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Come gestire il suolo del noccioleto in produzione

Dal 7° - 8° anno dall’impianto in poi, il nocciòlo progressivamente raggiunge la piena produzione ed il controllo dell’inerbimento spontaneo sostituisce la pratica del sovescio annuale.

ASPETTI IMPORTANTI

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La corretta gestione del suolo deve tener conto di alcuni aspetti importanti, sottolineati nelle Norme Tecniche di Produzione Integrata della Regione Piemonte: - favorire il controllo delle erbe infestanti; - migliorare l’efficienza dei nutrienti riducendo le perdite per erosione, ruscellamento e lisciviazione; - mantenere il terreno in buone condizioni strutturali; - prevenire erosioni e ruscellamenti; - preservare il contenuto di sostanza organica e favorire la penetrazione delle acque meteoriche e di quelle eventualmente fornite tramite irrigazioni localizzate. La gestione del suolo, legata allo stadio di sviluppo delle piante, prevede interventi di trinciatura, di lavorazione meccanica e di diserbo. Il numero di lavorazioni che possono essere effettuate dipende dall’andamento climatico dell’anna

ta e dall’età dell’impianto (fig 1 e 2).

CHIOME FITTE

In corileti con chiome fitte filtra poca luce e l’incremento dell’ombreggiamento progressivamente determina la riduzione prima e la pressoché integrale scomparsa dell’inerbimento spontaneo poi. Le particolarità di raccolta della frutta secca, che si raccatta a terra in seguito

al naturale distacco del seme dalla cupola, apparentemente si avvantaggiano della mancanza di cotico erboso. L’esperienza maturata nel corso degli anni dalla sezione corilicola della Fondazione Agrion, ha evidenziato come l’impoverimento di fertilità del terreno del corileto, in assenza di apporti organi

ci, sia maggiore laddove la gestione della chioma sia saltuaria e limitata all’eliminazione dei rami rotti o secchi per cause biotiche (insetti, funghi e batteri) o abiotiche (meteore climatiche quali vento, grandine, neve). La differenza è apprezzabile, anche dal punto di vista “estetico”, nelle fotografie che ritraggono lo stesso noccioleto prima (fig.1) ed in seguito alla potatura di produzione dei cespugli (fig.2).

RIDIMENSIONAMENTO CHIOME

Il ridimensionamento delle chiome favorisce lo sviluppo delle essenze pratensi spontanee che può essere “diversamente orientato” nella selezione delle stesse sulla base della quantità di luce che filtra tra le file. Questa modifica di gestione del suolo consente la riduzione del compattamento causato dai ripetuti passaggi dei mezzi agricoli ed il contenimento delle lavorazioni meccaniche necessarie per livellare e uniformare il terreno in vista della raccolta. Per favorire lo sviluppo

di una flora composta in prevalenza da graminacee pratensi poco competitive occorre falciare regolarmente l’interfila evitando che la copertura erbosa diventi troppo alta (oltre i 20 cm). Il cotico erboso migliora e rende più stabile la struttura del terreno conferendo, almeno in parte, le proprietà tipiche di un terreno naturale. Lo sfalcio regolare impedisce alle piante infestanti di diventare predominanti ma soprattutto, nel tempo, ha un discreto “effetto rinettante” in quanto ne impedisce la fioritura e di conseguenza la moltiplicazione.

PRATINO TEMPORANEO

Occorre adottare il “pratino temporaneo”, comunque una copertura vegetale anche temporanea (sovescio) prima possibile, cioè in fase di impianto e in quelle successive fino all’ entrata in piena produzione, per limitare sia il ruscellamento (movimento dell’acqua sulla superficie o negli strati sotto-superficiali del terreno) che l’erosione (spostamento di acqua e di particelle solide di suolo e altra origine) (fig. 3-4). Anche la distribuzione su tutta la superficie del corileto degli elementi nutritivi è più uniforme su terreni inerbiti. Allo spandimento vero e proprio dell’ammendante e/o del minerale segue infatti il passaggio di un erpice per interrare grossolanamente i fertilizzanti

in modo da “indirizzarli verso le radici” delle piante arboree e di quelle erbacee. Queste ultime, crescendo completano la diffusione dei concimi rendendoli veicolabili nella soluzione circolante che le piante di nocciòlo utilizzano per la crescita.

INERBIMENTO SPONTANEO

La “successione” delle pratiche agronomiche favorirà quindi il mantenimento dell’inerbimento spontaneo da una raccolta di nocciole a quella dell’anno successivo alternando, a seconda del periodo nell’interfila: - la trinciatura della vegetazione spontanea e dei residui di potatura e/o spollonatura, quando presenti; - il diserbo temporaneo valutando, in caso di assenza di precipitazioni temporalesche, l’opportunità di adottare dosaggi “ridotti rispetto a quelli consigliati di p.a.” per “nanizzare e rallentare” la ripresa vegetativa ma non seccare l’essenza vegetale; - la trinciatura all’erpicatura per interrare i concimi e in pre-raccolta per avviare la risistemazione del terreno e completarla con la rullatura della superficie; - la trinciatura alla ripuntatura, in post-raccolta, per “tagliare” la suola di lavorazione ma non “rivoltare” gli strati del terreno; - sulla fila e in pre-raccolta la lavorazione superficiale

Le indicazioni della Fondazione Agrion sul controllo dell’inerbimento spontaneo, tra ombreggiamento, pratino temporaneo e necessità lavorative

di una “striscia” di 50-70 cm per lato o il diserbo a seconda dell’organizzazione e dell’indirizzo aziendale (Fig. 5).

ORE LAVORO

Nella tabella che segue vengono proposte, per gli interventi indicati, “medie ragionate” di ore di lavoro necessarie per la coltivazione di questa betulacea. Si tengano nel dovuto conto le note riportate in calce prima di “sobbalzare” alla lettura dei numeri che per alcune pratiche agronomiche indicano valori massimi doppi rispetto all’indicata ordinarietà.

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