Lumsanews n.9 del 15 dicembre 2017

Tecnologia

Cultura

Videogames alle Olimpiadi, via libera del Comitato internazionale da Cina 2022 di Valerio Cassetta e Fabio Simonelli

Alle pagine 6-7

La tecnologia contro i pochi visitatori: i nuovi musei 2.0 per invertire gli ultimi 10 anni di Gloria Frezza

A pagina 5

PERIODICO NUMERO 9 15/12/2017

“Sei bella come il discorso del Duce a Piazza Venezia” e altre citazioni a braccio teso spopolano su Instagram

#Fascistlove, la destra ai tempi dei social media

Festività natalizie

Dal LunEur ai Musei Capitolini, tutti gli eventi a Roma per superare il caso dell’abete “Spelacchio”

Reportage

A pagina 4

di Marco Assab

A pagina 8

di Davide Di Bello

Alla scoperta del Quarticciolo, la borgata romana dove convivono storia e degrado

di Simone Alliva

l’inchiesta

#Fascist lovers

PAGINA 2

La vita sociale dei minorenni di estrema destra tra slogan e braccia tese Nelle loro lotte temi come l’aumento del numero e dei poteri dei rappresentanti degli studenti o l’abolizione del voto in condotta si incrociano con la rivisitazione del ventennio e la lotta all’antifascismo.

Instagram e i social raccontano l’universo nero di SIMONE ALLIVA

La galassia nera neofascista ha inghiottito anche Instagram. Il social network fotografico più famoso al mondo, nato nel 2010 e recentemente acquisito da Facebook, è legato alle funzioni social che consentono agli utenti di pubblicare e condividere velocemente le proprie immagini, seguendo e commentando quelle pubblicate da amici o altri utenti, facendosi conoscere e iscrivendosi alle loro liste.

Per entrare nel mondo nero “IG” dei giovani neofascisti basta digitare l’hashtag giusto. L’hashtag è un’etichetta di quelle che prima si usavano solo su Twitter per consentire la ricerca tematica delle conversazioni e che ora, in Rete o no, indicano il tema di un discorso, anche in modo allusivo o ironico. #fascistlove #instaduce, #instafascio, #duxmealux o #disperatoamore sono la chiave di volta di questo mondo nel quale i fascisti, soprattutto giovanissimi, si scambiano informazione rispetto alla propria identità, si conoscono e si riconoscono. Lontano dalle censure di Facebook e dall’alto rischio di esposizione che porta twitter.

Come hanno scritto i ricercatori Tom Stevens e Peter Neumann del King’s College di Londra, Internet e i social network permettono all’estrema destra di sviluppare “nuove reti sociali” in cui “punti di vista o comportamenti, normalmente inaccettabili nella società, diventano ‘normali’.

“Andiamoci a riprendere fiume” è la didascalia di Leonardo, 16 anni e caposcout, mentre con i suoi amici tende il braccio #fascistidentroefuori. Essendo il gesto fascista per antonomasia, su Instagram ce n’è per tutti i gusti. Basta digitare semplicemente #Salutoromano. “Salutiamo a mano aperta perché non abbiamo niente da nascondere” scrive Luca. “Grande!” commenta con entusiasmo un utente.

Un altro luogo predisposto alla distensione delle braccia è lo stadio, dove fare il saluto romano sugli spalti non è reato, come ha stabilito una sentenza del tribunale di Livorno. Alla pagina “Squadrismo Official” i video dei camerati che cantano inni fascisti con il braccio teso.

Ma è nelle scuole che il fascismo resiste e si prolifera. Inciso sui banchi, annotato sui quaderni una passione che esce così fuori dalle mura scolastiche e raggiunge altri “studenti camerati”, sparsi nel paese.

Infine, c’è l’amore ai tempi del neofascismo. Filone romantico sempre più popolare dei giovani balilla che su Instagram scambiano dediche e promesse d’amore più disparate targate #fascistlove: “Sei bella come il discorso del duce a Piazza Venezia” scrive Alessio.

Apprezzatissima la dedica: “Sei bella come l’ultimo ‘boia chi molla’ detto prima di morire”.

LA SCHEDA

ULTIME AGGRESSIONI

In autunno c’è stata una irruzione dei militanti del Veneto Fronte Skinhead alla riunione di Como Senza Frontiere. Molto clamore hanno avuto le foto della bandiera del secondo Reich in una caserma di Firenze e l’aggressione ai danni di Daniele Piervincenzi, giornalista di Nemo, da parte di Roberto Spada ad Ostia.

GLI ZETAZEROALFA

Nati nel 1997, gli ZetaZeroAlfa sono il complesso musicale di riferimento dell’universo che ruota intorno a CasaPound.

Con dei testi goliardici e spesso autoironici, la band affronta i temi della globalizzazione e il libero mercato con feroci critiche.

Nei loro live spesso il pubblico si scatena nella Cinghiamattanza, il ballare e colirsi reciprocamente con le cinture di pelle.

GLI HASHTAG USATI

Ultimi romantici, “vecchie maniere”, “braccia tese”, “vcredere, obbedire, combattere”, “fascismo armato”, “duxmealux”, “fascist love”, “A noi”, “D’Annunzio”, “DVCE”, “Dvx”, “Mvssolini”, “Amore indelebile”, “Amore eterno” sono solo alcuni degli identificativi con cui si condividono.

In questa e nell’altra pagina, alcuni degli scatti che gli utenti caricano sulla piattaforma social Instagram, corredate dagli immancabili hashtag.

I movimenti di estrema destra trovano molto seguito sui banchi: licei e università italiane si trovano sempre più spesso segni del passaggio degli estremismi. Scritte, murales, adesivi sono solo alcuni degli strumenti di propaganda.

