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Giancarlo Commare & Vittoria Schisano Proud to Be Themselves
GIANVITO ROSSI Earrings RADÀ
Giancarlo Jacket andtrousers
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MARSÈLL
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Una mattinata con gli attori Giancarlo Commare e Vittoria Schisano, che, ci dicono, ”Bisogna essere quello che si è e accogliere, ascoltare, aprirsi sempre.“
È un mondo, quello occidentale in cui viviamo, dove è finalmente la fluidità a dominare in tutte le sue forme. Espressioni come fluidità sessuale o sessualità fluida, sono sempre più utilizzate per descrivere e parlare di qualcosa che sembra un fenomeno nuovo, un cambiamento dei nostri tempi o che ha a che fare con le nuove generazioni, ma in realtà non è affatto “nuovo” come sembra (si pensi ai modi di vivere nell’antica Grecia, e non solo lì), né appartenente solo al genere umano. Quella che viene definita “sessualità fluida” è in realtà semplicemente un modo più flessibile e aperto di vivere ed esprimere la propria sessualità con cui, a ben vedere, le nuove generazioni hanno più confidenza.
“Spessosiriferisceatuttequellepersonechenonsiidentificanoinunprecisogenere o orientamento, lasciando così intendere che esistano le persone fluide e quelle che invece non lo sono”, spiega a MANINTOWN Laura Massari, psicologa esperta in Psicologiapositiva&benessereLGBTQIA+.“Inrealtà-aggiunge-lafluiditàsessualeè un concetto che scientificamente ha un’altra definizione e che ciriguarda un po’tutti. Èla capacità che abbiamo, in quanto esseriumanisessuati, diprovare attrazione per nessuno o tutti i generi, a prescindere da quale sia l’orientamento sessuale in cui andremo a riconoscerci. È una caratteristica della sessualità umana in quanto tale e non è detto che tutti ne facciano esperienza”. Qualcuno potrà infatti sperimentarla e concretizzarla, mentre qualcun altro non la vivrà mai.
Altri ancora potrebbero provare attrazione per una persona che non rientra nel genere da cui solitamente sono attratti, ma poi decidere di non comportarsi di conseguenza e non trasformare questa attrazione in qualcosa di più concreto nella realtà.
Insomma, la fluidità sessuale “non è un orientamento che si aggiunge agli altri, perché è una caratteristica trasversale e comune a tutti gli esseri umani”, precisa la dottoressa, mentre l’orientamento “èunacomponentechedefiniscelanostraidentità, che ètendenzialmente stabile neltempo ma non immutabile”
La fluidità, inoltre, non modifica l’identità sessuale: il nostro essere sessualmente flessibili non modifica la nostra personale concezione di chi siamo o di cosa ci rende noi stessi, ed essere “fluidi” - frase che oggi si usa spesso - non significa che la nostra identità cambi in continuazione oppure che non ne abbiamo una, ma solo che abbiamo la naturale capacità di provare attrazione per tutti i generi, che questa attrazione si può manifestare in alcune circostanze della vita e che, se vogliamo, possiamo anche concretizzarla con comportamenti coerenti con quello che sentiamo.
Ne abbiamo parlato in una soleggiata e calda giornata romana (nonostante sia dicembre inoltrato) anche con Vittoria Schisano e Giancarlo Commare, attori italiani molto sensibili al tema, due artisti a tutto tondo che son stati capaci di gridare al mondoognuno a suo modo - quello che sono e di viverlo al meglio.
Ci siamo incontrati sul set del servizio fotografico che li vede protagonisti e tra un cambio d’abito, acconciature e trucchi ad hoc, la loro serietà non ha mai abbandonato quella piacevole leggerezza che è sempre necessaria, anche quando si tratta di affrontare tematiche serie come questa, perché essa è la forma suprema di elasticità, un esercizio quotidiano di tolleranza assieme all’(auto)ironia, una prova continua di umanità.
Giancarlo Commare
“Fluiditàla associo alliquido: è comel’acqua che assumela forma del contenitore in cui si trova. Ognuno deve sentirsilibero di essere se stesso, senza chiedere ilpermesso, ed esprimerlo come meglio crede”.
