
23 minute read
2.1. Istruzioni tecnico-operative
from INAIL 2019-Rimozione in sicurezza delle tubazioni idriche interrate in cemento amianto. Istruzioni o
2. Rimozione di tubazioni idriche interrate in cemento amianto: attività programmabili
2.1. Istruzioni tecnico operative
Advertisement
Preliminarmente all’effettuazione delle attività programmabili dovranno essere raccolte tutte le informazioni disponibili relative alla individuazione, localizzazione e caratterizzazione di tutte le reti dei servizi presenti nell’area, che peraltro dovrebbero essere già contenute nel Documento di valutazione del rischio amianto del gestore della rete idrica/azienda esecutrice, il cui personale effettua lavorazioni per le quali sussiste rischio di esposizione ad amianto. Se funzionali alla migliore definizione dell’intervento, esse dovranno eventualmente essere integrate con indagini specifiche quali: • geologiche-geotecniche per la scelta del tipo di intervento, • geofisiche per l’individuazione delle tubazioni esistenti e del loro tracciato (es. georadar, etc.), • ispezioni e video-ispezioni delle tratte e dei pozzetti per verifiche visive.
Per tali interventi, per i quali è prevista una progettazione preliminare, prima della fase esecutiva in funzione della profondità dello scavo, dovranno essere adottate eventuali misure di contenimento del terreno. In caso di sospetto di presenza di Mca, si dovrà provvedere alla caratterizzazione delle tubazioni, tenendo in considerazione l’uniformità di tratta. Prime indicazioni in merito alla caratterizzazione del manufatto si possono ottenere mediante l’impiego di metodologie analitiche da campo (strumentazione infrarosso portatile, microscopia ottica Stereo o Mocf, etc.). Accertamenti a norma di legge che confermano quanto rilevato in prima istanza, si possono eseguire mediante campionamento di piccole porzioni del manufatto (indicativamente 5 x 5 cm) ed invio al laboratorio per successiva analisi. Durante il campionamento, dovrà essere prevista la bagnatura con acqua prima e durante le operazioni e, per quanto possibile, dovrà essere effettuato un trattamento con prodotto incapsulante tipo D, ai sensi del decreto ministeriale 20 agosto 1999, nel punto di prelievo. Ciò al fine di non disperdere polveri in aria ambiente nel corso dell’esecuzione del suddetto. È opportuno procedere alla rilevazione fotografica del punto di prelievo e segnalazione con apposizione di cartellino identificativo. A seguito della registrazione del prelievo, il campione, sigillato, etichettato e corre
dato da modulo di campionamento debitamente compilato, andrà avviato a laboratorio qualificato (ai sensi del decreto ministeriale 14 maggio 1996) per la relativa caratterizzazione. All’esito positivo della stessa andrà anche effettuata, a fini cautelativi ed ove possibile, un’indagine preliminare di eventuali pozzetti presenti nel tratto di rete interessato dai lavori per determinare la presenza o meno di depositi fibrosi eventualmente da caratterizzare (es: punti di raccordo, etc.). Nel corso di dette indagini andranno sempre adottati in via cautelativa i Dpi per amianto. Nel caso in cui la tubazione oggetto d’intervento risulti essere in cemento amianto, e la ditta esecutrice dei lavori di rimozione non sia adeguatamente attrezzata e qualificata ai sensi della normativa vigente, si dovranno immediatamente sospendere le lavorazioni segnalando l’accaduto alla committenza. La stessa dovrà attivarsi per adeguare le operazioni, ai sensi della normativa vigente e di quanto indicato nel presente documento. Nelle more della pianificazione di tale intervento, si dovrà procedere a ricoprire immediatamente l’area di scavo con teli in polietilene di spessore di almeno 0,15 mm. Si tenga presente che molti degli interventi sopra descritti non sono necessari se il Documento di valutazione del rischio amianto predisposto dall’azienda/ente gestore è completo e adeguato, per cui le attività programmabili derivano proprio dal contenuto dello stesso. In tutti i casi di interventi di rimozione di tubazioni in cemento amianto, il Dl dovrà presentare, in conformità con quanto previsto all’articolo 256 del decreto legislativo 81/2008 e s.m.i., uno specifico Pdl amianto, documento che deve prevedere le misure necessarie per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori sul