LUMSAnews BLOCCO STUDENTESCO

CASA POUND DEI GIOVANI Fondato nel 2006, Blocco Studentesco è una associazione studentesca presente nei licei e nelle università di circa 40 città italiane.

LA SITUAZIONE

PAGINA 3

I NUOVI FASCISTI 2.O

NIENTE RAY-BAN O TESTE RASATE I figli di CasaPound e Forza Nuova, militanti dei rispettivi movimenti giovanili di estrema destra, nelle scuole fanno incetta di voti.

Sempre crescente la ricerca del consenso, aumentano anche gli episodi di violenza ad opera di minorenni

Dalle scuole alle strade a caccia di millennial “Mi hanno messo in mano un volantino di Blocco Studentesco, l’ho rifiutato. Hanno notato che avevo la spilletta dell’azione antifascista sulla spalla dello zaino. Mi hanno spintonato. Poi un altro ha detto “avanti camerati”, dopo un secondo me li sono trovati addosso. Pugni, calci. Poi è arrivato uno più grande, immagino di CasaPound, e li ha portati via”. Succede a Roma, in pieno giorno, Pietralata, stazione metro della periferia.

La scena raccontata da Stefano, 17 anni, a Lumsanews sembra surreale ma come scrive Tommaso Cerno, condirettore di Repubblica, che nell’ultimo mese ha dovuto subire il blitz di Forza Nuova contro la sua redazione e contro quella dell’Espresso è “destinata a ripetersi ancora. Perché ci mostra il salto di qualità che i gruppi neonazisti stanno facendo in Italia, coscienti che la pregiudiziale contro di loro è caduta e che a destra ormai il ritorno di slogan, sigle e simboli che credevamo sepolti dalla storia è considerata normale da molti italiani” Dall’irruzione dei militanti del Veneto Fronte Skinhead alla riunione di Como Senza Frontiere. Dall’esposizione della bandiera del Secondo Reich nella caserma di Firenze passando per l’aggressione di Roberto Spada al giornalista di Nemo a Ostia. È una questione di clima quella che fa la differenza. Non che non sia mai successo prima: negli ultimi anni però le aggressioni sono in aumento. Dal 2011 a oggi, fra militanti e simpatizzanti di Casapound, sono stati arrestati in 20. Ogni tre mesi uno è finito in manette. Nello stesso arco di tempo i denunciati sono stati 359: uno ogni cinque giorni. Come riporta l’Espresso, in un pezzo a firma di Paolo Fanatuzzi.

Ma è il mondo giovanile, quello dei millennial, a subire il fascino della galassia nera. Figli di CasaPound e Forza Nuova, militanti dei rispettivi movimenti giovanili Blocco Studentesco e Lotta Studentesca che nelle scuole fanno incetta di voti.

Lo dicono i numeri: l’organizzazione giovanile di CasaPound è sempre più determinante nelle scuole superiori di tutta Italia: 56mila preferenze prese nei licei e negli istituti e oltre 200 tra rappresentanti d’istituto e alle consulte provinciali.

Ma chi sono questi militanti che si chiamano camerati e si salutano con l’avambraccio. Riconoscerli da una divisa è impossibile: non ce l’hanno. Teste rasate e Ray-ban a goccia specchiati sono immagini archiviate da tempo. I ragazzini di 15-17 anni che distribuiscono volantini (“Resisti al sistema”) che invitano a “liberare la scuola, anche fisicamente, dall’ignoranza fascista” sono indistinguibili da migliaia di loro simili.

Per capire meglio questa nuova “giovane Italia” bisogna cominciare a immergersi nel loro programma scolastico: temi come l’aumento del numero e dei poteri dei rappresentanti degli studenti o l’abolizione del voto in condotta si incrociano con la rivisitazione del ventennio e con la lotta all’antifascismo.

Su instagram basta digitare l’hashtag #fascistlove #instaduce, #instafascio, #duxmealux o #disperatoamore per accedere ad un universo parallelo: la note sono quelle canzoni degli ZetaZeroAlfa – gruppo musicale di Gianluca Iannone leader di Casapound, le foto dei tifosi di Lazio e Roma a braccia tese, il folklore quello degli adolescenti che inneggiano a Mussolini.

C’è sempre violenza. Basta leggere le 352 pagine dell’informativa dei carabinieri del Ros sulla scuola di

“

Il testimone

Ho rifiutato un volantino di Blocco Studentesco. Mi hanno spintonato. Poi un altro ha detto «avanti camerati», dopo un secondo me li sono trovati addosso

Stefano, 17 anni

razzismo e indottrinamento all’odio nella sede di Forza Nuova di via Amulio nella Capitale. Rinvio a giudizio per il prossimo gennaio per “incitamento all’odio razziale” diversi esponenti del movimento neofascista. Nel faldone firmato dal pm Sergio Colaiocco si capisce da subito quanto il movimento di estrema destra punti sui giovani. “A me la cosa che interessa di più so’ i ragazzini, i ragazzini”: sono le parole di uno dei leader della sede storica del partito in via Amulio a Roma.

Nelle carte si legge che all’interno della sezione di Fn in via Amulio si insegna “l’incitamento alla discriminazione e alla violenza per motivi razziali e religiosi, nonché il ricorso alla violenza come mezzo di risoluzione delle controversie”.

Sono i bengalesi le vittime prescelte dei pestaggi da parte dei ragazzi dell’estrema destra: “Frequenti le aggressioni – annotano i Ros – nei confronti di cittadini bengalesi, tanto che alcuni degli escussi hanno affermato addirittura di evitare di frequentare quella zona (intorno alla sede di Fn) proprio per il timore di incappare nelle aggressioni ”.

