struttura ’ndranghetista, che emerge come realtà mafiosa preponderante in tutta l'area nord-ovest del Paese, ma cellule si contano anche in Emilia Romagna, Veneto e Lazio, anche se nelle prime due è prevalente la presenza dei clan camorristici, in particolare quello dei Casalesi, e di storiche famiglie di Cosa nostra. Il processo di consolidamento nei territori e nell’economia del nord-ovest è così profondo ed esteso da suggerire alla Direzione nazionale antimafia, nel 2010, la denominazione di “colonizzazione mafiosa della Lombardia” per riassumere una condizione dove la ’ndrangheta è riuscita a riprodurre strutture territoriali organizzativamente simili a quelle d’origine (dette locali), dotate di un alto grado di autonomia dalla cosiddetta casa madre, dalla quale dipendono per scelte strategiche. In Calabria rimane il vertice direttivo, mentre nelle regioni del Nord - in cui sono medesimi i riti di affiliazione, le cariche e l’impermeabilità verso l'esterno - risiede il cuore economico Al Nord la mafia colpisce le aziende, ma quali sono quelle su cui la ‘ndrangheta concentra l’attenzione? Spesso si tratta di quelle molto giovani o appena nate. Un quarto delle aziende infiltrate ha meno di un anno di vita. Ma sono anche, per regola, società medio-grandi. Il risultato è che il fatturato delle ditte controllate nel Nord della ‘ndrangheta, secondo la Banca d’Italia, è di circa 40 miliardi di euro l’anno. Per dirla più chiaramente: per ogni 50 euro che le aziende del Nord producono, 1 euro finisce nelle tasche degli uomini della mafia calabrese Il 60% dell’investimento della ‘ndrangheta è rivolto ad alberghi, ristoranti, aziende di trasporto, compro oro e money transfer, supermercati, depositi all’ingrosso, tutti canali dove è più facile, grazie al continuo girare di liquidi, riciclare denaro sporco.
Tutto questo è davvero sconfortante se si pensa che il 40% dell’investimento non è solo di facciata. La ‘ndrangheta cerca il business e i profitti: edilizia, immobiliare, servizi pubblici come la gestione della spazzatura. Dato, quest'ultimo, di assoluta novità dell'infiltrazione mafiosa al Nord: le mafie nel Nord sono riuscite a penetrare l'economia legale infiltrandosi nel settore immobiliare, edile e del movimento terra, dei rifiuti, della ristorazione, in quello commerciale, turistico-alberghiero e dell’erogazione del credito. Da ultimo quello dell’energia, della sanità privata, delle scommesse e della grande distribuzione. Tutti settori in cui la domanda trainante è quella pubblica e quella stessa domanda può essere incanalata e gestita con pressioni e corruzione su enti locali e politici. Fa molto riflettere la diffusione su scala mondiale di un grave fenomeno come può esserlo quello della mafia Un fenomeno che sembra inesistente, di cui quasi nessuno è a conoscenza, ma che è insediato radicalmente nel territorio. E questo suo agire in maniera quasi impercettibile crea un’ulteriore sensazione di sconforto: sarà possibile contrastare qualcosa di cui non si percepisce in modo chiaro l’esistenza? Aver conosciuto uomini di stato come il Colonnello Ribaudo e donne della società civile come Graziella Accetta ci hanno però fatto riflettere molto. Non ci si può arrendere; è necessario informarsi, per poi lottare e denunciare Solo così si potrà costruire un futuro migliore
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