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Giulia Previtali Lontano Lontano

LONTANO LONTANO

di Gianni Di Gregorio

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RRoma, quartiere Trastevere, oggi. Gianni, professore di latino e greco in pensione, e Giorgetto, pensione minima e nullafacente da sempre, sono amici fin da quando erano ragazzi. Oggi, intorno ai settanta, conducono una vita anonima e noiosa tra i vicoli assolati, le chiacchiere con i negozianti, il bar, una sigaretta e un bicchiere di bianco e il sogno impossibile di conoscere una bella e misteriosa signora che ogni tanto appare.

Si fa strada tra i due un’idea che permetta loro di avere una vita migliore con qualche soldo in tasca in più: trasferirsi in un paese straniero dove il potere d’acquisto sia più forte e sia possibile togliersi quegli sfizi che in Italia è ormai impossibile permettersi. Come procedere? La tabaccaia, intervistata sull’argomento, suggerisce un contatto con suo zio che ha un fratello che se la gode, da tempo, a Santo Domingo. Lo zio, a sua volta, fornisce il numero di telefono di Attilio, un robivecchi, presunto restauratore di Tor Tre Teste, un uomo vulcanico che ha un passato di giramondo. I tre si trovano subito d’accordo sul da farsi: Gianni e Giorgetto faranno trasferire le loro pensioni, Attilio si industrierà con l’apertura di un alberghetto con poche stanze dove realizzare le proprie capacità organizzative. Sì ma dove?

I tre colgono l’occasione della consegna di uno specchio restaurato a una certa signora per parlare con il marito, il Prof. Federmann, consulente del lavoro, esperto che, dopo avere esaminato varie possibilità, suggerisce le Azzorre come luogo ideale per i tre avventurosi.

Il fondo cassa necessario per lo spostamento è costituito da qualche risparmio di Gianni, la vincita al gratta e vinci di Giorgetto e dalla vendita di qualche pezzo d’antiquariato di Attilio.

Le difficoltà burocratiche della partenza, il sentimento di abbandono che come un tarlo si fa strada nell’animo dei tre, la tristezza della figlia di Attilio di fronte alla possibile partenza del padre, rendono la possibilità del viaggio sempre più lontana. L’ultima chance è la visita al fratello di Attilio a Terracina. Non trovandolo, i tre finiscono per mangiare un cocomero in un chiosco lungo la strada. Cosa fare del fondo cassa, ora inutilizzato?

Decidono così generosamente di consegnarlo al giovane Abu, un ragazzo africano che ha il progetto di andare in Canadà per riunirsi con il fratello e iniziare una vita più decente.

GGianni di Gregorio ci racconta ancora una volta quello che conosce meglio: il suo quartiere, la gente che l’abita, se stesso, un modo di vivere di altri tempi. Sceglie però per il suo racconto un sistema narrativo che appartiene, da sempre, al cinema e allo spettacolo cioè il viaggio; in una variante molto particolare cioè l’idea del viaggio, il progetto del viaggio di cui si parla molto ma che non si fa mai. Con un’aggiunta: il viaggio si fa ma in un’altra dimensione, in un altro modo, senza uscire dalla città ma muovendosi, quasi freneticamente, per raccogliere notizie, informazioni e suggerimenti di qua e di là, da chi ne sa, o pensa di saperne di più. Alla fine di questo viaggio “interno”, si è stanchi come se si fosse viaggiato per davvero nel raggiungere paesi lontani; si è visto tutto, si è capito tutto, è bene fermarsi in quel punto di partenza da cui si era partiti.

Gianni distilla da questo im-

Origine: Italia,Francia, 2019 Produzione: Angelo Barbagallo per Bibi Film, in Coproduzione con Le Pacte, Rai Cinema Regia: Gianni Di Gregorio Soggetto: tratto dal racconto di Gianni Di Gregorio “Poracciamente vivere” Sceneggiatura: Marco Pettenello, Gianni Di Gregorio Interpreti: Ennio Fantastichini (Attilio), Giorgio Colangeli (Giorgietto), Gianni Di Gregorio (Il Professore), Daphne Scoccia (Fiorella), Salih Saadin Khalid (Abu), Francesca Ventura (Carolina), Silvia Gallerano (Funzionaria della banca), Iris Peynado (Marisa), Galatea Ranzi (Signora del bar), Roberto Herlitzka (Federmann) Durata: 90’ Distribuzione: Partenhos Uscita: 20 febbraio 2020

mobilismo i suoi sentimenti e i modi che gli appartengono e in cui ha sempre creduto: la sincerità, l’immediatezza del contatto con il prossimo senza schermi né ipocrisie; il piacere di esistere davvero come persone per se stessi e per gli altri; l’importanza dei piccoli gesti che rendono il momento corposo e piacevole; l’ironia verso se stessi e le proprie velleità riconosciute, inconsciamente, come impossibili; il piacere di portarle avanti come una giravolta dell’esistenza, impalpabili, false e vere.

Ancora un film per Gianni di Gregorio “a misura d’uomo”, fatto per chi non va di corsa, delicato, fine, elegante lontano dal caos, ricco di quella grandezza che si raggiunge solo nell’elaborazione della propria interiorità. Infine un rac-