Nel mirino dei millennial dal cuore nero restano i giovani di sinistra. È il caso di Raffaele Biondo, 19 anni, per moltissimo tempo rappresentante degli studenti del liceo scientifico Antonio Labriola di Ostia, il 24 maggio 2016 è stato aggredito da un ragazzo di Blocco Studentesco accompagnato da altri otto militanti all’uscita da un locale di Casal Palocco. “Nel parcheggio ho incontrato otto ragazzi di Blocco studentesco e abbiamo cominciato a discutere della giornata della cultura che si era svolta il giorno prima in piazza Anco Marzio in maniera abbastanza tranquilla” racconta Raffaele. “All’improvviso uno degli studenti di Blocco Studentesco ha chiesto se ero antifascista”. Al sì di Biondo, la reazione violenta: “Allora sei un uomo di merda”, seguita da una testata sulla bocca. “Ho cominciato a vedere tanto sangue e piegato dal dolore non ho reagito”, racconta il ragazzo. Pronto soccorso, un dente rotto, sei giorni di prognosi. Ha presentato un esposto alla polizia, ma continua a ricevere minacce e insulti S.A.

Vacanze romane

LUMSAnews

Eventi

PAGINA 4

Arte, musica e spettacolo nel Natale della Capitale. A Capodanno la festa h24

D

di DAVIDE DI BELLO

opo la figuraccia rimediata con Spelacchio, il Comune di Roma punta a rendere il suo Natale più “vivo” del celeberrimo albero di piazza Venezia. La città si veste a festa e, tra luci e addobbi, si prepara ad offrire durante le festività numerose attrazioni per adulti e bambini: dai mercatini di Natale ai musei, fino alla grande festa di Capodanno.

Ricchissima è l’offerta dei mercatini dove poter trovare oggetti di artigianato e antiquariato, idee regalo e degustare prodotti tipici: la Mostra-Mercato ExpoNoi presso il

La febbre dei mercatini invade tutti i quartieri.

Torna lo storico a piazza Navona

Parco Jonio, i mercatini di Porta Pia e Piazza Mazzini, la Passeggiata di Natale all’Eur. Inoltre, dopo tre anni di stop e nonostante le polemiche legate ai bandi ed alle spese per la sicurezza, torna il tradizionale e storico mercato di piazza Navona, meglio noto come mercato della Befana.

Il quartiere dell’Eur ha in serbo un’altra grande sorpresa. Il Luneur

Park si trasformerà nel Regno di Babbo Natale, un intero villaggio dove vivere appieno l’atmosfera natalizia con attrazioni, giochi e spettacoli per bambini e genitori.

Chi, invece, vorrà trascorrere una giornata all’insegna della cultura, non può perdersi la visita guidata ai Musei Capitolini, il sabato aperti straordinariamente anche in notturna fino alle 24. I Musei Capitolini conservano tesori unici ed affacciano sul Foro Romano che verrà illuminato come tutta l’area archeologica, offrendo il panorama più bello della Città Eterna.

Il piatto forte arriverà a Capodanno con la “Festa di Roma”, ideata per dare il benvenuto al nuovo anno tra le vie del centro storico in un’area pedonale creata tra Ponte Garibaldi, il Circo Massimo ed il Giardino degli Aranci.

Ventiquattr’ore di festeggiamenti ininterrotti, dalle 21.30 del 31 dicembre fino alle 21 del 1 gennaio 2018, con mille artisti di livello internazionale ed un programma ricchissimo. Un gran tourbillon di eventi trasversali che prevede oltre 100 diverse performance tra teatro, musica, cinema, danza e arte circense, accompagnate da installazioni luminose e imponenti scenografie. La Festa di Roma partirà al Circo Massimo con lo spettacolo “2018 Roma illumina l’infinito”, con una quinta d’eccezione come il Palatino illuminato.

NATALE

Il LunEur si trasforma nel regno di Babbo Natale

CULTURA

Nei musei iniziative per attrarre anche i più piccoli

CAPODANNO

Luci ed effetti speciali alla Festa di Roma

INSTAGRAM

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Il villaggio natalizio è allestito nel cuore del Luneur Park, il Giardino delle Meraviglie di Roma, si compone di tre strutture scenografiche che costruiscono uno spazio esperienziale: la fabbrica dei giocattoli, la miniera incantata e la stella di Babbo Natale. Partecipando ai giochi nelle tre aree i bambini potranno comporre la loro letterina di Natale. Ad accompagnarli durante il percorso interattivo ci sarà Pepe, il simpatico omino di marzapane, che renderà ancora più divertente il tempo trascorso nel regno di Babbo Natale. A completare un’esperienza da sogno ci saranno altri luoghi a forma di pacchi regalo, dove il TruccaFolletto vi trasformerà in elfi di Babbo Natale, e la Camera dei ricordi per fermare su una foto il tempo magico del Natale.

Decine di curiosi e colorati mercatini di Natale, dedicati all’artigianato e all’enogastronomia ed alla solidarietà, affolleranno le vie e le piazze di Roma, o avranno sede nelle grandi fiere e nelle location prestigiose. La “febbre da mercatino” ha contagiato tutti i quartieri della capitale. Anche i Musei si preparano ad accogliere le feste con una ricca offerta, che prevede anche attività dedicate ai bambini, per avvicinare i più piccoli all’inestimabile patrimonio artistico della città. L’iniziativa “Musei in gioco” proporrà per le feste un’offerta di attività didattiche per giocare senza perdere la possibilità di esplorare al meglio le bellezze culturali di Roma. Cruciverba, puzzle, caccia al tesoro, gioco dell’oca ed anche un “Mercante in Fiera” rivisitato in chiave napoleonica, sono molti gli appuntamenti per conoscere la storia di Roma e delle sue collezioni museali.

