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La scuola cattolica

evidenti i punti in comune con Prisoners, Seven e soprattutto True Detective). Il merito è anche grazie alla splendida fotografia di Davide Manca, che lavora sulla luce naturale dalla grana opaca per cercare di mettere in scena il clima torbido e malsano che caratterizza il pessimismo cosmico dei due protagonisti sull’orlo dell’abisso: “Quando guardi a lungo nell’abisso l’abisso ti guarda dentro” (Friedrich Nietzsche). Non a caso, per ricreare questo mondo senza speranza, Alfieri ambienta il film nei luoghi più remoti dell’entroterra laziale, tra il Lago di Albano, il Tevere e l’Aniene (che ricordano la Louisiana del già citato True Detective).

Purtroppo però non tutto funziona per il meglio. Il ritmo latita e la durata complessiva dell’opera risulta essere troppo lunga. La sceneggiatura (scritta a sei mani da Fabrizio Bettelli, Giorgio Glaviano e dallo stesso Alfieri) contiene alcune falle e semplificazioni che non riescono a scandire i tempi del thrilling soprattutto nelle soluzioni di nodi decisivi all’indagine.

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Bisogna segnalare infine, la buona colonna sonora mai invadente di Andrea Bellucci che conferisce una dimensione torbida e suggestiva alla vicenda così come la scelta azzeccata di inserire nel finale il pezzo gothic-rock Burn dei Cure. Come cantava Robert Smith: “Don’t look don’t look the shadows breathe”.

Prodotto da Italian International Film, Lucisano Media Group e Vision Distribution, Ai confini del male viene trasmesso in prima tv assoluta a partire dal 1 novembre 2021 su Sky Cinema e in streaming su NOW.

alEssio d’angElo

di Stefano Mordini

Origine: Italia, 2021 Produzione: Roberto Sessa per Warner Bros. Entertainment Italia e Picomedia Regia: Stefano Mordini Soggetto: dal romanzo omonimo di Edoardo Albinati Sceneggiatura: Massimo Gaudioso, Luca Infascelli, Stefano Mordini Interpreti: Benedetta Porcaroli (Donatella), Valeria Golino (Ilaria Arbus), Riccardo Scamarcio (Raffaele Guido), Jasmine Trinca (Coralla Martirolo), Giulio Pranno (Andrea Ghira), Fausto Russo Alesi (Davide Rummo), Fabrizio Gifuni (Golgota), Valentina Cervi (Eleonora Rummo), Emanuele Maria Di Stefano (Edoardo Albinati), Giulio Fochetti (Arbus), Leonardo Ragazzini (Salvatore), Alessandro Cantalini (Picchiatello Martirolo), Andrea Lintozzi (Gioacchino Rummo), Guido Quaglione (Stefano Jervi), Federica Torchetti (Rosaria), Luca Vergoni (Angelo Izzo), Francesco Cavallo (Gianni Guido), Angelica Elli (Leda Arbus), Gianluca Guidi (Ludovico Arbus), Corrado Invernizzi (Preside), Beatrice Spata (Lia Rummo), Giulio Tropea (Gian Pietro) Durata: 106’ Distribuzione: Warner Bros. Pictures V.M.: 14 Uscita: 7 ottobre 2021

RRoma, 1975. Edoardo Albinati racconta la sua esperienza in un’autorevole scuola cattolica maschile, frequentata da rampolli della borghesia romana, indagando le contraddizioni degli insegnanti e delle disfunzionali famiglie degli studenti. Gli impulsi violenti dei ragazzi conducono a un episodio di bullismo di cui vengono accusati Gianni Guido e Angelo Izzo: il primo è punito violentemente dal padre, uomo d’affari che teme ripercussioni sul nome della famiglia, mentre il secondo minaccia il fratello minore affinché non confessi la verità. Entrambi attendono il ritorno dell’amico Andrea Ghira, appena rilasciato dal carcere.

Tra gli amici di Edoardo ci sono: Carlo, figlio della morbosa Ilaria e dell’accademico Ludovico Arbus; il bizzarro Pik Martirolo, la cui madre Coralla, bellissima ex attrice, intraprende degli incontri sessuali con i suoi compagni; Gioacchino Rummo, appartenente a una numerosa famiglia cristiana, la cui madre Eleonora risente del peso del bigottismo del marito. Gioacchino mette in discussione gli insegnamenti familiari e scolastici, in particolare del prof. Golgota che, nello spiegare un dipinto della flagellazione, riconosce un’intercambiabilità tra Cristo e i flagellanti, nonché una natura umana ontologicamente votata al male. I ragazzi simulano il quadro frustando un compagno, uno dei tanti modi per sfogare la loro aggressività, che porta alcuni di essi a partecipare a una setta dedita alla distruzione. L’accezione tossica della mascolinità costringe i giovani a dimostrare il loro predominio sul femminile: Stefano Jervi, nonostante gli incontri passionali con Coralla, tratta le sue coetanee come meri oggetti carnali; Angelo intimidisce una giovane che ha rifiutato suo fratello, vessando al contempo quest’ultimo per estirpare una possibile omosessualità latente.

Le varie situazioni familiari peggiorano: gli Arbus sono coinvolti in uno scandalo dopo la confessione pubblica dell’omosessualità di Ludovico, di cui Ilaria era consapevole data la relazione con uno studente; i Rummo perdono una loro figlia, da cui l’acutizzarsi della crisi di Eleonora; Pik scopre Coralla con Stefano, da cui l’incrinarsi del loro rapporto e la difficoltà del giovane di approcciare con una coetanea.

