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Una ghost story alternativa: il fantasma di Canterville

Oscar Wilde è un nome celebre, che sicuramente vi sarà capitato di sentire prima d’ora, tuttavia, nel caso in cui questo autore sia sconosciuto, lasciateci il piacere di introdurvi l’esteta che fece impazzire la gente del suo tempo.

Uomo affascinante e arguto, ha assaporato il successo quand’era ancora in vita, per poi morire in miseria a causa di un tempo che era ancora troppo arretrato per capirlo. Oscar Wilde fu sicuramente un uomo unico nel suo genere: un perfetto esempio del suo brillante pensiero si riflette nella sua storia breve intitolata “Il fantasma di Canterville”, la quale abbiamo avuto occasione di vedere sotto forma di pièce teatrale nel nostro Istituto il 27 febbraio. Messa in scena da una sola attrice talentuosa con il dono di interpretare numerosi personaggi solamente cambiando l’intonazione della voce e attribuendo gesti differenti e particolari per ogni personaggio, così da poterlo individuare. La storia racconta di una classica famiglia americana, vogliosa di cambiamenti, che vediamo scontrarsi con una realtà britannica e tradizionalista. Quando la famiglia compra un palazzo in mezzo alle campagne, infestato da un fantasma spietato e senza scrupoli...o almeno così pare, potreste farvi ingannare da quella che parrebbe essere una storia di fantasmi in piena regola. Tuttavia, quando il fantasma di Sir Simon tenta in molteplici occasioni di spaventare i nuovi acquirenti e di cacciarli, l’ironia della famiglia nel combattere in ogni modo le agonie e disavventure causate dal fantasma, finisce con l’attribuire un significato completamente nuovo a quella che inizialmente sembrava essere una classica “ghost story”. Dopo aver usato un detersivo miracoloso per cancellare l’emblematica macchia di sangue in salotto, o aver gentilmente fornito dell’olio al fantasma in modo da attenuare il fracasso delle sue catene, quest’ultimo sembra perdere la speranza e si dispera di non riuscire a suscitare paura nei nuovi proprietari. Sir Simon in formato fantasma ha Infatti anche un lato buono: tuttavia, per trovare la pace eterna, era necessario che una giovane ragazza piangesse per lui, ed è qui che la protagonista entra letteralmente in scena: la sensibile Virginia, l’unica della sua famiglia a non deridere il fantasma, e attraverso la cui figura è narrata la storia. Ovviamente il lieto fine è assicurato.

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La caratteristica che più affascina di questo racconto è l’ironia con cui il grande Wilde ha descritto i ruoli invertiti: la famiglia spaventava il fantasma. Di solito succede il contrario! Consigliamo sicuramente di leggere la storia: come tutte le opere di Wilde, hanno spesso una parte nascosta e questa non è sempre facile da mettere in scena, perché solamente le parole sono in grado di descrivere a pieno le cose in modo che arrivino all’anima. Lo spettacolo tuttavia merita di essere visto, proprio per la bravura dell’attrice, che ha saputo dare una caratterizzazione molto precisa ai personaggi del racconto.

Sofia Surci e Eloisa Tisi