Nella notte di Capodanno saranno protagonisti nella cornice del Circo Massimo gli artisti de “La Fura Dels Baus”, un’innovativa compagnia teatrale di Barcellona. Negli anni La Fura Dels Baus ha riscritto il linguaggio scenico, utilizzando simboli per emozionare da una prospettiva di grande scala e puntando sull’effetto speciale. Per l’occasione della Festa di Roma gli artisti animeranno una gigantesca marionetta mitologica mobile, al ritmo dei brani mixati dai dj di Radio Dimensione Suono. Lo spettacolo vedrà coinvolti oltre 120 protagonisti fra attori, danzatori e figuranti, di cui 90 saranno giovani performers volontari romani. L’area archeologica verrà interamente illuminata, rendendo la notte del capodanno di Roma ancor più suggestiva.

Direttore responsabile Carlo Chianura Direttore scientifico Emilio Carelli

Redazione Simone Alliva, Marco Assab, Lorenzo Capezzuoli Ranchi, Dino Cardarelli, Valerio Cassetta, Davide Di Bello, Gloria Frezza, Fabio Simonelli Testata registrata al Tribunale di Roma n. 468 dell’11 novembre 2003

LUMSAnews

Cultura

Feste, sfilate, app e marketing: la nuova vita dei musei 2.0 per contrastare il calo di visitatori

PAGINA 5

Le logiche commerciali guidano le strategie delle principali gallerie italiane

L

di GLORIA FREZZA

a decadenza dell'arte, la fine del concetto di “chiesa-museo”, in altre parole: l’inverno della cultura. Titolo, tra le altre cose, di un saggio di Jean Clair del 2011, in cui il grande critico d’arte si scagliava contro il sistema dei musei-luna park. Da quasi dieci anni a questa parte, la grande crisi dei musei ha concesso alla logica commerciale di fare il suo prepotente ingresso nel mondo della cultura, modificandone radicalmente la fruizione. È dello scorso 8 novembre l’inaugurazione ad Abu Dhabi di un Louvre 2.0, uno spazio di 24.000 metri quadri che riceverà opere in prestito dai musei di tutto il mondo ed ha già fatto parlare di sé promettendo di esporre il dipinto più costoso in circolazione: il Salvator Mundi di Leonardo. L’accordo con il Louvre “originale”, per usarne il nome, porterà al museo di Parigi 400 milioni di euro. “I musei sono molto frequentati, come le spiagge, ma non sono più frequentabili” diceva ancora Clair in un’intervista.

La situazione italiana Anche l’Italia ha sperimentato una crisi dei propri beni culturali, aggravata da quella economica del 2009, che ha toccato il culmine nel 2012 quando il numero di visitatori del patrimonio culturale nazionale si è ridotto del 9,76% rispetto all'anno precedente (dati Istat). In soccorso, nel 2014, è arrivata la legge 106 promossa dal ministro della Cultura Dario Franceschini. Tra le novità principali: l'Artbonus del 65% per chi finanzia il mondo dell'arte, l'istituzione di un'annuale capitale italiana della cultura e l'autonomia riconosciuta a venti musei statali, con nuovi direttori incaricati tramite procedure di selezione pubblica.

Molti i nomi noti: in primis quello di James Bradburne, nuovo direttore anglo-canadese della Pinacoteca di Brera, che ha dato al suo museo una svolta decisamente modaiola, organizzando eventi nelle sale della galleria e facendo registrare un sostanzioso aumento dei visitatori (345 mila nel 2017).

Lo scorso 13 novembre, alla presenza del ministro, si è svolto a Roma il primo summit di confronto sulla legge Franceschini. Erano presenti tutti i nuovi direttori dei musei autonomi, sono stati celebrati numeri record: 45,5 milioni di visitatori e 175 milioni di euro di incassi. Cifre che dovrebbero testimoniare “una radicale inversione di tendenza”, secondo le parole del ministro.

Ogni struttura ha ricevuto un nuovo imprinting, volto a stuzzicare la curiosità dei visitatori e a creare una connessione “tra la sale e le strade”.

Agli Uffizi, Eike Schmidt ha deciso di affittare alcune delle sale per feste di compleanno; il Museo Archeologico di Napoli si promuove tramite un'app videogioco ambientata al suo interno, si chiama “Father and Son” ed ha collezionato 900 mila download.

Alla Galleria Nazionale d'arte Moderna di Roma la mostra “Time is out of joint” è costata alla direttrice Cristina Collu 280 mila euro. Definita come “esordio rinnovato” della GNAM questa esposizione lavora con gli spazi, producendo un vero e proprio spettacolo fisico per chi guarda. Un guadagno per tutti, sembrerebbe.

Innovazione o marketing?

Ugo Soragni, ex direttore generale dei musei, parlando all'Espresso disse: “Ma dobbiamo chiederci:

Pannello multimediale al Cleveland Art Museum negli Usa

Dopo il picco negativo del 2012, è iniziata l’inversione di tendenza che ha portato al record di presenze (45 milioni e mezzo) nel 2016

Il Canadian Museum for Human Rights a Winnipeg in Canada

quale crescita culturale segue a questo boom? Andare al museo può diventare di moda e non me ne lamento certo, anzi. Ma dovremmo recuperare anche l’obiettivo più ampio: dare spessore a queste presenze, proporre al pubblico un’idea, una scelta interpretativa. La missione del museo è educare e istruire”. Soragni ha lasciato questa estate il suo incarico ad Antonio Lampis, non prima di aver aspramente criticato la deriva commerciale dei luoghi di cultura.