Angelo e Gianni conoscono le giovani Donatella Colasanti e Rosaria Lopez e le invitano alla villa

al Circeo di Andrea ma, sul posto, le due vengono stuprate dai tre, nonché drogate e picchiate selvaggiamente. Rosaria non sopravvive agli abusi, mentre Donatella si finge morta; le due vengono caricate nel portabagagli dell’auto di Gianni, che torna con Angelo a Roma, fieri di aver eliminato due ragazze di estrazione sociale inferiore. Parcheggiata la vettura, gli assassini rincasano e Donatella inizia a chiedere aiuto, da cui il suo salvataggio da parte di un metronotte e l’arresto dei colpevoli. Edoardo considera il delitto del Circeo una conseguenza delle tensioni latenti all’ipocrisia morale dietro cui le famiglie e l’istituzione si sono nascoste per celare le proprie meschinità. Ogni genitore inizia a temere di star crescendo un potenziale mostro.

NNon esente dalle critiche fuorvianti del mondo cattolico e di una certa politica, timorosa di una dissacrante associazione tra l’istituzione scolastica religiosa e uno degli eventi di cronaca più scioccanti del nostro Paese, il film di Mordini è stato al centro di innumerevoli accuse: pornografia della violenza; superficiale adattamento del romanzo di Albinati e del suo contesto storico; l’occultamento delle simpatie fasciste degli assassini; una narrazione che si muove caoticamente nel tempo, presentando una carrellata di personaggi senza approfondirne nessuno. Acute invece le osservazioni di Gianni Canova sul mare magnum di tali denigrazioni (a partire dalla critica al mancato riferimento all’apologia totalitarista nonostante l’esplicita simpatia per Hitler), finanche le parole dello stesso Mordini, disinteressato a un approccio cronachistico per elevare gli orrori del Circeo a storia universale su un Male che attraversa tempo, spazio ed etichettamenti politici. Non solo le accuse di pornografia della violenza sono infondate, data la scelta di relegare gli stupri in fuoricampo e limitare le percosse a pochi attimi (appare molto più “pornografica” la costante esposizione del corpo denudato e martoriato della protagonista del pluriacclamato Titane...), ma si fraintende volutamente la fuorviante lezione di Golgota per giustificare un insussistente divieto ai minori di 18 anni nonostante l’evidente posizione autoriale, salvaguardante un libero arbitrio che spinge sempre a una scelta, a una volontaria e responsabile sottrazione al Male nonostante l’appartenenza allo stesso contesto socioculturale, da cui la lecita opposizione delle famiglie Lopez e Colasanti alla scelta di impedire alle nuove generazioni di accedere a un film che, seppur atroce, appare più attuale che mai e che riguarda soprattutto quella fascia di pubblico a cui la visione è stata negata.

Il maelström di vite e personaggi definisce un peculiare impianto caleidoscopico mirato a cogliere l’intrigato aggrovigliamento di forze conflittuali, rappresentanti di diverse sfumature di una malvagità capillare e subdola che scandisce un mondo a sé stante, uno pseudo-Inferno dantesco in cui ogni personaggio si fa portatore di una precisa colpa (l’ignavia della Golino, la lussuria della Trinca, l’ira degli studenti ecc.), fino al peccato collocato nei gironi più profondi: il tradimento dei propri ospiti, di cui i tre criminali si macchiano durante le barbarie nella sontuosa villa di Andrea Ghira. In quanto esplorazione di una concezione tossica dei ruoli di genere, a spiccare è la criptica Coralla di Jasmine Trinca, probabilmente il personaggio più rappresentativo, sebbene le sue fugaci apparizioni. Rispetto agli altri genitori, Coralla incarna nella sua bellezza un’aura evanescente che la rende una creatura enigmatica, ideale di un femminile senza tempo, illusorio ed effimero come il mondo del cinema da cui proviene, di un fascino che trascende le qualità più terrene e acerbe delle coetanee dei ragazzi. Sebbene responsabile della mala educación del figlio e maschera di un certo male borghese secondo la Trinca, attraverso il suo vizio tenta di rieducare il maschile a una sessualità passionale, dominando i propri partner (la simbolica penetrazione dell’ombelico di Stefano con un dito), istruiti a un soddisfacimento reciproco del piacere (il sesso orale tra i due). La dimora di Coralla diventa un antro in cui esorcizzare quella che per Albinati è la maledizione di nascere uomini nel loro contesto, un mausoleo in cui abbandonarsi a quel femminile che, nella sfera sociale, diviene feticcio attraverso cui dimostrare e salvaguardare una mascolinità predatoria e prevaricatrice, collettivamente riconosciuta. Sola sul portico ad aspettare il figlio fuggito dopo la scoperta dei suoi incontri, la “disfatta” dell’educazione sessuale di Coralla fa da eco simbolico alle violenze perpetuate al Circeo: la definitiva sconfitta della mascolinità, abbandonata al suo lato più famelico e distruttivo, la cui conclusione non può che trovarsi nello sguardo di un femminile devastato di cui si fa portatore quel “paesaggio umano” che è il volto insanguinato e livido di Donatella che chiude significativamente la vicenda, risultato del brutale caleidoscopio malefico che l’autore innesca a partire dalle urla nel cofano della Fiat 127 che inaugurano inquietantemente il film.

lEonardo MagnantE

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