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Turismo
HOTEL MILLEPINI, IL FANGO È SERVITO!
L’unico prodotto termale protetto da brevetto europeo e da marchio D.O.C. è ad un passo da casa
Ricorda un panificio, la scena che apre la giornata all’Hotel Terme Millepini 4* di Montegrotto Terme.
Come all’alba il fornaio estrae il pane lievitato dal forno fumante, allo stesso orario il fangoterapista dell’hotel stende sul lettino il fango caldo, maturato per oltre due mesi nelle vasche ai piedi dei Colli Euganei consentendo la formazione di microalghe uniche al mondo per i loro princìpi antinfi ammatori.
Sono proprio questi ad essere stati riconosciuti uffi cialmente per le loro qualità curative e preventive sulle patologie osteoarticolari, effigiando nel 2013 il Fango Termale Euganeo del 1° Brevetto Europeo ad
un prodotto termale, come già riconosciuto nel 2005 dall’Istituto Mario Negri di Milano, e del marchio di Denominazione di Origine Collettiva dalla Regione Veneto. E se il pane raggiunge ogni casa allietando i momenti di convivio, il fango accoglie l’ospite nella sua di casa, l’elegante camerino del centro termale che tra piscine e grotte scalda la mattinata grazie alle sapienti mani del fangoterapista.
www.millepini.it Via Cataio 42, Montegrotto Terme (PD) +39 049 8911766 – info@millepini.it


FANGO: UN FARMACO NATURALE RICONOSCIUTO DAL SERVIZIO SANITARIO
La Fangobalneoterapia è un trattamento prescrivibile dal proprio medico e consigliato per artrosi, osteoporosi, reumatismi extra-articolari, distribuito in un ciclo di cura di 12 sedute composte da 12 fanghi e 12 bagni terapeutici.
Con il solo pagamento del ticket, anche da esterni dell’hotel, si può accedere ogni giorno al trattamento a base di questo “farmaco” naturale dai risultati antinfi ammatori paragonabili a quelli del cortisone, ma senza controindicazioni ed eff etti collaterali, particolarmente indicato anche dal punto di vista preventivo a giovani e sportivi.
L’hotel Terme Millepini nel suo stabilimento termale interno, con tre
piscine coperte e scoperte e una SPA con ogni comfort è il luogo ideale in cui mettere a sistema un vero e proprio programma di rigenerazione del corpo e della mente.
Un motivo in più per provare i benefi ci di un prodotto a chilometro zero, trasformando la cura in una vacanza!
Polenta e funghi
Pochi piatti hanno un così forte valore identitario e affettivo, che la polenta, povera ma buona e sostanziosa, ha sfamato per secoli con grande dignità. La polenta intesa come farina di cereali cotta nell’acqua ha origini molto antiche, ma è diventata come la conosciamo adesso solo dopo la scoperta dell’America, perché il granturco che le conferisce il suo colore giallo sole arrivò proprio dal nuovo continente

Ingredienti per 2 persone:
500g di farina di mais, 15g di olio extravergine di oliva, 2 litri di acqua, 1 cucchiaio di sale grosso, 1 confezione a piacere di funghi porcini DelSanto, (oppure chiodini, finferli, champignon, misto bosco). QB prezzemolo fresco per decorare
Procedimento