luogo di lavoro e la protezione dell’ambiente esterno. Ivi andranno debitamente riportate tutte le informazioni richieste all’ articolo 256 comma 4 del citato decreto. In ogni caso il Dl dovrà provvedere a valutare tutti i rischi legati alle attività lavorative nel Piano operativo di sicurezza (Pos) così come previsto dal Titolo IV del decreto legislativo 81/2008 e s.m.i. (come ad esempio: cadute e scivolamenti, caduta dall’alto di attrezzature/materiali/carichi sospesi, movimentazione manuale dei carichi, schiacciamento/seppellimento, rumore, elettrocuzione, investimento, esplosione, urti/tagli/impatti/ferite alle mani, rischio biologico, etc.). Fatta eccezione per le attività di manutenzione configurabili in regime di Esedi (qualora le imprese risultino non iscritte all’Albo in categoria 10), di cui abbiamo già scritto in precedenza, si ricorda che ai sensi della normativa vigente, le operazioni di rimozione di Mca o di suoli eventualmente contaminati da amianto dovranno essere eseguite da imprese iscritte all’Albo nazionale dei gestori ambientali per la “Bonifica di beni contenenti amianto” (categoria 10), almeno alla sottocategoria 10 A, e da personale abilitato. Resta facoltà degli Organi competenti per territorio valutare, in caso di materiali altamente frantumati, l’opportunità che l’impresa esecutrice dei lavori sia iscritta alla sottocategoria 10 B (es: residui da tecnica di Pipe-bursting, etc.). Il trasporto dei rifiuti contenenti o contaminati d’amianto dovrà invece essere eseguito da impresa iscritta in categoria 5 o 2 bis; l’eventuale trasferimento dei residui di lavorazione dal punto d’intervento al luogo
di concentramento, sarà eseguito conformemente all’articolo 230 del decreto legislativo 152/2006 e s.m.i.. Si riportano di seguito le istruzioni tecnico-operative da adottare in via generale per le attività di rimozione di tubazioni in cemento amianto: 1. L’area di cantiere, in relazione al tipo di lavori effettuati, dovrà essere dotata di recinzione avente caratteristiche idonee ad impedire l’accesso agli estranei (decreto legislativo 81/2008 e s.m.i.); si consiglia per tipologia e dimensioni una recinzione mobile di altezza minima di almeno due metri. Dovranno essere inoltre adottate tutte le misure previste in tema di cartellonistica (divieto di accesso ai non autorizzati, pericolo amianto, etc.) e segnalazione (diurna/notturna) del cantiere ai sensi del decreto interministeriale del 4 marzo 2013. 2. Nel caso d’interventi in cui si riscontri una contiguità diretta tra le aree di cantiere e aree ad elevata frequentazione, si dovrà procedere alla delimitazione dell’area di cantiere prevista al punto 1, con posa in opera sulla recinzione di una rete tessuta oscurante (realizzata in polietilene alta densità (Pehd) – o similare), a maglia chiusa (tipo antipolvere), resistente alle sollecitazioni meccaniche, agli strappi e all’invecchiamento da esposizione agli agenti atmosferici, posata al fine di contenere il più possibile la dispersione di polvere. Questo consente anche di evitare la visibilità delle attività svolte all’interno del cantiere. Si consiglia di smaltire a fine lavorazione i materiali utilizzati con codice Eer 15.02.02* - “Assorbenti, materiali filtranti, stracci ed indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose”, come rifiuti contaminati da amianto. In alternativa si potranno utilizzare pannelli in legno, plastica o altri materiali (validi sia per scopi di delimitazione che di contenimento – punti 1 e 2) da lavare e incapsulare dopo l’utilizzo. Si consiglia di procedere per tratti di lunghezza limitata. 3. Per interventi in aree ad elevata frequentazione inoltre, qualora si prevedano operazioni di separazione/taglio della tubazione, la zona di intervento dovrà essere ulteriormente chiusa (pali metallici, teli in polietilene, etc.). Ciò al fine di proteggerla dall’azione del vento e/o dallo spostamento d’aria provocato dai mezzi di cantiere e/o veicoli in transito nelle aree adiacenti. Tale precauzione non è da ritenersi necessaria nel caso si utilizzi la tecnica del glove-bag così come prevista al successivo punto 15. 4. Dovrà essere interrotta, ove possibile e applicabile, la fornitura dei servizi erogati dalla rete oggetto degli interventi prima di operare sui Mca. Qualora ciò non fosse possibile, andranno valutati i rischi correlati ed adottate specifiche misure precauzionali. 5. A fini cautelativi, dovranno essere ridotte al minimo le fasi e le tempistiche di rimozione delle tubazioni e di tutti i materiali di risulta. 6. In funzione dell’effettiva profondità dello scavo e della natura del terreno, si dovrà sempre garantire la sicurezza statica delle pareti anche mediante l’impiego di opere provvisionali (es. armature, casseri, puntelli, etc.), al fine di procedere in sicurezza ai sensi dell’articolo 119 del decreto legislativo 81/2008 e s.m.i. (si consideri però che normalmente le tubazioni delle reti idriche sono posate