Secondo il III Rapporto dell'Associazione Civita, dal 2009 al 2013 l'export di cultural goods (prodotti artistici, storici o archeologici destinati al consumo turistico) è cresciuto del 42,5% e quello dei servizi culturali ad essi associati in alcuni paesi europei sarebbe addirittura maggiore. Si evidenzia così una situazione in cui il network costruito intorno all'arte e l'uso che il “turista creativo” (chi, con strumenti digitali, desidera interagire con l'arte) ne fa, potrebbero concretamente sostenere l'economia di zone del Paese normalmente non classificate come “attrattive turistiche”. Nonché raddoppiare i guadagni delle zone già frequentate abitualmente.

L'esempio romano Nella Capitale, specchio fedele del paese, questo trend sta letteralmente spopolando. A partire dal rinnovamento completo del bookshop e due ristoranti per il Maxxi, passando poi per il Guido Reni district che ospita cinque mostre all'insegna dell'esperienza tattile, il Chiostro del Bramante che ha accolto prima “Love” e poi “Enjoy”, due creazioni di Danilo Eccher in cui il visitatore diventa parte dell'opera d'arte con l'intermediazione di una foto.

Ancora il Museo dell'Ara Pacis, che ha deciso di valorizzare l'opera permettendo allo spettatore di osservarla così come si presentava nel 9 avanti Cristo, con la tecnologia della realtà aumentata tramite i visori Samsung GearVR. L'esperienza “L'Ara com'era” dura 45 minuti, contestualizzata dalle voci di Luca Ward e Manuela Mandracchia, e ha accolto 11 mila paganti solo nei primi tre mesi.

A Palazzo degli Esami, nel 2016, è stata installata la “Van Gogh Alive”: una mostra multimediale che utilizza la tecnologia SENSORY4™, sistema unico che incorpora oltre 50 proiettori ad alta definizione e un suono surround in grado di creare uno dei più coinvolgenti ambienti multi-screen al mondo. Seguita poi a Firenze dalla “Klimt Alive” sul pittore austriaco. Su via della Conciliazione, da qualche mese, è stato inaugurato un nuovo museo dedicato a Leonardo da Vinci.

La “Da Vinci Experience”, tra le altre cose, propone una riproduzione a grandezza naturale dell'Ultima Cena ed una ricostruzione fedele di tutte le macchine progettate dall'inventore toscano.

“Esperienza”, questa parola torna a palesarsi in tutte le iniziative, le nuove mostre e le offerte culturali degli ultimi tempi. Sembrerebbe essere contemporaneamente la chiave di volta e la trappola in cui l'arte sta rischiando di bloccarsi. L'esperienza, per definizione, implica l'utilizzo di almeno tre dei cinque sensi umani.

L'aggiunta quasi sistematica di un elemento tecnologico inserisce anche una nuova dimensione: quella virtuale, che si estende anche all'utilizzo dei social. Tutto questo è in grado di arricchire il nostro patrimonio culturale e la sua fruizione?

lo sport

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Storica apertura del Comitato Olimpico Internazionale ai videogames a partire dai Giochi di Pechino 2022 “Possono essere considerati discipline vere e proprie”

Se Mario Bros vale il Decathlon

Gli eSports sempre più in crescita pronti a lasciare le arene virtuali I

di VALERIO CASSETTA E FABIO SIMONELLI

videogiochi «possono essere considerati delle discipline agonistiche vere e proprie». Parola del CIO, Comitato Olimpico Internazionale, che al termine dell’ultimo vertice di Losanna ha aperto agli eSports la strada verso la qualifica di sport olimpici.

Per ottenere il riconoscimento formale, i videogiochi dovranno avere tutti i requisiti necessari: rispetto dei valori olimpici, diffusione su scala mondiale con presenza significativa in ciascuno dei continenti, equa presenza di uomini e donne e creazione di un’organizzazione per garantire il rispetto delle norme e delle regole del Movimento olimpico. In attesa di ulteriori sviluppi, l’opinione pubblica si è spaccata tra favorevoli e contrari. Saranno disciplina dimostrativa ai Giochi Asiatici 2018 in Indonesia e da quelli del 2022 in Cina entreranno a pieno titolo tra le competizioni ufficiali.

Questa decisione è anche il riconoscimento di un’industria che fa segnare numeri da capogiro. Il mercato dei videogiochi in Italia ha chiuso il 2016 con

un giro d’affari di oltre un miliardo di euro, in crescita dell’8,2% rispetto all’anno precedente. A dirlo è il rapporto annuale dell’Aesvi (Associazione degli Editori e degli Sviluppatori Videogiochi Italiani).

Sono aumentate le vendite in tutti i settori: software (+11,9%), console (+2,3%) e accessori (+3,7%).

Proprio il software è il settore più importante, con un peso del 61,8% su tutto il mercato e con un fatturato di oltre seicento milioni.

I software vanno analizzati sotto due aspetti: quello fisico, che comprende i videogiochi per console e per Pc venduti nei negozi, dal valore di 350 milioni, e quello digitale, che racchiude il “download” di gioco digitale, gli abbonamenti on line, le espansioni e le app a pagamento. Il segmento è quello in più forte espansione rispetto allo scorso anno. Il trend positivo è notevole, +32,8%, con una chiusura di bilancio che si aggira intorno ai 300 milioni.