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“In proposito,l’acqua mifa pensare agliarginie alla fluidità che argininon mette affatto, un momento digrande consapevolezza in cuinessuno più sidefinisce. Oggimipiace pensarlo, perché essere aperti alle possibilità è sempre una grandeoccasione.Èun’occasione disorprendersie anche di scoprirsidiversida come cisiè immaginati, da come siera ieri. Èunagrandeoccasionepertutti”.
Vittoria Schisano è nata a Pomigliano d’Arco e ha studiato recitazione all’Accademia nazionale d’arte drammatica a Roma. Ha esordito nel film Miofiglioe l’abbiamo vista in Canepazzo, Lavitaoscena,TakeFive,Noveluneemezza,Nati2volte,Tutto tutto niente niente; è tra i protagonisti di due serie di grande successo come IbastardidiPizzofalcone e Unpostoalsole. Ha scritto l’autobiografia LaVittoriachenessunosa ed è stata la prima transgender a posare sulla copertina di PlayboyItalia
Recentemente è in Bros, la prima rom-com gay di Nicholas Stoller e Billy Eichner, presentata nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma 2022, e presto la vedremo in un grande progetto firmato Netflix.
Quanto vi aiuta, in tutto ciò, il vostro lavoro di attori?
GC: Tantissimo. Se fossi uno con che vive con i “paletti”, tanti personaggi che ho già interpretato e interpreto, non li avrei mai potuti affrontare. Bisogna essere quello che si è e accogliere, ascoltare, aprirsi sempre. Ogni volta che incontro un nuovo personaggio, è come se incontrassi una persona nuova che devo ascoltare. Devo essere aperto nei confronti di questa persona, altrimenti non riuscirei mai a mettermi nei suoi panni.
VS: Il bello di fare questo mestiere è essere chi non si ha il coraggio di essere, ma anche darsi la possibilità di essere ciò che si è realmente. Il cinema ti dà l’opportunità di vivere vite anche non tue o che sono tue, ma che per paura, pregiudizio, incapacità o altro non riesci a vivere. Il cinema diventa istruttivo e ha una responsabilità: raccontare che la diversità, se davvero esiste, non è certamente mai un limite, ma una ricchezza preziosa.
Oltre ad essere attori e ballerini, siete entrambi degli artisti. Essere artista oggi non è affatto semplice: avvertite un senso di responsabilità?
(Ringrazianoentrambipericomplimentiesorridono)
GC: No, non la sento e non la voglio. Se qualcuno vuole darmela, mi va bene ovviamente, ma io, questo tipo di responsabilità, non la prendo di mia iniziativa.
VS: È una bella domanda, perché un po’ il senso di responsabilità te lo senti addosso. Il nostro lavoro è un gioco, come suggerisce il termine inglese con cui si traduce “recitare”, play, e quello francese, jouer. Quando lavoro, non ho mai la percezione reale di quello che sto facendo o che andremo a vedere, perché lo vivo dall’interno. Ovviamente, come essere umano, so benissimo di essere sottoposta al giudizio di chi mi guarda e all’emozione del pubblico, al fatto se questa emozione arriverà o meno. Il senso di responsabilità lo sento principalmente quando sono a casa, non quando sono sul set, perché mi chiedo sempre: avrò fatto bene? Sarò stata all’altezza? Avrò mandato questo messaggio? Quando sono sul set, è come se fossi ancora nella mia cameretta a pensare che volevo fare questa cosa qui. Recitare, appunto.
GC: La responsabilità che mi prendo nell’interpretare un personaggio consiste nel curarlo nei minimi dettagli, perché sto interpretando qualcuno in cui qualcun altro poi si immedesimerà. Devo avere una forte responsabilità, da prendere con delicatezza e cura. È quello il tipo di responsabilità di cui voglio farmi carico quando devo raccontare la storia attraverso un personaggio, perché devo rispettare chi sei tu che mi stai guardando o guarderai.
Dal set alla vita reale: quanto è difficile essere se stessi? Oppure è facile, e quindi non lo è affatto?
GC: È molto facile essere se stessi, almeno per me. Per esserlo, basta essere se stessi.
VS: Essere se stessi è un grande lusso e io lo sono sempre, con tutti i miei pregi e difetti.
Il coraggio nel cambiamento, non soltanto nell’aspetto fisico e nel recitare, è un qualcosa che vi spaventa o che affrontate con sicurezza e orgoglio?