ad una profondità non superiore a un metro e mezzo). Dovrà essere inoltre rimosso l’eventuale bauletto cementizio presente nell’intorno della condotta. 7. Preliminarmente dovranno essere effettuate le operazioni di scarificazione e una volta rimosso il manto di asfalto, si potrà procedere all’individuazione della posizione e profondità di posa della tubazione utilizzando un’apposita sonda. Il successivo scavo dovrà raggiungere una profondità di 15 cm al di sopra della generatrice superiore del tubo, anche mediante approfondimenti laterali del medesimo. Durante questa fase si ritiene opportuna la bagnatura del terreno con acqua, da irrorare anche mediante nebulizzatori/atomizzatori, senza provocare ristagno o ruscellamento, al fine di limitare l’emissione di polveri durante lo scavo. 8. Il Dl potrà motivare nel Pdl, indirizzato alla Ausl competente per territorio, la necessità di operare scavi con profondità differenti ai 15 cm, in funzione della situazione sito specifica. 9. La completa messa a giorno delle sole porzioni interessate da separazione/rottura/taglio dovrà essere effettuata mediante attrezzi manuali (badili, vanghe, cazzuole, etc.), prestando attenzione a non raschiare la superficie esterna della tubazione in cemento amianto. Per quanto riguarda le suddette porzioni (e non le restanti parti di tubazione), dovranno essere rimossi e trattati come rifiuto circa 15 cm di terreno immediatamente circostante la tubazione, in accordo con quanto indicato nel “Parere tecnico in merito al campionamento di suoli con possibile presenza di amianto e altre fibre asbestiformi” predisposto dal Gruppo di lavoro del ministero della salute (Allegato 2); ciò esclusivamente qualora ancora presenti e non in forma fangosa o liquida a causa di eventuali dispersioni idriche (Figura 3). Tale porzione di terreno potrebbe, infatti, essere contaminata da fibre d’amianto e, pertanto, andrà imballata e smaltita come rifiuto pericoloso. In questo caso, la bagnatura del terreno con acqua, da irrorare anche mediante nebulizzatori/atomizzatori senza provocare ristagno o ruscellamento, dovrà necessariamente essere realizzata per limitare l’aerodispersione di eventuali fibre. Le modalità operative d’intervento da attuare per tali terreni, andranno presentate all’Organo di vigilanza competente per territorio.
Figura 3 - Messa a giorno della tubazione idrica in cemento amianto.
10. Nel caso di tubazioni ubicate al di sotto della falda freatica, andranno adottate tecniche che consentano di operare in condizioni asciutte, da valutare a seconda del modello idraulico del sottosuolo (es.: aggottamento semplice, impianto wellpoint, etc.). In tale caso, risultando il terreno di per sé stesso intriso di acqua, non risulta necessario porre in essere le attività di bagnatura mediante nebulizzazione/atomizzazione. 11. Con la tubazione interamente a giorno ed in parte sospesa, è auspicabile interporre tra la stessa ed il terreno sottostante un telo in polietilene ad alta densità con spessore di almeno 0,15 mm, o un telo equivalente di “geotessile tessuto non tessuto”. Esso andrà allocato almeno al di sotto di ogni area di separazione/rottura/taglio e la sua estensione potrà essere valutata in considerazione delle condizioni operative specifiche. In caso di presenza di acqua nello scavo, andranno valutate specifiche modalità operative per garantirne l’efficacia (es. telo sospeso sotto alla tubazione, etc.). La posa del telo o di geotessuto non sarà necessaria nel caso in cui si adotti la tecnica del glove-bag di cui al successivo punto 15. 12. In caso di presenza di acqua a fondo scavo, si potrà consentire il suo naturale drenaggio o scarico in fognatura mediante idoneo convogliamento (Figura 4).
