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La vite comunica Impariamo a capirla
from L’Imprenditore Agricolo - Luglio 2020
by L'Imprenditore Agricolo - Agricoltura, Zootecnia, Fisco Approfondimenti -
I meccanismi che regolano il funzionamento della vite, pur molto complessi, si lasciano sempre interpretare se si pone la dovuta attenzione. Siamo abituati a dare per scontato la successione delle varie fasi fenologiche: per esempio il germogliamento, l’allungamento dei germogli, la formazione del grappolo, la fioritura, l’accrescimento degli acini, il cambiamento di colore degli acini, la caduta delle foglie, ecc. occorre però ricordare che tali fasi non sono casuali, ma piuttosto il risultato di complessi meccanismi fisiologici.
MECCANISMI FISIOLOGICI
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È probabilmente da millenni, da quando sono comparse le prime viti, che queste fasi si succedono ciclicamente; le uniche modificazioni che possono aver subito sono quelle relative alla durata e agli intervalli che le separano. È evidente che, a seconda dell’ambiente in cui la vite viene coltivata, l’inizio del germogliamento e la maturazione avvengono in epoche diverse mentre, nello stesso ambiente, per la stessa varietà, questi meccanismi non hanno mai dato segno di cedimento, reggendo anche parzialmente, finora, alla pressione dovuta ai cambiamenti climatici. Dietro quello che appare e vediamo, cioè la fenologia, ci sono sistemi fisiologici che regolano ogni passaggio senza mai cadere in errore poiché si tratta di meccanismi incrociati: sono sistemi che leggono più parametri ambientali e/o ormonali e solo quando questi sono soddisfatti la pianta dà avvio alle diverse fasi del processo.
FATTORI FONDAMENTALI
La temperatura dell’aria nelle variabili
minima e massima, quella del suolo, la luce negli aspetti ore luce/giorno, le disponibilità idriche, il rapporto fra foglie giovani e adulte sono i fattori che regolano la pianta. Il viticoltore naturalmente ci mette del proprio e attraverso gli interventi colturali cerca di far collimare le esigenze della pianta con le disponibilità ambientali. A titolo di esempio, la vite per entrare nella fase di germogliamento necessita, nei nostri ambienti, di una temperatura minima dell’aria di 10C°, nel caso in cui questa soglia si superasse, per esempio, molto in anticipo succederebbe un bel guaio se non intervenisse un secondo meccanismo di ordine ormonale il quale provvede a bloccare il sistema: in tal caso non si avvierebbe comunque il germogliamento per via dell’assenza di citochinine, ormoni del germogliamento portati dalla linfa ascendente, che non arriverebbero alle gemme poiché la temperatura della terra è comunque ancora troppo bassa per avviare l’attività radicale e spingere la linfa verso le gemme. D’altro canto, sempre attraverso gli aspetti fenologici (per esempio apertura delle gemme, allungamento dei germogli, la fioritura, la formazione dei grappolini, la formazione di nuovi ricacci, ecc.), la pianta manifesta sia la correttezza temporale della fase, sia anche il suo stato di salute.
AMBIENTE VOCATO
Quando gli interventi dell’uomo sono minimi significa che, relativamente a quella varietà, siamo in ambiente vocato: è qui che la pianta trova quanto serve per comportarsi autonomamente in modo ideale; mentre qualora il contributo del viticoltore sia quasi una forzatura le risposte qualitative della pianta saranno solo conseguenti. La vite è una pianta molto sensibile ai condizionamenti pedo-ambientali, non solo a quelli macroscopici ma anche a quelli che a volte passano inosservati, e manifesta questa sensibilità sia attraverso una sintomatologia specifica che attraverso la qualità


delle produzioni. La conoscenza dei parametri che incidono sulla fisiologia della pianta e sulla risposta della stessa rispetto a minime variazioni è fondamentale per poter operare tutte le scelte necessarie utili per mettere la vigna in condizioni di ben produrre.