A legare il mondo dei videogiochi e quello dello sport, ci pensano i consumatori stessi. Il dischetto

più venduto è infatti Fifa 17, gioco di calcio, che da anni domina incontrastato. Gli sportivi poi rappresentano il 23,7% degli acquisti totali, secondi solo a quelli di azione. Italiani, un popolo di videogiocatori.

Venticinque milioni di persone, il 50,2% della popolazione sopra i 14 anni, usa abitualmente un pc o una console. La fascia più consistente ha un’età che va dai 25 ai 55 anni (circa il 62%). Un dato interessante, gli over 65 sono di più degli adolescenti: rappresentano il 7,9%, +0,7% rispetto alla fascia 14-17 anni. Certo non li troverete davanti alla Playstation o all’X-box, perché la maggior parte di loro gioca on line, con lo smartphone o il tablet.

Un altro dato sorprendente è quello dell’equa distribuzione di genere, il 50% sono uomini, l’altro 50% donne. Le persone giocano spesso e in compagnia.

Il 48,9% dei giocatori lo fa almeno quattro volte a settimana, il 27,8% da uno a tre volte, solo il 23,3% meno di una volta. Circa il 40% dichiara di giocare

in compagnia, con i familiari, gli amici o altri avversari on line. Molte volte i videogiochi diventano un evento sportivo. Cresce infatti il numero di persone che assistono da spettatori a competizioni di eSports giocate da professionisti. Basti pensare al grande successo di pubblico delle finali mondiali di Lol (League of Legends) o della Milan Games Week. Un settore in grande sviluppo, dunque, che non potrà che migliorare grazie ai numerosi sgravi fiscali presenti nella nuova legge sulla web tax digitale, appena passata al Senato.

L’espansione dei videogiochi ha toccato anche il nostro Paese. In Italia nel 2014, tra le altre associazioni, è nata la GEC (Giochi Elettronici Competitivi) che si occupa da vicino del settore degli eSport dell’ASI (Associazioni Sportive e Sociali Italiane), ente riconosciuto dal Coni. Dalle regole agli standard comuni per le competizioni, passando per l’assistenza ai giocatori e agli arbitri: ecco alcuni dei servizi offerti dalla Gec, che ad agosto 2016 vantava più di 50 associazioni affiliate, 20mila tesserati e 250 tornei ufficiali.

In Italia la più importante fiera di videogiochi è la Milan Games Week, che ha riconfermato la location e annunciato le date prossimo anno, con la speranza di ripetere i numeri della passata edizione. Si svolgerà alla Fiera Rho dal 5 al 7 ottobre 2018.

Un altro appuntamento imperdibile per gli amanti del settore è la Comics & Games di Lucca con la eSport Cathedral, cioè l’ex chiesa di San Romano

Per il riconoscimento serviranno tutti i requisiti dal rispetto dei valori alla diffusione mondiale

trasformata per l’occasione in un’arena dedicata ai videogiochi. Le kermesse diventano delle vere e proprie arene: con tanto di tifo e pubblico rumoroso, trofei e commenti tecnici, proprio come avviene nelle reali competizioni. Intanto, il 3 novembre è iniziato “FIFA 18 Global Series”, torneo che incoronerà il più forte giocatore di Fifa 18, il celebre videogioco calcistico.

Annunciata da Electronic Arts e FIFA, la competizione è aperta a tutti, che avranno la possibilità di qualificarsi per l’evento finale attraverso le sfide online del FIFA Ultimate Team (FUT) Champions Weekend League, ma anche con gli appuntamenti live organizzati durante tutto l’anno. I 128 videogiocatori migliori accederanno ai playoff, dove potranno staccare il biglietto per uno dei 32 posti della eWorld Cup. Il dibattito è aperto più che mai. L’apertura del Cio appare coma una svolta, ma l’iter è ancora lungo.

Intanto, l’opinione pubblica è spaccata tra favorevoli e contrari, proprio come gli addetti ai lavori. E chissà che Super Mario non possa davvero andare alle Olimpiadi.

LUMSAnews

PAGINA 7

I PARERI

Possono essere equiparati allo sport vero e proprio o sono solo dei giochi?

Parlano gli esperti

Il neuropsicologo: “Sviluppano le attività cognitive” Il no con riserva dello schermidore Pantano

LA SCHEDA

FIFA 18 è un videogioco di calcio sviluppato da EA Sports e pubblicato da Electronic Arts.

Da sempre tra i più richiesti, è arrivato alla 25esima edizione.

Un tempo gli utenti si sfidavano a colpi di joystick solo davanti alla console, da qualche anno è possibile giocare online. Vengono organizzati dei tornei veri e propri, con tanto di arene e tifosi. Tra gli appassionati ci sono i calciatori, che lontano dai campi si sfidano nella realtà virtuale.

Ma che cosa accomuna il mondo dei videogiochi e quello dello sport? Andrea Facoetti è docente di Neuropsicologia dello sviluppo e riabilitazione all’Università degli Studi di Padova. Facoetti da tempo lavora sui ragazzi affetti da dislessia e discalculia attraverso tecniche innovative che prevedono l’utilizzo dei first person shooter, gli “sparatutto” da console.

«I videogiochi possono aiutare moltissimo lo sviluppo delle attività cognitive. Abbiamo verificato un netto miglioramento della percezione dello spazio e dell’attenzione in quasi tutti i soggetti», dichiara il docente.

«Nei ragazzi dislessici, la reattività della modalità arcade aiuta la velocità di lettura e la memoria».