GC: Non lo definisco coraggio, penso sia più una scelta. Il cambiamento parte sicuramente da noi stessi, prima di tutto. Quando una persona riesce ad arrivare ad una consapevolezza di quello che realmente è, se c’è un cambiamento, non può che essere produttivo e non avrà sicuramente un’accezione negativa.
VS: Sono d’accordo. Il coraggio è un’esigenza: l’esigenza di migliorarsi, di sorprendersi, di accettarsi per quello che si è, quindi non è mai una scelta. Possiamo scegliere se cambiare il colore dei capelli o farci un tatuaggio, possiamo certo scegliere di vivere, ma non sempre “come”, per varie ragioni. Possiamo però affrontare il cambiamento che la vita comporta. Siamo tutti in continua evoluzione e transizione. Dovremmo avere semplicemente il coraggio di lasciarci sorprendere e abbandonarci al nuovo, sempre.
“Sii il cambiamento che vorresti vedere avvenire nel mondo”: vi riconoscete in questa frase di Gandhi?
GC: Assolutamente, mi piace molto. Il cambiamento dipende da noi. Se aspettiamo che cambierà qualcosa, non cambierà niente se non facciamo niente. Io faccio qualcosa cambiando l’ordine delle cose, che poi in futuro, a loro volta, cambieranno. Lo trovo a suo modo affascinante.
VS: Piace anche a me e quella frase ha una valenza particolare, soprattutto in questo momento storico in cui ci insegnano ad avere paura, a restare nei nostri argini, ad aver timore di chi ha un colore della pelle o un orientamento sessuale diverso, oppure di chi la pensa semplicemente in maniera differente da noi. Pensate invece a quanta ricchezza porta la diversità e quindi il cambiamento.
“Vengodaunaterra,laSicilia- conclude Giancarlo - cheèbella eunicaproprioperquesto.Lamiaisolaèstataconquistatae abitatadatantissimepersone,diverseperetnia,religione,ciboe nonsolo,quindiledifferenze,lemescolanzeportanobene”.
Giancarlo Commare è nato a Castelvetrano. Lo ricordiamo tra gli interpreti di MaschileSingolare, una moderna storia queer, in Ancorapiùbello,Semprepiùbelloe Rinascere, film che racconta la storia di Manuel Bortuzzo, il nuotatore diventato paraplegico dopo che gli hanno sparato per uno scambio di persona. È stato tra i protagonisti più amati della serie televisiva Netflix Skam Italia. È stato - e sarà ancora - a teatro con il musical Tutti parlanodiJamie, dove interpreta un ragazzo che sogna di diventare una drag queen. Presto sarà tra i protagonisti della nuova pellicola di Ferzan Özpetek per Netflix, NuovoOlimpo Havana, la sua affettuosa cagnolina meticcia, è sempre con lui, anche durante questo shooting.
The Social Fashion of Martine Rose
Guest Designer at the 103rd Edition of Pitti Immagine Uomo and the Catwalk Debut of Designer Project Jan-Jan Van Essche
Pitti Immagine Uomo giunge alla sua edizione numero 103 e sceglie due designer dalle personalità indipendenti e tendenzialmente opposte, per dare vita a due passerelle che fanno da trait d’union tra il brand mix legato alla tradizione artigianale e quel lavoro di ricerca e sperimentazione estetica e concettuale che mira all’evoluzione del menswear contemporaneo; due archetipi della moda che utilizzano percorsi e linguaggi differenti, con la stessa ambizione,
La versione di Martine Rose: uno sguardo lucido sul contesto multiculturale urbano quella di reincarnarsi in un nuovo concetto evoluto di stile e che raggiunge forme e soluzioni possibili tra i padiglioni della storica Fortezza da Basso.