SEMPLIFICAZIONI SBAGLIATE
Molte volte siamo tentati di trasferire i concetti di fisiologia di altre colture verso la vite, ma questa semplificazione non è sufficiente e, anzi, a volte è sbagliata in quanto si rischia di utilizzare parametri di valutazione troppo grossolani (taglia e vigoria della pianta, quantità di produzione, ecc). Quando si tratta di vite occorre imparare a leggere le risposte anche meno evidenti della pianta e saperle interpretare correttamente.
SINTOMI CONSIDEREVOLI
I sintomi da prendere in considerazione possono essere catalogati in quattro gruppi: - nel primo possiamo collocare quelli vegeto-produttivi che rappresentano la vigoria della pianta e la quantità e qualità della produzione, - nel secondo gruppo possiamo elencare tutti i sintomi legati a situazioni patologiche di tipo nutrizionale, - nel terzo inseriamo i sintomi delle fisiopatie di origine animale e vegetale, - nell’ultimo rientrano le fitotossicità legate a uso improprio di alcuni prodotti o dovute a inquinamenti ambientali.
MANIFESTAZIONI VIGORIA
Un buon vigneto, quindi, è sicuramente quello che è esente da fisiopatie, ma anche quello che non presenta eccessi o difetti di vigoria e che, autonomamente o col contributo del viticoltore, presenta un corretto equilibrio fra aspetti vegetativi e produttivi. Come affermato in precedenti contributi, la vigoria della pianta è il cardine attorno al quale dobbiamo bilanciare tutte le operazioni colturali. Come si legge la vigoria di una vigna e quali sono le risposte corrette? Intanto il parametro oggettivo utilizzato per definire la vigoria è la quantità di legno prodotta durante l’anno rapportato con la quantità di produzione per ettaro o per pianta. Questo rapporto però non è universale ma va messo in relazione a una specifica varietà e a uno specifico ambiente. A mo’ di esempio, nella varietà più performante coltivata in zona, il Nebbiolo, va considerato corretto un rapporto non superiore a Kg 0,5 di sarmenti per kg di uva; altre varietà presentano parametri diversi

in relazione alla varietà e alle pretese più o meno quali-quantitative. Quando il valore sopra citato è inferiore siamo di fronte a una pianta debole che ha qualche difficoltà a condurre a perfetta maturazione l’uva; viceversa quando è superiore siamo di fronte a una pianta troppo vigorosa e quindi non performante in quanto sperpera energie in produzione di chioma anziché destinarle alla maturazione dell’uva e sposta in avanti l’epoca di piena maturazione favorendo la rottura di equilibri vegeto-produttivi.
ABILITÀ INTERPRETATIVA
Il viticoltore attento dispone di altri parametri di tipo soggettivo, ma questi richiedono una certa abilità interpretativa nel saperli leggere e nell’attribuirvi la giusta portata. Per esempio la taglia delle foglie, il colore delle stesse, la lunghezza degli internodi e dei tralci, il calibro dei tralci, la dimensione dei grappoli e degli acini, la lunghezza del picciolo, la quantità e la lunghezza delle
La successione delle varie fasi fenologiche non sono casuali, ma il risultato di complessi meccanismi fisiologici. E’ fondamentale comprenderne le caratteristiche
femminelle sono tutti aspetti i quali ci devono fornire singolarmente, ma soprattutto globalmente informazioni sulla vigoria della pianta. Per poter analizzare alcuni di questi parametri e condividere la portata dei metodi di valutazione occorre avere sempre come riferimento utile la medesima varietà coltivata in condizioni ordinarie.
TROPPO VIGORE
Un vigneto troppo vigoroso presenta sempre delle foglie di dimensioni abbondanti, più carnose e di colore verde cupo; i tralci sono sempre di lunghezza e sezione abbondante, così come lo sono i grappoli. La produzione solitamente è abbondante e poco esposta sia alla luce che ai trattamenti. Queste situazioni in eccesso sono legate soprattutto alla fertilità del terreno ma anche al portainnesto / clone utilizzato e agli apporti elevati di azotati.
POCO VIGORE
Il difetto di vigoria è sempre segnalato da tralci di taglia ridotta, internodi corti, grappoli piccoli, produzione limitata e foglie di colore verde pallido. Quando il difetto è importante abbiamo anche un’anticipata senescenza delle foglie e una deviazione della maturazione, fino a giungere al caso