Si ritiene inopportuno lo svuotamento dello scavo con la benna. Dovrà essere vietata la dispersione della medesima su pavimentazioni impermeabili (es. asfaltate, in cemento, etc.) che, in un secondo momento, asciugandosi potrebbero dare luogo a dispersioni di fibre in atmosfera. Qualora ciò non fosse possibile si dovrà procedere alla sua preventiva raccolta e avvio a smaltimento. Si consiglia di smaltirla con codice Eer 16.10.01* - “soluzioni acquose di scarto, contenenti sostanze pericolose”; ciò in via cautelativa, non essendo nota a priori la concentrazione di fibre ivi presente ovvero, a seguito di accertamenti analitici, potrà essere adottato il relativo codice Eer a specchio. In aree non urbanizzate si potrà consentire lo scarico sul terreno mediante idoneo convogliamento.


Figura 4 - Convogliamento dell’acqua a fondo scavo e scarico in fognatura.


13. Una volta portato a giorno il tratto di tubazione ed eventualmente allontanata l’acqua dallo scavo, prima d’iniziare le azioni di separazione/taglio, dovrà essere introdotta nello scavo, o lasciata a bordo del medesimo, lontano dal ciglio e in posizione di sicurezza, tutta l’attrezzatura necessaria per eseguire l’intervento al fine ridurre gli accessi allo scavo durante le operazioni, condizione che potrebbe esportare la potenziale contaminazione nelle restanti aree di cantiere. 14. Si dovrà quindi procedere alla pulizia completa della superficie esterna della tubazione, in particolare della/e zona/e interessata/e dall’operazione/i di separazione/taglio, procedendo contestualmente a una nebulizzazione continua durante il taglio con acqua, o con prodotto incapsulante possibilmente biodegradabile (tipo D, ai sensi del decreto ministeriale 20 agosto 1999), della superficie esterna esposta. In caso di ramo terminale della rete, di giunzioni o innesti in pozzetto, l’incapsulamento andrà previsto, ove possibile, anche sulla superficie interna della condotta da rimuovere. 15. Si dovrà verificare se è già individuabile un punto di giunzione da utilizzare ove tecnicamente possibile, per separare il tratto da rimuovere da quello successivo, possibilmente senza tagli o rotture. Come soluzione residuale, laddove non sia tecnicamente possibile intervenire sulle giunzioni senza tagli e rotture, l’operatore potrà utilizzare la tecnica del glove-bag o eseguire i tagli sulla tubazione, mediante una delle metodiche di cui al successivo punto 16, solo dopo aver provveduto, come già detto, al preventivo incapsulamento dei punti di taglio e del tratto di tubazione portata a giorno. Si consiglia l’atomizzazione/nebulizzazione, possibilmente con cannone nebulizzatore dell’area d’intervento durante la fase di messa a giorno della tubazione (Figura 5). Attività non necessaria in caso si adotti la tecnica del glove-bag.
Figura 5 - Cannone nebulizzatore nell’area d’intervento.
16. Le operazioni di taglio della tubazione, dovranno essere eseguite mediante strumenti idonei, tra cui: a. seghetto manuale (strumento operante a secco, Figura 6) per tubazioni con
piccoli diametri, da utilizzare solo se si opera in presenza di aspirazione forzata a filtri assoluti di classe Hepa H13 o superiore, oppure atomizzazione/ nebulizzazione continua dell’area di taglio con prodotto incapsulante tipo D, possibilmente biodegradabile. Al termine delle operazioni, il seghetto andrà incapsulato, confezionato in busta chiusa e avviato a smaltimento a fine giornata lavorativa (in considerazione della rapida usura e bassi costi). Si consiglia di smaltire i filtri Hepa esausti con codice Eer 15.02.02* - “Assorbenti, materiali filtranti, stracci ed indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose”, come rifiuti contaminati da amianto;
Figura 6 - Taglio di una tubazione mediante seghetto manuale (Inail Dit).