Possiamo dire che la sua buona stella fu Demna Gvasalia, quando, da poco alla direzione creativa di Balenciaga, la scelse nel 2015 per lavorare insieme a lui alla sua prima collezione menswear del brand, che fu la SS 2017. Lei che ha esposto i loghi in primo piano come simbolo esasperato di una società consumistica e priva di originalità. Lei che, di contro, dà voce alla personalità della gente che popola la strada e definisce la direzione della sua cifra stilistica unica e riconoscibile, stravolgendo prima e ricostruendo successivamente attraverso forme, volumi e mix di materiali che affondano le loro radici all’interno di strati culturali diametralmente opposti, aprendo la strada a un’estetica inedita e rivoluzionaria. Questa è la sua essenza e allo stesso tempo la sua forza, che le ha permesso di costruire il successo del suo marchio e ottenere la fiducia di brand e designer che a lei si sono affidati per la sua visione sempre autentica, coerente e originale. Da Nike a Napapijri – collaborazione iniziata lo stesso anno della celebre sfilata del suo marchio dentro il mercato di Tottenham – fino alla recente con Tommy Hilfiger, solo per citarne alcune. Il contesto subculturale è alla base dell’urgenza comunicativa della stilista che, attraverso le sue collezioni, induce il pubblico a riflettere su contenuti di carattere sociale e culturale, offrendo la sua interpretazione della moda che rappresenta sempre di più un importante contributo per l’evoluzione del costume e assume, ogni stagione, i tratti di un saggio dal carattere antropologico.

Martine Rose, la designer anglo giamaicana – che ha riscosso il consenso del pubblico e degli stakeholder del settore grazie alla sua cifra underground ispirata al proprio heritage culturale –presenterà in anteprima la collezione Autunno/Inverno 2023/24 della sua label, con un evento speciale a Firenze.
Il debutto di Jan-Jan Van Essche
Il designer nato ad Anversa, laureatosi nel 2003 alla Royal Academy of Fine Arts della città belga, sostenitore di uno stile no-gender e ipercomfort, porta la sua idea di moda all’estrema condizione di libertà sia intellettuale che meramente estetica.
Dalla ricerca dei materiali all’uso di tecniche artigianali rubate alla tradizione antica, la sua visione, come una missione, lo connduce a coltivare un’attenzione per i suoi capi che si trova ad un punto d’incontro tra pregio e purezza. La sua COLLECTION#1 del 2010, “yukkuri” - in giapponese “take it easy” o “step by step” - è il preludio di una poetica, la sua, che ancora oggi lascia alle forme libertà d’interpretazione, affidando al corpo e alla personalità dell’individuo il lusso e la libertà di modellare l’abito, caricandolo di un significato ancora più profondo e mai predefinito. “Jan-JanVanEsscheèunafiguraappartataetuttaviaemblematica dellamodamaschilecontemporanea,tantocheprobabilmentelui sarebbeilprimoariteneresuperfluaqualsiasiaffermazionesulladistinzionedigenere,vuoiperribadirlaovuoiperdecretarne ilsuperamento”, dichiara Lapo Cianchi, Direttore Comunicazione & Eventi Speciali di Pitti Immagine.“L’interesseèpiuttostonelgenerareognivoltaunaversionediversadelmedesimomodellodi eleganzaenaturalezzaeneltrasmettereun’ideadilibertà”

Uno stile riconoscibile, costruito attraverso pattern e colori che definiscono le sue stampe. Pierre-Louis Mascia parte da una formazione come illustratore e fonda il suo marchio nel 2007, grazie al fortunato incontro con i fratelli Uliassi, proprietari della stamperia serica Achille Pinto di Como, con cui inizia a sviluppare una piccola collezione di sciarpe. Grazie a una crescita graduale ma costante, oggi è diventato un vero lifestyle brand che vede al centro le collezioni di abbigliamento uomo e donna e gli accessori, come pure le proposte per la casa. Tante declinazioni di uno stile che è rimasto sempre fedele al suo DNA, grazie a un animo e approccio decisamente
Parlaci dell’incontro con Achille Pinto, imprenditore della seta con cui è nata quest’avventura.
Ero art director della fiera parigina Première Classe, all’epoca ben pochi brand lavoravano su scampoli e stampe. Essendo un illustratore di moda, pensavo di cambiare supporto, passando dal rettangolo di carta a quello di un foulard in seta. Ho provato dunque a contattare delle aziende francesi, che però non hanno mostrato alcun interesse rispetto allo sviluppo di nuove label. Poi ho incontrato Matteo Uliassi di Achille Pinto e abbiamo cominciato a lavorare insieme, in maniera naturale. Siamo partiti disegnando una piccola collezione di sciarpe e, quindici anni dopo, siamo una maison di livello globale.
Dai foulard all’abbigliamento fino all’interior, quali sono i momenti salienti, le tappe memorabili del tuo percorso creativo?