estremo di disidratazione più o meno accentuata dei grappoli. In entrambe le situazioni estreme, abbiamo perdita di qualità. A tal punto, valutata la situazione relativa alla vigoria, occorre prendere le misure necessarie per poter riportare la pianta verso situazioni corrette. L’entità dello squilibrio va ponderata onde poter trovare subito la giusta soluzione e non rischiare di passare da un eccesso all’altro.
COME INTERVENIRE
Le soluzioni che possono essere adottate riguardano preventivamente gli interventi di fertilizzazione e le lavorazioni del suolo, mentre gli interventi da effettuare in corso d’opera fanno riferimento alla gestione della chioma, alla regolazione della quantità di produzione, inclusi anche la scelta dei principi attivi da utilizzare negli interventi fitoiatrici. Per esempio, l’utilizzo di alcune forme di rame si sa che ha un effetto brachizzante sulla vegetazione mentre altri principi attivi a volte possono anche stimolare la vigoria attraverso l’attivazione degli ormoni di crescita.
PATOLOGIE NUTRIZIONALI
La vite è una pianta molto esigente dal punto di vista nutrizionale e, di conseguenza, si fa influenzare enormemente dal suolo su cui è coltivata. Le diverse tipologie di suolo, come risaputo, condizionano non solo la quantità di produzione ma anche la qualità: a dimostrazione basta prendere in considerazione la diversità organolettica tra vini prodotti partendo dalla stessa varietà coltivata però in aerali differenti. La funzionalità del suolo, intesa come dotazione di elementi nutritivi e possibilità di cederli, influenza la fisiologia della pianta e le sue manifestazioni vegeto-produttive.
ELEMENTI NUTRITIVI
L’elenco degli elementi nutritivi necessari alla pianta è molto ampio; pur dividendoli in macro, meso e micro elementi in funzione delle quantità richieste dalla pianta, va rilevato che ognuno di questi esplica un compito fondamentale sia da solo che in combinazione con gli altri. Pertanto in merito al ruolo di ogni singolo elemento nutritivo non esiste alcun tipo di compensazione ma piuttosto delle azioni sia di sinergismo che di antagonismo. Solitamente, disponibilità scorrette o rapporti non equilibrati con altri elementi vengono segnalate dalla pianta con sintomatologie precise e anche facilmente decifrabili.
FUNZIONI SPECIFICHE
Ogni singolo elemento nutritivo, come accennato pocanzi, ha più funzioni specifiche che si ripercuotono innanzitutto su aspetti fisiologici che regolano il funzionamento dell’intera pianta il quale si ripercuote su alcuni aspetti morfo-fenologici. La vite evidenzia qualsiasi tipo di disfunzione legato a carenze o eccessi di elementi nutritivi con sintomi specifici che si manifestano sui diversi organi, sia attraverso la riduzione della taglia sia


anche attraverso colorazioni anomale, senza dimenticare che queste manifestazioni di sofferenza si presentano sempre in momenti specifici del ciclo annuale. Ci limitiamo a illustrare le manifestazioni di alcune delle più frequenti alterazioni, mentre faremo solo un accenno alle meno frequenti.
BORO
In ordine cronologico, la carenza di Boro è il primo sintomo che si evidenzia già dalla fioritura attraverso la mancata fecondazione di alcuni fiori e la formazione di acini di taglia ridotta e privi di semi, ma anche successivamente si manifesta attraverso lo sviluppo disordinato dei germogli (alterazione del meristema apicale) e la formazione di foglie di forma e colore anomali.
FERRO
La carenza di Ferro è evidenziabile attraverso la colorazione giallo pal

lido delle foglie, in quanto il metallo contribuisce alla formazione della clorofilla, che si manifesta nel pieno sviluppo vegetativo, e con la riduzione della taglia delle foglie apicali risultando in una chioma contenuta; le foglie basali, solitamente, hanno forma e taglia regolare.
MAGNESIO
Il Magnesio è fondamentale poiché componente della clorofilla e una sua mancanza dà origine a sintomi diversificati a seconda dell’epoca in cui si verifica: in primavera si hanno ingiallimenti o arrossamenti di porzioni di lembo fogliare che in estate vanno a interessare l’intero lembo, escludendo solo

le parti a lato delle nervature principali .