b. seghetti alternativi a motore (a scoppio) a bassa velocità di rotazione (Figura 7), solo se dotati di sistemi integrati per l’irrorazione continua della zona di taglio con acqua o soluzione incapsulante impregnante, da utilizzare preferibilmente per tubazioni con diametri e spessori compatibili con la lunghezza e caratteristiche della lama utilizzata per il taglio; al termine delle operazioni, la lama e l’attrezzatura andranno puliti ad umido per quanto possibile e conservati in apposito contenitore chiuso;
Figura 7 - Taglio di una tubazione mediante seghetto alternativo a motore (a scoppio) a bassa velocità di rotazione.


c. tagliatubi manuale a catena (strumento operante a secco, Figura 8), da utilizzare solo se si opera in presenza di aspirazione forzata a filtri assoluti di
classe Hepa H13 o superiore, oppure atomizzazione/nebulizzazione continua dell’area di taglio con prodotto incapsulante tipo D, possibilmente biodegradabile. Al termine delle operazioni, lo strumento andrà pulito a umido e conservato in apposito contenitore chiuso. Si consiglia di smaltire i filtri Hepa esausti con codice Eer 15.02.02* - “Assorbenti, materiali filtranti, stracci ed indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose”, come rifiuti contaminati da amianto.


Figura 8 - Taglio di una tubazione mediante tagliatubi manuale a catena.
Le attrezzature di lavoro devono essere scelte secondo le condizioni specifiche del lavoro da svolgere in modo da ridurre al minimo la produzione di polvere. Si dovrà provvedere alla raccolta di eventuali residui visibili di materiale asportato (Figura 9), siano essi polverulenti o fangosi, generatisi durante le fasi di taglio.

Figura 9 - Residui del materiale dopo le operazioni di taglio.
Qualora si intervenga su reti idriche con presenza di acqua, per evitare rischi di folgorazione, dovranno essere impiegate attrezzature conformi all’ambiente in cui si opera.
In considerazione di quanto indicato nel decreto ministeriale 6 settembre 1994, si ritiene opportuno segnalare che l’utilizzo di strumenti di taglio a media/alta velocità dotati di sistemi integrati per l’irrorazione continua della zona di taglio con acqua o soluzione incapsulante impregnante (es: motoseghe a catena, etc.), è vietata. Tale impiego potrà, in futuro, essere previsto solo a seguito di opportuna sperimentazione e monitoraggio per valutare la loro efficacia ed i livelli di esposizione provocati per i lavoratori e gli ambienti di vita.
Questa tipologia di strumenti andrebbe utilizzata preferibilmente per tubazioni con diametri superiori a 800 mm e/o con spessori rilevanti; al termine delle operazioni, lo strumento andrà pulito a umido per quanto possibile e conservato in apposito contenitore chiuso.