Secondo il professore, l’intensità dei videogiochi è paragonabile a quella di uno sport. «A livello fisico ovviamente no, ma mentale certamente. Per migliorare davanti a una realtà virtuale, ci vogliono tempo e applicazione». Quando gli chiediamo come risponde a quanti dicono che i videogiochi non possono essere una disciplina olimpica perché manca la componente di fatica, Facoetti è categorico. «Non è vero. Di fatica a livello mentale ce n’è eccome. Lo sport non è solo muscolo ma anche coordinamento cerebrale. In alcune discipline olimpiche, come il tiro con l’arco, il tiro a volo o il piattello, la componente fisica è limitata, per la maggior parte è mentale. Nei videogiochi funziona allo stesso modo». Pochi dubbi anche sull’allenamento. «È fondamentale, come in qualsiasi altra attività. Solo è un allenamento diverso, magari non te ne accorgi subito. Ma i risultati che abbiamo avuto con i videogiochi a livello di neuro-plasticità sono sorprendenti».

«Faccio parte di una generazione datata, che vive ancora lo sport dal punto di vista della prestazione fisica – dice da parte sua Stefano Pantano, stella della scherma italiana, tre volte campione del mondo a squa-

Andrea Facoetti, docente di Neuropsicologia dello sviluppo all’Università di Padova

Stefano Pantano, ex stella olimpionica della scherma italiana

dre di spada tra gli anni ’80 e ’90, e olimpionico ai Giochi di Seul (1988) e Barcellona (1992) -. Capisco però che si vada avanti e ci siano nuovi interessi, e le generazioni cambiano».Quello di Pantano è un no con riserva. «Se una sfida ai videogame diventa spettacolo e se richiama pubblico, va rispettata – commenta - in ogni caso è necessaria una preparazione e una concentrazione, che possono rientrare nella sfera della competizione. L’apertura del Cio mi ha sorpreso. Preferisco la preparazione fisica e mentale, venendo dal combattimento. Anni fa si parlava del bridge, oggi dei videogiochi». Secondo lo schermidore il rischio che lo sport venga accostato a un qualcosa di virtuale c’è.

«Viviamo in un momento di evoluzione. Ho sempre preferito l’attività fisica piuttosto che stare seduto ad un tavolo. Il rischio è che lo sport sia vissuto in seconda battuta, come i pugili che invece di combattere si sfidano al joystick. Se una partita virtuale riempie un palazzetto, bisogna averne rispetto»

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Fatica mentale

Di fatica a livello mentale ce n’è eccome.

Lo sport non è solo muscolo ma anche coordinamento cerebrale

LUMSAnews

ROMA dei quartieri

Quarticciolo in cerca di un nuovo futuro

Viaggio nella borgata est della Capitale dove convivono incuria e memoria

“N

di MARCO ASSAB

un esiste una sola Roma, esistono tante Roma, ed esistono cittadini de serie A, de serie B, e de serie Z” sentenzia Emilio, pensionato, seduto con un amico su una panchina del piccolo spazio verde antistante il Centro Anziani di Viale Alessandrino, periferia est della Capitale.

"Guarda là", esclama indicando un cassonetto stracolmo e le cartacce che fanno da cornice ai lati della strada, “forse che noi pagamo meno tasse de quelli che viveno ar centro?” mi domanda con gli occhi sgranati.

Eppure, se non saltassero all'occhio quelle strade mezze scassate decorate da un bel po' di ciarpame, frutto dell'incuria di una politica che cambia colore ma non sostanza, quello che si vede apparirebbe anche gradevole. Palazzine basse, molte delle quali ristrutturate da poco o in cortina, strade piccole, graziosi alberelli su marciapiedi sapientemente decorati dagli escrementi dei cani, botteghe e negozi a misura d'uomo. Non sembra nemmeno di stare a Roma, sembra quasi un paesino. Vivibile, poco rumoroso, con i principali servizi e con un costo della vita decisamente inferiore ai ricchi quartieri del centro.

Scendendo più giù, verso via Casilina, quasi all'inizio del viale, si erge la chiesa di San Giustino, con la sua facciata e il suo campanile ristrutturati da poco. Eretta nel 1953 la chiesa è un indispensabile punto di riferimento per il quartiere. Il suo sportello Caritas, gestito dall'associazione Don Pietro Bottazzoli, distribuisce ogni mercoledì viveri ai bisognosi che passano prima dal suo centro d'ascolto. E poi c'è il grande oratorio, la cui presenza si può intuire già senza vederlo, perché il vociare dei ragazzi che svolazzano nei vari campetti sportivi arriva fin sulla strada. Viene inevitabilmente da chiedersi dove starebbero e cosa farebbero quei giovani, durante i noiosi pomeriggi di periferia, se la parrocchia non offrisse loro quegli spazi. È l'associazionismo, cattolico e non, ad operare attivamente lungo quei bordi di società fin dove lo Stato non riesce, o non vuole, arrivare Degrado ambientale e sicurezza sono i temi che più ricorrono chiacchierando con gli abitanti del quartiere.

Pulizia delle strade, dei parchi, dei giardini, l'annoso problema della prostituzione a cielo aperto, soprattutto su viale Palmiro Togliatti, le carenze del trasporto pubblico e la cattiva qualità dei manti stradali sono i problemi visibili di una borgata giovane, che nasce agli inizi degli anni sessanta, ma che ha ereditato il suo nome dalla grande storia di Roma e lo ha legato alla Resistenza. Nell'area si trovano infatti moltissimi reperti archeologici come la cisterna romana del parco Alessandrino, le ville romane, le catacombe lungo via Casilina o le torri medievali, ma l'opera maggiormente visibile e che da il nome al quartiere è l'acquedotto Alessandrino, imponente struttura che con le sue arcate taglia viale Palmiro To-

“Nun esiste soltanto una Roma. Ne esistono tante.