Per realizzare la polenta ponete sul fuoco una pentola d’acciaio dal fondo spesso, versate i 2 litri d’acqua, quando l’acqua sta per sfiorare il bollore unite il sale, quindi versate la farina a pioggia mescolando con un cucchiaio di legno e mantenete la cottura ad alta. Aggiungete anche l’olio di oliva che servirà per evitare la formazione di grumi, continuate a mescolare attendendo che riprenda il bollore, quindi abbassate il fuoco al minimo e proseguite con la cottura per 50 minuti (o secondo le indicazioni della confezione) a fuoco dolce mescolando di continuo, avendo cura di non farla attaccare al fondo. Trascorsi i 50 minuti la polenta è pronta; alzate il fuoco in modo da farla staccare bene dalla pentola, attendete di vedere che si stacchi bene dal fondo. Ora capovolgete con attenzione il tegame su un tagliere rotondo poco più grande del diametro del tegame per sformare la polenta. La vostra polenta è pronta per essere portata in tavola Servite con i funghi e con del prezzemolo fresco tritato. A piacere potete aggiungere formaggi e salumi.
L’IDEA IN PIÙ I funghi porcini trifolati DelSanto sono già pronti, si può aprire la confezione e usarli per farcire toast, bruschette, pizze, pasta, ecc… Buon appetito!
I FUNGHI
Con le prime piogge autunnali sui tronchi o sui ceppi, nei boschi o in giardino, iniziano a spuntare i funghi chiodini. Questi sono un po’ camaleontici visto che, a seconda dell’albero che li ospita, assumono diverse sfumature che vanno dal giallo miele se cresciuti sui gelsi, al giallo scuro sulle querce, al rossastro sulle conifere. Della famiglia Armillaria mellea, sono considerati meno pregiati di altre specie, si trovano facilmente dal fruttivendolo e a un prezzo davvero accessibile. La possibilità di confonderli con altre specie tossiche c’è, anche se esistono alcune sostanziali differenze tra queste e i funghi chiodini. In ogni caso, se sono stati raccolti e non acquistati da una persona di fiducia, è sempre meglio consultare un esperto per evitare qualsiasi rischio di intossicazione. La loro semplice bontà è indiscutibile, specie se trifolati. Inoltre, in cucina si possono usare in vari modi, anche per preparare ricette veloci e leggere. Ma, attenzione, anche i funghi chiodini non sono completamente innocui. Forse non tutti sanno, infatti, che contengono una tossina di natura proteica termolabile, che può essere eliminata solo se sottoposta a cottura con temperature tra i 60° e i 70°. I funghi porcini sono internazionalmente conosciuti anche con il nome di cèpe (in Francia), Steinpilz (il “fungo di pietra”, in Germania) e una miriade di altri nomi particolarmente emblematici in tutto il mondo (il nome latino è Boletus edulis). Il termine “fungo porcino” in realtà si riferisce a poche specie diverse, la più ricercata delle quali è il Boletus edulis, o il re bolete. Che, in altri termini, è il fungo a cui ci possiamo riferire quando parliamo di porcini. Come tanti altri buoni funghi commestibili, i porcini sono micorrizici, ciò significa che la crescita vegetativa sotterranea del fungo, chiamata micelia, entra in una relazione simbiotica con le radici delle piante. Tuttavia, questa caratteristica così prelibata è anche una condanna per gli appassionati. Significa infatti che proprio a causa di questa relazione così complessa che si verifica in natura, i porcini non sono facilmente coltivabili. Quindi, a seconda di dove vivete, potrebbero essere difficili da trovare freschi e più costosi da acquistare. Innumerevoli i nomi comuni e dialettali attribuiti a Cantharellus cibarius: finferlo, galletto, gallinaccio, gialletto, garitula ecc. Per chi non sapesse di cosa stimo parlando, daremo subito una breve spiegazione: i finferli sono funghi preziosi, distinti per il loro sapore particolare, la forma ondeggiante ed il colore aranciato, dorato o ambrato, pressoché inconfondibile. Tra le numerosissime varietà di funghi, il finferlo spicca per la peculiare preziosità, che ben si sposa ad accompagnare moltissime pietanze, tra cui carni, risotti e paste. In ogni caso, essendo funghi, i finferli devono essere consumati freschissimi, poiché a causa della putrefazione rapida potrebbero liberare sostanze tossiche, pericolose per l’organismo. FinferliIl Cantharellus cibarius, comunque, viene considerato uno tra i funghi più sicuri ed innocui in assoluto, insieme al prataiolo ed al porcino.

a cura di G. Lake


La storia
La DelSanto inizia la propria attività nel 1971, è una piccola azienda artigiana gestita da
Gianni De Cecchi e dal figlio
Federico, da sempre segue la filosofia del titolare: “Qualità e freschezza degli alimenti non dipendono dalla tecnologia: l’innovazione può invece trovare il modo di preservare quanto natura ci dona senza usare conservanti”. Il processo di sterilizzazione e le buste in poliaccoppiato di alluminio Del Santo hanno viaggiato anche nello spazio con l’astronauta Samantha Cristoforetti,.
SPACCIO AZIENDALE
Produzione di conserve alimentari italiane con materia prima stagionale biologica e tradizionale, pronte all’uso a base di verdure, legumi, cerali senza additivi-glutammato-coloranti