Si ricorda che è sempre vietato l’utilizzo di strumenti tipo smerigliatrice angolare (flessibile, flex o frullino), che provocano un’elevata dispersione di fibre e significativi rischi per gli operatori e per gli ambienti di vita circostanti. Ulteriori apparecchiature elettriche a media/alta velocità che operano a secco, quali il seghetto alternativo elettrico, non risultano conformi ai dettami del citato decreto. 17. Per la rimozione di tratti di tubazioni in cemento amianto, potrà essere utilizzata anche la tecnica del glove-bag, ai sensi del decreto ministeriale 6 settembre 1994. Tale metodica, considerati i suoi limiti intrinseci e le oggettive difficoltà applicative negli scavi, potrà essere adottata solo a seguito di una specifica analisi di fattibilità e sperimentazione pratica condotta dall’azienda, che dovrà determinare preliminarmente il diametro e la lunghezza massimi per i quali potrà essere applicata. Nell’analisi di fattibilità, si dovrà tenere conto di tutte le fasi operative stabilendo apposite procedure codificate, ivi compresi la scelta dello strumento/modalità di taglio, il trattamento dell’acqua eventualmente accumulatasi all’interno del glove-bag e la modalità di raccolta, manipolazione e smaltimento dei rifiuti prodotti. 18. La limitata quantità di terreno rimosso, in particolare: a. quella equivalente ai 15 cm circa prelevati intorno le porzioni di separazione/rottura/taglio; b. quella prelevata al di sotto delle aree di taglio per operazioni eseguite in assenza di telo protettivo o geotessuto filtrante o senza applicare la tecnica del glove-bag; c. quella proveniente dalle operazioni di campionamento e analisi a fondo scavo prima del ritombamento; d. eventuali carote di risulta; e. od altre tipologie similari di terreno rimosso. dovrà essere considerata, ai fini della sicurezza, come terreno contaminato.
Fatta eccezione per i campioni da avviare al laboratorio di analisi, che dovranno
essere sigillati a parte, etichettati ed accompagnati da apposito report di campionamento, il restante materiale dovrà essere imballato in opportuni sacchi di polietilene ed inserito in big-bags da sigillare e contrassegnare con etichette riportanti il produttore del rifiuto, la presenza di amianto e l’identificativo R (rifiuti pericolosi). Essi dovranno quindi essere posizionati a bordo scavo, lontano dal ciglio a distanza consona a garantire la sicurezza dei lavoratori operanti all’interno dello scavo, in modo da poter essere allontanati dal cantiere insieme agli altri rifiuti pericolosi, da avviare a successivo smaltimento. Si consiglia per tali rifiuti l’adozione del codice Eer 17.05.03* - “Terre e rocce contenenti sostanze pericolose”. Si specifica che si ritiene opportuna l’attribuzione di tale codice in considerazione delle comprovate difficoltà analitiche in merito alla caratterizzazione dei terreni contenenti o contaminati da amianto. Le metodologie previste normativamente (Diffrattometria a raggi x (Drx) - Spettroscopia IR a trasformata di Fourier (Ftir)), posseggono infatti un limite di rilevabilità generalmente intorno all’1%, superiore al valore indicato dalla normativa vigente pari a 0,1% (1000 mg/Kg), oltre a costi rilevanti e lunghi tempi esecutivi (es. procedura di arricchimento del campione, setacciatura a diverse mesh, etc.). 19. Al fine di garantire una maggiore efficacia, in caso sia necessario intervenire mediante taglio e sostituzione su un tratto di tubazione danneggiato, si consiglia di non limitarsi alla sostituzione della sola porzione danneggiata o deteriorata, bensì dell’intero tratto di tubazione (da giunto a giunto) che comprende la parte ammalorata (Figura 10). Questo consentirebbe di evitare possibili ulteriori rotture, nelle immediate vicinanze del tratto sostituito, conseguenti agli assestamenti del letto di posa della tubazione dopo l’intervento di riparazione e successivo rinterro.
Figura 10 - Particolare del giunto di collegamento (sinistra); tratto di tubazione nuova in sostituzione di quella ammalorata (destra).