Si è sviluppato tutto in modo progressivo, costante. Nel 2016 ho avuto un incidente che ha cambiato la mia visione del mondo e, logicamente, la mia concezione della creatività. Nel 2018, abbiamo avuto l’opportunità di presentare la collezione Pierre-Louis Mascia Primavera/Estate 2019 con una sfilata a Shanghai; dopo questo, il team ha capito che il marchio avrebbe potuto funzionare.
Ti definisci più artista che stilista. Quali sono i tuoi riferimenti nel mondo dell’arte o, semplicemente, quali artisti segui, al di là delle ispirazioni per il brand che porta il tuo nome?
Mariano Fortuny, Serge Lutens, Romeo Gigli, Rei Kawakubo di Comme des Garçons, Yohji Yamamoto e gli stilisti giapponesi, in generale, mi ispirano tanto. Tuttavia, mi sento più vicino alle belle arti che al fashion design.
Think Print: the Art of Pierre-Louis Mascia
artistico. Da anni il designer francese è presente a Pitti Uomo con le sue presentazioni, che dimostrano la sua passione e naturale attenzione verso il mondo dell’interior. Per questa straordinaria storia di creatività che lo lega all’Italia, Pierre-Louis Mascia è stato scelto come Special Project di Pitti Uomo 103, protagonista di un evento speciale ambientato nelle sale di palazzo Antinori, aperto per l’occasione. Un progetto che coniuga natura, cultura, arte e moda e trova espressione nei tessuti realizzati da Achille Pinto, che proprio nel 2023 celebrerà i quindici anni di partnership con la griffe.




Quali sono le stampe e i colori diventati must have delle tue collezioni?
Non ci sono motivi o colori in particolare, mi piacciono tutti!
Come è nata la passione per l’home décor? Il concept del tuo primo negozio a Milano?
Ho cercato di mettere a punto il concept pensandolo nella sua interezza. Quando creo una collezione, la immagino in uno spazio speciale, con un odore peculiare, una musica o dei suoni particolari. Progettando lo store di Milano, abbiamo cercato di seguire lo stesso ragionamento. Adoro gli atelier degli artisti, per questo apprezzo il lavoro di François Halard, che fotografa case e studi di molti di loro. Ad ogni modo, da Pierre-Louis Mascia cerchiamo di definire un interior n cui le persone si sentano a proprio agio. L’estetica della boutique, poi, s’ispira al mio atelier di Tolosa.
Hai sviluppato negli anni numerose collaborazioni con altri marchi, quali sono state le più significative, cosa ti hanno lasciato a livello personale?
La collaborazione col Palais Galliera, un lavoro decisamente interessante per me. Dall’incontro con Pascale Gorguet Ballesteros, curatrice del dipartimento “XVIII secolo” del museo, alla realizzazione dei singoli pezzi, è stato un progetto davvero gratificante, in termini di crescita sia professionale che personale.
Cosa vedremo a Pitti Uomo? Puoi dirci in anteprima su cosa verterà il progetto?
Presenteremo un evento chiamato Philocalie , ossia “amore per la bellezza”, collegato alle collezione Autunno/Inverno 2023/24, per il quale verrà creata un’installazione concettuale nel fiorentino palazzo Antinori. Si tratta di un progetto pensato per stupire gli ospiti, coinvolgendoli nella ricerca di una bellezza naturale, scevra da ogni tipo di artificio, da scoprire e vivere appieno.