Ed esistono cittadini di serie A, di serie B e di serie Z” “Vorremmo spazi culturali diffusi su tutto il territorio delle periferie, non solo a macchia di leopardo” “A volte sembra che le istituzioni siano lontane, lo percepisci dall’incuria.

Lo Stato dimentica”

gliati. L'acquedotto fu costruito dall'imperatore Alessandro Severo nel 226 d.C., per rifornire d'acqua le terme del Campo Marzio. Nilde, che il quartiere lo ha visto sorgere nella prima metà degli anni '60, ricorda come “sotto l'archi ce se mettevano i poveretti, quelli che nun c'avevano na casa e se costruiveno le baracche, perché l'archi je facevano da tetto, e quindi se riparavano”. È durante gli anni '70 che, nell'ambito di un esteso intervento di recupero da parte della Sovrintendenza ai Beni Culturali, le baracche vengono smantellate ma, come spesso accade, con il trascorrere degli anni e l'estendersi dei conglomerati urbani, gli stessi problemi si ripresentano in forma diversa.

Basti pensare al tema delle occupazioni e dell'emergenza casa, particolarmente sentito in molte periferie romane, specialmente quella ad est.

La Resistenza dicevamo. Già, perché poco più a nord, percorrendo viale Togliatti, si arriva al Quarticciolo, area urbana edificata alla fine degli anni '30, il cui nome è indissolubilmente legato alla leggendaria storia del “Gobbo del Quarticciolo”, al secolo Giuseppe Albano, del quale molto è stato detto e raccontato,

anche grazie a un celebre film di Carlo Lizzani del 1960. Dal 1943 al 1945 Albano, all'epoca diciottenne fu, insieme alla sua banda, uno dei protagonisti della Resistenza romana contro l'occupazione tedesca. Figura controversa, criminale comune per alcuni, eroe della Resistenza per altri (probabilmente entrambe le cose), Albano, che doveva il suo soprannome a una cifosi, divenne in breve tempo un incubo per i tedeschi, tanto che nell'Aprile del '44 il comando della Wehrmacht ordinò, non conoscendo la sua identità, di arrestare tutti i gobbi di Roma. Quadraro, Centocelle, Torpignattara, Quarticciolo, insieme all'ancora piccolo borghetto Alessandrino, divennero durante i nove mesi di occupazione nazista veri e propri vespai, talmente pericolosi che i soldati della Wehrmacht non di rado rinunciavano ad addentrarsi per le loro vie, così da evitare di esporre il fianco ai partigiani.

Ciò comunque non impedì il grande rastrellamento del Quadraro, avvenuto il 17 Aprile del 1944, e dove furono deportate circa 1000 persone, finite poi in campi di concentramento polacchi e tedeschi. Entrando oggi in Piazza del Quarticciolo si nota subito una stele che rende testimonianza alla storia: “Ai combattenti della borgata Quarticciolo caduti per la patria, SPQR, MCMLX”, si legge alla base. Ad un lato della piazza, un bar e i suoi tavolini ospitano nutriti gruppi di anziani intenti a chiacchierare. Dentro i grandi cortili interni alle palazzine dai muri un po' scrostati, tra file di panni stesi e rumori di una tv accessa, si ha l'impressione di essere osservati. Scritte murali sgraziate, frutto di mani inesperte, imbrattano un po' ovunque. Resistenza o no, storia gloriosa o meno, anche qui si riscontrano gli stessi problemi delle periferie adiacenti: incuria, mancata manutenzione degli stabili, cartacce e rifiuti in strada.

Di fronte alla piazza, su un piano rialzato, troviamo la Camera del Lavoro Organizzata, uno spazio autogestito dall'Usi, l'Unione Sindacale Italiana, storico sindacato nato a Modena nel 1912. Su una fiancata dello stabile un gran bel murale di forme e colori diversi dimostra che la street art non ha nulla a che vedere con chi usa la bomboletta solo per sporcare, e non decorare, i muri. Di fronte invece c'è il Teatro-Biblioteca, costruito nel 2007 dalla riconversione di un ex mercato, punto di riferimento culturale che sembra una vera e propria oasi nel deserto. “Vengo sempre qui a studiare, c'è anche un bar, è un bel punto di ritrovo” dice Alessandra, studentessa universitaria, che non manca di sottolineare come “spazi del genere dovrebbero essere diffusi su tutto il territorio, e non a macchia di leopardo”. Quando le chiedo cosa manchi al Quarticciolo mi risponde: “A volte sembra che le istituzioni siano davvero lontane, indifferenti, lo percepisci dall’incuria. Lo Stato dimentica proprio quei quartieri che più di tutti, in virtù della loro storia, meriterebbero cura e rispetto”.

La posizione del quartiere Alessandrino all’interno del territorio di Roma Capitale.

Con una superficie di circa 3 km quadrati, vivono nella zona quasi 40.000 abitanti.

LA SCHEDA

Alessandrino e Quarticciolo sono due storiche borgate della periferia est della Capitale, e vengono considerati due quartieri distinti, seppur confinanti.

Il Quarticciolo nasce su progetto fascista nel 193940 ed ha una impostazione romana con cardio e decumano.

La costruzione della nuova Metro C collega la zona con ben tre stazioni.

L’Alessandrino è il XXIII quartiere di Roma e prende il nome dall’acquedotto voluto da Settimio Alessandro, imperatore romano fra il 222 ed il 235 d.C. Durante la resistenza contro i tedeschi, alla fine della seconda guerra mondiale, l’Alessandrino ed il “Gobbo del Quarticciolo” lottarono strenuamente contro i nazisti.