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DADAISMO
Il Dadaismo nacque in Svizzera tra le fiamme del primo conflitto mondiale, dove molti artisti tentarono di rifugiarsi per evitare di finire al fronte.
Nel 1916 alcuni eccentrici intellettuali fondarono a Zurigo il Cabaret Voltaire, con lo scopo di esaltare la ragione contro l’irrazionalità della guerra.
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Il Dada, il cui termine non significa nulla, è un nonsenso per definizione.
Nasce con la voglia di negare qualsiasi valore a un passato che, essendo stato capace di creare i presupposti della Grande Guerra, diventava automaticamente e totalmente negativo.
Il Dada è arte e, al tempo stesso, negazione dell’arte; il paradosso.
“perduto ogni interesse per quel grande mattatoio che era la guerra mondiale, ci volgemmo alle belle arti. Mentre i cannoni tuonavano in lontananza, noi dipingevamo, recitavamo, componevamo versi e cantavamo con tutta l’anima. Eravamo alla ricerca di un’arte elementare, capace di salvare l’umanità dalla follia dell’epoca.”
Hans Arp

Ready-made: Oggetto di uso comune prelevato dal suo contesto quotidiano ed esposto come opera d'arte senza ulteriori interventi da parte dell'artista.
L’ambiziosa scommessa del Dada era quella di riscattare l’umanità dalla follia che l’ha portata alla guerra. Per fare ciò occorre azzerare tutte le ideologie e tutti i valori. La società che è riuscita a produrre l’orrore del conflitto totale ha perso ogni sua credibilità. Non valgono più nulla né i suoi principi, né la sua politica, né la sua arte.
Ci vuole un’arte nuova, elementare, capace di ridare agli uomini la forza di essere ancora uomini, e non folli assassini accecati dallo spirito di sopraffazione.

“La gente si comporta come se nulla fosse accaduto. La carneficina continua e loro si giustificano con la ‘gloria europea’. Tentano di rendere possibile l’impossibile, di far passare il disprezzo dell’umanità, lo sfruttamento dell’anima come un trionfo dell’intelligenza europea. Non ci convinceranno a mangiare il pasticcio putrefatto di carne umana che ci offrono”.
Hugo Ball
I dadaisti sono anticonformisti e richiamano il pubblico ad interagire con le loro opere, anche solo per distruggerle.
Il Dada è un modo di essere e di sentire, il modo più lirico per dire no alla follia camuffata da ragion di Stato.
Nel 1918 Tristan Tzara scrive il Manifesto Dada: l’opera d’arte non deve più rappresentare la bellezza, che è morta, e non deve essere né gaia né triste, né chiara né scura. La critica è inutile, non può esistere che soggettivamente, ciascuno la sua, e senza alcun carattere di universalità.