Gisada: ‘Olfactory Craftsmanship and Swiss Precision’ in the World of Luxury Perfumes

Text by Giulia Cangianiello
Un connubio sublime tra artigianato olfattivo e precisione svizzera nel mondo del lusso”. La storia di Gisada è iniziata a Zurigo nel 2013 da un sogno, quello di due fratelli con il desiderio di esprimere la loro passione per i profumi in modo inedito e innovativo, collaborando al contempo con nasi dalla visione chiara e lungimirante. Oggi, la Maison di fragranze, il cui logo prende ispirazione dall’idea sublime del volo, è sinonimo di eleganza moderna unita agli standard di eccellenza svizzeri. In pochi anni, l’azienda ha raggiunto un grande successo, con una distribuzione internazionale in quasi tutti gli stati europei, nei paesi balcanici, negli Emirati Arabi Uniti, in Asia e in Africa. In casa Gisada, il savoir-faire e l’altissima qualità, tipicamente elvetiche, incontrano la maestria nell’arte profumiera, dando vita a essenze esclusive, che rivelano composizioni sorprendenti, caratterizzate da un raffinato equilibrio. Tutto è curato nei minimi dettagli: dalla piramide olfattiva, fino al packaging dei flaconi, dal design sempre elegante, sobrio e raffinato. Ambassador Men, aromatico e accattivante, che trae ispirazione dalle terre d’Oriente, e la sua controparte femminile, Ambassador Women, un’Eau de Parfum ammaliante che combina note fruttate, orientali e floreali, sono i due fiori all’occhiello del brand. A questi si affiancano Ambassadora, una composizione unisex, sensuale e sofisticata, con un bouquet fruttato, dolce e avvolgente, e Ambassador Intense “Intense love lasts forever” è il claim scelto per la campagna dell’ultima fragranza da uomo, che reinterpreta Ambassador Men, conferendole un carattere ancora più intenso, vivace e maschile. Testimonial della nuova profumazione Gisada è l’attore, cantante e modello italiano Michele Morrone, celebre per la sua interpretazione nel film 365 giorni, in cui veste i panni di un carismatico boss mafioso, Massimo Torricelli. Affascinante e dallo sguardo ipnotico, il sensualissimo sex symbol milanese incarna perfettamente l’uomo Gisada, interpretando in maniera eccellente la nuova fragranza. Un jus penetrante, la cui freschezza agrumata si fonde amabilmente con aromi più delicati, mentre in profondità si percepiscono gli accordi speziati, che conferiscono al bouquet di Ambassador Intense la sua essenza magnetica ed esplosiva.
A svelarci il mondo della Maison di profumi esclusivi, confezionati in Svizzera, è Klevis Kurtaj, Country Manager di Gisada, che racconta come, nella filosofia aziendale, sia fondamentale costruire un rapporto di fiducia con i clienti, un traguardo possibile solo proponendo loro prodotti di altissima qualità, realizzati con la massima cura nella ricerca degli ingredienti. “Do good and talk about it” afferma, e spiega come tutte le fragranze del marchio made in Switzerland presentino un carattere unico, grazie all’importante percentuale di essenze in ogni bouquet, ridefinendo in questo modo il concetto stesso di profumo.
Com’è nato Gisada, da dove arriva l’idea e qual è la filosofia dietro la nascita del brand?
Gisada Parfum ha ripreso sapientemente il desiderio umano di volare e lo ha inserito sotto forma di logo nelle etichette dei flaconi. Il raffinato marchio con l’ala è una creazione svizzera dell’azienda Swiss Fragrance. La storia del brand inizia nel 2013 a Zurigo, grazie alla visione di due fratelli imprenditori che hanno dato vita a linee di profumi accattivanti e accessori sofisticati. Il loro obiettivo era quello di esprimere la loro passione per i profumi in un modo nuovo e, allo stesso tempo, di lavorare con nasi rinomati, con una visione chiara. Gisada rappresenta un connubio sublime tra artigianato olfattivo e precisione svizzera nel segmento del lusso. Un profumo del marchio incarna infatti i valori positivi della Svizzera, ispira i suoi estimatori più sofisticati. La libertà e la leggerezza del volo si ritrovano in ogni singola, preziosa goccia di profumo Gisada. La Maison si impegna a raggiungere livelli di eccellenza, di perfezione, per soddisfare le richieste dei clienti più esigenti. La ricerca di qualità è sottolineata soprattutto dal fatto che la percentuale di essenze di profumo nelle fragranze è superiore rispetto a quella abituale.
Le Eau de Parfum Gisada si caratterizzano per l’esclusività e gli elevati standard di qualità made in Switzerland. Quali sono le peculiarità dei vostri profumi e cosa li distingue dagli altri competitor, rendendoli unici?
Le nostre fragranze sono caratterizzate da precisione ed equilibrio, qualità che si esprimono attraverso prodotti realizzati con la massima cura. Sensuali e misteriosi, ma allo stesso tempo connotati da sobrietà, eleganza, chiarezza e leggerezza, i profumi Gisada rivelano composizioni dal carattere deciso, realizzate con ingredienti di altissima qualità. Sempre alla ricerca dell’equilibrio perfetto, questi prodotti esclusivi e senza tempo rappresentano la qualità, l’artigianalità e la precisione elvetica in ogni singolo dettaglio.
