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Orso, abbiamo fatto un errore

gli 88 anni. Siamo nel 2023 e questo numero è ben superato. Il fenomeno è ben noto: in assenza di ostacoli una specie si moltiplica più rapidamente.

Il tomo ci fa anche sapere che con soli 24 orsi nel 2008 la squadra di emergenza il cui obiettivo è dissuadere gli orsi da comportamenti pericolosi è stata impegnata con 20 uscite per anno. La stessa cronologia degli eventi ci dice che già dal 2010 vi erano orsi assidui frequentatori di cassonetti. Moltiplichiamo per gli orsi attualmente in giro.

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Perché il contatto tra orso e uomo è inevitabile qui e non lo era in Slovenia e negli Stati Uniti?

Per la Slovenia, il tomo ci spiega che l’area da dove provenivano gli orsi re-introdotti in Trentino `e essenzialmente deserta, utilizzata come riserva di caccia ed anche le attività agricole come la fienagione sono destinate alla riproduzione delle specie destinate alla caccia. Inoltre il tomo ci spiega che la Slovenia fissa il limite degli orsi sulle Alpi Orientali nell’area simile al Trentino al confine a 30 orsi e non a 50 e considera l’abbattimento una routine (pag 199).

Gli stessi zoologi ed ecologisti da salotto confrontano il caso del Trentino con i parchi americani senza rendersi conto delle differenze di scala. Avendo io visitato il parco di Yosemite con le migliaia di orsi stimati mi permetto di fare qui un paragone illustrando ai lettori come sarebbe la situazione se fossimo a Yosemite.

Si parte da Verona e si comincia ad andare verso Trento. A Rovereto c’è l’ultima stazione di rifornimento. Dove ci dovrebbe essere Trento non c’è una città con 100 mila abitanti, ci sono alcuni insediamenti e qualche ristorante sulla via per i turisti del parco. Aldeno è al confronto una megametropoli tipo Pechino. Si continua e si gira per il Bondone. Dove ci dovrebbe essere Doss Trento c’è solo un campeggio. Non c’è Cadine, non c’è Sopramonte, non c’è Vigolo Baselga. Arrivati a Vaneze non ci sono hotel, abitazioni e seconde case. C’è solo un parcheggio con il centro visitatori dei rangers. A Terlago ci sono solo 20 casette per cui bisogna prenotare anni prima per riuscire a trovare un posto. Si prende la macchina e si continua fino alle Viote (dove ovviamente non c’`e il ristorante, ci sono solo dei tavoli per fare un picnic). A piedi si continua e si sale fino al passo per le rocce rosse da cui si ammira il Brenta. A Yosemite c’è anche la capanna di osservazione dei rangers ed una volta salite le scale di acciaio a trenta metri dal suolo alla famigliola di italiani viene fatto firmare il registro perché “qui non viene mai nessuno”. E dal centro di osservazione a perdita d’occhio si vedono i monti. Solo che non c’`e Ponte Arche, non c’`e Stenico, non c’è Tione, non c’è Rendena, non c‘è Andalo, non c‘è nulla. Ci sono solo boschi e montagne a perdita d’occhio.

In Trentino i contatti sono dunque inevitabili e potenzialmente pericolosi. Lo stesso tomo ci ricorda che si tratta di un grande carnivoro e che questo carnivoro preferisce alle esche ad aroma di finocchio quelle ben intrise di sangue bovino. Il tomo dedica anche numerose pagine ai contatti pericolosi. Purtroppo il tomo affronta la questione con una prospettiva completamente fuorviante: da un lato viene affrontato un problema di comunicazione.

I danni provocati dagli orsi sono presen- tati con un pro- blema da gestire in quanto potrebbero compromettere il supporto popolare alla conservazione.

Su 200 pagine per i danni causati agli esseri umani ci sono 8 righe a pagina 156 che si limitano a dire che è stata stipulata un’assicurazione.

La maggior parte del tomo si focalizza sui danni alle cose. Anche nei confronti degli allevatori viene assegnato a questi ultimi la responsabilità come personale “scarsamente professionale” per gestire l’orso.

La responsabilità quindi non è più del servizio forestale come apprendista stregone ma degli allevatori che devono mettere in pratica procedure che non sarebbero altrimenti necessarie.

Come risolvere il problema degli ‘orsi pericolosi’? Il tomo ci spiega che questo è stato risolto dal punto di vista della conservazione e quindi con una procedura burocratica mostruosa. La possibilit`a di ricorso delle associazioni ambientalista si aggiunge alla complessit`a della procedura. Una domanda legittima è come mai questo non avviene negli Stati Uniti?

Il motivo di nuovo è semplice: stiamo parlando di un Paese in cui nel bene e nel male nelle campagne tutti girano armati. Uccidere gli orsi è permesso in quasi tutti gli Stati se distruggono le colture e persino in uno stato ‘ecologista’ come la California l’uccisione dell’orso come specie protetta è giustificata anche quando una persona ‘si senta’ in pericolo (non ‘sia’, ‘si senta’). In altre parole, gli orsi che si sono avvicinati troppo e sono usciti dal parco (ma vedi sopra per le dimensioni del parco) non sono mai potuti tornare indietro a raccontarlo. Non credo che questo sia possibile od anche solo desiderabile in Italia, ma prima ci rendiamo conto di aver fatto un errore, meglio è per tutti. Affermare adesso che ci vuole una conferenza Europea, le altre province non hanno collaborato, etc. è solo un modo per cercare di scaricare altrove le proprie responsabilità. Pensare che basti togliere la gestione alla politica od alla magistratura per darla agli esperti è sbagliato. Gli “esperti” in primis hanno sbagliato.

Fabio Massacci Professore Università Trento