Prima dell’inserimento/allacciamento della nuova tubazione in sostituzione di quella rimossa, andrà prevista la pulizia ad umido o aspirazione forzata a filtri assoluti (classe Hepa H13 o superiore) della tubazione rimasta in posto nei punti di giunzione con la nuova, procedendo a un’ulteriore nebulizzazione pre
liminare della superficie esterna della tubazione, con prodotto incapsulante tipo D possibilmente biodegradabile. Si consiglia di evitare, per quanto possibile, azioni di rifilatura, limatura e sagomatura dei due monconi di tubazione rimanenti in sito. Nel caso ciò risulti necessario, dette azioni dovranno essere eseguite con le stesse modalità operative e cautelative previste per le operazioni di separazione/taglio. In ogni caso si ritiene comunque opportuno vietare l’utilizzo di strumenti tipo smerigliatrice angolare (flessibile, flex o frullino), che provocano un’elevata dispersione di fibre e significativi rischi per gli operatori e per gli ambienti di vita circostanti. Ciò ai fini di evitare potenziali dispersioni di fibre in atmosfera. 20. Il/i pezzo/i di tubazione liberato/i dovrà/dovranno essere imbragato/i e sollevato/i per essere sottoposto/i ad ulteriore nebulizzazione con aspersione di incapsulante tipo D, possibilmente biodegradabile, con particolare riguardo alla superficie esterna, ai punti di rottura, ai fronti di taglio di tubi o spezzoni, e ove possibile, con nebulizzazione dell’interno della tubazione. 21. Le tubazioni rimosse potranno essere adagiate a terra, su idonei teli, per procedere al loro confezionamento in imballaggi sigillati e opportunamente contrassegnati (Figura 11) con etichette riportanti il produttore del rifiuto, la presenza di amianto e l’identificativo R (rifiuti pericolosi). Si consiglia per tali rifiuti l’adozione del codice Eer 17.06.05* - “Materiali da costruzione contenenti amianto”. Il confezionamento dell’imballaggio potrà avvenire, sia a fondo che a bordo scavo, a seconda delle situazioni specifiche, quando i materiali sono ancora bagnati.
Figura 11 - Particolare del confezionamento dei rifiuti.


22. Tutti i rifiuti prodotti (terreni, tubazioni, Dpi, etc.) dopo opportuno confezionamento e pulizia esterna degli imballaggi, dovranno essere allontanati dall’area di cantiere su idonei mezzi di trasporto possibilmente in giornata o al raggiungimento di un primo carico utile ma comunque entro i tempi indicati per il deposito temporaneo. Si riportano in proposito in Allegato 3 specifiche indicazioni in merito da adottare di notte o nei giorni festivi, formulate dal Mattm.
Essi potranno dunque essere avviati a deposito temporaneo o preliminare oppure definitivo in discarica per rifiuti pericolosi o non pericolosi monodedicata all’amianto, o con cella monodedicata all’amianto.
23. Si consiglia che per il trasporto dei rifiuti prodotti, da effettuare con veicoli appositamente autorizzati e iscritti all’albo gestori ambientali per il trasporto dei rifiuti pericolosi (categoria 5 o 2 bis per quantità inferiori a 30 Kg), avvenga con mezzi dotati di vano di carico con sponde e sistema di copertura fissa o mobile, tali da garantire la protezione del carico. 24. In caso le tubazioni si rompano o si trovino già in parte usurate e frantumate, gli eventuali frammenti acuminati o residui individuabili a vista (sia di tubazione che di fasci di fibre minerali rimasti nel terreno a seguito della dissoluzione della matrice cementizia) dovranno essere sottoposti a nebulizzazione con aspersione di incapsulante tipo D (possibilmente biodegradabile), rimossi manualmente e insaccati in appositi imballaggi impermeabili sigillati (possibilmente rigidi in caso di frammenti acuminati) o in sacchi di rafia polipropilenica e immediato successivo imballo in big-bags (impermeabili in caso di utilizzo di rafia, ai sensi del decreto ministeriale 6 settembre 1994); ciò al fine di evitare rotture e sfondamento dell’imballaggio. Eventuali frammenti di grosse dimensioni non dovranno essere assolutamente frantumati in cantiere per essere introdotti nei big-bags, ma dovranno essere sigillati separatamente in teli di polietilene d’idoneo spessore e dimensioni disponibili sul mercato, quindi, etichettati; ciò al fine di evitare la potenziale aerodispersione di fibre di amianto. 25. Eventuali altri rifiuti prodotti in cantiere, dovranno essere opportunamente confezionati in appositi imballaggi, quindi sigillati e contrassegnati con etichette indicanti il produttore del rifiuto ed il codice Eer del rifiuto ivi contenuto. 26. I teli o i geotessuti di cui al precedente punto 11, eventualmente rimossi dallo scavo, dovranno essere sottoposti a nebulizzazione con aspersione di incapsulante di tipo D e insaccati in appositi imballaggi sigillati e correttamente etichettati come rifiuti. Si consiglia di classificarli con codice Eer 15.02.02* -