Tutto, nella Maison, è curato nei minimi dettagli: dalla piramide olfattiva delle fragranze, al packaging dei flaconi. Quanto conta per voi l’immagine?
“Fai le cose per bene e parlane”, lo dicevano già i nostri nonni. Sappiamo tutti che le nostre buone azioni e i nostri successi hanno un effetto esterno solo se “non nascondiamo la fiaccola sotto il moggio”. Ciò che è giusto su piccola scala, lo è ancora di più su grande scala. Naturalmente, non si tratta di promettere al cliente la luna.
I consumatori moderni sanno riconoscere subito le promesse vane, non si lasciano abbindolare da tattiche da quattro soldi. La fiducia crea una buona immagine; una buona immagine, a sua volta, crea fiducia, quindi le due cose dipendono l’una dall’altra. Ma nessuno nasce con entrambe. Queste qualità devono essere coltivate. Raramente ciò avviene da un giorno all’altro, richiede invece molto tempo e forza di volontà. Una buona immagine e la fiducia della clientela si ottengono principalmente con servizi e prodotti di alta qualità. Il rapporto qualità-prezzo dev’essere corretto. Per questo motivo, le nostre fragranze vengono sottoposte a numerosi test di controllo, per garantire al cliente la migliore esperienza.
Ambassador Intense è il nuovo nato in caso Gisada. Qual è l’ispirazione della nuova profumazione? In che modo il claim “Intense love lasts forever” la descrive?
Ancora più intenso, ancora più vivace, ancora più maschile! Gisada è sinonimo di eccellenza e di moderna eleganza made in Switzerland, e ora ha arricchito la sua linea di fragranze maschili più vendute, Ambassador, con il nuovissimo Ambassador Intense. Il claim recita: “Intense love lasts forever”; come indica già il nome, si tratta di un jus di successo, che è stato reinterpretato in una versione ancora più intensa. Le note aromatiche maschili sono rafforzate e completate da caldi accordi orientali.
Il profumo Ambassador Intense - come la fragranza partner già esistente - emana una freschezza piacevolmente agrumata di pompelmo, bergamotto, lavanda, mandarino, pepe rosa e cardamomo. Il flacone moderno, sobrio, di altissima qualità, interamente in nero opaco e con raffinati accenti dorati, riflette, in modo straordinario, l’esclusività della qualità e dell’artigianato svizzeri.
Se doveste scegliere un profumo che avete creato per rappresentare il brand, quale sarebbe?
Sarebbe senza dubbio il nostro Ambassador Men! Una fragranza vivace, fresca e intensa, che presenta accenti leggermente orientali. Le note fruttate e acidule del mandarino conferiscono alla composizione un’impronta iniziale di freschezza agrumata. Questi accordi si combinano poi con le note speziate delle peonie e del patchouli. I sentori ambrati sono accompagnati dagli aromi delicati della vaniglia. Il risultato è un blend olfattivo che permette di esprimere il proprio stile elegante.
Ci raccontate qualcosa della vostra luxuryline e del concept che unisce i profumi di questa gamma esclusiva?
Gisada Luxury è una gamma preziosa di profumazioni unisex. Sono la produzione e gli ingredienti, nonché la storia che sta dietro a ogni creazione e al marchio, a rendere speciali queste fragranze esclusive; conquistano i loro estimatori con miscele di essenze inedite, realizzate attraverso un processo di lavorazione estremamente complicato.
Tutte le Eau de Parfum Luxury sono accuratamente realizzate a mano in Svizzera, sottoposte a un rigoroso controllo di qualità. Sono racchiuse in una scatola di pregiato legno laccato con l’incisione Gisada, avvolta in un elegante sacchetto di velluto. Il fondo è decorato con un tappeto sempre in velluto, e il contenuto è impreziosito da vere e proprie foglie d’oro 24 carati, per valorizzare il motivo Luxury. Per queste fragranze vengono utilizzate solo le migliori materie prime, provenienti da tutto il mondo, e si distinguono dagli altri prodotti presenti sul mercato in questo segmento per l’altissima percentuale di essenze di profumo.
