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Capre del Monbracco Amore a prima vista
from L’Imprenditore Agricolo - Luglio 2020
by L'Imprenditore Agricolo - Agricoltura, Zootecnia, Fisco Approfondimenti -
Noto da sempre per la sua pietra, il Monte Bracco era conosciuto perfino da Leonardo Da Vinci, che nel 1511 citò le cave in uno dei suoi scritti. Le zone limitrofe, oggi come un tempo, continuano ad evocare anche natura, territorio e ambiente. Ne è un esempio l’azienda agricola “I luvertin”, allevamento di capre che sorge proprio in quel di Barge, in località Torriana. A dargli vita, nel 2013, sono stati Jessica Cravero e Claudio Biei, giovane coppia con quattro figli (più uno in arrivo). Un progetto di famiglia, una scommessa sulle terre di montagna.
PROGETTO FAMIGLIA
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Come detto, il progetto parte sette anni fa, nel 2013. Una vera e propria sfida, in un’era sempre più impigrita dalla tecnolo
gia e dai like. «L’idea di avere un nostro allevamento di capre e un appezzamento di terra dove coltivare gli ortaggi ci è sempre piaciuta – spiega Jessica, classe 1987 –. Siamo partiti con 61 capre e l’idea ben precisa di seguire la naturalità degli animali, offrendo loro buoni pascoli e un po’ di materie prime. Abbiamo scelto le capre perché è stato amore a prima vista. La capra è un animale docile, curioso e molto furbo. Abbiamo optato per due razze rustiche e adatte al pascolo: la Camosciata delle Alpi e la Roccaverano, una razza in via d’estinzione. Siamo orgogliosi di poter contribuire nel nostro piccolo a risollevare la specie». Ora Jessica e Claudio hanno 140 capre. Il nome “I luvertin” nasce... dalla sede

dell’azienda. «Un luogo dove crescono rigogliosi “i luvertin”, cioè il luppolo selvatico – fa eco Claudio, classe 1983 –. Il nome ci piaceva perché rende l’idea delle radici contadine e del contatto con la natura, a noi tanto caro».
LATTE NATURALE
Il latte delle capre della giovane coppia è naturale e pulito, perché le capre vengono pascolate durante tutto l’anno. Nei mesi invernali nei prati di bassa quota, e durante l’estate in alpeggio sul Montebracco (dove restano fino a metà ottobre). «Per poter dare maggiore rilevanza al nostro latte di puro pascolo – affermano Jessica e Claudio – questo viene lavorato esclusivamente a crudo, con la sola aggiunta di caglio e senza l’utilizzo dei fermenti usati comunemente. Ciò ci permette di ottenere un formaggio unico e irripetibile. In base all’appezzamento di terreno che diamo alle nostre capre e al tipo di erbe, il latte assume sapori e tonalità ogni volta simili, ma diverse. Salendo poi in alpeggio il prodotto si arricchisce di Omega 3, che fanno molto bene all’uomo. Il

Claudio Biei con le sue capre

nostro formaggio si chiama la “Toma ‘d Mombrach”. Quest’anno la nostra produzione si basa sulle tome e sulle ricotte, dal prossimo anno faremo anche la robiola di capra».
ALLEVAMENTO SEMI-ESTENSIVO Nei periodi dell’asciutta gli animali vengono pascolati a valle per poi rimanere in stalla durante i parti, dove


L’allevamento sulla montagna di Leonardo ha coronato il sogno di Jessica Cravero e Claudio Biei. Una scelta di vita formato famiglia
Jessica si prende cura delle partorienti e dei loro capretti. «Un lavoro piuttosto complicato – dice soddisfatta – ma molto bello. È stupendo contribuire alle nascite e vedere il miracolo della vita compiersi ogni volta». Quello dell’azienda “I luvertin” è un allevamento semi-estensivo. Una tipologia diffusa nelle aree montane e sostanzialmente simile a quella estensiva. Fatta eccezione per il diverso uso del latte, che viene caseificato dopo lo svezzamento dei capretti.
LEGAME TERRITORIO
Il legame di Jessica e Claudio col territorio è molto forte. «Siamo entusiasti – dice la ragazza – di avere l’alpeggio sul Monte Bracco, la famosa montagna di Leonardo. Claudio, essendo nativo di Barge, ha un attaccamento profondo alle sue radici. Il Monte Bracco è una montagna stupenda, che deve essere solo riscoperta e mantenuta: il lavoro della pastorizia sulla montagna è fondamentale. L’impegno di Claudio nel territorio è rilevante, essendo presidente di un sodalizio senza scopo di lucro, l’Associazione Fondiaria Valle Infernotto. Tra i vari obiettivi c’è proprio quello di combattere l’abbandono del territorio, ripristinarlo e salvaguardarlo».
FUTURO MIGLIORE
«Il nostro sogno del cassetto? Non sapremmo. Ci sarebbe piaciuto aiutare i ragazzi con sindrome di Down o autismo, dandogli la possibilità di lavorare in azienda con le capre. Una sorta di “GoatTherapy”. Questo progetto prevede però un adeguamento dei nostri spazi e in questo momento non abbiamo la forza economica di affrontarlo». Quel che è certo è che Jessica e Claudio hanno abbandonato totalmente gli agi e la routine per lanciarsi in un progetto grande ed ambizioso. «Il nostro impegno – concludono i giovani – oltre che quello di migliorarci, di progredire, di produrre un latte di sempre migliore qualità e sicurezza, è quello di curare il nostro magnifico paesaggio. Vogliamo far conoscere al maggior numero di persone il nostro progetto e la nostra Barge».