POTASSIO
La vite è una pianta potassofila e consuma in modo abbondante e continuativo il Potassio durante tutto il ciclo di sviluppo annuale: la carenza di questo elemento si evidenzia sulle foglie a inizio stagione con delle macchiette traslucide e successivamente con un leggero


ingiallimento/arrossamento (a seconda della varietà) ai bordi e all’interno del lembo fogliare con successiva necrosi, facendo assumere un aspetto a doccia alla foglia.
AZOTO
La mancanza di Azoto, elemento assai importante poiché partecipa alla formazione della clorofilla e dei tessuti, comporta nanismo fogliare, scarso sviluppo vegetativo e radicale, raccorciamento degli internodi e soprattutto colore verde pallido dell’intera chioma. Si evidenzia a partire da metà sviluppo vegetativo in avanti.
ALTRE CARENZE
Il Fosforo esplica funzioni biologiche veramente eccezionali: vitamine, acidi nucleici trasportatori di energia; una sua carenza si evidenzia, su foglie giovani, con una colorazione rossoviolacea e necrosi su foglie adulte. Calcio: clorosi internervale e marginale delle foglie, segue necrosi delle zone interessate. Zolfo: foglie più chiare all’apice e portamento rigido. Manganese: clorosi marginale e internervale con strisce non ben delimitate su foglie adulte prima dell’invaiatura. Zinco: foglie piccole, macchie gialle a mosaico, acinellatura verde, assenza di seno peziolare.
ECCESSI NUTRITIVI
Non sono apprezzabili solo le carenze, ma sono presenti anche alterazioni e manifestazioni legate a eccessi di alcuni elementi nutritivi. La più nota è Un buon vigneto è sicuramente quello che è esente da fisiopatie, ma anche quello che non presenta eccessi o difetti di vigoria e che, autonomamente o col contributo del viticoltore, presenta un corretto equilibrio fra aspetti vegetativi e produttivi

quella dovuta a eccesso di Azoto che produce lussureggiamento vegetativo, foglie ampie e scure, germogli molto sviluppati, abbondanti femminelle, riduzione della differenziazione delle gemme, aumento della taglia degli acini e dei grappoli. Un eccesso di Potassio contribuisce alla patologia conosciuta come disseccamento del rachide, in quale si evidenzia con appassimenti solitamente della parte apicale del grappolo e con necrosi che interessano parte del rachide. L’eccesso di Calcio, frequente nei terreni, provoca nella vite un’anomalia carenziale classica che si evidenzia con gli stessi sintomi della clorosi ferrica. L’eccesso di Rame porta a bloccaggio del Ferro e di conseguenza a clorosi di foglie e tralci giovani, ridotto sviluppo dell’apparato aereo e radicale, acinellatura e cascole delle bacche. Altri eccessi: Magnesio: è leggibile attraverso gli stessi sintomi dovuti alla carenza di Potassio. Ferro (forma ferrosa): può provocare fenomeni di tossicità riscontrabile attraverso la caduta completa delle foglie. Boro: rimpicciolimento, deformazione e necrosi delle foglie, colatura fiorale e accrescimento ridotto e cespuglioso. Sicuramente l’obiettivo di ogni viticoltore è quello di avere una vigna equilibrata, di normale vigoria, la quale non manifesta mai sintomi anomali e in grado di portare a perfetta maturazione la produzione. Non sempre questo è possibile ma sappiamo che il contributo di chi sapientemente coltiva consente di prevenire ogni situazione anomala e di avvicinarsi all’obiettivo.