“Assorbenti, materiali filtranti, stracci ed indumenti protettivi, contaminati da sostanze pericolose”, ed avviarli a deposito temporaneo, preliminare o idonea discarica. 27. Al termine dei lavori, una volta liberato lo scavo e prima del suo ritombamento, come da Pdl, si dovrà effettuare un’ispezione visiva al fine di verificare l’effettiva rimozione di tutti i rifiuti potenzialmente contaminati da amianto. Si ritiene opportuno che tale verifica sia eseguita dalla ditta esecutrice congiuntamente con la Direzione lavori. 28. All’esito positivo dell’ispezione visiva, ove non siano stati posizionati i teli o il geotessuto con le modalità di cui al precedente punto 10 o utilizzata la tecnica del glove-bag, si dovrà eseguire un campionamento sul fondo dello scavo per accertare l’assenza di contaminazione da fibre libere di amianto nel terreno sottostante. 29. In corrispondenza delle zone di separazione/rottura/taglio, dovrà essere prelevato un campione di terreno di circa 1 Kg, per attività che abbiano interessato al massimo 20 metri lineari di tubazione; per lunghezze superiori, dovrà essere prelevato almeno un campione ogni 100 metri, ed in relazione all’entità delle
tratte interessate dai lavori, il piano di campionamento potrà essere oggetto di valutazioni sito-specifiche da parte dell’Autorità di vigilanza competente per territorio. Ogni singolo campione sarà costituito da più incrementi di terreno, prelevati in più punti del tratto in esame. Tutti i campioni dovranno essere prelevati in triplice aliquota per le attività di controllo e validazione degli Enti preposti. Dopo il confezionamento, il campione dovrà essere inviato presso un laboratorio qualificato (ai sensi del decreto ministeriale 14 maggio 1996) per la determinazione analitica del contenuto di amianto, secondo quanto disposto dal decreto legislativo 152/2006 e s.m.i., i cui esiti dovranno essere acquisiti quanto prima possibile al fine di non intralciare le attività. Qualora gli esiti indichino valori eccedenti i limiti di legge (decreto legislativo 152/2006 e s.m.i.), si dovrà asportare un ulteriore strato di terreno pari ad almeno 15 cm in tutte le zone di separazione/rottura/taglio e ripetere la verifica fino al raggiungimento di terreno esente da contaminazione, ai sensi del sopraccitato decreto. Sarà cura dell’impresa tenere traccia (anche producendo apposita planimetria finale esplicativa), della posizione di prelievo dei campioni di fondo scavo finalizzati ad accertare l’avvenuta rimozione della eventuale contaminazione. 30. In caso si operi all’interno di Siti da bonificare di interesse nazionale (Sin) o regionale (Sir) oggetto di specifici Piani di caratterizzazione (Pdc), in fase di analisi per la classificazione e successivo avvio a destino finale dei terreni, andranno ricercati oltre al parametro amianto, anche tutti gli altri parametri analitici indicati nello stesso Pdc approvato per l’area in esame. 31. A cura della committenza dovrà essere conservata l’informazione relativamente agli interventi effettuati, producendo un documento finale che descriva con precisione le operazioni effettuate; si consiglia, ove possibile, l’utilizzo di dispositivi di geo-localizzazione sulle tratte rilevate (es: quelli in radio frequenza). Le informazioni dovranno essere inserite su piattaforma informatica dedicata (possibilmente tramite implementazione di un Gis/Sit), per il suo costante aggiornamento, e nel Dvr. 32. Si consiglia che il Dl comunichi a fine anno i dati inerenti i singoli interventi realizzati nel corso dell’annualità precedente (committenza, ditta esecutrice lavori, ubicazione del cantiere, numero dei lavoratori impegnati nel cantiere, diametro tubazioni, metri lineari rimossi, quantitativi di Rca prodotti e relativi codici
Eer, luogo di conferimento, etc.) anche all’Inail Dit (dit@inail.it) a fini statistici e di ricerca. Analogamente si raccomanda inoltre di trasmettere alle Regioni i dati, secondo le specifiche regole regionali, ai fini dell’aggiornamento della
Mappatura nazionale dell’amianto ai sensi del decreto ministeriale 101/2003 ed al Sinfi ai sensi del decreto legislativo 33/2016.